L’articolo segnalato di questo sabato è dedicato a un argomento non particolarmente originale, ma, purtroppo, sempre attuale e in una continua evoluzione: a quali livelli sono le perdite umane degli eserciti ucraino e russo. L’argomento secondario (o collaterale) è la numerosità dei due eserciti.
Naturalmente, si tratta di stime perché entrambi gli eserciti non diffondono — per ovvi motivi — la statistica completa. Però ci sono i giornalisti e i vari esperti militari che sanno fare delle ipotesi spiegabili. Meno male, direi.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Ieri il Politico ha riportato che l’Unione Europea intende inasprire le norme in materia di visti per i cittadini russi, sospendendo di fatto il rilascio di visti Schengen multipli nella maggior parte dei casi (ma non mi è del tutto chiaro come l’Unione Europea possa decidere una questione del genere per tutti i Paesi-membri).
L’ambasciata francese a Mosca, rispondendo a una domanda in materia del media russo RBC, ha definito «infondate» notizie come quella riportata sopra.
E la Commissione europea, commentando le possibili restrizioni, ha dichiarato di non poter vietare il rilascio dei visti ai russi, il che è logico.
Allo stesso tempo, una raccomandazione (userò questo termine generico mondano) di sospendere o limitare il rilascio di visti Schengen multipli sarebbe perfettamente in linea con la politica sanzionatoria dell’Unione Europea degli ultimi anni. Durante tutti gli anni di guerra, quasi fin dall’inizio, si è osservata la tendenza dei burocrati europei a dimostrare una tipica attività frenetica (quella che si tiene solo per dimostrare che si fa qualcosa), non basata su sforzi intellettuali o amministrativi. È necessario creare l’apparenza di una resistenza all’aggressore? Introduciamo sanzioni contro coloro che sono più facili da colpire: i comuni cittadini russi. Ma molti dei comuni cittadini russi che viaggiano in Europa non hanno mai sostenuto la guerra e Putin. Anzi, l’elezione di Putin alla presidenza e tutta la sua politica non dipendono in alcun modo dai comuni cittadini russi, ma questo è difficile da spiegare ai burocrati europei. Hanno già dimenticato che nella vita reale questo può succedere.
Boh, vedremo.
Il vicecapo del consiglio di sorveglianza di Ukrzaliznytsia (l’azienda ucraina che si occupa dei trasporti ferroviari) Sergey Leshchenko, durante le audizioni alla Verkhovna Rada ha dichiarato che negli anni di guerra le ferrovie ucraine hanno perso quasi la metà dei trasporti merci. Secondo Leshchenko, dal 2021 al 2025 il volume delle merci trasportate è diminuito del 49%, soprattutto a causa della distruzione delle infrastrutture e della perdita delle regioni industriali nella parte orientale del Paese.
È positivo che abbia specificato «soprattutto», ma sarebbe ancora meglio conoscere un dettaglio: quanto hanno perso le ferrovie ucraine a causa della cessazione dei trasporti di merci da/verso la Russia (non importa se di transito o trasportate tra l’Ucraina e la Russia). Mi è chiaro che qualsiasi riferimento alle relazioni commerciali (anche ex) con l’aggressore potrebbe essere molto impopolare in questo momento. È meglio non menzionare proprio la riduzione o la cessazione di queste relazioni come causa dei problemi dell’azienda ucraina. Ma per lo scopo di avere dati statistici interessanti, si sarebbe potuto esprimersi in un modo diplomatico: del tipo, certo, noi perdiamo qualcosa in termini economici, ma la Russia perde tanto…
Insomma, sarebbe stato interessante.
Dopo il crollo della Torre dei Conti a Roma, la rappresentante (di fatto la portavoce) del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha «ricordato» sul suo telegram che l’Italia spende miliardi di euro per sostenere l’Ucraina e i rifugiati ucraini, e ha scritto che «finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente il denaro dei contribuenti, l’Italia crollerà completamente: dall’economia alle torri». Il Ministero degli Esteri italiano ha convocato l’ambasciatore russo…
Immagino quante parole poco diplomatiche abbia già pronunciato (non so se solo mentalmente) l’ambasciatore russo, qualunque tipo di persona sia in realtà. Lui (e con lui tutta la Russia) ha dovuto scusarsi per una scema perennemente ubriaca e strafatta che, pur non essendo una diplomatica, continua a sputare le assurdità che le vengono nella sua mente malata. Lei pronuncia le parole inventate in proprio e per iniziativa propria, mentre il mondo intero (senza capire bene chi sia) percepisce le sue parole come la posizione del Ministero degli Esteri russo, dello Stato e persino del Paese. Il Ministero degli Esteri e lo Stato in Russia attualmente fanno parecchio schifo, ma mi dispiace per il Paese (io, per esempio, non voglio essere rappresentato nemmeno da questa creatura, come da tutta la gerarchia dei suoi capi).
