L’archivio della rubrica «Nel mondo»

La tregua di Pasqua

Come vi ricordate, sabato Putin aveva annunciato la cosiddetta «tregua di Pasqua» sul fronte ucraino: dalle 18:00 del 19 aprile alle 00:00 del 21 aprile. Dire che poteva benissimo evitare tutta la guerra è una scontata, banale. La ripetizione delle banalità ci interessa poco, vediamo invece i dettagli più importanti della realtà.
Ieri Vladimir Zelensky ha dichiarato che le truppe russe hanno bombardato le forze ucraine 387 volte tra le 18:00 del 19 aprile e la mezzanotte del 20 aprile. Ha aggiunto che dall’inizio della suddetta «tregua di Pasqua», l’esercito russo ha effettuato 19 assalti e utilizzato 290 droni.
Allo stesso tempo, secondo il Ministero della «Difesa» russo nella notte del 20 aprile l’esercito ucraino avrebbe bombardato l’esercito russo 444 volte e ha effettuato 900 attacchi con i droni.
Non posso dire quanto siano reali i numeri riportati, ma l’importante è capire due principi. In primo luogo, un certo numero di attacchi c’è sicuramente stato: lo sappiamo dalle notizie certe. In secondo luogo, gli attacchi non potevano non avvenire: nemmeno se Putin fosse stato realmente interessato alla «tregua di Pasqua». Infatti, su una linea del fronte lunga quasi due mila chilometri è un po’ difficile controllare le azioni di ogni singolo idiota che ha la mente alterata dalla guerra; qualunque cosa faccia l’idiota, dall’altra parte ovviamente arriva la risposta.
Putin non poteva non immaginarlo, quindi la sua idea della «tregua di Pasqua» è ancora più stupida di quanto poteva sembrare in un primo momento. E, allo stesso tempo, non è interessante (e non ha molto senso) cercare di indovinare se quella tregua sia stata violata appositamente o meno. Non poteva non essere violata.


La lettura del sabato

L’articolo – questa volta abbastanza breve – illustra che sul continente europeo c’è pù di uno Stato che si preoccupa della influenza del TikTok. Ma, questa volta, si preoccupa per un motivo realistico.
Si tratta della Ucraina dove, secondo le indagini giornalistiche, gli «agenti» della Russia creano migliaia di account attraverso i quali si cerca di influenzare l’opinione pubblica: ovviamente relativamente alla guerra in corso. È uno degli esempi della propaganda dello Stato russo attuale, dei quali conviene informarsi anche agli europei…


Due sanzioni in un colpo

L’agenzia Bloomberg non è la fonte delle informazioni più credibile di questo mondo (anzi), ma ieri ha pubblicato una cosa particolarmente curiosa: la Russia avrebbe chiesto agli Stati Uniti di permetterle di acquistare aerei Boeing utilizzando i beni statali russi congelati negli USA (in risposta all’inizio della guerra) dopo l’accordo eventualmente raggiunto su un cessate il fuoco in Ucraina.
Trascuriamo per un attimo il fatto che la tregua nei combattimenti in Ucraina non è tra gli obiettivi di Putin. In questo momento è più importante ricordare che Putin sta sfruttando il momento per tentare di strappare qualche indebolimento delle sanzioni da Trump. Mentre Trump ha tanto bisogno di apparire un figo che raggiunge facilmente successo nelle trattative (ricordiamoci che il governo cinese sta valutando l’idea di non acquistare alcunché dalla americana Boeing a causa della «guerra dei dazi», quindi Trump vorrebbe poter dire «ho trovato un nuovo cliente» nonostante il fatto che sia un cliente molto più piccolo e povero).
Supponiamo che l’idea putiniana sugli aerei venga accettata. In tal caso lo Stato russo in un colpo solo riuscirebbe a raggirare due tipi di sanzioni: quelle riguardanti la fornitura degli aerei e quelle riguardanti i fondi congelati. Chissà quanto sarà contenta l’Europa di questo tipo di separate peace e della fortuna mancata dell’Airbus in Cina…


Una bella coppia

L’inviato speciale del Presidente degli USA Steve Witkoff ha commentato un nuovo incontro per il cessate il fuoco con la Russia su Fox News:

«Questo è il terzo incontro con lui. L’ultimo incontro è durato circa cinque ore. Due dei suoi principali consiglieri, [Yury] Ushakov e Kirill Dmitriev, erano nella stanza in quel momento. L’incontro è stato molto interessante e alla fine siamo giunti a un consenso», ha dichiarato Witkoff. «La richiesta di Putin è di avere una pace permanente. Quindi, oltre al cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta a questa domanda».

