L’Interpol è salvo

(21 novembre 2018)

Avrete già letto che il sudcoreano Kim Jong Yang è stato eletto Presidente dell’Interpol.
Non posso garantire che nel futuro più o meno lontano la mia posizione non cambi (siamo tutti peccatori), ma attualmente l’Interpol mi interessa relativamente poco. O, almeno, non più di moltissime altre organizzazioni internazionali.
Allo stesso tempo, però, non posso negare il fatto che l’Interpol abbia una certa importanza nel mondo contemporaneo. Proprio per questo dichiaro di essere infinitamente felice per la sconfitta di uno dei concorrenti principali del nuovo presidente: il russo Aleksandr Prokopchuk.
Sarei stato contento di vedere un russo riconosciuto per le sue capacità professionali con la elezione a capo di una qualsiasi organizzazione di qualità. La sua cittadinanza non avrebbe dovuto far preoccupare pure gli occidentali: fino a poco fa a capo dello stesso Interpol vi è stato un cinese (Meng Hongwei), cioè il rappresentante di un altro Stato non particolarmente attento al rispetto dei diritti comunemente riconosciuti in Occidente.
Allo stesso tempo sarei contento di vedere l’Interpol riconoscere le qualità professionali di Aleksandr Prokopchuk con l’inserimento dei suoi dati sulla lista globale dei ricercati. Lo vorrei perché Prokopchuk è un tipoco professionista delle forze dell’ordine russe contemporanee: utilizza la propria posizione nella gerarchia dell’Interpol per attribuire lo status del ricercato agli oppositori, giornalisti e imprenditori russi sgraditi a un funzionario del Cremlino ben noto anche ai miei lettori.

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