Non ho resistito e ho messo un titolo del post particolarmente del cazius…
Ma il fatto è che Putin ha firmato un decreto presidenziale in base al quale i «Giochi mondiali dell’amicizia» non si terranno, come inizialmente previsto. nel 2024. Le competizioni sono state rinviate «fino a una decisione speciale» di Putin della Federazione russa per garantire «la protezione dei diritti degli atleti e delle organizzazioni sportive al libero accesso alle attività sportive internazionali».
Per coloro che non sanno di cosa si tratti, preciso che nell’ottobre 2023 Putin aveva firmato un decreto per organizzare i «Giochi Mondiali dell’Amicizia»: ciò è avvenuto in seguito alla sospensione degli atleti russi dalle competizioni internazionali a causa dell’invasione della Ucraina da parte dell’esercito russo. I giochi si sarebbero dovuti tenere nel settembre 2024 a Ekaterinburg e Mosca, ma sono stati rinviati. Il Comitato Olimpico Internazionale si era opposto al loro svolgimento, esortando gli atleti a «rifiutare qualsiasi partecipazione e a sostenere qualsiasi iniziativa volta alla completa politicizzazione dello sport internazionale».
Non so se bisogna spiegare l’esclusione degli sportivi che rappresentano lo Stato russo dalle competizioni internazionali (so che esistono delle menti diversamente abili che non lo capiscono, ma presumo che non capiranno nemmeno dopo la mia spiegazione). Ma so che è abbastanza facile spiegare il rinvio dei «Giochi mondiali dell’amicizia»: provate a immaginare quanti – e di quale qualità – sportivi si sarebbero presentati per farsi poi escludere dalle competizioni internazionali serie. Qualcuno è riuscito a spiegarlo a Putin: per me è un successo didattico incredibile!
L’archivio della rubrica «Russia»
Questo sabato vi propongo ben due testi invece del tradizionale uno.
Il primo testo è dedicato a Alexey Gorinov, il primo cittadino russo condannato alla reclusione (in Russia ovviamente) per la «diffusione dei fake sulla attività dell’esercito russo»: perché ha pubblicamente usato la parola guerra relativamente a quello che sta succedendo in Ucraina. Era successo l’8 luglio 2022, mentre ieri Gorinov ha ricevuto una nuova condanna a tre anni (e sta ancora scontando quella a sette) per «giustificazione del terrorismo».
Il secondo testo che segnalo oggi è l’ultima parola di Alexey Gorinov pronunciata prima del verdetto di ieri del giudice. Leggendolo, scoprirete che certi «criminali» russi sono proprio irrecuperabili. Per fortuna, direi. Anche c’è una forte preoccupazione per le condizioni di salute attuali di Alexey Gorinov.
Il 25 novembre un gruppo di senatori del Consiglio Federale russo e deputati della Duma russa ha presentato un disegno di legge che prevede la revoca temporanea del divieto di attività delle organizzazioni considerate terroristiche in Russia. La nota esplicativa del documento afferma che attualmente la legislazione russa «non prevede un meccanismo che consenta la sospensione del divieto di attività di un’organizzazione terroristica».
Se il disegno di legge è stato presentato, sarà approvato: in Russia da molti anni non ci possono essere dubbi su questo. Non è interessante indovinare se sarà approvato in tre letture in due minuti o in quattro (in Russia succede così da un po’ di anni). Non c’è nemmeno il bisogno di indovinare il motivo per cui la proposta è stata presentata. Il giorno in cui il disegno di legge è stato presentato alla Duma di Stato, Sergei Shoigu – l’ex ministro della «Difesa», ora il segretario del Consiglio di Sicurezza russo – ha incontrato Abdul Ghani Baradar Akhund, vice primo ministro talebano dell’Afghanistan, confermando l’intenzione di rimuovere i talebani dall’elenco delle organizzazioni vietate in Russia (se ne parla e se ne scrive dalla primavera) e annunciando «l’intenzione della Russia di innalzare il livello di cooperazione bilaterale con l’Afghanistan».
Secondo me è interessante scoprire perché sia stato necessario specificare che la sospensione del divieto è temporanea? Perché si vuole attivarla esattamente per il tempo delle trattative del ministro degli Esteri Lavrov con i talebani, per poi disattivarla immediatamente dopo e mettere in galera cittadini comuni per collaborazione con i terroristi o giustificazione delle loro attività? (una banale precisazione: il giudice russo non indagherà se il fatto abbia avuto luogo o meno) Inoltre, a lui – e non solo a Lavrov – non è mai stato impedito da nessuna legge di incontrarsi tranquillamente e apertamente con i talebani anche prima. Per mostrarsi di nuovo «legalisti»? (come si dice spesso di Putin che tende a trasformare ogni propria volontà in una «legge») Ridicolo: nessuno ci pensava nemmeno. Ricattare i Talebani con uno status compromettente? Sospetto che siano profondamente indifferenti all’argomento stesso.
