L’archivio del tag «armi»

Le mele con le mele

La Bloomberg, citando i dati dell’Istituto di economia mondiale di Kiel e del progetto analitico Oryx, sostiene che la Russia e l’Ucraina avrebbero pareggiato il numero di carri armati in loro possesso.
Secondo il database Ukraine Support Tracker dell’Istituto, la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina con quasi tremila e mezzo carri armati, ma durante i 16 mesi di guerra, secondo Oryx, ne ha persi poco più di duemila: tra questi ci sarebbero anche i 545 carri armati sequestrati dalle forze armate ucraine. L’Ucraina aveva circa mille carri armati al momento dell’invasione russa. Oryx ha confermato che le forze armate ucraine hanno perso più di 550 carri armati durante la guerra, ma queste perdite sono state recuperate, anche grazie ai carri armati russi catturati e alle forniture dei Paesi occidentali. Secondo l’Istituto di Kiel, dall’inizio dell’invasione sono stati consegnati a Kiev 471 carri armati, mentre altri 286 arriveranno in Ucraina successivamente.
Ecco, alle statistiche di cui sopra aggiungere un fatto già ben noto, ma molto utile da ricordare nell’ottica della comparazione: l’esercito russo sta cercando di recuperare le proprie perdite dei carri armati tirando fuori dai depositi i carri degli anni ’70, ’60 e ’50. Mentre alla Ucraina stanno arrivano molti carri armati notevolmente più moderni e prodotti negli Stati con una migliore cultura industriale. Di conseguenza, è il caso di dire che la quantità non l’unica cosa che conta.


Il canale televisivo britannico Sky News ha pubblicato un presunto contratto – firmato il 14 settembre 2022 – tra la Russia e l’Iran per l’acquisto di armi per un valore di oltre un milione di dollari. Secondo i giornalisti, il documento sarebbe stato ottenuto da un funzionario della sicurezza innominato. In base alle pagine del contratto consultate dai giornalisti, il documento parlerebbe dei proiettili e missili per artiglieria e carri armati, canne per carri armati T-7 e canne per obici.
I giornalisti non sono in grado di garantire che si tratti di un contratto reale, non lo posso fare nemmeno io. Però posso – come voi – leggere alcuni pezzi del documento e i relativi commenti di Sky News. Posso dunque vedere almeno due stranezze del suddetto documento.
Prima di tutto, vedo la «qualità» dell’inglese (la lingua del contratto) che secondo la mia logica confermerebbe il coinvolgimento delle Istituzioni russe nella stesura del documento. Vi è mai capitato, per esempio, di sentire parlare in inglese il ministro degli Esteri Lavrov? Provate: vi sentirete dei geni delle lingue straniere.
In secondo luogo, negli estratti del contratto pubblicati ho notato dei tentativi – per me parziali e dunque poco chiari – di stabilire il giudice competente per le eventuali controversie. Ci voleva una enorme ingenuità per sperare di poter regolare in conflitti in merito a un contratto del genere in una legislazione occidentale. A metà settembre del 2022 solo una persona totalmente sconnessa dal mondo reale poteva scrivere una cosa del genere in un documento reale.
Quindi boh, non so proprio cosa pensare di questo «contratto».

P.S.: una osservazione che non c’entra con la notizia, ma molto utile per la vostra vita privata e lavorativa: la parte più importante di ogni contratto è quella che contiene le condizioni di recesso. Se volete cercare le fregature, iniziate proprio da quella parte.


Le guerre dei droni

Il video domenicale di questa settimana racconta perché la guerra in Ucraina è (anche) una guerra dei droni:

Ovviamente conoscevate già il semplice fatto, ma vedere i dettagli concreti è sempre utile e interessante.


La lettura del sabato

La lettura consigliata per questo sabato è l’inchiesta congiunta di Important Stories, Der Spiegel e OCCRP dedicata al modo in cui la Russia aggira le sanzioni occidentali acquistando ogni mese droni e microelettronica per milioni di dollari attraverso il Kazakistan.
Per esempio, gli autori dell’inchiesta hanno scoperto che le importazioni di microelettronica del Kazakistan sono più che raddoppiate dopo l’inizio della guerra, passando da 35 a 75 milioni di dollari. Le esportazioni kazake di microchip verso la Russia sono aumentate di due ordini di grandezza in un colpo solo, da 245.000 dollari a 18 milioni di dollari…
Ma leggete tutta l’inchiesta: riguarda tanti aspetti dell’import militare russo effettuato attraverso il Kazakistan.


