Qualche tempo fa ho per puro caso sentito la canzone di Tom Waits «November». In un primo momento ho pensato che fosse uno scherzo, un modo di prendere in giro qualcuno o qualcosa del genere… In parte questi miei dubbi sono dovuti anche al fatto che io non sono uno «ascoltatore» di Tom Waits (non so nemmeno dire il perché, è semplicemente capitato così).
Ma poi, un po’ meno per caso, ho scoperto che la suddetta canzone fa parte dell’album «The Black Rider» del 1993, il quale contiene le canzoni scritte per lo spettacolo teatrale omonimo, basato a sua volta sull’opera «The Magic Arrow». Di conseguenza, ora mi devo informare bene su queste due opere… Nel frattempo aggiungo un’altra canzone dallo stesso album: la «The Black Rider».
E non so ancora se recuperare quanto perso e studiare meglio pure il fenomeno di Tom Waits…
L’archivio del Novembre 2024
Questo sabato vi propongo ben due testi invece del tradizionale uno.
Il primo testo è dedicato a Alexey Gorinov, il primo cittadino russo condannato alla reclusione (in Russia ovviamente) per la «diffusione dei fake sulla attività dell’esercito russo»: perché ha pubblicamente usato la parola guerra relativamente a quello che sta succedendo in Ucraina. Era successo l’8 luglio 2022, mentre ieri Gorinov ha ricevuto una nuova condanna a tre anni (e sta ancora scontando quella a sette) per «giustificazione del terrorismo».
Il secondo testo che segnalo oggi è l’ultima parola di Alexey Gorinov pronunciata prima del verdetto di ieri del giudice. Leggendolo, scoprirete che certi «criminali» russi sono proprio irrecuperabili. Per fortuna, direi. Anche c’è una forte preoccupazione per le condizioni di salute attuali di Alexey Gorinov.
L’altro ieri, il 27 novembre, Putin è arrivato con una visita di Stato in Kazakistan. Quel giorno aveva avuto un colloquio con il presidente kazako Kasym-Jomart Tokayev ad Astana, mentre ieri ha partecipato al vertice della OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) ad Astana.
Ebbene, il 27 novembre su uno schermo pubblicitario del centro di Astana (vicino al Teatro dell’Opera) è stata proiettata la bandiera della Ucraina al posto di quella russa. Il Ministero degli Interni del Kazakistan ha annunciato l’apertura di un procedimento penale per l’«incidente», lo schermo è stato presto spento e nella mattinata di giovedì 28 novembre non era ancora stato rimesso in funzione.
Io non so e non posso indovinare se l’«incidente» sia stato l’azione di una persona singola e indipendente oppure inventata da qualche funzionario: in una zona del genere di una città del genere sono possibili entrambe le opzioni. Ma, in ogni caso, il fatto mi diverte molto. Da una parte, il Presidente kazako Takayev non si è mai mostrato infinitamente grato a Putin per l’aiuto militare a gennaio 2022 durante le proteste di massa locali e non ha fretta di sostenerlo nella guerra contro l’Ucraina (politicamente è molto più vicino alla Cina). Dall’altra parte, in Kazakistan, oltre ai cittadini locali non proprio contenti per l’esistenza di un vicino come la Russia di oggi, vivono e lavorano tantissimi russi che per motivi politici si sono trasferiti dopo l’inizio della guerra.
Insomma, Putin ha fatto una delle proprie rare visite internazionali in un ambiente che difficilmente poteva dimostrarsi particolarmente amichevole nei suoi confronti. Non mi dispiace assolutamente che sia successo proprio così.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita al villaggio Codera (in Val Codera) del 7 agosto 2024.
Si tratta di una località piccola, ma bella e rasserenante. Come tutti gli altri villaggi della Val Codera, pure essa può essere raggiunta solamente a piedi o in elicottero, e non penso che qualcuno si sia mai pentito per avere faticato a raggiungerla. Spero che le foto riescano a trasmettere almeno una parte dell’atmosfera del posto!
