Times of Malta e OCCRP rivelano: il direttore dello staff della Casa Bianca Sergio Gor, 38 anni, è nato in Uzbekistan, nell’Unione Sovietica e ha «nascosto» le proprie origini. E ci è stato a Mosca per due volte: nel 2017 e nel 2018.
In particolare, Sergio Gor è nato il 30 novembre 1986 a Tashkent. Secondo i giornalisti, Gor ha vissuto a Malta per almeno cinque anni durante la sua infanzia. In particolare, dal 1996 al 1999 ha studiato in una scuola cattolica per ragazzi nella città di Vittoriosa. In seguito (non è specificato quando), la famiglia di Gor è emigrata negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza.
Conoscendo l’attenzione della amministrazione Trump verso certi dettagli, non posso escludere che i sospetti dei giornalisti fossero fondati. Ma, allo stesso tempo, tenendo conto della età di Gor e del tempo ridotto che ha vissuto nell’URSS (in sostanza, solo da bambino che non ragiona sulla politica), posso altrettanto facilmente presumere che fosse realmente convinto del fatto che non esiste alcun legame tra la Russia e le altre ex repubbliche dell’URSS. Potrebbe anche essere sinceramente convinto di «non c’entrare nulla con la Russia» perché ci ha vissuto poco in quella zona.
Insomma, per ora mi sembra più una notizia sul contenuto del cervello di una persona che sul fatto di una infiltrazione.
Vedremo.
L’archivio del tag «usa»
Dopo la visione di alcune immagini delle manifestazioni «No Kings» (contro la politica di Trump) e, in particolare, quella di San Francisco…
… sono andato a controllare: secondo le regole vigenti, la bandiera statunitense può essere messa al contrario solo in un caso. Quando si vuole segnalare un pericolo o la resa.
Immagino (e condivido) che i manifestanti intendano la prima delle opzioni.
La Bloomberg sostiene che il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent e l’ex funzionario della Federal Reserve (Fed) Kevin Warsh fanno parte di una «piccola lista» di candidati alla guida della Fed.
Pur non fidandomi delle «rivelazioni» della Bloomberg, direi che sono pronto a scommettere qualche miliardo di dollari sulla candidatura di Bessent. Infatti, secondo me negli occhi di Trump (il presunto contenuto della testa non può essere nemmeno ipotizzato) Bessent ha il grande merito di avere fatto a botte con il nuovo nemico Musk.
La certezza di un arricchimento facile non mi fa tanto felice solo perché capisco quanto è brutta quella logica di scelta per la sorte di uno degli Stati più grandi al mondo.
L’altro ieri, il 29 aprile, Donald Trump ha parlato in un comizio in Michigan dedicato ai suoi primi 100 giorni da Presidente e ha dichiarato che questo periodo è stato «the most successful first 100 days of any administration in the history of our country».
Ed è vero: ha reso il Canada e la Groenlandia 51-esimo e 52-esimo Stati degli USA (o forse no?), ha vinto la «guerra dei dazi» (o ha iniziato subito a ridurla perché tutti lo mandavano a fan…?), ha messo fine alla guerra in Ucraina in 24 ore (o ha solo cercato di farlo bloccando gli aiuti alla Ucraina?) e, naturalmente, ha reso di nuovo grande l’economia statunitense:
Ah, no: mi sa che l’ultima cosa che non l’ho indovinata, visto che il grafico mostra il primo trimestre di recessione dell’economia statunitense in quattro anni…
Ma posso dire con certezza che Trump farà in tempo a combinare tante cose altrettanto grandi! Sarà in grado di fare molto di più, bisogna solo non disturbarlo e aspettare.
Allo stesso tempo, non voglio assolutamente augurargli un buon lavoro e tanti successi nel percorso sopra descritto, nemmeno nella giornata di festa tematica di oggi.
Il direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca Kevin Hassett ha raccontato alla ABC News che l’amministrazione di Donald Trump non ha introdotto «dazi di risposta» contro la Russia a causa dei negoziati in corso con gli Stati Uniti sulla risoluzione della guerra in Ucraina.
Quindi in sostanza Kevin Hassett ho confermato l’osservazione che hanno fatto (o potevano fare) in tanti: gli USA si presentano ai negoziati con lo Stato russo non con le armi, ma con i regali. Non hanno usato lo strumento dei dazi dove serviva di più. forse perché il capo principale non è un politico professionale e non sa usare il concetto della «guerra economica» in tutti gli ambiti.
The Washington Post scrive che i membri del Consiglio per la sicurezza nazionale degli USA, tra i quali il consigliere Mike Waltz, hanno condotto la corrispondenza di lavoro tramite gli account Gmail personali. Hughes, il portavoce del Consiglio, come ci si poteva aspettare, commenta come meglio può: dice di non aver visto alcuna prova che Waltz abbia usato gli indirizzi email personali e, allo stesso tempo, che quando i «vecchi contatti» di Waltz gli hanno inviato materiale relativo al lavoro, Waltz si è assicurato di includere il suo indirizzo email di lavoro nella corrispondenza per garantire la conformità con la legge. Cioè, non ha usato il Gmail, ma lo ha usato insieme alla e-mail governativa. Come si fa a comprendere questa logica?
