La settimana scorsa è stato rimosso dal Central Park di New York il monumento a James Marion Sims, considerato il padre della moderna chirurgia ginecologica. Non mi metto a spiegarvi quale fu l’oggetto delle sue ricerche mediche: volendo lo potete scoprire tranquillamente da voi leggendo il relativo articolo della Wikipedia. Purtroppo in questo momento è molto più interessante vedere il motivo della rimozione di quel monumento (e della messa in discussione di altri).
In sostanza, James Marion Sims, nato nel 1813 e morto nel 1883, nella seconda metà degli anni ’40 condusse una lunga serie delle sperimentazioni mirate a trovare la soluzione di un determinato problema medico. La maggioranza di tali sperimentazioni fu eseguita sulle schiave afroamericane, spesso comprate per l’occasione. Quindi nel 2007, quando venne pubblicato il libro «Medical Apartheid» della scrittrice Harriet A. Washington, si iniziò a parlare della «necessità» di rimuovere il monumento in quanto sarebbe dedicato a una «macchia sulla storia americana». Nel 2017, quando negli USA improvvisamente si è scoperta la reale possibilità di un imminente crollo del consenso storico sugli esiti della guerra civile tra Nord e Sud, si sono intensificate anche le discussioni sul monumento a James Marion Sims.
Il mio post odierno non è dedicato alle questioni di genere, razza o libertà. Il mio post è dedicato all’ennesimo tentativo, stupido come tutti gli altri tentativi precedenti, di riscrivere la storia per farla corrispondere agli standard etici e morali di oggi. Ma la storia è una materia molto più ampia della semplice cronologia degli eventi anche perché i suddetti standard sono in una continua evoluzione. Non capirlo (o fingere di non capirlo) è una evidente manifestazione di stupidità. Molte delle cose considerate normali anche fino a pochi decenni fa, oggi nel migliore dei casi sono fuori moda. Eppure all’epoca dei fatti avevano portato ai risulti tuttora considerati positivi per l’umanità. Riconoscere, sfruttare e ricordare i risultati, e allo stesso tempo maledire e cancellare dalla memoria coloro che hanno avuto la capacità di raggiungerli solo a causa dei metodi normali (per fortuna o purtroppo) per la loro epoca è forse anche peggio della semplice stupidità. È una forma pesante della ipocrisia.
Purtroppo la proliferazione di questa forma di ipocrisia sta colpendo, ultimamente, non solo la medicina. Pensiamo al mondo del cinema – un mondo dal punto professionale storicamente maschile – dove da sempre (o quasi) l’ingresso delle donne si trovava sotto le scrivanie. Fino a pochi mesi era una cosa talmente scontata, che a nessuno veniva in mente di parlarne. L’inizio improvviso della moda di parlare del harassment ha introdotto anche in questo caso delle norme di applicazione retroattiva: chi ha reso possibile, almeno dal punto di vista organizzativo, la realizzazione di diversi buoni film oggi si trova tagliato fuori dal mondo professionale solo perché teneva atteggiamenti tipici dei loro tempi.
Una parte del mondo sta andando da qualche parte sbagliata…
L’archivio del tag «ipocrisia»
24/04/2018 alle 15:52