La musica del sabato

A volte – per fortuna raramente – mi torna in mente, saltando fuori da chissà quali profondità e non si capisce per quale motivo, la musica veramente strana. Per esempio, i Ratt con la loro canzone «Back For More» (dall’album d’esordio «Out of the Cellar» del 1984):

Ma, dato che ci sono, aggiungo anche una seconda canzone dei Ratt. Per esempio, la «Nobody Rides for Free» (fa parte della colonna sonora del noto film «Point Break» del 1991):

La prima canzone nel 2025 mi ha fatto un po’ ridere, mentre la seconda sembra ascoltabile ancora oggi. Forse.


La lettura del sabato

L’articolo segnalato nella edizione odierna della ormai tradizionale rubrica collega in un unico schema Putin, Orban, l’UE, il petrolio e tutti quelli che sanno guadagnare con tutte le parole appena elencate. È uno schema che in una certa misura condizionava la vita europea prima della guerra, lo condiziona ora e per chissà quanto tempo condizionerà ancora.
A volte è bello consigliare degli articoli di portata un po’ più grande del solito.


Che cosa era quella pausa?

La Reuters scrive che gli USA hanno ripreso le consegne di alcune armi alla Ucraina: proiettili d’artiglieria da 155 mm e missili a guida precisa noti come GMLRS, utilizzati nei lanciarazzi multipli HIMARS. Non è chiaro perché l’ultima spedizione abbia incluso solo proiettili e razzi per lanciarazzi multipli; non è noto se sia stata presa la decisione di riprendere le consegne di altre armi.
In compenso, ieri ho sentito una curiosa interpretazione della pausa nelle forniture americane del materiale bellico alla Ucraina: dopo l’intervento-lampo in Iran – non c’è bisogno di precisare – Trump avrebbe detto Pete Hegseth di fare l’inventario dei materiali disponibili, mentre quel personaggio, con il suo grado di intelligenza e preparazione che purtroppo conosciamo, si è inventato il modo più cretino di farlo. «Non facciamo uscire nulla finché non finiamo a contare». E, in più, lo avrebbe fatto senza informare Trump stesso (che infatti si era dimostrato incapace di commentare la situazione). La cosa più preoccupante: l’ipotesi mi sembra credibile e realistica.
La ripresa delle forniture alla Ucraina, seppure modeste, è comunque una cosa positiva.


Per puro caso ho scoperto che oggi, il 11 luglio 2025, si celebra la Giornata mondiale del kebab. Non so se tutti i miei lettori mangino regolarmente il kebab – o che lo abbiano mangiato almeno una volta nella vita – ma sono sicuro che tutti lo hanno sentito nominare tantissime volte. I locali specializzati nella preparazione di questo piatto, poi, sono presenti più o meno in tutte le città italiane…
Ed ecco che nella mia testa è comparsa la seguente domanda:

Come pronunciate e scrivete il nome di questo piatto?

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Non so se vi ricordate, ma inizialmente – quando il loro fenomeno era appena «esploso» in Italia – la maggioranza dei locali specializzati aveva l’insegna con la parola persiana / curda kebab, ma poi quasi tutti l’hanno cambiata in quella turca kebap. Sicuramente c’è una spiegazione sociologica a tale fenomeno, ma io non l’ho ancora cercata seriamente (anche se posso fare delle mie ipotesi).
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.


“Finalmente” i voli diretti

Ieri l’agenzia russa Rosaviatsia ha rilasciato alla russa Nordwind Airlines il permesso di volare sulla rotta Mosca-Pyongyang, ha riferito l’Associazione degli operatori turistici della Russia. In base alla autorizzazione, la compagnia aerea potrà effettuare voli fino a due volte a settimana (mentre a giugno è stato istituito un treno diretto da Mosca a Pyongyang: il viaggio di andata dura nove giorni).
Lasciando da parte la questione politica (troppo evidente e dunque banale), è curioso notare che l’autorizzazione è stata data solo alla compagnia russa. Significa che pure nelle condizioni delle sanzioni internazionali (che non permettono prendere in leasing gli aerei nuovi o acquistare legalmente i pezzi di ricambio per quelli disponibili) si preferisce far volare le persone (per ora non andiamo a vedere quali) con una compagnia russa e non quella nordcoreana.
Qualcuno di voi avrebbe fatto una scelta diversa? Ahahaha


