Il video domenicale di oggi potrebbe essere classificato come una «canzone domenicale»: troppo leggero per la rubrica musicale e troppo musicale per i video domenicale. È la nuova canzone popolare canadese «No, Donald Trump!»:
È la forma meno grave dei divertimenti un po’ primitivi.
L’archivio del tag «trump»
Sembra che Trump stia iniziando – anche se lentamente – a capire qualcosa: non ha escluso che la Russia stia intenzionalmente ritardando la firma dell’accordo sulla tregua in Ucraina. Martedì ha dichiarato:
«I don’t know. I mean, I’ll let you know at a certain point. But I think that Russia wants to see an end to it, but it could be they’re dragging their feet,» Trump told Newsmax host Greg Kelly. «I’ve done it over the years, you know; I don’t want to sign a contract, I want to sort of stay in the game, but maybe I don’t want to do it, quite … I’m not sure. But no, I think Russia would like to see it end, and I think [Ukrainian President Volodymyr] Zelenskyy would like to see it end at this point.»
E ci sono ancora tante altre scoperte e delusioni sorprendenti che lo attendono! Infatti, lo Stato russo invia (almeno per ora) ai negoziati dei personaggi di dubbia qualità (senza alcun peso istituzionale o diplomatico, senza competenze diplomatiche e con un mandato sconosciuto) che hanno un solo obiettivo da perseguire: quello di non concordare nulla di concreto e di garantire la possibilità di più o meno la stessa guerra che si combatte attualmente.
Ma io sono soddisfatto prevalentemente per il fatto stesso che Trump abbia fatto la suddetta scoperta: significa che il tipo non è ancora completamente perso per la società e per il mondo, ha ancora qualche residuo di ragione. Ora dobbiamo sperare che la sua reazione accumulata alle future rivelazioni, se non violenta, vada almeno in qualche direzione utile. La speranza è molto piccola, ma c’è.
Ho capito solo che il Canada deve diventare 51-simo Stato degli USA perché è il peggior Stato al mondo:
Probabilmente ho capito troppo perché in realtà non c’era alcunché da capire.
Ieri Trump e Putin si sono parlati al telefono per due ore e mezzo. Ufficialmente, hanno concordato i seguenti punti:
1) una tregua di 30 giorni nel colpire il sistema energetico della Ucraina e della Russia (Putin avrebbe già ordinato all’esercito russo di farlo):
2) saranno avviati negoziati per garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Nero;
3) la Russia e l’Ucraina si scambieranno prigionieri nel formato 175 per 175 il 19 marzo;
4) la Russia consegnerà 23 militari ucraini gravemente feriti come «gesto di buona volontà»;
5) sono stati istituiti gruppi di esperti russi e statunitensi per continuare a lavorare sulla risoluzione del conflitto;
6) i presidenti hanno discusso della cooperazione in Medio Oriente: entrambi condividono l’opinione che l’Iran non debba essere in grado di distruggere Israele;
7) i presidenti hanno concordato gli sforzi congiunti sulla non proliferazione nucleare e sulle questioni relative alla sicurezza globale;
8) Putin ha proposto e Trump ha appoggiato l’idea di organizzare partite di hockey tra giocatori della NHL e della KHL
Cosa si può dire in merito? Per esempio:
1. l’annunciato cessate il fuoco di 30 giorni si è trasformato in una tregua solo nel settore energetico (è già meglio di niente, ma è pochissimo),
2. la sicurezza della navigazione per chi?
3. lo scambio di prigionieri è sempre una buona cosa;
4. anche la consegna degli ucraini gravemente feriti è positivo.
5. si creano gruppi: il solito bla, bla, bla burocratico;
6. la cooperazione sul Medio Oriente: significa che non ci sarà la cooperazione;
7. la non proliferazione nucleare: assolutamente ridicolo perché Putin ha già portato le armi nucleari in Bielorussia.
Inoltre, Putin avrebbe chiesto di non fornire più gli aiuti militari alla Ucraina nel corso dei suddetti 30 giorni. Ma se realmente «vuole la pace», perché dovrebbe esserne interessato: se non aggredisce, quelle armi non verranno mai utilizzate contro il suo esercito.
Boh, vedremo.
Dmitry Peskov (il portavoce di Putin), rispondendo alla domanda di un giornalista sulla data di un possibile incontro tra Putin e Trump, ha dichiarato:
Per ora è impossibile parlare dei tempi, perché non ci sono indizi. Se i presidenti prenderanno una decisione, l’incontro sarà ovviamente preparato nei tempi che gli stessi Capi di Stato stabiliranno.
Ma noi, i semplici osservatori, almeno un indizio ce l’abbiamo. Possiamo presumere che Putin non si trovi totalmente fuori dal contesto reale e che sappia che la guerra gli costa tanto, gli sta portando via le ultime riserve economiche e che sicuramente non può essere continuata all’infinito (anche se può continuare molto più a lungo di quanto speriamo noi). Allo stesso tempo, capisce che l’imprenditore Trump è abituato alle trattative e non alle guerre. Di conseguenza, Putin partecipa al gioco, fa finta di trattare e avanzare delle proprie condizioni, ma presto smetterà di farlo. Perché, alla fine, la tregua è anche un suo obiettivo, anche se per motivi diversi da quelli di Trump.
Quindi dell’incontro si inizierà a parlare presto.