In generale, direi che presto ci sarà un altro segreto legislativo in Russia. Ma in questo caso specifico, non ho intenzione di perdere tempo a cercare la sua soluzione.
P.S.: scherzare sul fatto che le organizzazioni terroristiche ancora vietate avranno paura della legge e non pianificheranno nemmeno le proprie attività sul territorio della Federazione Russa non è affatto interessante.
Il Financial Times scrive, citando alcune persone direttamente coinvolte, che centinaia di yemeniti sono stati reclutati dall’esercito russo per partecipare alla guerra in Ucraina. Secondo il giornale, a quelle persone è stato promesso un lavoro in Russia con stipendi elevati e la cittadinanza russa. Il lavoro era stato promesso da una società legata agli Houthi. Quando gli yemeniti sono arrivati in Russia, sono stati costretti a firmare contratti con il Ministero della «Difesa» russo e sono stati mandati in guerra.
La notizia concreta non è tanto una notizia: sappiamo da molto tempo che lo Stato russo cerca di arruolare con inganno i cittadini di vari Stati poveri e mandarli in guerra con l’Ucraina. In generale, però, la notizia ci ricorda per quante persone e in quanti angoli della Terra (spoiler: in entrambi i casi tantissimi) valgono due osservazioni: 1) non sanno o non si ricordano della guerra in corso in Ucraina; 2) non sanno proprio nulla dei modi di fare dello Stato russo. A volte – ancora ora con grande sopresa – incontro delle persone così poco informate pure in Italia: quando qualcuno mi chiede «per le feste vai in Russia?» il mio cervello va in corto circuito perché non se rispondere «ma sei deficiente?» oppure «sei tornato da tanto dal Marte?»… Più o meno lo stesso (ma da qualche anno in più) mi succede quando qualcuno inizia a ipotizzare quali attività imprenditoriali siano praticabili per gli occidentali in Russia.
Però ci sono dei dettagli importanti. In Europa, per esempio, sappiamo poco dei vari conflitti locali in Africa e rifiutiamo la sola idea di andarci in certe zone basandoci solo sugli istinti. La nostra è una forma di ignoranza giustificabile: seguiamo di più gli avvenimenti nella zona geografica importante per la nostra soppravvivenza (a accezione degli ignoranti da ricovero di cui poco sopra). Lo stesso vale per le persone che vivono nelle zone geografiche molto lontane dalle nostre. Ma quando a una persona che vive in una qualsiasi zona del mondo viene proposto uno stipendio altissimo per un lavoro facile da svolgere «non si capisce bene dove», il fatto non dovrebbe provocare qualche dubbio e/o una ricerca della risposta alla domanda «dove sta la fregatura»?
Ora saltiamo qualche passaggio banale e andiamo subito alla conclusione: lo Stato russo attuale sa di poter ancora contare su una quantità altissima degli ignoranti pigri sparsi in giro per il mondo. Di conseguenza, gli yeminiti non sono gli ultimi: leggeremo anche di altre persone ingannate.
La lettura (e, in parte, visione) che propongo per questo sabato riguarda gli avvenimenti di ieri in Abkhazia, una regione caucasica staccata dalla Georgia in seguito all’attacco bellico russo del 2008 e ora solo parzialmente riconosciuta (la Georgia continua a considerare l’Abkhazia un territorio proprio e occupato/controllato dalla Russia).
Ebbene, nella capitale Sukhumi sono ieri scoppiati gli scontri – all’esterno dell’edificio del Parlamento dell’Abkhazia – tra le forze dell’ordine e i manifestanti contro la ratifica dell’accordo sugli investimenti tra le autorità della repubblica e la Russia. In sostanza, se leggiamo attentamente le ragioni dei manifestanti, si protesta contro l’aumento della influenza dello Stato russo (che prima non era proprio considerato nemico) in Abkhazia. Si tratta di una nuova grande vittoria internazionale di Putin?
Più di quaranta residenti del villaggio russo di Olgovka, distretto di Korenevsky, regione di Kursk, che si trova in una zona di guerra dall’agosto 2024, hanno registrato un videomessaggio a Vladimir Putin, chiedendogli di «porre fine a questa maledetta guerra». In particolare, nel video i residenti di Olgovka raccontano – cercate di arrivarci al prossimo capoverso senza dubitare delle mie intenzioni! – che con l’inizio della offensiva dell’esercito ucraino hanno perso tutto e sono rimasti senza alloggio. Durante l’evacuazione mancano i pagamenti da parte delle autorità per affittare un alloggio, e molte persone non sono disposte ad assumere rifugiati. Secondo i residenti di Olgovka, alcuni dei loro compaesani che non sono stati evacuati sono morti o sono scomparsi. Olgovka stessa «è diventata come un film horror» e molte persone hanno paura di tornarci, e ci vorranno almeno cinque anni per ricostruire il villaggio.
Ecco, dopo avere letto tutto questo ho pronunciato – non solo mentalmente – una buona quantità di bestemmie infuocate. In sostanza, finché tutto (e non solo) quello che descrivono accadeva in Ucraina, non erano contrari alla guerra e non chiedevano di porne fine. Ma ora che è arrivata la logica risposta, si sono svegliati.
