Ieri Maria Zakharova, la rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, nel corso della trasmissione «60 Minuti» del canale televisivo statale Rossiya 1 ha dichiarato: la composizione della delegazione russa al secondo round di negoziati con l’Ucraina a Istanbul sarà la stessa dei colloqui del 16 maggio.
Il giorno prima, il 28 maggio, Donald Trump ha dichiarato: nel corso delle prossime due settimane scopriremo se Putin vuole la pace… Eh? Putin vuole cosa? Riusciremo a scoprire qualcosa? Ok, non importa. L’importante è che Trump aveva fatto la stessa dichiarazione il 19 maggio, il 27 aprile… In pratica, fa la stessa dichiarazione ogni due o tre settimane e ogni volta conta di scoprire qualcosa. La prossima volta dovrebbe capitare il 12 giugno: conoscendo Trump, non mi sorprenderò.
Mentre voi non dovreste sorprendervi per il fatto che Putin manda a Istanbul gli stessi buffoni di prima. Perché voi non siete Trump che spera di scoprire qualcosa.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Dagli USA arriva una notizia incredibile: Trump non cambiato idea in 24 ore! (Sì: come sappiamo, l’unica cosa che è capace di fare in 24 ore è dire o fare l’esatto contrario rispetto a prima.) Sul proprio social ha continuato a criticare Putin, dicendo che quest’ultimo «sta giocando con il fuco»:
What Vladimir Putin doesn’t realize is that if it weren’t for me, lots of really bad things would have already happened to Russia, and I mean REALLY BAD. He’s playing with fire!
Boh, speriamo che finalmente si tratti di un contatto con la realtà stabilito!
Ieri Trump ha dichiarato che Putin è impazzito e ha iniziato a uccidere molte persone, non solo i militari:
I’ve always had a very good relationship with Vladimir Putin of Russia, but something has happened to him. He has gone absolutely CRAZY! He is needlessly killing a lot of people, and I’m not just talking about soldiers. Missiles and drones are being shot into Cities in Ukraine, for no reason whatsoever. I’ve always said that he wants ALL of Ukraine, not just a piece of it, and maybe that’s proving to be right, but if he does, it will lead to the downfall of Russia! Likewise, President Zelenskyy is doing his Country no favors by talking the way he does. Everything out of his mouth causes problems, I don’t like it, and it better stop. This is a War that would never have started if I were President. This is Zelenskyy’s, Putin’s, and Biden’s War, not «Trump’s,» I am only helping to put out the big and ugly fires, that have been started through Gross Incompetence and Hatred.
Il Cremlino, invece di chiedersi dove sia stato Trump per undici anni, ha detto che il post di Trump era dovuto a un «sovraccarico emotivo».
Il sovraccarico emotivo dovuto all’osservazione quotidiana di questa guerra non è un fenomeno impossibile, nemmeno per un non-Trump (ma anche in presenza dell’effetto di assuefazione). Ma questo non annulla la domanda non posta dal Cremlino: dove è stato Trump in tutti questi anni?
Io ho una variante della risposta: è il momento di sospettare che mentalmente fosse stato – e si trovi ancora – più o meno tra le stesse nuvole di quell’ex presidente «sonnolento» che ama tanto criticare. Ricorda alcune cose buone del lontano passato, ma è completamente ignaro di tutto ciò che è accaduto più di recente (come i recenti negoziati tra Ucraina e Federazione Russa che Trump ha ordinato di iniziare dopo la loro conclusione). Vi ricorda già qualche peculiarità da vecchio?
Trump non è molto più giovane di Biden. È (era) importante non perdere il momento in cui non basta più dargli dello stupido.
Non avevo nemmeno intenzione di leggere dell’esito della riunione del G7 in Canada: si sapeva che gli Stati Uniti si erano rifiutati di accettare un comunicato congiunto che condannasse la guerra putiniana contro l’Ucraina ed era chiaro che sarebbe stato adottato un comunicato completamente inutile e senza senso.