I Storm Shadow per l’Ucraina

È bello constatare che nella storia difficile della fornitura degli armamenti alla Ucraina è stato superato un altro ostacolo mentale: l’UK ha fornito alla Ucraina diversi missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow (con una gittata di oltre 250 chilometri, ha riferito la CNN) a condizione che le forze armate ucraine non li utilizzino per colpire obiettivi in territorio russo. Allo stesso tempo, la CNN ha osservato che le autorità britanniche hanno ripetutamente affermato di considerare la Crimea un territorio ucraino illegalmente annesso dalla Russia. Il quotidiano ucraino «Strana», poi, ha precisato che i missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito sono prodotti in diverse modifiche, tra cui anche quelle con una gittata di oltre 560 chilometri.
Fatto questo, tanto atteso, passaggio qualitativo nelle forniture, si piò ricominciare a parlare almeno con l’intensità di prima del passaggio quantitativo: il presidente Zelensky sta ripetendo da mesi che controffensiva ucraina non può iniziare senza un giusto volume delle forniture occidentali. Se dovessero arrivare almeno i missili del genere, potremmo essere un po’ meno pessimisti sulla durata della guerra: perché l’esercito russo non può contare sui miglioramenti analoghi.


La parata di ieri a Mosca

A giudicare da quello che ho letto, la parata militare svoltasi ieri a Mosca – nell’occasione del «Giorno della Vittoria» – è stato un evento noiosissimo in tutti i sensi.
Vladimir Putin ha pronunciato il solito discorso senza senso in base al quale l’URSS avrebbe salvato da sola l’intera umanità nella Seconda guerra mondiale, ora la Russia si troverebbe a difendersi dai nemici che vorrebbero smembrarla, l’Occidente starebbe diffondendo il nazionalismo aggressivo etc. etc..
A Mosca si sono presentati i leader di sette Stati che attualmente dipendono ancora dalla Russia economicamente e, in alcuni casi, in termini della sicurezza fisica.
La componente militare della parata è stata molto ridotta: meno uomini (i giornalisti dicono che la tendenza alla riduzione si osserva dal 2020), niente aerei (pare, a causa del famoso «attacco» dei droni contro il Cremino) e appena tre carri armati (tutti T-34-85 prodotti negli anni ’50).
Beh, i carri armati si possono anche spiegare: durante le parate di solito viene mostrata l’attuale potenza militare dello Stato, mentre noi sappiamo che la Russia sta attualmente mandando a combattere in Ucraina proprio i carri armati degli anni ’50 e ’60. Di conseguenza, la comparsa di quei rottami sulla Piazza Rossa è assolutamente logica.
Mentre l’unico aspetto interessante – anche se piccolo – è il passaggio dei 530 militari che hanno combattuto in Ucraina nel corso della guerra attuale. Per me è una nuova conferma del fatto che festeggiare la guerra è per Putin più importante di festeggiare la fine della Seconda guerra mondiale, ma lo avevo già scritto ieri.
Insomma, niente di interessante.


La non proliferazione

La notizia dei missili russi in Bielorussia non mi sembra tanto preoccupante dal punto di vista della sicurezza del nostro pianeta (è più preoccupante la disponibilità di quei missili nelle mani sbagliate di sapete chi). Quindi volevo solo constatare: il discorso idiota sull’uranio era di fatto solo una introduzione, un pretesto. Nella mia testa avevo ipotizzato una cosa del genere, ma la logica mi era sembrata troppo primitiva pure per il ricercato Putin.

