L’archivio del tag «ucraina»

La lettura del sabato

L’articolo – questa volta abbastanza breve – illustra che sul continente europeo c’è pù di uno Stato che si preoccupa della influenza del TikTok. Ma, questa volta, si preoccupa per un motivo realistico.
Si tratta della Ucraina dove, secondo le indagini giornalistiche, gli «agenti» della Russia creano migliaia di account attraverso i quali si cerca di influenzare l’opinione pubblica: ovviamente relativamente alla guerra in corso. È uno degli esempi della propaganda dello Stato russo attuale, dei quali conviene informarsi anche agli europei…


È capitato così

Ieri l’esercito russo ha lanciato due attacchi missilistici sulla città ucraina di Sumy: più di trenta uccisi e ottanta feriti, tra cui sette bambini. L’agenzia statale russa TASS comunica: sono avvenute due esplosioni a Sumy. Proprio così. Sono avvenute. È capitato.

Che giorno era ieri? L’analogo della «domenica delle palme» per gli ortodossi russi? Alcuni si dichiarano molto religiosi.

Forse non capisco qualcosa perché non sono proprio religioso.


Un’altra visita a sorpresa

The Telegraph scrive che il figlio minore del re britannico Carlo III, l’ex principe Harry, ha fatto una visita non annunciata in Ucraina: il duca di Sussex avrebbe visitato una clinica a Leopoli dove vengono curati i militari ucraini feriti (a partire dal 2014 su iniziativa di Harry si svolgono gli Invictus Games, che possono essere considerati un analogo dei Giochi Paralimpici per i militari rimasti feriti o disabili in servizio).
Negli ultimi (il termine in questo caso non significa «pochi») Harry non mi faceva sospettare di una sua spiccata intelligenza o una grande comprensione degli avvenimenti nel mondo. Proprio per questo sono contento di scoprire che almeno in parte sbagliavo. Anche se avrei preferito scoprirlo un po’ prima…


I rappresentanti del gruppo operativo-tattico ucraino «Luhansk», tramite il giornale Ukrayinska Pravda, comunicano una notizia interessante. Uno dei due cittadini cinesi fatti prigionieri dall’esercito ucraino nella regione di Donetsk ha dichiarato di aver pagato a un intermediario cinese 300.000 rubli (poco più di 3000 euro) per avere la possibilità di unirsi all’esercito russo. Secondo il prigioniero, la motivazione principale era il desiderio di diventare un militare e ottenere la cittadinanza della Federazione Russa.
Supponiamo che il cinese catturato abbia detto la verità. Allora ho subito due domande.
La prima: quanto bisogna essere diversamente intelligente per inventarsi (o scegliere tra tutti quelli possibili) un modo simile per ottenere la cittadinanza di un altro Stato, in più della Russia di oggi?
La seconda domanda: il nome dell’intermediario non era simile a «Tom Sawyer»? Il tipo ha ottenuto 300 mila dal pazzo aspirante cittadino russo, e, molto probabilmente, una certa somma da qualche Regione russa per un soldato a contratto portato alla guerra (i relativi programmi di compravendita di carne da macello in Russia esistono ancora, è possibile incassare anche 100 mila rubli per ogni persona portata).
I geni del commercio dal punto di vista scientifico sono mi interessano non meno degli idioti, quindi spero fortemente che il prigioniero cinese non stia mentendo, e che un giorno conosceremo il famoso intermediario.


Pure i cinesi

Il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che le Forze armate ucraine hanno catturato due cittadini cinesi che combattevano tra le fila dell’esercito russo. Secondo Zelensky, la cattura è avvenuta nel territorio della regione di Donetsk: «Ci sono documenti di questi prigionieri, carte bancarie, dati personali». Sempre secondo Zelensky, Kiev è a conoscenza del fatto che anche altri cittadini cinesi combattono in altre unità dell’esercito russo; queste informazioni sono in corso di verifica.
Per Zelensky, il coinvolgimento dei militari cinesi nella guerra da parte della Russia «direttamente o indirettamente» dimostra che Putin «ha intenzione di fare tutto tranne che porre fine alla guerra». Mentre per me è una logica un po’ strana: sospetto, invece, che la forza umana è per ora la risorsa più disponibile dell’esercito russo e, dunque, la partecipazione dei militari cinesi (che sicuramente costerebbero molto più di quelli nordcoreani) non avviene per l’iniziativa putiniana. Per pura logica i militari cinesi potrebbero essere presenti sul fronte da diverso tempo e con l’obiettivo di aggiornare le proprie conoscenze sulla conduzione delle guerre moderne. Perché la Cina (in realtà un po’ come la Corea) potrebbe pianificare delle proprie guerre in futuro, ma non ha molte occasioni per «allenare» almeno una parte dei propri ufficiali e militari già oggi.
Boh, vedremo.


La visione del sabato

Anche questo sabato l’articolo che segnalo è più una visione che una lettura. Ed è dedicato a ciò che succede durante la guerra nei luoghi di estrazione delle risorse naturali – chiamiamole con questo nome comune – ucraine che Donald Trump dichiara di voler mettere sotto il controllo statunitense «in cambio» degli aiuti.

Se, dopo la visione delle immagini, pure a voi – non adetti ai lavori nei settori citati – dovesse venire in mente la domanda «ma che cosa è questa roba?», pensate alle domande che verranno in mente ai tecnici e manager americani.


