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Solo due piccole constatazioni

La CNN riferisce: Trump, parlando con i giornalisti a bordo del suo aereo durante il volo verso l’Asia, ha dichiarato che Putin dovrebbe concentrarsi sulla fine della guerra con l’Ucraina invece di testare missili (si è riferito ai test del «Burevestnik»).

Lui [Putin] avrebbe dovuto porre fine alla guerra. Una guerra che avrebbe dovuto durare una settimana è ormai giunta al quarto anno. È questo che dovrebbe fare, invece di testare missili.

Da questa brevissima notizia possiamo apprendere ben due concetti grandi:
1) Trump continua a non capire che Putin non vuole la fine della guerra (in realtà, questa incomprensione è evidente già da tempo);
2) nella testa di Trump – nonostante tutte le sue dichiarazioni degli ultimi giorni – si sono radicate alcune favole raccontate da Putin (il quale, evidentemente, è ancora convinto che avrebbe potuto battere l’Ucraina in pochi giorni).
I test russi del «Burevestnik» sono stati pubblicizzati proprio perché Putin vuole dimostrare (anche a se stesso) che nessuno ha i mezzi per costringerlo a smettere di fare quello che sta facendo: non solo in Ucraina, ma in generale.
Senza la comprensione del nemico sicuramente non si riuscirà a batterlo. Trump che non comprende (e non esclude nemmeno la propria candidatura al terzo mandato) è solo uno dei tanti. Quindi la speranza nelle cause naturali della fine è sempre più sola.


Prima o poi si incontreranno

L’agenzia Reuters, citando un alto funzionario della Casa Bianca, scrive che l’incontro tra Trump e Putin a Budapest non è previsto «nel prossimo futuro». Trump sembra ritenere che entrambe le parti in guerra «non siano ancora pronte per i negoziati». In effetti, non si vede alcuna disponibilità: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che gli appelli a un cessate il fuoco immediato in Ucraina sono in contrasto con gli accordi raggiunti in Alaska, come se in Alaska fosse stato raggiunto un accordo con l’Ucraina, la quale non era nemmeno rappresentata.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha ammesso che se Putin volasse a Budapest attraverso la Polonia per incontrare Trump, il suo aereo potrebbe essere costretto ad atterrare e lui stesso (Putin) potrebbe essere arrestato su ordine della Corte penale internazionale: «Non possiamo garantire che il giudice indipendente non obbligherà il Governo a fermare tale aereo per consegnare l’indagato al tribunale dell’Aia». Ma Putin non sembra ancora scemo fino a quel punto: sicuramente non volerà sopra la Polonia, così come non volerà sopra altri Paesi dell’Europa orientale. Stranamente, non sorvolerà nemmeno la «fraterna Ucraina». Per esempio, Airlive ha mostrato quale potrebbe essere la rotta di volo di Putin per incontrare Trump in Ungheria:

In realtà, che Putin incontri Trump o meno, non fa alcuna differenza. Lo potete immaginar facilmente anche voi. Così come capite che Trump è in grado di cambiare idea sulla opportunità dell’incontro in qualsiasi momento e decidere di incontrare Putin anche il giorno dopo. E affinché qualcosa di positivo inizi ad accadere, deve succedere qualcosa di negativo all’aereo di almeno uno dei due. Nel caso ideale, all’aereo di una persona in particolare.


Può distruggere

The Financial Times scrive che venerdì, durante l’incontro a porte chiuse alla Casa Bianca, Trump ha «rimproverato» Zelensky con urla e parolacce: lo ha avvertito che Putin, se lo volesse, potrebbe «distruggere» l’Ucraina e ha insistito che Zelensky cedesse il Donbass alla Russia. Secondo un funzionario europeo a conoscenza dei dettagli dell’incontro, la retorica di Trump ha in gran parte ripreso le tesi ben note di Putin.
Già da questa breve sintesi della notizia possiamo capire definitivamente che Trump non sa assolutamente nulla della guerra in Ucraina alla quale vuole tanto porre fine (ovviamente entro 24 ore, le quali inizieranno dopo le ennesime due settimane). Perché se sapesse qualcosa di questa guerra, si renderebbe conto dell’assurdità dell’affermazione secondo cui «Putin, se lo volesse, distruggerebbe l’Ucraina». Putin vuole distruggere l’Ucraina (e non solo essa), ma il suo esercito impiega mesi (e talvolta anni) di tempo, oltre a enormi risorse umane e materiali, per conquistare un singolo villaggio ucraino o una singola piccola città.
Trump potrebbe distruggere l’esercito di Putin semplicemente fornendo armi alle forze armate ucraine e dando un magico calcio motivazionale alla NATO, ma per qualche strano motivo non vuole farlo. Invece di diventare il vincitore dell’attuale male mondiale, preferisce essere un consumatore costante di tutta quella merda che Putin gli rifila nelle conversazioni telefoniche e personali. Ormai alla età avanzata che ha, ha fatto una scelta di vita assurda.


