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La musica del sabato

Reinhold Glière è logicamente considerato un compositore russo, seppure sia nato a Kiev (all’epoca una città dell’Impero Russo) da genitori tedeschi e abbia acquisito la cittadinanza russa solo all’età di ventidue anni. Effettivamente, ha passato la maggior parte della propria vita fisica e professionale tra l’Ucraina zarista/sovietica e la Russia.
Molto meno logico è associare il nome di Reinhold Glière solo con il titolo del «padre del balletto sovietico» o con i numerosi incarichi accademici e/o amministrativi che ha ricoperto durante la sua lunga vita professionale. Nonostante l’indiscutibile dato storico del suo grande riconoscimento ufficioso e istituzionale durante il periodo stalinista (i riconoscimenti del genere hanno un loro costo per la persona), non possiamo non riconoscere che sia stato anche un compositore di alta qualità. Gli artisti hanno la fortuna di rimanere nella storia – soprattutto nel lungo periodo – con ciò che vale realmente nella lunghissima storia dell’umanità: con le loro opere. Lo si può dire anche di Reinhold Glière.
Quindi per il post musicale odierno ho scelto il suo Concerto per arpa e orchestra (composto nel 1938) suonato dalla orchestra sinfonica moscovita «Filarmonica russa»:


La musica del sabato

Il gruppo britannico UFO, nato nel 1969 e cambiato più volte nella sua composizione (l’unico membro costante è il cantante Phil Mogg), durante i decenni della sua attività ha influenzato diversi gruppi del hard rock e del metal. Io, però, l’ho scoperto relativamente tardi (alla fine degli anni ’90), anni dopo alcuni altri gruppi alla qualità dei quali mi ero già abituato. Di conseguenza, ho sempre classificato gli UFO come un gruppo di rango inferiore rispetto, per esempio, ai Scorpions: questi ultimi, secondo me, hanno raggiunto dei risultati decisamente più interessanti nel hard rock. Non so se sia anche il merito di Michael Schenker – fratello più piccolo di Rudolf – che ha suonato prima con gli UFO e poi con i Scorpions.
Ma è comunque importante conoscere le origini della musica amata e ascoltata anche nelle epoche passate della vita (da circa dieci anni i miei interessi sono limitati a alcuni altri generi). Quindi per il post musicale di oggi ho scelto le seguenti due canzoni degli UFO:
La prima è «Doctor Doctor» (dall’album «Phenomenon» del 1974):

E la seconda è «Let It Roll» (dall’album «Force it» del 1975):


La musica del sabato

Non abbiamo tantissime informazioni biografiche sul compositore franco-fiammingo Josquin Desprez e pure la sua paternità di molte opere precedentemente attribuitegli viene – da circa quarant’anni – messa in discussione. Ma, in ogni caso, possiamo constatare che fu stato uno dei più grandi compositori della sua epoca, quindi del periodo corrispondente all’ultimo quarto del XV secolo e i primi decenni del XVI secolo.
Dal punto di vista stilistico – ma anche quello tecnico – la musica di Josquin Desprez rispecchia tutta la varietà dell’epoca storica indicata. Scegliendo le sue composizioni per il post di oggi mi sono però concentrato sulla musica mondana.
Quindi la prima composizione di oggi è la frottola «Scaramella va alla guerra» (la canzone è di Loyset Compère):

Mentre la seconda composizione è la frottola «El grillo» (oggi alcuni la ritengono, inspiegabilmente, la più famosa):

Anche la musica un po’ antica può essere leggerissima da ascoltare 🙂


La musica del sabato

La Neopoleon Studio è una azienda russa che produce i film, le serie televisive, la pubblicità e la musica. Per alcuni anni, fino al 2016, i cinque personaggi-chiave dello studio hanno lavorato anche in qualità di un gruppo musicale, registrando la musica per i film prodotti. Ed è proprio grazie a uno di quei film che ho finalmente scoperto, qualche settimana fa, le loro canzoni (il brano principale mi era sembrato meritevole di attenzione).
Quindi oggi potrei provare a selezionare due canzoni ascoltabili per il tradizionale post musicale del sabato.
La prima sarà «Not a loser»:

E la seconda sarà la versione live di «My lord»:

Molto probabilmente si tratta di una novità anche per voi.


La musica del sabato

Il compositore Vincenzo Bellini è noto a livello mondiale prevalentemente (o quasi esclusivamente?) come autore delle opere liriche. Tale notorietà è assolutamente meritata ma, allo stesso tempo, è un po’ riduttiva. Quindi oggi tento di proporre qualcosa di un genere diverso: la sua Sinfonia in re minore.
La parte I: Andante maestoso

La parte II: Allegro con spirito

Non so bene il perché, ma questa sinfonia mi da una certa sensazione di giovinezza.