The Economist ha troppa fretta

L’altro ieri, il 30 marzo, The Economist ha riferito che Zelensky avrebbe convocato una riunione per dare istruzioni alla sua squadra di organizzare le elezioni dopo il cessate il fuoco completo, che (secondo le stime degli Stati Uniti) potrebbe arrivare alla fine di aprile. La rivista ha ragionevolmente osservato che la cancellazione della legge marziale è un primo passo necessario per avviare il processo elettorale. Inoltre, la legge ucraina richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale e quindi la prima possibilità di tenere le elezioni sarebbe all’inizio di luglio.
Ieri, invece, il capo della fazione parlamentare del partito di Zelensky «Servo del Popolo» Davit Arahamiya ha dichiarato che il Presidente ucraino Vladimir Zelensky non ha tenuto alcuna riunione in materia della preparazione alle elezioni.
Effettivamente, la «notizia» de The Economist mi era sembrata totalmente fuori dalla realtà non solo per i motivi puramente tecnici (e) legali, ma anche perché l’instaurazione di una tregua nella guerra è un obiettivo attualmente per nulla realistico (o troppo ottimistico?). Prima di tutto perché non è tra gli obiettivi di Putin, della vera causa della guerra.
Quanto sono fortunato a non reagire a ogni fantasia che viene pubblicata in giro, ahahaha


Trump è “molto arrabbiato”

La giornalista Kristen Welker ha raccontato, in una diretta a NBC News, che Donald Trump nel corso di una conversazione con lei avrebbe detto di essere «molto arrabbiato» con Vladimir Putin (il quale ha messo in dubbio la legittimità di Vladimir Zelensky) e avrebbe minacciato di imporre dazi secondari sul petrolio russo durante una conversazione con lei.
Almeno in questo specifico caso ci credo facilmente che la reazione di Trump al comportamento di Putin sia proprio quella della rabbia: si è già abituato che tutti in qualche modo cercano di accontentarlo. Ancora più facilmente ci credo quando si dice della sua ipotetica intenzione di introdurre le sanzioni secondarie: si tratta più o meno della stessa logica dei dazi (quanto sia funzionante e utile è un’altra questione).
Allo stesso tempo, sono contento per il fatto che Trump continui a scoprire ciò che è evidente più o meno a tutti gli altri: la pace o la tregua in Ucraina non sono tra gli obiettivi primari di Putin. Di conseguenza, Trump sta trattando con un personaggio che ha gli obiettivi completamente diversi dai suoi. In queste condizioni è possibile arrivare al risultato sperato? Ovviamente no.
Ma quello che mi diverte maggiormente è il comportamento miope di Putin, il quale per l’ennesima volta ha dimostrato di essere un tattico e non uno stratega. Pensava di ingannare un tipo impulsivo come Trump? Pensava di poterlo fare almeno per un periodo di tempo non tanto breve? Triplo ahahaha! È ovvio che prima o poi dovrà affrontare le conseguenze: sarebbe interessante vedere quali.
Tra poco vedremo come è realmente Trump arrabbiato, ahahaha


Dal 23 al 25 marzo, gli USA hanno tenuto colloqui con l’Ucraina e la Russia in Arabia Saudita. La Casa Bianca stessa ha sintetizzato i risultati dei colloqui in questo modo:
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato di garantire la sicurezza della navigazione, di eliminare l’uso della forza e di impedire l’uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato che gli Stati Uniti rimangono impegnati a contribuire allo scambio di prigionieri di guerra, al rilascio di detenuti civili e al ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno concordato di sviluppare misure per l’attuazione dell’accordo del Presidente Trump e del Presidente Zelenskyy di vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina accolgono con favore i buoni uffici dei Paesi terzi al fine di sostenere l’attuazione degli accordi energetici e marittimi;
– gli Stati Uniti e l’Ucraina continueranno a lavorare per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile.
È facile intuire che, anche se il primo e il terzo punto dovessero essere interpretati allo stesso modo da Ucraina e Russia (e ci sono già stati alcuni problemi al riguardo), saranno violati a causa di provocazioni, pretesti vari ed errori casuali per finta. Ma c’è una notizia buona e cattiva allo stesso tempo: l’interpretazione coincidente di queste due clausole è ancora relativamente lontana, secondo le mie impressioni, lo vedo dalle dichiarazioni pubbliche dei rappresentanti di entrambi gli Stati in guerra.
Allo stesso tempo, è necessario notare due cose. In primo luogo, qualsiasi accordo è meglio di nessun accordo. In secondo luogo, sarebbe interessante tenere una statistica delle stupide scuse per la violazione di questi due punti.
E gli altri tre punti sono solo parole.


Nella stanza di Zelensky

Gli interessati saranno sicuramente capaci di leggere anche da soli il reportage di Simon Shuster dall’ufficio del Presidente ucraino Vladimir Zelensky pubblicato su «Time».
Io, intanto, sto ancora cercando di interpretare uno dei quadri appesi nella stanza di Zelensky adiacente all’ufficio. Intendo il quadro a destra:

Da cosa dovremmo capire che si tratta dell’esercito ucraino che combatte proprio sul territorio russo e non su qualche altro territorio? Boh…
Ma, in ogni caso, capisco l’importanza simbolica/motivazionale di questi due dipinti di dubbio valore artistico e penso di conoscere il momento in cui verranno sostituiti con qualcosa di migliore.