Attacco terroristico nel Krokus City Hall

In situazioni così tragiche come quella dell’attentato terroristico al Krokus City Hall, non ho proprio voglia di fingermi una agenzia di stampa o un chiaroveggente che sa da subito il nome colpevole. Quindi per ora non riuscirei a scrivere nulla di significativo, se non alcune parole di cordoglio per le vittime e la descrizione di una certa mia depressione.

Riesco ancora a leggere dei dettagli dell’accaduto. Più leggo, più vedo che in termini di stile e qualità dell’esecuzione l’attacco terroristico sembra un’azione organizzata da strutture statali (russe, come è già accaduto in qualche occasione precedente), mentre in base alla reazione dello Stato stesso all’accaduto sembra proprio l’opposto. Quindi continuo a leggere, preparandomi a trarre le prime conclusioni sensate.
E so già con certezza che in ogni caso il regime di Putin cercherà di trarre il massimo vantaggio da quanto è accaduto: dare la colpa di tutto all’Ucraina e agli altri nemici occidentali (ha già iniziato a farlo) e cercare di ottenere il sostegno morale della popolazione per eventuali repressioni interne e azioni aggressive esterne (hanno l’opportunità di attuare tutto questo, ma è in qualche modo più piacevole e comodo farlo con il sostegno della popolazione).
Ma un giorno sapremo tutta la verità: questa l’unica cosa della quale sono sicuro fin dall’inizio.


La musica del sabato

I Mephisto-Walzer sono quattro valzer composti da Franz Liszt rispettivamente negli anni 1859–1862, 1880–1881, 1883 e 1885. I valzer n. 1 e 2 furono originariamente scritti per orchestra e solo in seguito arrangiati (da compositore stesso) per pianoforte, mentre i valzer n. 3 e 4 furono scritti subito per pianoforte. Di questi quattro valzer, il n. 1 è il più popolare e frequentemente eseguito.

Ma io ci tengo tanto a postare anche il valzer n. 1, composto tra la fine del 1880 e l’inizio del 1881, rielaborato fortemente negli anni successivi e dedicato al compositore francese Camille Saint-Saëns.

Per i Mephisto-Walzer n. 3 e 4 della serie ci sarà un’altra occasione…


I risultati delle ultime «elezioni» presidenziali russe presentati ufficialmente dalla Commissione elettorale centrale (con l’87,28% dei «voti» per Putin) hanno portato il concetto di falsificazione a un nuovo livello. Esse – le falsificazioni – sono diventate così grandi perché si sono chiaramente trasformate dalla classica aggiunta fisica nelle urne delle schede elettorali compilate all’attribuzione di un gran numero di voti «virtuali» al candidato-vincitore. Perché è fisicamente impossibile gettare tanta carta nelle urne di tutto il Paese.
Come ho letto, è molto più difficile analizzare tali nuove falsificazioni: non ci sono quasi più i dati realistici (dai singoli seggi) sui voti effettivamente espressi, i quali potrebbero essere utilizzati come base per calcolare il livello di falsificazione.
Allo stesso tempo, questa analisi diventa meno «utile»: perché il fatto stesso della falsificazione dei risultati elettorali è ancora più evidente delle occasioni precedenti, senza alcuna analisi.
Ma per comprendere il processo di evoluzione della procedura chiamata «elezioni» in Russia, è comunque utile leggere dei tentativi di analisi di qualità. Ma non si tratta più di una lettura di politologica, ma di una lettura puramente storica. Dunque, vi consiglio un articolo dettagliato in cui sono raccolti tutti i tentativi di analisi matematica delle falsificazioni alle ultime «elezioni» di Putin (non solo sul metodo del noto Shpilkin, ma anche su altri approcci al problema). Anche un non-matematico come me può leggere facilmente questo articolo. E sicuramente ci riuscirà.


Le cure al vero candidato

Intanto, ieri il tribunale della città (russa) di Labytnangi ha chiuso il procedimento sulla causa amministrativa contro la colonia e il Servizio penitenziario federale per l’erogazione impropria di cure mediche ad Alexey Navalny. La causa era stata presentata dalla madre di Alexey, Lyudmila Navalny, in seguito alla morte di Navalny avvenuta – come è stato ufficialmente comunicato dallo Stato russo – «per un improvviso malore». Il tribunale ha ritenuto che solo lo stesso Navalny potesse costituirsi parte civile nel caso. Logico, vero?
La vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, ha dichiarato (direi, logicamente) che il caso è stato chiuso per un unico motivo: «al processo dovevano fornire documenti e video di quanto accaduto il 16 febbraio».
Mentre io aggiungo che si tratta anche di una banale scelta «razionale», almeno dal punto di vista chi l’ha presa: abbiamo la possibilità di fatto di non sprecare le forze per giustificarci, e allora non le sprechiamo.
Ora siete un po’ più informati sul funzionamento della «giustizia» russa contemporanea.