Il 25 novembre un gruppo di senatori del Consiglio Federale russo e deputati della Duma russa ha presentato un disegno di legge che prevede la revoca temporanea del divieto di attività delle organizzazioni considerate terroristiche in Russia. La nota esplicativa del documento afferma che attualmente la legislazione russa «non prevede un meccanismo che consenta la sospensione del divieto di attività di un’organizzazione terroristica».
Se il disegno di legge è stato presentato, sarà approvato: in Russia da molti anni non ci possono essere dubbi su questo. Non è interessante indovinare se sarà approvato in tre letture in due minuti o in quattro (in Russia succede così da un po’ di anni). Non c’è nemmeno il bisogno di indovinare il motivo per cui la proposta è stata presentata. Il giorno in cui il disegno di legge è stato presentato alla Duma di Stato, Sergei Shoigu – l’ex ministro della «Difesa», ora il segretario del Consiglio di Sicurezza russo – ha incontrato Abdul Ghani Baradar Akhund, vice primo ministro talebano dell’Afghanistan, confermando l’intenzione di rimuovere i talebani dall’elenco delle organizzazioni vietate in Russia (se ne parla e se ne scrive dalla primavera) e annunciando «l’intenzione della Russia di innalzare il livello di cooperazione bilaterale con l’Afghanistan».
Secondo me è interessante scoprire perché sia stato necessario specificare che la sospensione del divieto è temporanea? Perché si vuole attivarla esattamente per il tempo delle trattative del ministro degli Esteri Lavrov con i talebani, per poi disattivarla immediatamente dopo e mettere in galera cittadini comuni per collaborazione con i terroristi o giustificazione delle loro attività? (una banale precisazione: il giudice russo non indagherà se il fatto abbia avuto luogo o meno) Inoltre, a lui – e non solo a Lavrov – non è mai stato impedito da nessuna legge di incontrarsi tranquillamente e apertamente con i talebani anche prima. Per mostrarsi di nuovo «legalisti»? (come si dice spesso di Putin che tende a trasformare ogni propria volontà in una «legge») Ridicolo: nessuno ci pensava nemmeno. Ricattare i Talebani con uno status compromettente? Sospetto che siano profondamente indifferenti all’argomento stesso.
In generale, direi che presto ci sarà un altro segreto legislativo in Russia. Ma in questo caso specifico, non ho intenzione di perdere tempo a cercare la sua soluzione.
P.S.: scherzare sul fatto che le organizzazioni terroristiche ancora vietate avranno paura della legge e non pianificheranno nemmeno le proprie attività sul territorio della Federazione Russa non è affatto interessante.
La Reuters scrive che la Corea del Nord sta ampliando una delle sue principali fabbriche di armi che, tra l’altro, assembla missili utilizzati dall’esercito russo (a partire dal 2023) nella guerra contro l’Ucraina. Tali missili sono noti in Occidente come KN-23 e, come si sostiene, hanno delle somiglianze con i missili russi Iskander-M e con i missili sudcoreani Hyunmoo-2B.
Se la Corea del Nord fosse uno Stato un po’ più simile al normale, avrei semplicemente pensato che l’allargamento della fabbrica è una risposta comprensibile alla domanda commerciale aumentata (avrei avuto dei grandi dubbi sulla ragionevolezza economica di una simile risposta, ma questa è un’altra questione). Ma la Corea del Nord non è proprio uno Stato normale e non ha degli amici / partner normali. Ed ecco che inizio a sospettare: l’allargamento della fabbrica è la conseguenza [diretta] non della guerra in Ucraina, ma dell’accordo militare con Russia. Quell’accordo in base al quale la Russia ottiene gli aiuti militari di vario genere, mentre la Corea del Nord ottiene le tecnologie (nel senso ampio) per lo sviluppo della propria industria militare bellica in generale e missilistica in particolare.
Bisogna indagare meglio su questo aspetto…
Il Financial Times scrive, citando alcune persone direttamente coinvolte, che centinaia di yemeniti sono stati reclutati dall’esercito russo per partecipare alla guerra in Ucraina. Secondo il giornale, a quelle persone è stato promesso un lavoro in Russia con stipendi elevati e la cittadinanza russa. Il lavoro era stato promesso da una società legata agli Houthi. Quando gli yemeniti sono arrivati in Russia, sono stati costretti a firmare contratti con il Ministero della «Difesa» russo e sono stati mandati in guerra.