E sì: a spendere inutilmente miliardi di rubli per uccidere gli ucraini, distruggere l’Ucraina e, come conseguenza della guerra, distruggere «l’economia e le torri» della Russia è prima di tutto una persona concreta. Ma questo lo sapete anche senza di me.
Ieri Trump, rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale, ha dichiarato che «in realtà» non sta prendendo in considerazione la possibilità di fornire missili Tomahawk alla Ucraina.
Allo stesso tempo, le fonti di Bloomberg hanno affermato che il Regno Unito ha recentemente fornito all’Ucraina un ulteriore lotto (la quantità precisa non è stata specificata) di missili da crociera Storm Shadow, per consentire a Kiev di continuare la campagna di attacchi missilistici a lungo raggio sul territorio russo.
È vero che è inutile prestare anche una minima attenzione alle parole di Trump… Ma in generale si può dire che il compito di rendere di nuovo grande l’America spetterà a chi verrà dopo Trump: non solo correggendo tutto ciò che ha già fatto alla economia americana (un argomento a parte), ma anche distruggendo l’immagine consolidata di uno Stato che abbandona chi ha bisogno di aiuto nei momenti difficili. Ma Trump e i suoi fan non lo capiranno mai, non noteranno nemmeno il problema.
E l’Ucraina per ora resiste grazie all’aiuto di quegli Stati i cui governi preferiscono che la guerra continui come va adesso, soprattutto senza uscire dai confini ucraini e senza obbligare nessuno a prendere decisioni realmente serie. A questi Stati verrà chiesto conto separatamente.
Mi è capitato di leggere una notizia breve e non ancora molto chiara secondo la quale sarebbe in costruzione una residenza per Alexander Lukashenko a Krasnaya Polyana, vicino a Sochi: accanto alla residenza di Putin.
Io non sono cittadino bielorusso, dunque le cose mi hanno colpito di questa notizia sono le seguenti due:
1) a giudicare dalle foto / render degli interni, Lukashenko ha un gusto estetico occidentale piuttosto moderno. A differenza di Putin, tutte le residenze conosciute del quale sono arredate in uno stile trash zingaro e pseudo-napoleonico.
2) perché Lukashenko ha improvvisamente avuto bisogno della sua prima residenza all’estero? E non solo all’estero, ma al di fuori dello Stato che, in base alle mie osservazioni, considera una grande fattoria di sua proprietà? Ha deciso di prepararsi al «triste» fatto di dover lasciare prima o poi il potere (miracolo: ha capito che non potrà mantenerlo per sempre) e ha scelto per la propria vecchiaia una isola di stabilità politica come la Russia putiniana? (come se Putin fosse fisicamente eterno) Certo, è evidente che non ha molte alternative – inoltre, per raggiungere la Russia non dovrà andare lontano e non dovrà nemmeno fare grandi sforzi per adattarsi – ma avrebbe potuto trasferirsi in qualche Stato dell’America Latina: lì fa caldo ed è più facile nascondersi.
Insomma, cose strane…
A giudicare dai dati di Flightradar24, dal 24 ottobre la Russia ha ripreso i voli regolari di aerei militari verso la base aerea di Khmeimim in Siria dopo una pausa di quasi sei mesi: il cargo An-124-100 «Ruslan» è arrivato all’aeroporto di Latakia almeno tre volte, mentre il 26 ottobre l’aereo da trasporto Il-62M è decollato dalla Libia alla volta di Latakia e poi della regione di Mosca.
La prima domanda che viene in mente è: perché gli aerei militari russi volano lì, per di più cargo? Non abbiamo ancora alcuna informazione in merito, nemmeno la più piccola, ma c’è un indizio: la rotta dell’aereo Il-62M. Questo indizio suggerisce che entrambi gli aerei stavano trasportando qualcosa dalla Siria, e non verso di essa. Potevano avere trasportato qualcosa che era rimasto nella base militare russa, ma che non poteva essere utilizzato dalle nuove autorità siriane a causa della mancanza dei mezzi tecnici necessari.
L’esercito russo, invece, ha sia i mezzi che i luoghi per utilizzare tale materiale (sapete benissimo quali). Indipendentemente dalla quantità di materiale trasportato, la notizia non è positiva.
Ma queste sono solo le mie conclusioni logiche basate sulle poche informazioni disponibili.