Mentre cerco di capirla io stesso, mi vengono in mente storie simili: quella di Hillary Clinton (con la sua email personale), e quella della Duma di Stato della Russia (nella primavera del 2022 è uscita la notizia che i deputati usavano Gmail per le mail di lavoro).
Allo stesso tempo regalo a tutti una nuova motivazione per la creazione di nuovi messenger e servizi online: create qualcosa di bello, e come bonus otterrete la corrispondenza governativa dei prossimi idioti che prenderanno il potere in qualche grande Stato del nostro pianeta. Voi, a vostra volta, non sarete degli idioti (gli idioti non creano prodotti interessanti) e sarete in grado di usare il regalo ricevuto nel miglior modo possibile.
Il video domenicale di oggi potrebbe essere classificato come una «canzone domenicale»: troppo leggero per la rubrica musicale e troppo musicale per i video domenicale. È la nuova canzone popolare canadese «No, Donald Trump!»:
È la forma meno grave dei divertimenti un po’ primitivi.
Ieri si è svolto a Riyadh l’incontro tra le delegazioni russa e statunitense, nel corso del quale le parti hanno concordato le loro posizioni sulla possibilità di porre fine alla guerra in Ucraina.
Per ora la situazione sembra molto grave: mentre prima si poteva solo ipotizzare che Trump stesse regalando l’Ucraina a Putin, ora l’ipotesi si sta trasformando in una certezza. Naturalmente, l’Ucraina non riconoscerà alcun accordo elaborato senza la sua partecipazione, ma in questo caso rischia seriamente di rimanere senza gli aiuti americani, i quali, a quanto leggo in diverse fonti, sono pari a circa il 42% degli aiuti totali ricevuti dall’estero. Trump può facilmente dichiarare di aver concordato i termini della pace e, visto che l’Ucraina non accetta, non riceverà più aiuti dagli USA. E poi, c’è pure il Telegraph che scrive dei 500 miliardi di dollari di «compensazione» che Trump chiede all’Ucraina, e tutto sembra e puzza molto male (ricordiamoci che a Zelensky è già stato chiesto di firmare un accordo con gli USA sui minerari, cosa che si è rifiutato di fare).
L’estrema sintesi dell’incontro di ieri:
– L’inviato presidenziale russo Yury Ushakov ha dichiarato che è difficile parlare di convergenza di posizioni, ma la discussione è stata costruttiva.
– È stato deciso di creare squadre separate di negoziatori sull’Ucraina, che presto prenderanno contatto tra loro.
– La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha dichiarato che le parti hanno concordato di «rimuovere gli elementi irritanti nelle relazioni bilaterali».
– È stato discusso un possibile incontro tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, ma non sono ancora state fissate date specifiche.
– Waltz ha detto che Trump intende muoversi molto rapidamente per negoziare un potenziale accordo di pace in Ucraina e che saranno discussi le questioni dei territori e delle garanzie di sicurezza.
– Il ministro degli Esteri russo Lavrov si è lamentato degli ostacoli frapposti dall’amministrazione Biden, che rendevano difficile il lavoro dei diplomatici. Si tratta di continue espulsioni, sequestri di proprietà. Dagli Stati Uniti sta aspettando una soluzione ai problemi con i trasferimenti bancari.
– Il Fox News, che fa parte del pool di giornalisti della Casa Bianca, ha riferito che sia la Russia che gli USA sono interessati alle elezioni presidenziali ucraine. In più, Donald Trump non è contrario a vedere arrivare a quella carica un «burattino di Putin».
Insomma, la prima parola che mi viene in mente inizia con una grande «M».
L’articolo che segnalo questo sabato è dedicato non alla guerra, ma a un argomento di importanza simile per il nostro mondo. È il breve testo politologico (posso definirlo politologico?) dello storico Timothy Snyder sul tentato «colpo di stato digitale» negli USA.
Ovviamente ogni lettore può e deve valutare se, effettivamente, tale colpo viene tentato o condotto con successo, se ha luogo o meno etc. Ma il testo è comunque in un certo senso interessante.
L’Associated Press comunica: la Casa Bianca sta pianificando l’assunzione di altri stenografi perché il personale già esistente non è più in grado di far fronte al carico di lavoro dopo l’entrata in carica del Presidente Donald Trump. Nella prima settimana dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha parlato pubblicamente per un totale di 7 ore e 44 minuti e ha pronunciato 81.235 parole. Joe Biden nel corso della sua prima settimana di quattro anni fa aveva detto solo 24.259 parole (ma ci ricordiamo che non era velocissimo a parlare nemmeno all’inizio della sua Presidenza).
Posso immaginare già la prossima notizia della serie: arriva Elon Musk e, da capo della struttura che gli è stata promessa, taglia pure gli stenografi di Trump.
Posso ipotizzare anche una spiegazione aggiuntiva della suddetta notizia futura: da amante dei regimi strani (tipo quello putiniano), Musk potrebbe avere imparato a giocare con la statistica statale ufficiale (o quella del retail adottata un po’ in tutto il mondo). Prima di fare i tagli aumenti l’entità da tagliare, poi con i «tagli» torni ai livelli di prima e dici di avere raggiunto dei risultati. Questa sarà pure una mossa in linea con l’attuale modo di fare di Trump-presidente: dichiari un obbiettivo ragionevole e utile, ma tenti di raggiungerlo in peggior modo possibile.
Insomma, prevedo delle cose curiose da osservare.