Nonostante tutte le spiegazioni più o meno ragionevoli, quando questi rettangoli vengono presentati come un «archivio pubblicato», a me viene da ridere. Tanto.

Intanto, l’Associated Press scrive che almeno 16 file sono spariti, senza preavviso né spiegazioni, dall’archivio dei documenti del caso Jeffrey Epstein meno di 24 ore dopo la loro pubblicazione sul sito web del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Tra i file scomparsi c’è una serie di immagini dei cassetti della scrivania di Epstein, in cui sono visibili delle fotografie analogiche. In una delle immagini (file EFTA00000468) si vedono due vecchie fotografie di Donald Trump, che si trovano nell’angolo inferiore sinistro del cassetto: in una il futuro presidente degli Stati Uniti è ritratto con sua moglie Melania, nella seconda in compagnia di quattro ragazze. Ebbene, il file EFTA00000468 è tornato a essere pubblico, ma è accessibile solo con link diretto e non attraverso la ricerca nell’archivio. Niente di interessante dal punto di vista del contenuto…
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
La Reuters riporta: il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la più grande vendita di armi mai fatta alla Repubblica Cinese (Taiwan) per un valore di 11,1 miliardi di dollari. La fornitura comprende 82 sistemi missilistici altamente mobili HIMARS e 420 sistemi missilistici tattici ATACMS per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari, 60 obici semoventi e attrezzature correlate per lo stesso importo, droni da ricognizione Altius e componenti per un altro tipo di UAV per un valore di 1 miliardo di dollari, nonché sistemi missilistici anticarro portatili Javelin e TOW per un valore di oltre 700 milioni di dollari, pezzi di ricambio per elicotteri per un valore di 96 milioni di dollari e kit per l’ammodernamento dei missili Harpoon per un valore di 91 milioni di dollari. Potete facilmente trovare voi stessi informazioni più dettagliate.
Da parte mia, vorrei solo sottolineare che tutto ciò mi sembra corretto, ragionevole e in linea con i timori realistici per il destino di Taiwan. Ma sorge spontanea una domanda banale: perché il noto amante degli accordi (deal) non cerca di concludere un accordo simile con l’UE? In quest’ultimo caso, infatti, l’importo potrebbe essere più alto e il desiderio dell’acquirente è stato dichiarato da tempo… Spera forse in un accordo più vantaggioso con Putin? Ma Putin vuole non solo comprare, ma anche vendere, e non ha moltissimi soldi a disposizione.
Il grande amante degli accordi da qualche parte ha sbagliato di nuovo.
Le forze navali svedesi hanno confermato la presenza di guardie armate sulle navi della «flotta ombra» russa (quella che trasporta il petrolio russo che formalmente sarebbe colpito dalle sanzioni). Secondo quanto riportato dal canale televisivo SVT, i militari riferiscono che sulle petroliere sono stati avvistati uomini armati, presumibilmente appartenenti a società di sicurezza private. Inoltre, in base a quanto detto un rappresentante della Marina svedese, la Russia ha rafforzato la propria presenza militare nel Mar Baltico. «La presenza navale russa è diventata più costante e visibile in gran parte del Mar Baltico. La flotta russa è periodicamente presente in varie zone del Mar Baltico e del Golfo di Finlandia, e sembra che operi in una certa misura a sostegno di questa ‘flotta ombra’».
Sarebbe interessante capire, prima di tutto, a cosa servono quegli uomini armati delle società di sicurezza private. A difendersi dai pirati somali o a opporsi agli arresti delle navi? Provate a indovinare l’opzione più probabile…
Ma è un po’ come ingaggiare una guardia del corpo per opporsi all’eventuale arresto: tecnicamente lo puoi fare, mentre legalmente peggiori la propria situazione nel caso dell’uso della forza. Voglio proprio vedere il primo caso della entrata in azione di quelle guardie: il precedente politico e legale sarà un interessantissimo caso di studio!
La Reuters scrive: nel corso del vertice dell’Aia, i rappresentanti di 34 Paesi europei hanno firmato un accordo per la creazione di una commissione speciale incaricata di risarcire i danni causati all’Ucraina dall’aggressione russa. Il nuovo organo avrà sede nei Paesi Bassi. L’obiettivo della commissione è stabilire l’ammontare effettivo dei danni che, in ultima analisi, dovranno essere risarciti dalla Russia.