Ma poi ho scoperto che in un comunicato congiunto i ministri delle Finanze del G7 hanno condannato la «guerra brutale» della Russia contro l’Ucraina e hanno promesso di rafforzare le sanzioni contro Mosca se Putin continuerà a ritardare il cessate il fuoco.
A cosa sarà dovuto questo miracolo? Perché si sono decisi di fare almeno questo tipo di dichiarazione? Boh… Certo, è chiaro che i comunicati non hanno molto valore e non obbligano i propri autori ad alcuna azione, ma l’accaduto è comunque interessante.
Se anche a voi è capitato di sentire qualcosa della uccisione – avvenuta in Spagna il 21 maggio – del giurista ucraino Andriy Portnov (ex deputato della Verkhovna Rada e collaboratore del presidente Viktor Yanukovych), potete seguire questo link per capire un po’ meglio chi fosse e per quali motivo era un personaggio noto in una certa area dell’ex URSS.
Segnalo quell’articolo anche perché i media occidentali, molto spesso, sono costretti loro stessi ad andare a scoprire il significato della notizia solo nel momento in cui è nata. Per loro è normale perché l’argomento non rientra nell’insieme dei loro interessi quotidiani, ma, allo stesso tempo, i tempi tecnici ridotti non consentono di approfondire come si deve…
In Corea del Nord, davanti agli occhi di Kim Jong-un, il nuovissimo cacciatorpediniere è andato a fondo durante il varo, si è «bucato» e si è ribaltato su un lato. Gli esperti sudcoreani ritengono che il cacciatorpediniere in questione sia stato probabilmente costruito con l’aiuto della Russia: questo spiegherebbe molte cose…
Certo, un cacciatorpediniere è una nave molto piccola: la dichiarazione della TV coreana indica che il dislocamento di quella nordcoreana appena persa era di sole cinquemila tonnellate (nel mondo ci sono diversi yacht dei vari super-ricchi che sono molto più grandi). Ma doveva comunque essere la nave più grande della marina nordcoreana.
La domanda più logica che potrebbe venirvi in mente, invece, è: perché, improvvisamente, ho deciso di scrivere di una nave nordcoreana?
Ho deciso di farlo non solo per la presunta partecipazione dello Stato russo nella sua costruzione, manche perché sono contento per l’incrociatore «Moskva»: finalmente si sentirà meno solo!
Ieri Pavel Zolotariov, il capo del distretto di Glushkovsky nella regione russa di Kursk, ha dichiarato durante un incontro con Putin che la città ucraina di Sumy dovrebbe essere annessa al territorio russo. In tal ha risposto alla domanda di Putin di quanti chilometri le Forze Armate ucraine dovrebbero essere allontanate dal confine: «Non possiamo vivere come in una penisola. Dovremmo essere di più. Almeno a Sumy. Io penso di sì. E con Lei come comandante in capo, vinceremo».
Di fronte a una notizia del genere è importante ricordare che le dichiarazioni come quella appena citata non si fanno per iniziativa propria, ma seguendo uno scenario ricevuto dall’alto (spesso da qualche edificio che si trova dietro un recinto in mattoni rossi). Circa il perché della dichiarazione ci possono essere diverse opzioni: o Putin vuole apparire – all’estero, ovviamente – meno aggressivo di alcuni altri funzionari russi, oppure vuole fare finta di seguire il volere del popolo nelle proprie azioni future. In questo momento storico preciso la seconda opzione mi sembra un po’ più probabile: perché nel corso delle «trattative» in Turchia (delle quali Trump si è già dimenticato perché ha detto che ora possono iniziare) la delegazione russa non ha fatto alcun tentativo di trasmettere la presunta tendenza di Putin alla pace o, almeno, a un rallentamento degli attacchi militari in Ucraina.
