L’archivio del tag «guerra»

Ai bambini il meglio (?)

Il sabato 19 ottobre i bambini dell’asilo n. 38 «Raduga» del villaggio di Rassvet (nella regione di Rostov) hanno visitato una delle unità militari del Distretto militare meridionale russo. I bambini sono stati iscritti nell’organizzazione militare-patriottica «Junarmia» (le autorità russe coinvolgono regolarmente i bambini in una campagna a favore della invasione su larga scala della Ucraina, anche tramite la promozione di quella organizzazione «l’Esercito giovane»). Come riportato dalla sezione regionale di «Junarmia», uno dei militari, il sergente maggiore Roman K., ha regalato ai bambini un diorama «La liberazione della città di Bakhmut», da lui stesso realizzato. Il diorama mostra case residenziali distrutte durante l’offensiva russa sulla città, veicoli militari con la lettera «Z» e uomini armati.

Ora sono preoccupato non solo per i bambini, ma anche per la sorte del sergente maggiore Roman K.. Verrà accusato di avere diffuso un fake sull’operato dell’esercito russo? Finirà in carcere per almeno otto anni come capita ai civili russi contrari alla guerra?
E, soprattutto, eviterà in tal modo la sorte che merita?
Bisogna fare in modo che il suo caso non si perda nel torrente delle notizie.


Un po’ di circo

Dmitry Peskov, il portavoce di Putin, ha dichiarato che il Cremlino considera il «piano di vittoria» di Vladimir Zelensky «miope» e «sconsiderato»:

Lo sfondo principale del ’piano’ è che lui [Zelensky] vuole formalizzare il coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto sull’Ucraina. Questa è l’essenza di ciò che è stato almeno delineato, ciò che ha raggiunto la comunità mondiale. Quindi sta dicendo: sì, ragazzi, siete stati coinvolti prima, ma in modo non ufficiale. Ora rendiamolo ufficiale, facciamo in modo che la NATO sia qui. Questo è miope, sconsiderato, illogico nella sua situazione.

Io, a questo punto, non so se applaudire o ridere (ma forse non è il caso di fare due cose insieme). Da una parte, sono contento che Peskov ne abbia finalmente indovinata una. Dopo oltre tre anni e mezzo di guerra si è finalmente accorto del fatto che Zelensky spera in un aiuto più consistente della NATO. Dall’altra parte, tale speranza di Zelensky sarebbe stata «miope» e «sconsiderato» solo se Zelensky stesso fosse un agente russo infiltrato nel governo della Ucraina. Ma dato che non lo è, l’eventuale coinvolgimento diretta della NATO sarebbe stato uno dei suoi strumenti migliori per il raggiungimento della vittoria.
Vabbè, almeno Peskov mi ha fatto divertire un’altra volta…


Che idea…

Il candidato cancelliere tedesco Friedrich Merz (del CDU) ha proposto di dare un ultimatum a Putin: «Se la Russia non smette di bombardare l’Ucraina entro 24 ore, la Germania fornirà alla Ucraina armi a lungo raggio».
Triplo ahahaha: che idea geniale, Putin sicuramente si spaventerà e si darà alla fuga dopo avere sentito una (qualsiasi) minaccia.
Allo stesso tempo, bisogna riconoscere che una idea del genere non apparirebbe tanto ingenua se fosse stata espressa al momento giusto: alla fine di febbraio del 2024. Perché non era stato detto subito a Putin: «O tu, bastardo, ritiri immediatamente tutte le tue truppe o noi daremo alla Ucraina qualsiasi arma. In qualsiasi quantità»? Perché lui, effettivamente, aveva iniziato la guerra non solo essendo stato sicuro di poter vincere in pochi giorni, ma anche nella assoluta certezza che «l’Occidente non ha le palle per aiutare l’Ucraina». La realtà odierna dimostra che almeno sul secondo punto non sbagliava del tutto…


La strana logica “americana”

Il consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino Serhiy Leshchenko ha dichiarato che i politici statunitensi di entrambi i partiti (democratico e repubblicano) stanno esercitando pressioni su Vladimir Zelensky per mobilitare uomini di età compresa tra i 18 e i 25 anni. «L’argomentazione dei partner è la seguente: quando c’è stata la guerra degli Stati Uniti in Vietnam, vi hanno preso le persone a partire dall’età di 19 anni. Quindi gli americani stanno suggerendo: le armi occidentali da sole non bastano, abbiamo bisogno di una mobilitazione a partire dai 18 anni».
Leshchenko ha aggiunto di poter confermare l’autenticità delle informazioni sulle pressioni esercitate su Zelensky, in quanto esse sarebbero «emerse». Ma non ha specificato in cosa si esprimono tali pressioni.
Boh… Supponiamo che esistano realmente le suddette pressioni e che non sia un tentativo di attribuire agli americani la colpa della mobilitazione dei più giovani. Allora nella logica americana descritta c’è un evidente difetto. Le armi accidentali non bastano non perché i giovani non sono chiamati in massa a combattere (e, spesso, a utilizzare le armi moderne che richiedono un alto livello di preparazione), ma perché sono quelle armi ad arrivare lentamente e in quantità scarse.
Insomma, in ogni caso si tenterebbe di scaricare la responsabilità sugli altri. E la squadra di Zelensky, purtroppo, deve abituarsi ancora di più all’idea di dover risolvere tutto con le proprie forze. Spero che ci riesca, ma non posso esserne sicuro.