Non posso dire di essere dispiaciuto per il loro destino. Ma, allo stesso tempo, continuo a sperare che la comprensione della realtà possa in qualche modo arrivare alle larghe masse. Il risultato finale conterà molto più di quel modo. Quindi, in un certo senso, sono addirittura contento.
Alcune decine dei residenti della città russa di Sudzha, costretti a lasciare la loro città a causa della nota offensiva dell’esercito ucraino (iniziata il 6 agosto), si sono riuniti nel pomeriggio del 10 novembre per una manifestazione spontanea nella piazza centrale di Kursk. Anatoly Drogan, un rappresentante dell’amministrazione della regione di Kursk, si è presentato alla folla. Ha chiesto alla gente di disperdersi e ha proposto di scrivere un appello collettivo nel centro di accoglienza pubblico.
Quando i manifestanti si sono rifiutati di farlo, il funzionario ha detto che avrebbero organizzato una «azione pubblica illegale» e ha chiesto di mostrare le persone che l’avevano organizzata. In risposta, i residenti di Sudzha, stranamente, non hanno tirato fuori i telefoni per cercare la foto di un personaggio noto, ma hanno chiesto alle Autorità di riconoscere l’esistenza di una guerra nella regione e di evacuare le persone che risiedono nella città controllata dall’esercito ucraino.
Potreste chiedermi perché scrivo di questa piccola notizia molto locale. Ebbene, lo faccio per almeno due motivi. In primo luogo, lo faccio perché sono contento di vedere che pure nella Russia contemporanea qualcuno trova ancora il coraggio di manifestare per segnalare i propri problemi: anche i partecipanti a una manifestazione del genere, pur non dicendo ancora nulla contro la guerra, rischiano di essere perseguiti penalmente.
In secondo luogo, lo faccio per mostrare che pure i funzionari statali e regionali russi fanno – non imposta se volontariamente o no, ahahaha – il possibile per aumentare la quantità dei russi contrari alla guerra o, almeno, scettici circa la appropriatezza della politica statale corrente. Non so se si possa / si debba inventarli ad agire con più intensità e determinazione, ma bisogna riconoscere, appunto, che stanno facendo il possibile.
Il giovedì 7 novembre Putin aveva parlato – nel corso di una esibizione pubblica di quasi tre ore – anche della elezione di Trump alla Presidenza americana: molto probabilmente ne avete sentito qualcosa anche voi. Per me, personalmente, la frase più divertente è «… lavoreremo con qualsiasi Capo di Stato …». Per fortuna o purtroppo, i rapporti tra gli Stati (indipendentemente da quali siano) non possono essere azzerati (possono variare solo l’intensità e i motivi dei contatti), ma proprio nel caso di Putin saranno in realtà gli altri a decidere se come lavorare con lui.
Potrebbe saperlo anche lui, ma si rivolgeva al pubblico interno… Però tutto questo non rende la suddetta espressione meno slegata dalla realtà.
L’articolo – non particolarmente lungo – che segnalo questo sabato è dedicato a un fenomeno non nuovo (per l’intera storia dell’esercito russo), ma riemerso con una nuova intensità negli ultimi mesi: i militari russi partecipanti alla Guerra in Ucraina si lamentano sempre più spesso dei comandanti che mandano a morte certa gli uomini indesiderati o li minacciano direttamente di «azzeramento». Io, essendo un civile e un oppositore della guerra in corso, non sono in realtà molto interessato al modo in cui il pianeta viene ripulito degli assassini (mi interessa di più il risultato finale). Ma trovo comunque curioso scoprire certi particolari del funzionamento «sul campo» dell’attuale esercito russo.
Non escludo che si tratti di un interesse condiviso da qualche lettore.
Nel villaggio russo Silikatny, nella regione di Ulyanovsk, il martedì 22 ottobre è stato installato un monumento ai «Veterani delle operazioni di combattimento, partecipanti alle guerre locali e ai conflitti armati» (senza specificare quali conflitti, combattimenti e guerre si intendano) con l’immagine di un soldato in uniforme militare. Alla cerimonia di apertura hanno partecipato Dmitry Grachev (un membro dell’assemblea legislativa regionale), Anna Anisimova (la sindaca del villaggio) e i parenti dei militari uccisi nella guerra in Ucraina. L’idea di installare il monumento è stata dell’organizzazione di Ulyanovsk «Svoi lyudi» («Le nostre persone»), composta da partecipanti alla guerra con l’Ucraina che hanno avuto disabilità in seguito alle ferite ricevute durante l’invasione.
Ma c’è stato un piccolo problema tecnico:
Sì, è raffigurato un militare in uniforme americana! Non se ne sono accorti subito e hanno smontato una parte del monumento solo una settimana più tardi, il 29 ottobre. Ora sembra proprio una tomba:
O lo sembrava anche prima?