Se nei prossimi giorni o settimane si intensificheranno i combattimenti nella zona di Sumy, io non mi stupirò.
La notizia è di cinque giorni fa, ma io l’ho letta solo ieri sera:
Le autorità della Repubblica Popolare di Donetsk stanno valutando la possibilità di preservare i quartieri distrutti della città per conservare la memoria delle tragiche conseguenze degli attacchi dell’esercito ucraino, ha dichiarato il capo della Repubblica, Denys Pushilin, ai giornalisti a margine del 16° Forum economico internazionale «Russia – Mondo islamico: KazanForum».
È stato sottolineato che in futuro questi territori saranno mostrati ai turisti: seguendo l’esempio di Volgograd [Stalingrad per un certo periodo della storia sovietica], che allo stesso modo ha conservato la memoria dei difensori di Stalingrado.
«Molte persone sentono tutto ciò che è collegato, anche con gli insediamenti eroici, naturalmente, questo attirerà anche in futuro l’attenzione dei turisti per vedere cosa è Avdeevka, cosa è Ugledar, cosa è Artemovsk, ex Bakhmut, e altri insediamenti. E, naturalmente, abbiamo in programma di sviluppare alcuni di questi siti, come la Casa di Pavlov a Volgograd <…>, è possibile <…> un intero quartiere, solo per preservare, in modo che sia chiaro ciò che le persone hanno affrontato in diverse fasi», ha detto Pushilin.
Traducendo dal gergo della Repubblica Popolare di Donetsk alla lingua umana, riassumo: il tipo ha proposto di mostrare ai turisti gli effetti della guerra che la Russia ha portato in quei luoghi e la distruzione fatta dall’esercito russo. Effettivamente, un museo enorme del genere attirerà l’attenzione: ma non solo dei turisti.
Nemmeno i membri del futuro tribunale per l’aggressione contro l’Ucraina avrebbero avuto una idea così geniale…
In base alle ultime fantasie della Bloomberg, Putin sarebbe convinto che le truppe russe saranno in grado di sopprimere la difesa dell’esercito ucraino e di conquistare completamente le quattro regioni ucraine che lui vuole tanto: quelle di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhya.
Ma secondo le mie osservazioni è una interpretazione della realtà sbagliata. Putin, semplicemente, è convinto di avere più risorse della Ucraina per continuare la guerra. E in base a tutte le analisi, nella prospettiva di alcuni anni la sua convinzione è realistica. Di conseguenza, è convinto che in qualche modo gli andrà bene: mentre l’Europa mostra tutta l’indecisione possibile, mentre Trump cambia l’idea più volte al giorno e mentre l’Ucraina esaurisce le proprie risorse umane e materiali, lui (Putin) o conquista qualche chilometro quadrato in più o, almeno, resiste meglio. Rimane, dunque, in una posizione dominante, mantiene la possibilità di sabotare le trattative e di avanzare le pretese impossibili.
E poi, ricordiamoci che l’obiettivo della guerra di Putin non sono i territori. Ottenuti alcuni territori ucraini ora, non smetterà di fare la guerra per sempre.
Donald Trump, in vista della telefonata di oggi con Putin, aveva postato sabato questa immagine:
E subito dopo ha scritto:
Putin non usa l’internet, non sappiamo se gli verrà la prima delle immagini di questo post e, in ogni caso, potrebbe non essere condizionato proprio da essa. Ma, in ogni caso, racconterà a Trump delle proprie solite impossibili pretese nei confronti della Ucraina. Trump, a sua volta, racconterà di quelle pretese a Zelensky (come se Zelensky non le conoscesse). Zelensky dirà verso quale destinazione deve procedere Putin con le sue pretese. A quel punto Trump dirà di avere fatto tutto il possibile e tornerà a giocare a golf.
Ma forse prima posterà un’altra immagine:
Pure Trump rischia di diventare prevedibile. Che delusione…