Ovviamente, spera che tutti si spaventino fino lasciargli l’Ucraina…


Le armi modernissime

Gli analisti del Conflict Intelligence Team (CIT, un gruppo di giornalisti russi) sostengono che dalla base di stoccaggio dei vecchi carri armati di Arsenyev (una cittadina russa in Estremo Oriente) stanno partendo i treni con i carri armati T-54 e T-55. Chissà dove verso quali mete vengono trasportati…
Mentre aspettiamo di scoprire la risposta a questa grande domanda, ricordiamo cosa siano quei carri (che potrebbero essere sconosciuti alla maggioranza di voi):
– il carro armato T-54 entrò in servizio nel 1946, la sua produzione di serie continuò fino al 1959, in totale furono prodotti oltre 20.000 esemplari; dal 1994 il modello non è più in servizio nell’esercito russo.
– il carro armato T-55 fu tecnicamente basato sul T-54 e prodotto dal 1958 al 1979; dal 2010 non viene più utilizzato dall’esercito russo.
Presumo che non sia necessario essere un grande analista militare per capire: il ritorno ai carri armati di quella epoca (tecnicamente per nulla moderni) è il segnale di qualche seria difficoltà con reperire attrezzature nuove e moderne… Tale segnale si manifesta proprio quando dall’altra parte del fronte si osserva una tendenza di segno opposto.
È un segnale positivo perché fa sperare in una fine della guerra attiva un po’ più vicina.
È un segnale negativo perché speravo di vedere avvenire il disarmo della Russia in qualche altro modo: non alle spese di uno Stato vicino.


L’uranio alla putiniana

Tra tutte le materie scolastiche che mi è capitato di affrontare ai tempi debiti, la mia «meno amata» era la chimica (N.B.: non considero l’educazione fisica una materia scolastica, ero riuscito a liberarmene in un modo poco legale ma efficace, spero che venga abrogata presto in tutto il mondo). Ma, nonostante tutto, in certe occasioni pure a me vengono dei forti dubbi circa la preparazione di alcuni personaggi anche in chimica (avranno comprato il loro diploma scolastico?). Per esempio…
Ieri  il noto ricercato internazionale  Vladimir Putin ha dichiarato che l’Occidente sta iniziando a fornire alla Ucraina delle munizioni all’uranio impoverito, definendole «armi con una componente nucleare». Evidentemente, questo analfabeta chimico non sa di cosa sta parlando. Vale anche per i suoi eventuali assistenti che gli preparano i discorsi pubblici.
L’uranio è un metallo bianco-argenteo con numero atomico 92. Non si tratta di una magia, stregoneria o delle componenti nucleari. Quel metallo, per la sua natura, è poco radioattivo. L’uranio si distingue per una densità elevata, superiore due volte e mezzo a quella del ferro. Proprio per questo esso viene utilizzato per i proiettili perforanti. Proprio per questo gli americani aggiungono l’uranio impoverito alla corazza dei loro carri armati. Non per danneggiare gli equipaggi dei propri carri armati, ma per proteggerli.
Un normalissimo Boeing 747 può contenere diverse centinaia di chilogrammi di uranio impoverito, utilizzato come peso di bilanciamento. Può anche trovarsi nella chiglia di un aliante o nelle protezioni per i raggi X. Etc. etc..
Non mi dispiace assolutamente che Putin sia un ignorante: grazie a tale sua caratteristica perderà un po’ prima del normale. Mi dispiace che sia ascoltato – anche in Europa – dalle persone che non verificano ciò che sentono.


Il dubbio sui missili

Il Financial Times sostiene che la Russia si starebbe astenendo dall’acquistare i missili balistici iraniani per paura che gli USA inizino – in qualità di una contromisura – a fornire all’Ucraina i missili ATACMS a lungo raggio.
Sembra una tesi non priva di logica… E proprio per questo sembra una tesi quasi di fantascienza: infatti, si tratterrebbe di una improvvisa illuminazione dei dirigenti statali russi che a febbraio del 2022 avrebbe dovuto indurre – se manifestatasi – a non iniziare neanche la guerra in Ucraina. Perché non era proprio impossibile immaginare tutte le possibili conseguenze.
Ma ora, in questa fase molto avanzata della guerra, non è assolutamente da escludere (e lo stesso articolo lo ammette) che gli stessi dirigenti russi decidano che ormai non ci sia più nulla da perdere. La guerra va portata avanti a ogni costo, mentre le munizioni proprie sono sempre meno. Quindi l’acquisto dei missili iraniani da parte della Russia mi sembra solo una questione di tempo. Molto breve.