Io, personalmente, non seguo lo sport professionale in generale e il calcio in particolare, ma a qualcuno dei lettori potrebbero interessare la «notizia» e la tendenza da essa potenzialmente derivante.
Il Ministero dello Sport russo sta progettando di creare un campionato di calcio che coinvolga club della Crimea, delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, dell’Ossezia del Sud, dell’Abkhazia e dei territori occupati delle regioni ucraine di Kherson e Zaporozhye. Secondo la dichiarazione ufficiale del vice-ministro dello sport Odes Baisultanov, al campionato in questione parteciperanno i club delle «repubbliche amiche» e le squadre delle università russe. La prima stagione è prevista per il 2023.
Si precisa che il futuro campionato non sarà affiliato all’Unione calcistica russa (RFU), alla Federazione calcistica internazionale (FIFA) e all’Unione delle associazioni calcistiche europee (UEFA). Ma questo dettaglio, ormai, non ha alcuna importanza: il 27 febbraio la FIFA ha vietato le partite di calcio internazionali in Russia, mentre il giorno dopo, il 28 febbraio, la FIFA e l’UEFA hanno sospeso le squadre nazionali e i club russi dalla partecipazione alle competizioni sotto la propria egida.
Ecco, pianificare qualcosa del genere anche per il 2023 è, per i funzionari russi, un segno di grande ottimismo e di grande convinzione della propria fortuna. Ma questo non significa che non possano pianificare i campionati simili anche per gli altri tipi di sport. Di conseguenza, i miei lettori psicologicamente forti e stabili possono provare a seguirne qualcuno. Sarà una esperienza un po’ estrema ma breve. Sospetto fortemente che la qualità di calcio (o di, per esempio, basket) del campionato «indipendentista» sarà simile al campionato italiano di hockey, ma almeno potrete raccontare ai vostri nipoti di avere visto delle oscenità sportive inimmaginabili.
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Non tutti lo sanno, ma il titolo del campione olimpico è accessibile a tutte le persone capaci di alzarsi dal divano. Infatti, per diventare un campione è sufficiente praticare qualche sport caratterizzato da una concorrenza interna minima. Per diventare un semplice campione del mondo si potrebbe anche inventare uno sport nuovo (quindi con la concorrenza nulla), ma in quel caso non si riuscirebbe ad accedere alle Olimpiadi: passeranno alcuni decenni prima che la vostra invenzione venga riconosciuta dai burocrati sportivi. Quindi va cercato lo sport olimpico meno popolare…
Per le Olimpiadi invernali la scelta mi sembra ovvia: il curling! Da quante decine di persone in tutto il mondo sarà praticato? Secondo me, poche.
Con alcuni amici universitari già oltre quindi anni fa avevamo pensato di fare una squadra di curling, e da quei tempi è cambiato ben poco in termini della concorrenza. Solo la nostra pigrizia innata ci ha impedito di iniziare il nostro progetto olimpico.
L’azienda russa «ZA Sport» (il nome si traduce letteralmente come «A favore dello sport»), specializzata nella produzione dell’abbigliamento sportivo e casual, è stata fondata nel 2012 da Anastasija Zadorina: la figlia del colonnello-generale Mikhail Shekin, il capo del servizio di forniture materiali dell’FSB. Anastasija è da anni nota in Russia per le sue iniziative «sociali patriottiche», ma questa volta, finalmente, è riuscita a realizzarsi anche in un ambito un po’ più ufficiale.
Ebbene, a grande sorpresa la sua ZA Sport ha ottenuto il diritto di vestire la squadra olimpica russa per otto anni. Il sito aziendale, in particolare, dice:
Il completo olimpico per la squadra nazionale russa è stato progettato tenendo conto dei desideri degli atleti e nel rispetto di tutti i regolamenti del Comitato Olimpico Russo e del Comitato Olimpico Internazionale.
(traduzione mia)
E allora vediamo qualche esempio di quei vestiti… Anzi, confrontiamo i prodotti della ZA Sport con quelli dei concorrenti. A sinistra vediamo l’uniforme olimpica degli Stati Uniti, mentre a destra quella russa prodotta dalla ZA Sport:
Se vi capita di vedere le prossime Olimpiadi invernali di Pechino, sicuramente riuscite a riconoscere e distinguere le due squadre.