L’impressione che fa tale notizia è un po’ strana. Da una parte, sembra che i leader europei non sanno dove e come prendere i soldi per ricostruire l’Ucraina, ma nel frattempo creano la commissione: la classica soluzione burocratica per fare finta di fare qualcosa.
Dall’altra parte, almeno ora si può sperare che elaborino dei meccanismi e piani chiari e prevedibili. Già in questa fase della guerra, lontana dalla fine e, di conseguenza, dalla fase della ricostruzione si può facilmente ipotizzare che siano necessari migliaia di miliardi di euro per ricostruire tutte le città, le industrie e le zone agricole distrutte (spesso completamente) dall’esercito russo. Non si capisce dove e in quanto tempo possano essere trovati quei soldi.
E, soprattutto, bisogna decidere se utilizzare i soldi trovabili in breve tempo per iniziare la ricostruzione o per acquistare le armi necessarie almeno per la non-sconfitta della Ucraina in guerra. Spero che la nuova commissione elabori degli argomenti seri anche in questo ambito.
I ministri degli Esteri degli Stati-membri dell’UE hanno approvato nuove sanzioni contro lo Stato russo. Sono stati colpiti 14 individui e aziende. Nella lista figura anche il Movimento internazionale russofilo, una rete di filiali nazionali (circa 77) e regionali con sede centrale a Mosca (perché appartiene al Ministero degli Esteri russo), che riunisce politici filo-Cremlino, leader di organizzazioni filorusse, propagandisti ed euroscettici. Gli autori della lista di sanzioni accusano il Movimento russofilo internazionale di «diffondere narrazioni destabilizzanti in tutto il mondo».
Io mi sarei stupito per una decisione così tardiva di includere nella lista delle sanzioni il suddetto «Movimento», ma c’è un piccolo dettaglio: fino a ieri sera e non so bene da quanti anni, non mi ricordavo proprio della sua esistenza. Presumo che sia una di quelle organizzazioni tipiche russe (e prima sovietiche) impegnate prevalentemente nella distribuzione di soldi statali – tra i propri membri e tra i personaggi esteri da comprare – e non nella propaganda vera e propria: per quest’ultima esistono i mezzi come il media «Russia Today» o i «giornalisti» stranieri sponsorizzati. Ma, guardando il sito del «Movimento» (fatto malissimo perché sembra costruiti più per i lettori di lingua russa che per tutti gli altri), ho pensato la decisione dell’UE sia comunque giusta: meno fonti del male ci sono e meglio.
Comunque, potevano accorgersene anche un po’ prima: è una organizzazione che non si nasconde.
Sono passati quasi quattro anni (mi viene da aggiungere «appena»), e l’UE ha finalmente modificato la norma che obbligava i Paesi-membri a rinnovare all’unanimità le sanzioni contro lo Stato russo ogni sei mesi. A causa di quella vecchia norma, ora modificata, i servi di Putin – Orbán e Fico – creavano continuamente problemi durante le votazioni sul congelamento dei beni statali russi. Non mi è molto chiaro cosa abbia impedito di farlo prima per togliere a quei due la grande possibilità di ricattare l’Europa e l’Ucraina, ma è meglio tardi che mai.
Orbán e Fico, ovviamente, ora protestano perché vedono svanire una comodissima fonte di reddito che ritenevano fisso, ma le persone normali possono festeggiare.
Trovo bello e utile iniziare una nuova settimana lavorativa con un motivo straordinario per i festeggiamenti, ahahaha
Ieri in Bielorussia sono stati liberati 123 prigionieri politici, tra cui i leader delle proteste del 2020 (cioè delle proteste per il non riconoscimento della vittoria della Tikhanoskaya alle elezioni presidenziali). Alexander Lukashenko ha preso questa decisione nell’ambito degli accordi con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e su sua richiesta, «in relazione alla revoca delle sanzioni illegali contro l’industria del potassio». Io, semplicemente, sono contento per questa notizia.
Anche se capisco che in Bielorussia di Lukashenko – come nella Russia di Putin – le scorte dei prigionieri politici si rinnovano molto facilmente in base alle necessità del momento. A volte sono una merce di scambio buona.