Sergio Gor

Times of Malta e OCCRP rivelano: il direttore dello staff della Casa Bianca Sergio Gor, 38 anni, è nato in Uzbekistan, nell’Unione Sovietica e ha «nascosto» le proprie origini. E ci è stato a Mosca per due volte: nel 2017 e nel 2018.
In particolare, Sergio Gor è nato il 30 novembre 1986 a Tashkent. Secondo i giornalisti, Gor ha vissuto a Malta per almeno cinque anni durante la sua infanzia. In particolare, dal 1996 al 1999 ha studiato in una scuola cattolica per ragazzi nella città di Vittoriosa. In seguito (non è specificato quando), la famiglia di Gor è emigrata negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza.
Conoscendo l’attenzione della amministrazione Trump verso certi dettagli, non posso escludere che i sospetti dei giornalisti fossero fondati. Ma, allo stesso tempo, tenendo conto della età di Gor e del tempo ridotto che ha vissuto nell’URSS (in sostanza, solo da bambino che non ragiona sulla politica), posso altrettanto facilmente presumere che fosse realmente convinto del fatto che non esiste alcun legame tra la Russia e le altre ex repubbliche dell’URSS. Potrebbe anche essere sinceramente convinto di «non c’entrare nulla con la Russia» perché ci ha vissuto poco in quella zona.
Insomma, per ora mi sembra più una notizia sul contenuto del cervello di una persona che sul fatto di una infiltrazione.
Vedremo.


Il tribunale della città russa di Irkutsk ha inflitto cinque giorni di arresto alla blogger Maria Makhmutova in base al protocollo sull’uso di sostanze psicotrope senza prescrizione medica.
Il 13 giugno, Makhmutova è stata arrestata e portata alla stazione di polizia, su di lei è stato redatto un protocollo per aver «screditato» l’esercito russo a causa di un video dove diceva che avrebbe «bevuto vino» se «tutti i partecipanti alla operazione militare speciale fossero morti». In seguito, la blogger è stata arrestata per 13 giorni con l’accusa di aver aggredito un pubblico ufficiale. Il giorno dell’arresto, secondo la versione delle forze dell’ordine, la donna era in stato di ebbrezza alcolica. Makhmutova è stata sottoposta a un esame medico che avrebbe rilevato tracce di fenobarbital nel suo corpo. La blogger non ha ammesso la propria colpevolezza.
Mi è capitato di leggere di tanti pretesti per arrestare le persone contrarie alla guerra in Ucraina, ma quello descritto sopra mi è nuovo…


He doesn’t know, but I do

Il 5 luglio, a bordo dell’Air Force One, quando gli è stato chiesto se fosse sicuro di poter porre fine ai combattimenti in Ucraina, Trump ha risposto ai giornalisti:

I don’t know. I can’t tell you whether or not that’s going to happen.

Ovviamente, quella domanda giornalistica poteva avere una infinità di obiettivi tranne uno: quella di ottenere una informazione sui fatti futuri.
Ma io, non essendo Trump e non essendo stato interrogato dai giornalisti, mi autorizzo da solo a rispondere a quella domanda nel suo unico senso non previsto. Tanto, arrivare a quella risposta è facilissimo.
Lo so, non succederà. Se Trump continua così come ha agito fino a oggi, sicuramente non ci riuscirà. Perché anche in quelle rare occasioni in cui fa qualcosa di riguardante la guerra in Ucraina, fa in modo che le posizioni della Ucraina si aggravino. E, dato che l’Ucraina non intende arrendersi, possiamo dire che Trump sta facendo il possibile per prolungare la guerra.
Potremo tornare alla stessa domanda quando, per esempio, Trump decide almeno di sbloccare quegli ultimi aiuti militari che erano stati destinati alla Ucraina dal suo predecessore Biden.


Un altro matrimonio

L’unico obiettivo del video domenicale di questa settimana è quello di ricordare che in ogni Paese c’è il proprio matrimonio più discusso…

Tramite quel matrimonio Ramzan Kadyrov sta evidentemente cercando di proteggere la propria famiglia (la sta per lasciare per cause naturali), facendo sposare il figlio con la nipote di uno dei caucasici più potenti della Russia attuale. Pare che nella storia mondiale i matrimoni del genere non abbiano mai funzionato…


La musica del sabato

Ieri c’era l’anniversario della nascita del compositore francese Louis-Claude Daquin (4 luglio 1694 — 15 giugno 1772), il quale è ancora ricordato come un virtuoso dell’organo e del clavicembalo (e come un discendente di François Rabelais, ma questo fatto curioso è poco rilevante per un post musicale ahahaha).
Una delle composizioni più note oggi di Daquin è «Le Coucou» («I cuculi» dal «Premier livre de pièces» pubblicato nel 1735), proprio con essa apro il post di oggi:

Però lo strumento di Louis-Claude Daquin era il clavicembalo, quindi non posso aggiungere qualche composizione suonata proprio con quest’ultimo. Per esempio, «L’hirondelle» (sempre dal «Premier livre de pièces»):

Avrei potuto aggiungere una infinità di altre composizioni di Daquin, ma so che sarete capaci di trovarle anche da voi.