La Russia potrebbe prepararsi a testare il missile da crociera intercontinentale a propulsione nucleare chiamato «Burevestnik». E, in ogni caso, chissà quante volte lo ha già testato: pare più di una, ma ora non importa. Ora è importante capire almeno due principi di base.
Prima di tutto bisogna capire che finché qualcuno (spoiler: si chiama Putin) non dice «ce l’abbiamo», il missile non funziona proprio. E quando dirà «ce l’abbiamo», non significherà che il missile funziona come si deve. Potrebbe significare che «vola» a una distanza più o meno lunga nella direzione più o meno simile a quella prevista: purtroppo al giorno d’oggi il livello di molti rami della ingegneria russa è quello (e viene aggravato dalla corruzione che fa sparire i fondi per lo sviluppo e la costruzione degli esemplari da testare).
In secondo luogo, anche se i lavori sul missile dovessero arrivare alla loro logica conclusione, non è assolutamente detto che il missile venga utilizzato. Purtroppo, in Occidente non tutti hanno ancora capito che la tattica dei vertici attuali della Russia (di Putin prima di tutto) è quella di minacciare a parole gli europei e gli americani. Quando vedono che la controparte ha paura (della bomba atomica, del nuovo missile, di qualsiasi altra cosa), si sentono liberi di fare qualsiasi cosa: fare la guerra in Cecenia, fare la guerra con la Georgia, annettere la Crimea, fare la guerra in Donbass, abbattere un aereo civile, fare la guerra in Ucraina, etc. Ma quando – purtroppo raramente – la controparte mostra la forza, si impauriscono loro. Io continuo a sperare che in Europa e negli USA finalmente lo capiscano e inizino ad agire di conseguenza.
Ecco, iniziate a digerire i due principi di cui sopra. E poi speriamo.
I test del “Burevestnik”
(4 ottobre 2023)
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