«Mediazona» continua a pubblicare, in collaborazione con il servizio russo della BBC e un team di volontari, un elenco nominativo aggiornato dei militari russi deceduti. L’elenco viene redatto sulla base di fonti pubbliche e verificabili, quali post sui social media pubblicati da parenti, notizie riportate dai media locali e dichiarazioni delle autorità regionali. Ovviamente, l’elenco non è esaustivo, poiché non tutti i decessi vengono resi pubblici.
Ma a noi interessa la statistica, la tendenza. Ci interessa ancora di più quando si tenta di parlare o di non parlare della cessazione dei combattimenti.
The Insider riferisce che nella scuola n. 115 di Donetsk sono stati inaugurati monumenti dedicati a due partecipanti alla «operazione militare speciale»: il caporale Ivan Kokovin e il soldato semplice Michael Gloss (nella foto, il suo monumento è a destra). Kokovin ha partecipato all’assalto alla città, mentre non sono state fornite precisazioni su Gloss.

La madre di Michael Gloss, Julian Gallina, ricopre la carica di vicedirettrice della CIA, mentre il padre, Larry Gloss, veterano della Marina degli Stati Uniti, è a capo della Security Information Systems, una società che sviluppa software, anche per il Pentagono. Michael Gloss è entrato nell’esercito russo nel 2023 dopo diversi mesi di viaggi. Come stabilito dai giornalisti di «Important Stories», ha lasciato gli Stati Uniti non più tardi dell’inverno del 2023, abbandonando gli studi universitari. Inizialmente ha vissuto in Italia, poi si è recato in Israele, da dove è stato espulso. Successivamente ha trascorso alcuni mesi in Turchia. Secondo i giornalisti, nel 2023 ha firmato un contratto con il Ministero della «Difesa» russo e successivamente si è ritrovato al fronte come membro delle forze aviotrasportate russe.
Immagino quanto siano «felici» ora i genitori di Michael Gloss: le «gesta» del loro figlio dalla parte del male sono ora ricordate non solo dagli archivi dei media, ma anche da una grande statua di bronzo. Un solo pensiero dovrebbe confortarli: tutti questi monumenti agli invasori, agli assassini, agli stupratori e ai saccheggiatori saranno abbattuti non appena sarà ripristinato il normale ordine delle cose. E nessuno farà un processo – purtroppo o per fortuna – ai soldati semplici uccisi, qualunque sia l’esito della guerra.
Trump ha recentemente ribadito il suo sostegno all’idea delle elezioni presidenziali in Ucraina. Rispondendo a una domanda di una giornalista di Politico, ha dichiarato:
Yeah. I think so. It’s been a long time. It’s, uh … hasn’t been doing particularly well. Yeah, I think it’s time. I think it’s an important time to hold an election. They’re using war not to hold an election, but, uh, I would think the Ukrainian people would … should have that choice. And maybe Zelenskyy would win. I don’t know who would win. But they haven’t had an election in a long time. You know, they talk about a democracy, but it gets to a point where it’s not a democracy anymore.
Tutti tranne Trump hanno già imparato in quattro anni che, secondo la legge ucraina adottata ancora prima dell’arrivo di Zelensky in politica, durante lo stato di guerra le elezioni, comprese quelle presidenziali e parlamentari, vengono sospese. Lo stato di guerra è stato dichiarato in Ucraina nel febbraio 2022 dopo l’invasione delle truppe russe e viene regolarmente prorogato. Inoltre, tutte le persone capaci di ragionare comprendono che in condizioni di guerra è impossibile tenere elezioni trasparenti nei territori occupati e garantire la partecipazione al voto a tutti gli ucraini che sono fuggiti in massa dalla guerra: il valore politico e democratico di tali elezioni sarebbe molto basso.
Non posso affermare con certezza che Trump non sappia e non capisca tutto questo. Però vedo che ha ripetuto pubblicamente, ancora una volta, uno dei principali desideri di Putin: rimuovere dalla politica ucraina Zelensky, che sarebbe secondo Putin «illegittimo». In realtà, la guerra di Putin non è stata iniziata per i territori e non per difendere qualcuno o qualcosa, ma contro l’attuale sistema politico occidentale, che gli è estraneo. E lui personalmente non sopporta Zelensky, contro il quale sta combattendo.
E Trump ha deciso ancora una volta di aiutarlo. Putin, purtroppo.



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