Il residente di San Pietroburgo di nome Igor è fedele al suo skateboard dal 1981 perché, a suo dire, va molto meglio di quelli moderni:
L’attrezzo utilizzato è uno «Sprint» («Спринт») di produzione sovietica. Il proprietario pratica la discesa con gli sci d’inverno, mentre d’estate si allena in città proprio come lo dimostra il video (questo spiega anche i suoi movimenti).
Per chi avesse avuto dei legittimi dubbi aggiungo che il signore ha 73 anni. Questo dimostra – ancora una volta – che la vecchiaia è spesso solo una condizione mentale, quindi trovo offensivo dare del vecchio (o anziano) a una qualsiasi persona capace di condurre una vita completa. Viverla anche nei limiti delle condizioni fisiche che, come potete vedere, non sono strettamente correlate all’età anagrafica.
Auguro a tutti di essere come Igor!
A Dubai è stata costruita la piscina per emersioni più profonda al mondo: 60 metri di profondità e 14 milioni di litri d’acqua di volume (come 6 piscine olimpiche). La struttura è già stata inserita nel Guinness dei primati.
Ma secondo me non sono solo i dati numerici a rendere questa piscina incredibilmente bella:
Ho anche convertito il volume in bottiglie d’acqua, ahahaha
Pare che secondo WADA in Russia non esisterebbe più il programma statale di doping.
Secondo me, invece, qualsiasi programma statale può essere applicato pienamente solo in casa (come è infatti successo nell’occasione delle Olimpiadi a Sochi nel 2014). E, allo stesso tempo, dubito che una qualsiasi classe dirigente di uno qualsiasi Stato possa decidere, da un giorno all’altro, di comportarsi in un modo radicalmente diverso rispetto a qualche anno, mese o giorno prima. Gli appassionati dello sport lo potranno vedere con i propri occhi nel corso delle eventuali (sì, sono ancora eventuali) Olimpiadi di Tokyo.
Per non ripetere, per l’ennesima volta, che lo sport è l’ultimo tra gli aspetti rilevanti delle Olimpiadi, mi fermo qui.
Pare che alla fine le Olimpiadi di Tokyo si svolgeranno con zero spettatori. La tendenza, infatti, sembra indicare che non saranno ammessi nemmeno quelli «locali» (non solo a Tokyo, ma pure nelle altre zone interessate).
Sarei anche rimasto indifferente di fronte a questa notizia – come a tutte le altre riguardanti le Olimpiadi – ma non posso ignorare una piccola soddisfazione comparsa per un attimo nella mia testa.
Ebbene, spero che gli stadi giapponesi vuoti di questa estate dimostrino, finalmente, che l’Umanità possa tranquillamente sopravvivere anche senza una manifestazione profondamente falsa come le Olimpiadi (dove non si osserva una traccia di tutti gli «ideali» ufficialmente dichiarati). Così, finalmente, gli sforzi e le buone intenzioni delle persone verranno indirizzati verso qualcosa di più utile e interessante.
Sono quasi totalmente disinteressato al calcio (come a tutti gli altri sport di squadra e al 99,99999% dello sport professionale), ma non potevo ignorare questa notizia: l’Unione calcistica russa ha presentato ieri una nota di protesta all’UEFA per la nuova uniforme della squadra nazionale ucraina. Sul petto delle nuove magliette, infatti, è tracciato il contorno della penisola di Crimea unito al resto del territorio ucraino. E secondo la posizione ufficiale del calcio professionale russo, questa sarebbe la politicizzazione dello sport…
OK, non si tratta proprio di una notizia sportiva.
Nei prossimi giorni (oppure ore?) vedremo se sia una notizia politica (l’uniforme ucraina rimane immutata perché l’Europa non è disposta a riconoscere l’annessione della penisola) o economica (l’uniforme cambia perché fare contenti tutti i partecipanti grossi conviene). Ma, in ogni caso, sarà una lotta interessantissima. Finalmente riuscirò a seguire un evento quasi calcistico senza entrare in conflitto con il proprio cervello…
Non so quanti tentativi siano in realtà necessari per filmare ogni singolo trucco dell’arciere Lars Andersen, ma, in ogni caso, avremmo potuto pensare che egli sia nato in una epoca sbagliata:
Ma in realtà i suoi video su YouTube hanno da 4 a 60 milioni di visualizzazioni, e quindi riconosciamolo pure: è nato in una epoca giusta.