La trasparenza delle urne

Nei giorni delle «elezioni» di Putin per il nuovo mandato presidenziale, anche in Italia alcune persone si sono sorprese per i video dei seggi elettorali, dove i personaggi in uniforme della polizia russa (o in mimetica e passamontagna) entrano nelle cabine di voto e controllano se l’elettore utilizzi correttamente la propria scheda elettorale. Se l’elettore non la usa come vuole lo Stato, i personaggi in uniforme lo estraggono con la forza dalla cabina e procedono con delle misure che intendono adatte alla situazione… È così che la gente è rimasta sorpresa nell’apprendere la nuova interpretazione – da parte dello Stato russo – del concetto di «voto segreto».
Come cambia il livello delle cose per le quali si sorprende la gente! Per esempio, mi ricordo bene che già da alcuni anni diversi miei amici e conoscenti europei, viziati dalla democrazia, mi chiedono: perché in Russia le urne (quelle elettorali) sono trasparenti? Questo, dicono, può violare la segretezza del voto: qualcuno può vedere come è stato espresso il voto di una persona che ha appena buttato la propria scheda elettorale in quella urna! E io, ogni volta, devo spiegare questa «particolarità nazionale» russa in uso a partire dal 2014 e specificare che «ma almeno si vede che non c’è un pacchetto di schede già compilate che per qualche motivo giace lì dalla sera prima».

E ieri sera ho letto che la sorpresa degli europei ha finalmente ricevuto una giustificazione concreta e pratica: il 17 marzo nella città di Bratsk gli agenti di polizia hanno visto uno slogan contro la guerra su una scheda elettorale attraverso la parte di una urna trasparente e hanno arrestato il relativo votante sulla base dell’articolo del codice penale sui «fake». Non so ancora se questo sia un caso isolato, ma ne basterebbe anche uno solo.


Tra colleghi

Alcuni media russi scrivono del messaggio di congratulazioni inviato da Ismail Haniyeh, il leader dell’ala politica di Hamas, a Putin per la vittoria di quest’ultimo alle «elezioni» presidenziali della settimana scorsa. In base al suddetto messaggio, Hamas conterebbe di «rafforzare i legami di amicizia e sviluppare la cooperazione» con la Russia e augura a Putin di «lavorare con successo nell’interesse del popolo russo».
La notizia viene riportata con il riferimento al comunicato pubblicato dalla agenzia statale russa «RIA Novosti» (dunque esperta nella produzione di fake news di vario genere), ma non direttamente al messaggio di congratulazioni stesso nel canale Telegram di Hamas. Io non sono stato in grado di verificare l’effettiva esistenza del messaggio di congratulazioni nel canale bloccato da tempo, e non ho ancora trovato alcun link alternativo. Ma anche supponendo che tutto ciò che viene detto nella notizia sia vero, quella notizia è bellissima. Ero abituato a leggere le cose del genere solo nelle barzellette e testi satirici, ma ora vedo che qualche giornalista-oppositore si è infiltrato in un media statale russo e ha scritto delle congratulazioni fatte da un terrorista all’altro…
Quindi, anche se dovesse trattarsi di una notizia inventata, doveva essere pubblicata comunque.


Il “grande” 87,3%

Secondo i risultati ufficiali delle «elezioni» presidenziali russe, a Putin sono stati attribuiti i 87,28% dei voti espressi, l’affluenza sarebbe stata del 77,4%. Si tratta di un record per la Russia contemporanea: sia in termini di numero di «voti» per il vincitore che di affluenza totale. Inoltre, a Putin sono stati assegnati più voti di quanti ne siano mai stati assegnati a Alexander Lukashenko: Putin si è avvicinato ai record degli autocrati dell’Asia centrale, che di solito ottengono più del 90% dei voti.
C’è qualcosa di significativo in questo risultato «elettorale»? No, assolutamente no. È solo una piccola curiosità storica. I collaboratori di Putin avevano la possibilità di farlo contento con qualsiasi percentuale inventata dal nulla, e lo hanno fatto. Putin è contento, come può essere contento, per esempio, un maratoneta che per la semplice voglia di sentirsi un vincitore di qualcosa si sceglie da solo i concorrenti e i giudici (a meno che non sia tanto pazzo da convincersi che pure quella sia una gara vera).
Noi, invece, abbiamo scoperto solo una cosa: c’è ancora una quantità sufficiente di funzionari statali disposti a falsificare le elezioni a favore di Putin, quindi definibili fedeli a Putin. [Per «falsificare» in questo caso intendo «scrivere i numeri dei risultati senza nemmeno contare le schede».] Allo stesso tempo, non dobbiamo pensare che quei funzionari siano totalmente pazzi: capiscono la i risultati delle «elezioni» da loro inventati non rispecchiano la popolarità di Putin, dunque non dimostrano la sua forza e/o la disponibilità del popolo di difendere il proprio presidente.
Non ci sono altre deduzioni politologiche sensate che si possono trarre da queste elezioni. Anche se i vari commentatori professionali, dovendo in qualche modo giustificare i propri stipendi, nei prossimi giorni produrranno tanti testi e discorsi che, in sostanza, parleranno del nulla…
Io, invece, dovrei commentare anche l’alta affluenza. Ma questo è un argomento diverso da quello appena trattato. Ne scriverò domani (penso) perché non mi piace mischiare insieme troppe cose.