La notizia concreta non è tanto una notizia: sappiamo da molto tempo che lo Stato russo cerca di arruolare con inganno i cittadini di vari Stati poveri e mandarli in guerra con l’Ucraina. In generale, però, la notizia ci ricorda per quante persone e in quanti angoli della Terra (spoiler: in entrambi i casi tantissimi) valgono due osservazioni: 1) non sanno o non si ricordano della guerra in corso in Ucraina; 2) non sanno proprio nulla dei modi di fare dello Stato russo. A volte – ancora ora con grande sopresa – incontro delle persone così poco informate pure in Italia: quando qualcuno mi chiede «per le feste vai in Russia?» il mio cervello va in corto circuito perché non se rispondere «ma sei deficiente?» oppure «sei tornato da tanto dal Marte?»… Più o meno lo stesso (ma da qualche anno in più) mi succede quando qualcuno inizia a ipotizzare quali attività imprenditoriali siano praticabili per gli occidentali in Russia.
Però ci sono dei dettagli importanti. In Europa, per esempio, sappiamo poco dei vari conflitti locali in Africa e rifiutiamo la sola idea di andarci in certe zone basandoci solo sugli istinti. La nostra è una forma di ignoranza giustificabile: seguiamo di più gli avvenimenti nella zona geografica importante per la nostra soppravvivenza (a accezione degli ignoranti da ricovero di cui poco sopra). Lo stesso vale per le persone che vivono nelle zone geografiche molto lontane dalle nostre. Ma quando a una persona che vive in una qualsiasi zona del mondo viene proposto uno stipendio altissimo per un lavoro facile da svolgere «non si capisce bene dove», il fatto non dovrebbe provocare qualche dubbio e/o una ricerca della risposta alla domanda «dove sta la fregatura»?
Ora saltiamo qualche passaggio banale e andiamo subito alla conclusione: lo Stato russo attuale sa di poter ancora contare su una quantità altissima degli ignoranti pigri sparsi in giro per il mondo. Di conseguenza, gli yeminiti non sono gli ultimi: leggeremo anche di altre persone ingannate.
È proprio vero: durante il discorso di Putin sull’uso del missile balistico «Oreshnik» le sue mani si sono comportate in modo piuttosto strano. Anzi, non si sono comportate:
Le persone cattive scrivono che questo è il risultato di un montaggio amatoriale, il quale avrebbe avuto lo scopo di nascondere una qualche malattia di Putin che non gli permette di tenere le mani ferme. Le persone non tanto cattive, invece, ricordano questo episodio Continuare la lettura di questo post »
La mia scelta di oggi della composizione musicale da postare nella rubrica musicale deriva, come a volte succede, dalla osservazione di quello che succede nel mondo nel preciso momento storico.
Negli ultimi giorni (o settimane) ho la sensazione che sia stato raggiunto un nuovo livello di idiozia globale, quindi mi è venuta in mente una delle composizioni classiche più cupe e deprimenti che conosco: la «Apotheosis of this Earth» del compositore ceco/statunitense Karel Husa. Pubblicata nel 1970, questa composizione si riferisce a una catastrofe globale come l’uso dell’arma nucleare (una interpretazione purtroppo non obsoleta nemmeno oggi), nulla ci vieta di ascoltarla tenendo in mente anche alcuni altri sviluppi…
Oppure si può ascoltarla senza alcun legame con gli eventi – storici o potenziali – della vita reale.
Per la data dei mille giorni della grande guerra in Ucraina, Mediazona ha pubblicato un interessante e dettagliato articolo con delle statistiche di questa fase dei combattimenti. In sostanza, il testo raccoglie tutti i dati quantitativi che ci fanno inorridire nel corso di ognuno di questi mille giorni: potete leggerlo, provare a immaginare quello che viene descritto e rendervi conto che questa non è ancora la fine.
Si può anche provare a immaginare fino a che punto i numeri riportati nell’articolo cresceranno, se non si deciderà finalmente di compiere qualche azione radicale per raggiungere la vittoria. Intendo la vittoria per l’Ucraina.
Non so cos’altro aggiungere a questo articolo.