La musica del sabato

Il gruppo folk rock Blackmore’s Night avrebbe potuto essere interessante per la sola presenza di Ritchie Blackmore. Ma questo non è l’unico motivo per il quale mi piacciono molte loro opere musicali. Il secondo motivo è la scelta di suonare la musica rinascimentale con gli strumenti anche moderni. Mentre l’aspetto estetico-visivo delle loro esibizioni dal vivo può a volte apparire un po’ kitsch, dal punto di vista puramente musicale i risultati mi sembrano meritevoli di una buona pubblicità da parte mia.
È quasi impossibile scegliere due canzoni più rappresentative, quindi vado quasi a caso.
La prima canzone scelta è «Play, Minstrel, Play» (dall’album «Shadow of the Moon» del 1997):

Mentre la seconda canzone di oggi è la «World of Stone» (dall’album «The Village Lanterne» del 2006):

Il gruppo ha anche delle canzoni di generi leggermente diversi: probabilmente un giorno ne dedicherò un post a parte.


La musica del sabato

Il compositore tedesco Hohann Pachelbel è uno dei più notevoli rappresentanti del barocco nella musica. Fece una grande influenza sulla musicale (molto probabilmente anche nel corso degli incontri personali) su Johann Sebastian Bach, essendo stato un amico del padre di quest’ultimo.
La composizione più nota di Pachelbel è il Canone e giga in re maggiore, che da solo non fornisce però una impressione completa sullo stile del compositore.

In qualità della seconda composizione del post ho scelto la «Fantasia in Sol minore»:


La musica del sabato

Dai The Beatles sciolti erano usciti, ai tempi, due musicisti-solisti che mi sembrano decisamente più interessanti del gruppo stesso. Avevo già postato qualcosa di Paul McCartney, mentre oggi mi sono finalmente deciso di ricordare anche George Harrison.
La prima canzone scelta è la «My Sweet Lord» (fa parte del primo album da solista «All Things Must Pass» del 1970):

E la seconda canzone scelta è la «Bangla Desh» (dall’album «The Concert for Bangla Desh» del 1971):


La musica del sabato

Non penso che il compositore Antonio Vivaldi debba essere presentato ai miei lettori. Quindi semplicemente posto le sue composizioni più famose – i quattro concerti per violino «Le quattro stagioni» – che rappresentano una fonte infinita di buon umore.

In questo specifico caso a suonare è la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti.


La musica del sabato

Il gruppo rock sovietico Gorky Park è stato un fenomeno stranissimo e, come potrei immaginare ora, non destinato a un successo duraturo a causa di tutte le sue particolarità. Prima di tutto, è un gruppo perfettamente artificiale, inventato e raccolto da un manager (Stas Namin, un personaggio a sua volta molto particolare in tutti i sensi). Si tratta dunque di una nascita abbastanza anomala: solitamente sono i gruppi pop a essere creati dai manager, mentre i gruppi rock nascono nelle cantine o nei box, per volontà di amici o conoscenti che condividono gli stessi interessi per la musica più sensata e «impegnativa». L’unica eccezione fortunata alla regola che conosco io sono i «The Rollig Stones», creati da Andrew Loog Oldham come gli anti-«The Beatles».
In secondo luogo, per il volere del manager il gruppo Gorky Park è stato fin da subito pensato come un prodotto destinato al mercato estero (in particolare gli USA). Se inizio a spiegare tutti i motivi di questa scelta, mi viene un manuale di sociologia sovietica, quindi passo subito all’aspetto culturale che volevo sottolineare. Il gruppo è stato sempre caratterizzato da una immagine che potremmo definire «kitsch russo»: esso consisteva nell’abbigliamento pseudorusso, l’uso massiccio della simbologia sovietica e degli strumenti musicali stilizzati («balalaika elettriche» etc).
Nonostante tutto questo – ma in parte anche grazie a – il gruppo ottenne un certo successo negli USA e una parte dell’Europa. Una parte della popolarità, sicuramente, fu dovuta anche all’interesse verso le persone provenienti da uno degli Stati più particolari di quel momento storico.
Quindi oggi ho pensato di postare due canzoni dal primo album dei Gorky Park: l’unico prodotto non solo dalla formazione originale, ma anche sotto la direzione del manager-creatore.
La prima canzone scelta è quella più nota: «Bang» (dall’album «Gorky Park» del 1989):

Mentre la seconda è la «My Generation» (sempre dall’album «Gorky Park» del 1989):

Nel 1990, a causa di alcuni conflitti interni, il cantante Nikolai Noskov lasciò il gruppo. I restanti tre membri del «Gorky Park», convinti delle proprie capacità e popolarità, decisero di sbarazzarsi del manager-creatore e di rimanere illegalmente negli USA dopo la scadenza dei visti. Tuttavia, non riuscirono più a produrre delle canzoni della stessa popolarità di prima. Di fatto, il gruppo si sciolse abbastanza velocemente e tutti i componenti si ridussero al pop più o meno schifoso. Da oltre vent’anni vivono tutti in Russia.