Molto probabilmente lo avete letto anche voi: l’Associated Press ha scritto che tra il 2024 e il 2025 un funzionario del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti ha cercato di reclutare il pilota capo del presidente venezuelano Nicolas Maduro affinché portasse quest’ultimo in un luogo dove gli USA avrebbero potuto arrestarlo. Il tentativo, però, era andato male nonostante un lungo e faticoso lavoro. Capita: solo una piccola parte delle buone idee arriva alla realizzazione sperata.
Ma perché non hanno (non hanno?) provato a farlo anche con qualche altro presidente? Probabilmente, perché ci sono più ostacoli rispetto al «caso Maduro». Prima di tutto, il personaggio che intendo io viaggia pochissimo. In secondo luogo, i suoi piloti sono sicuramente controllati dagli agenti (e potrebbero essere degli agenti loro stessi) di una nota organizzazione; gli agenti-controllori sono poi controllati da altri agenti e ognuno non si fida degli altri, riferendo tutto ai capi. In terzo luogo, negli ultimi mesi ho letto alcune indagini in base alle quali quel personaggio tende, addirittura, di fare diversi suoi viaggi di livello nazionale sui treni speciali (un po’ come il suo collega nordcoreano, anche egli ragionevolmente preoccupato per la propria sicurezza).
Ma, soprattutto, il mancato coinvolgimento del pilota di Maduro lo ha reso ancora più attento e sospettoso.
Gli americani sicuramente sanno queste (e molte altre) cose da tempo e meglio di noi. Ma la speranza che un giorno ci riprovino resta con me, ahahaha
La CNN riferisce: Trump, parlando con i giornalisti a bordo del suo aereo durante il volo verso l’Asia, ha dichiarato che Putin dovrebbe concentrarsi sulla fine della guerra con l’Ucraina invece di testare missili (si è riferito ai test del «Burevestnik»).
Lui [Putin] avrebbe dovuto porre fine alla guerra. Una guerra che avrebbe dovuto durare una settimana è ormai giunta al quarto anno. È questo che dovrebbe fare, invece di testare missili.
Da questa brevissima notizia possiamo apprendere ben due concetti grandi:
1) Trump continua a non capire che Putin non vuole la fine della guerra (in realtà, questa incomprensione è evidente già da tempo);
2) nella testa di Trump – nonostante tutte le sue dichiarazioni degli ultimi giorni – si sono radicate alcune favole raccontate da Putin (il quale, evidentemente, è ancora convinto che avrebbe potuto battere l’Ucraina in pochi giorni).
I test russi del «Burevestnik» sono stati pubblicizzati proprio perché Putin vuole dimostrare (anche a se stesso) che nessuno ha i mezzi per costringerlo a smettere di fare quello che sta facendo: non solo in Ucraina, ma in generale.
Senza la comprensione del nemico sicuramente non si riuscirà a batterlo. Trump che non comprende (e non esclude nemmeno la propria candidatura al terzo mandato) è solo uno dei tanti. Quindi la speranza nelle cause naturali della fine è sempre più sola.
L’agenzia Reuters, citando un alto funzionario della Casa Bianca, scrive che l’incontro tra Trump e Putin a Budapest non è previsto «nel prossimo futuro». Trump sembra ritenere che entrambe le parti in guerra «non siano ancora pronte per i negoziati». In effetti, non si vede alcuna disponibilità: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che gli appelli a un cessate il fuoco immediato in Ucraina sono in contrasto con gli accordi raggiunti in Alaska, come se in Alaska fosse stato raggiunto un accordo con l’Ucraina, la quale non era nemmeno rappresentata.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha ammesso che se Putin volasse a Budapest attraverso la Polonia per incontrare Trump, il suo aereo potrebbe essere costretto ad atterrare e lui stesso (Putin) potrebbe essere arrestato su ordine della Corte penale internazionale: «Non possiamo garantire che il giudice indipendente non obbligherà il Governo a fermare tale aereo per consegnare l’indagato al tribunale dell’Aia». Ma Putin non sembra ancora scemo fino a quel punto: sicuramente non volerà sopra la Polonia, così come non volerà sopra altri Paesi dell’Europa orientale. Stranamente, non sorvolerà nemmeno la «fraterna Ucraina». Per esempio, Airlive ha mostrato quale potrebbe essere la rotta di volo di Putin per incontrare Trump in Ungheria:

In realtà, che Putin incontri Trump o meno, non fa alcuna differenza. Lo potete immaginar facilmente anche voi. Così come capite che Trump è in grado di cambiare idea sulla opportunità dell’incontro in qualsiasi momento e decidere di incontrare Putin anche il giorno dopo. E affinché qualcosa di positivo inizi ad accadere, deve succedere qualcosa di negativo all’aereo di almeno uno dei due. Nel caso ideale, all’aereo di una persona in particolare.



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