Il colore del voto di protesta

Ieri pomeriggio ho avuto l’ennesima conferma del fatto che spesso do per scontate delle cose che non lo sono per una parte più o meno ampia dei miei lettori. Per esempio: nel video dedicato alle manifestazioni di protesta nei seggi elettorali russi che ho postato ieri si vede una ragazza che versa del liquido verde nell’urna elettorale (non è stata l’unica a farlo, in giro per la Russia si sono verificati alcuni altri episodi dello stesso tipo). Nel pomeriggio di ieri ho capito che tale gesto va spiegato ai miei lettori italiani. Più precisamente, spiego 1) che liquido era e 2) perché è stato scelto proprio quel liquido.

1) Quel liquido è la soluzione acquosa o alcolica dallo 0,05% al 2% di verde diamante ed è utilizzato sul territorio dell’URSS, già da oltre un secolo, come medicinale antisettico (il suo nome popolare è «zelionka»). È indicato per la disinfezione di cicatrici fresche post-operatorie e post-traumatiche, abrasioni e tagli. È uno degli antisettici più attivi e ad azione rapida. In Italia non mi è mai capitato di vedere questo farmaco: non so se qualcuno degli italiani lo conosca, non so nemmeno come tradurre in italiano il suo nome ufficiale…

2) Quel liquido è stato scelto per esprimere il proprio dissenso alla quinta «elezione» di Putin alla Presidenza della Russia assolutamente non a caso. Infatti, nel lontano 2017 il personaggio, ucciso un mese fa, che avrebbe dovuto essere il vero candidato-concorrente al «vincitore» delle «elezioni-2024» era stato aggredito in un modo abbastanza innocente secondo i criteri dei giorni nostri: gli era stata gettata in faccia una grande quantità di quel liquido disinfettante di colore verde. All’epoca tale aggressione aveva provocato solo una piccola lesione a un occhio… Ma oggi quella aggressione viene ricordata al mandante di tutte le aggressioni e, infine, della morte.

Al posto del colore verde avrebbe potuto essere il colore rosso (di un altro liquido che Putin ha sulle mani), ma nel contesto specifico delle elezioni che si svolgono poco dopo la morte del suo oppositore principale il colore verde ha il significato altrettanto forte e chiaro. Almeno per i russi che capiscono il contesto.
Ora, spero, lo capite anche voi.


I risultati provvisori

Le votazioni che devono giustificare la nomina di Putin a un nuovo mandato presidenziale sono ancora in corso (oggi è l’ultimo dei tre giorni), ma oggi posso già postare un video che mostra i primi risultati parziali di quelle votazioni. Cosa succede nei vari seggi in giro per la Russia:

In realtà le manifestazioni sono più numerose, mentre il suddetto video mostra le loro tipologie più diffuse.


La musica del sabato

A volte mi capita di sentire nella testa l’eco lontano di qualche canzone, ma non riuscire a capire quale canzone sia… E poi passo giorni o settimane a cercare di ricordarmi quella canzone. L’ultimo (dal punto di vista cronologico) caso è stato realmente strano: ho scoperto che nella mia testa c’era l’eco della canzone «How Long Have You Been Blind» di Harry Belafonte. È strano perché io non sono proprio un fan di questo cantante.

E allora perché ho postato la suddetta canzone nella mia rubrica musicale? Perché ho scoperto che, secondo me, è molto più ascoltabile l’interpretazione di Lenny Kravitz:

In realtà, ascolto abbastanza poco pure Lenny Kravitz, ma a volte si può fare.