E, naturalmente, altre due richieste di Putin sono state quelle sulle «garanzie di sicurezza», cioè sull’azzeramento di fatto dell’esercito ucraino, e che alla Federazione Russa fossero regalati alcuni territori ucraini.
Complessivamente, la situazione sembra essere addirittura peggiore di quella di cui Trump si lamenta in pubblico: Putin non sta solo allungando intenzionalmente le trattative per avere la possibilità di continuare la guerra. Continua a ripetere gli stessi suoi impossibili desideri a persone che sono disposte a) a continuare ad ascoltarli senza obiezioni e b) a discutere concessioni più realistiche e reciprocamente vantaggiose di cui non si intende informare l’opinione pubblica ingenua. E la pace non interessa a nessuna delle parti negoziali.
Questa situazione potrebbe andare avanti per molto tempo. Quindi non prestate molta attenzione alle future dichiarazioni di Witkoff sulle possibilità della pace.


Il nuovo sindako di Helsinki

A volte in questo mondo succedono delle cose che vanno contro ogni tendenza, contro logica degli eventi. Per esempio: il trentaduenne Daniel Sazonov, membro del Partito della Coalizione finlandese (il quale ha vinto le elezioni locali) sta per diventare il sindaco della capitale Helsinki.
Nato a Helsinki nel 1993, Sazonov è figlio di Ingermanlander (un gruppo sub-etnico di finlandesi) rimpatriati in Finlandia all’inizio degli anni ’90 dall’URSS. All’età di nove anni ha ottenuto la cittadinanza finlandese insieme alla madre e ha rinunciato alla cittadinanza russa. Ha conseguito un master in legge presso l’Università di Helsinki e ha prestato servizio militare nelle forze armate finlandesi. Nel 2015 Sazonov è diventato membro del comitato per l’istruzione, nel 2017 è stato eletto nel Consiglio comunale di Helsinki e nel 2021 vicesindaco di Helsinki per gli affari sociali e la salute.
In tanti altri angoli del mondo sarebbe stato sospettato (per la gioia della propaganda statale russa) un potenziale agente ed escluso da tanti processi (purtroppo è nota la tendenza dei servizi «segreti» russi di ingaggiare gli ex connazionali), ma almeno questa volta non è successo. Anzi, non è successo in uno degli Stati che sentono maggiormente la minaccia di uno Stato vicino diretto da un folle. Insomma, è un evento epocale che non potevo non farvi notare.
Complimenti e buon lavoro a Daniel Sazonov!


È capitato così

Ieri l’esercito russo ha lanciato due attacchi missilistici sulla città ucraina di Sumy: più di trenta uccisi e ottanta feriti, tra cui sette bambini. L’agenzia statale russa TASS comunica: sono avvenute due esplosioni a Sumy. Proprio così. Sono avvenute. È capitato.

Che giorno era ieri? L’analogo della «domenica delle palme» per gli ortodossi russi? Alcuni si dichiarano molto religiosi.

Forse non capisco qualcosa perché non sono proprio religioso.