Mi ero quasi convinto, nel corso del primo mese della seconda presidenza di Donald Trump, che quest’ultimo volesse realmente fare l’amicizia politica con Putin: «comprarlo» in qualche modo per tentare di farlo stare tranquillo e dichiararsi un grande risolutore dei problemi internazionali e difensore degli interessi americani.
Ma le particolarità mentali di Trump evolvono molto velocemente e iniziano a produrre gli effetti pericolosi pure per lui (e non solo per il mondo che lo circonda).
L’altro ieri, per esempio, l’amministrazione Trump ha proposto una «tregua di 30 giorni» sul fronte ucraino (inizialmente era una proposta di Zelensky, ma Trump non si preoccupa di questi dettagli), ma ha dimenticato di avvisarne / parlarne a Putin. Solo Rubio ha pubblicamente detto «ora vediamo chi realmente non vuole finire la guerra». Lo Stato russo in generale e i suoi diplomatici e militari in particolare non hanno ancora dimostrato in alcun modo di essere interessati o informati della proposta: ieri la guerra ha continuato come al solito, mentre la proposta della tregua, secondo alcune dichiarazioni, «verrà sottoposta allo studio». A questo punto sembra che l’ego di Trump rischi ora di essere ferito in un modo fatale e, come se non bastasse, per lui non è più possibile dare la colpa di tutto allo «stupido» Biden o «aggressivo» Zelensky.
Molti di noi si chiedevano chi avrebbe scatenato una guerra nucleare allo scadere del primo quarto del XXI secolo. Ora possiamo tutti presumere che, molto probabilmente, sarà quel pacificatore di 80 anni che ha appena scoperto che non frega niente a nessuno dei suoi piani narcisistici, che nessuno, in fondo, lo rispetta minimamente. O forse sarà il primo Presidente degli Stati Uniti a mandare tutto in quel paese e a spararsi?
Un po’ mi dispiace che pure Keith Kellogg – la persona apparentemente più seria di tutta la squadra alla quale ora appartiene – è costretto a fare le battute in stile Trump:
Ma capisco che senza l’uso del genere in pubblico della propria lingua con Trump non si lavora.
Ehm, ma è proprio necessario lavorare con Trump?
P.S.: e io prometto di lanciare un social network nuovo in 24 ore.
Uno degli articoli per me più sorprendenti degli ultimi giorni – sorprendenti perché si basa su un paragone al quale non ho mai pensato in precedenza – è quello sulla somiglianza tra Donald Trump di oggi con Vladimir Putin del suo periodo presidenziale ormai da considerare iniziale. Lo spiega Peter Baker, il corrispondente del New York Times dalla Casa Bianca, che ha lavorato a Mosca nei primi anni 2000. Tra le altre cose, parla anche del rapporto dei due Presidenti con la stampa, ma il suo commento è interessante da vari punti di vista.
È una intervista che, ovviamente, potrebbe aiutare a capire qualcosa anche degli avvenimenti dei giorni nostri.
Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato sui propri account sui social che il suo Paese è pronto a firmare un accordo sui minerali con gli USA «in qualsiasi momento e in qualsiasi formato conveniente»:
Consideriamo questo accordo come un passo verso il rafforzamento della sicurezza e di garanzie di sicurezza affidabili, e spero sinceramente che funzionerà in modo efficace.
Secondo Zelensky, il suo incontro di venerdì con Donald Trump a Washington «non è andato come previsto» e ha aggiunto che vorrebbe che «le future cooperazione e comunicazione fossero costruttive».
Tutte le parole appena citate potrebbero sembrare strane e quasi fuori luogo. In parte perché nel corso dell’incontro di venerdì sembrava che Zelensky si stesse trattenendo a fatica per non dare un pugno in faccia a Trump (anche se entrambi avrebbero potuto fare qualche sforzo per far andare quella conversazione in un modo migliore). E in parte perché sembra troppo evidente l’intenzione di Trump di non iniziare i tentativi veri di far avvicinare la fine della guerra (non sa come farlo, quindi scarica tutta la colpa su Zelensky).
Mentre in realtà Zelensky si sta riprendendo e sta tornando a comprendere che senza l’aiuto americano la posizione bellica ucraina difficilmente potrà cambiare in meglio. Gli USA hanno gli armamenti adatti, i soldi e la capacità politico-burocratica di aiutare: a differenza dell’Europa, dove in misura varia mancano tutti questi elementi. Quindi Trump può essere infinitamente antipatico a livello politico e personale, ma senza di lui non si va avanti. Purtroppo, bisogna convivere con questa triste realtà per almeno quattro anni (meno un mese).
La seconda cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale è: nemmeno la persona più ignorante nelle questioni della diplomazia avrebbe erroneamente fatto una merdata del genere davanti ai giornalisti. Di conseguenza, è logico presumere che si siano messi d’accordo in anticipo di «umiliare» Zelensky davanti alle telecamere. Ovviamente, Zelensky non poteva accettare un accordo del genere, dunque si sono messi d’accordo quelli della parte americana. Male, ora (ora?) sappiamo che per almeno quattro anni lo Stato più potente del mondo sarà guidato dalla gente così.
Ah, no: la prima cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale non è pubblicabile.
A questo punto si potrebbe aggiungere, in sintesi, che gli USA si sono volontariamente ritirati dalla loro posizione di dominio mondiale. Si dovrà risolvere i problemi senza di loro (quindi no, gli ultra-sinistrosi non devono festeggiare), ma questo è un grosso argomento a parte.