I Tomahawk nella loro direzione

Da quanto ho capito, ieri Trump ha effettivamente dichiarato che potrebbe ricorrere non alla fornitura, ma semplicemente alla minaccia di fornire missili a lungo raggio Tomahawk alla Ucraina, per esercitare pressione su Putin e porre fine alla guerra. Ed è proprio il contenuto di questa minaccia il primo motivo per cui va presa un po’ più sul serio rispetto alle solite dichiarazioni di Trump. Sembra che non stia promettendo i missili stessi, quindi non ha senso discutere se li darà o meno alla Ucraina.
Il secondo motivo per non ridere «automaticamente» della nuova dichiarazione di Trump è quello psicologico. Sembra che ieri, per la prima volta nel corso del suo secondo mandato presidenziale, abbia visto di poter contribuire realmente alla risoluzione di una questione. E ora crederà ancora di più nelle proprie forze, affronterà con una nuova carica nuovi compiti, deciderà di fare pressione su qualcun altro in particolare. Come se qualcuno di noi non fosse mai stato motivato dai propri successi…
Insomma, c’è comunque una speranza, anche se molto debole.


La motivazione della non-premiazione

Il Presidente del Comitato per il Nobel per la pace risponde alla domanda (un po’ troppo lunga) sul perché il premio non è stato assegnato a Donald Trump:

Poteva limitarsi a dire, molto diplomaticamente, che per regolamento vengono esaminati solo i nomi presentati entro il 31 gennaio dell’anno in corso (quando Trump non era ancora Presidente e non aveva fermato quindici guerre tra la Nigeria e le Filippine), ma ha preferito dire, ancora più diplomaticamente, che Trump non ha coraggio e integrità.
Non posso criticare questo personaggio…
P.S.: però mi ricordo una eccezione alla regola del 31 gennaio: si chiamava Barak Obama, al quale il Nobel era stato regalato in anticipo.
P.P.S.: per me il Nobel per la pace rimane un premio di merda.


Sembra un buon fallimento

Trump ha dichiarato che la proposta di Putin di continuare ad attenersi alle restrizioni previste dal trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (START III), che scadrà il 5 febbraio 2026, «sembra una buona idea».
Sicuramente vi ricordate che lo START III è un accordo tra Russia e Stati Uniti sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive, firmato dai presidenti Dmitry Medvedev e Barack Obama nel 2010. L’accordo limita il numero di testate nucleari di ciascuna parte a 1550 e il numero di missili balistici intercontinentali, missili balistici su sottomarini e bombardieri pesanti a 700. Nel 2021 Putin e Biden avevano concordato di prorogare l’accordo per altri cinque anni.
Sicuramente potete immaginare anche quale schema sembra «una buona idea» a Putin: non prorogare l’accordo; proporre a Trump di rispettare l’accordo non prorogato; fare di nascosto quello che si vuole; ridere di Trump che sta rispettando da solo l’accordo non prorogato. Non sono sicuro al 100% che andrà così, ma sarebbe il comportamento tipico di Putin.
Mentre la dichiarazione «sembra una buona idea» di Trump è l’ennesima manifestazione del vecchissimo problema dell’Occidente nei rapporti con Putin: credere a quello che dice. Forse Trump è uno degli ultimi a non averlo ancora capito.


Ma alla fine si sono salvati

Avevo letto che si era sentito scampato a un grave pericolo, e sonj andato a cercare le video-prove. Effettivamente, lui e la moglie hanno rischiato tantissimo:

Sarà la colpa di Biden o delle tariffe troppo base? Tra due settimane lo scopriremo.


Certo che difenderà

È un po’ strano prestare anche una minima attenzione a quello che dice Trump (a differenza delle stronzate che fa creando dei problemi un po’ a tutti), ma volte è utile dare qualche avvertimento alle persone più ingenue.
Per esempio: ieri, alla domanda di un giornalista «Aiuterà la Polonia e gli Stati baltici a difendersi dalla Russia se quest’ultima continuerà a intensificare le sue azioni?» Trump ha risposto «Yeah, I would».


Già così non sembra una risposta affermativa categorica, ma non sappiamo anche come sta «aiutando» l’Ucraina aggredita da oltre tre anni e mezzo. Difenderà la Polonia e gli Stati baltici facendo un incontro con Putin e concedendo sempre a Putin una sequenza infinita di due settimane.
Così tutti si salveranno in 24 ore. Sicuro.


I paragoni in generale giusti

Direi che in parte è vero, ma solo in parte:

È vero in parte perché Trump sta imparando bene, ma spesso agisce troppo in fretta. Il «segreto del successo» di Putin sta nel fatto chiudeva o vietava qualcosa molto spesso, ma a piccolissime dosi: così la maggioranza della gente spensierata non si accorgeva oppure non protestava «per così poco».


Non è il momento

Ieri Trump ha dichiarato che ora «non è il momento» di rivolgersi a Putin con un appello per un cessate il fuoco.
Le persone maligne, ovviamente, noteranno subito che Trump non è più «molto arrabbiato» nei confronti di Putin, ma, semplicemente, ha deciso per la prima volta nella vita di aspettare due settimane: e se improvvisamente il fuoco cessasse da solo?
In realtà, questa è stata una delle due volte al giorno in cui Trump ha segnato l’ora esatta: da più di tre anni è inutile chiedere a Putin di cessare il fuoco, perché il risultato di una simile richiesta è scontato. Non resta che trarre le giuste conclusioni.
Ma Trump non è in grado di trarre conclusioni, sappiamo bene da tempo anche questo.