La lettura del sabato

A metà febbraio del 2025, un tribunale polacco ha condannato due russi che nel 2023 avevano affisso per le vie di Varsavia e di Cracovia degli adesivi con l’invito di unirsi alla tristemente nota PMC «Wagner». Non avevo mai letto o sentito parlare di questa storia prima, oppure me ne ero dimenticato molto velocemente. Ma ora so (e informo voi) che ora è possibile leggerla in inglese.
La storia è abbastanza strana e in un certo senso addirittura sorprendente. Lo è perché il modo in cui i personaggi condannati hanno agito può essere stato scelto solo per uno scopo: finire nelle mani della polizia polacca, minimizzando allo stesso tempo l’effetto della pubblicità della «Wagner». Posso provare a pensare a un motivo più o meno logico per il quale un tale obiettivo sia sorto nella mente di qualche dirigente russo (non necessariamente un dirigente statale), ma rimane comunque per un grande mistero il come abbiano trovato degli esecutori tanto scemi da accettare in mettere in pratica una missione del genere…


Un’altra visita a sorpresa

The Telegraph scrive che il figlio minore del re britannico Carlo III, l’ex principe Harry, ha fatto una visita non annunciata in Ucraina: il duca di Sussex avrebbe visitato una clinica a Leopoli dove vengono curati i militari ucraini feriti (a partire dal 2014 su iniziativa di Harry si svolgono gli Invictus Games, che possono essere considerati un analogo dei Giochi Paralimpici per i militari rimasti feriti o disabili in servizio).
Negli ultimi (il termine in questo caso non significa «pochi») Harry non mi faceva sospettare di una sua spiccata intelligenza o una grande comprensione degli avvenimenti nel mondo. Proprio per questo sono contento di scoprire che almeno in parte sbagliavo. Anche se avrei preferito scoprirlo un po’ prima…


I rappresentanti del gruppo operativo-tattico ucraino «Luhansk», tramite il giornale Ukrayinska Pravda, comunicano una notizia interessante. Uno dei due cittadini cinesi fatti prigionieri dall’esercito ucraino nella regione di Donetsk ha dichiarato di aver pagato a un intermediario cinese 300.000 rubli (poco più di 3000 euro) per avere la possibilità di unirsi all’esercito russo. Secondo il prigioniero, la motivazione principale era il desiderio di diventare un militare e ottenere la cittadinanza della Federazione Russa.
Supponiamo che il cinese catturato abbia detto la verità. Allora ho subito due domande.
La prima: quanto bisogna essere diversamente intelligente per inventarsi (o scegliere tra tutti quelli possibili) un modo simile per ottenere la cittadinanza di un altro Stato, in più della Russia di oggi?
La seconda domanda: il nome dell’intermediario non era simile a «Tom Sawyer»? Il tipo ha ottenuto 300 mila dal pazzo aspirante cittadino russo, e, molto probabilmente, una certa somma da qualche Regione russa per un soldato a contratto portato alla guerra (i relativi programmi di compravendita di carne da macello in Russia esistono ancora, è possibile incassare anche 100 mila rubli per ogni persona portata).
I geni del commercio dal punto di vista scientifico sono mi interessano non meno degli idioti, quindi spero fortemente che il prigioniero cinese non stia mentendo, e che un giorno conosceremo il famoso intermediario.


Pure i cinesi

Il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che le Forze armate ucraine hanno catturato due cittadini cinesi che combattevano tra le fila dell’esercito russo. Secondo Zelensky, la cattura è avvenuta nel territorio della regione di Donetsk: «Ci sono documenti di questi prigionieri, carte bancarie, dati personali». Sempre secondo Zelensky, Kiev è a conoscenza del fatto che anche altri cittadini cinesi combattono in altre unità dell’esercito russo; queste informazioni sono in corso di verifica.
Per Zelensky, il coinvolgimento dei militari cinesi nella guerra da parte della Russia «direttamente o indirettamente» dimostra che Putin «ha intenzione di fare tutto tranne che porre fine alla guerra». Mentre per me è una logica un po’ strana: sospetto, invece, che la forza umana è per ora la risorsa più disponibile dell’esercito russo e, dunque, la partecipazione dei militari cinesi (che sicuramente costerebbero molto più di quelli nordcoreani) non avviene per l’iniziativa putiniana. Per pura logica i militari cinesi potrebbero essere presenti sul fronte da diverso tempo e con l’obiettivo di aggiornare le proprie conoscenze sulla conduzione delle guerre moderne. Perché la Cina (in realtà un po’ come la Corea) potrebbe pianificare delle proprie guerre in futuro, ma non ha molte occasioni per «allenare» almeno una parte dei propri ufficiali e militari già oggi.
Boh, vedremo.