I combattenti nordcoreani

L’altro ieri, nel corso del tradizionale discorso televisivo serale, Vladimir Zelensky ha dichiarato che la Corea del Nord non solo trasferisce armi alla Russia, ma invia pure i propri cittadini a combattere in Ucraina nelle fila truppe russe. In precedenza, The Washington Post aveva già citato funzionari ucraini e sudcoreani secondo i quali i militari della RPDC stanno già combattendo al fianco della Russia, mentre altre migliaia di soldati nordcoreani si stanno addestrando per andare a combattere in Ucraina in un secondo momento.
L’unica cosa che mi stupisce in questa quasi-notizia è il fatto che la pratica di mandare in guerra gli schiavi nordcoreani – in sostanza sono degli schiavi che sono passati da un padrone all’altro – non sia stata adottata molto prima. Infatti, a differenza dei nepalesi o degli indiani (o di tanti altri) mandati a combattere con l’inganno, i nordcoreani a) non saranno mai difesi dal proprio governo e b) non devono essere portati in Russia con degli schemi particolarmente fantasiosi.
Vanno dunque considerati pure loro delle vittime di questa guerra.


Finalmente mi piacciono

Il mercoledì 9 ottobre l’esercito ucraino aveva colpito un sito di stoccaggio di droni kamikaze Shahed – di produzione iraniana e utilizzati dall’esercito russo nella guerra in Ucraina – nel paese di Oktyabrskoye (nella regione russa di Krasnodar). Secondo lo Stato Maggiore, potrebbero esserci circa 400 droni.


Finalmente mi piacciono i Shahed!


La lettura del sabato

L’articolo che segnalo questo sabato è dedicato alla storia di una singola – ma una delle tantissime – persona: la detenuta e prigioniera (in tutti i sensi) politica Irina Navalnaya. È una ragazza ucraina di 26 anni fermata (in italiano si legge rapita) dai militari russi nell’area occupata di Mariupol e accusata di preparare un attacco terroristico durante il «referendum» sull’adesione della regione alla Russia.
Non è una parente di Alexey Navalny, anche se porta lo stesso cognome (al femminile): proviene da una zona dove quel cognome è abbastanza diffuso, ma non tutti i suoi portatori sono dei parenti tra loro. Allo stesso tempo, anche grazie al cognome famoso il caso di Irina è diventato largamente noto: non so se nel breve periodo la notorietà si rivelerà un fattore positivo nel suo destino, ma, almeno, oggi ci permette di scoprire alcuni altri dettagli della storia degli ultimi anni.


L’ottimismo disperato

Il presidente ucraino Zelensky ha espresso, nel corso del vertice «Ucraina — Europa sud-orientale» tenutosi a Dubrovnik il 9 ottobre, un concetto nuovo e abbastanza particolare:

In October, November and December we have chance to move things toward peace and lasting stability. The situation on the battlefield creates an opportunity to make this choice — choice for decisive action to end the war no later than in 2025.

Ma non ha specificato cosa intendesse esattamente. Sa o pensa che gli Stati occidentali improvvisamente si svegliano e in un colpo inviano alla Ucraina tutti gli aiuti realmente necessari? O che qualcuno si sta finalmente preparando a eliminare la causa principale dell’inizio della guerra? O che tutte le risorse militari russe stanno per sparire nel nulla? Boh…
Realisticamente parlando, sembra che non sappia più in quale modo motivare i leader occidentali con i quali parla da quasi tre anni. Capisce che in questo preciso momento storico non ha molte probabilità di ottenere qualcosa di veramente importante, e, allo stesso tempo, non può smettere di chiedere. Per questo motivo la stranezza della sua affermazione di ieri si percepisce in un modo ancora più triste.


Un nuovo trucco militare

Il sito web del governo britannico ha reso noto che il Regno Unito ha imposto sanzioni contro le truppe di difesa radiologica, chimica e biologica delle Forze armate russe e il loro capo, il tenente generale Igor Kirillov. Lo stesso comunicato stampa afferma che le sanzioni sono state imposte a causa dell’uso di «armi chimiche barbariche» da parte delle suddette truppe in Ucraina. Secondo il comunicato stampa, si tratta del presunto uso di cloropicrina.
Dove e quando sia stata usata la cloropicrina non è specificato nel messaggio del governo britannico, ma la notizia in sé è a suo modo curiosa anche così. Ovviamente, so benissimo che le prove di qualsiasi crimine – compresi i crimini di guerra – dovrebbero essere raccolte quanto prima: solo in tal modo la quantità e la qualità di quelle prove saranno a un livello vicino al massimo. Ma, allo stesso tempo, c’è una grande dose di buffonata nel fatto che, durante una guerra, si cerchi di contrastare con le sanzioni una qualsiasi unità di un esercito aggressore belligerante.
Le sanzioni, come le accuse di crimini, secondo la mia logica dovrebbero essere applicate contro tutto ciò che, per qualche strana ragione, rimarrebbe degli accusati dopo la loro sconfitta. Ma tra quanti anni il governo britannico arriverà (se arriverà) a questa logica?


L’annuncio di un nuovo gioco

I programmatori della società russa «Studiya 22» hanno annunciato il gioco per computer «Unità 22: ZOV» basato sulla guerra nel Donbas e sulla invasione dell’Ucraina. Nello sviluppo del gioco è coinvolto il Ministero della «Difesa» russo.
Il gioco dovrebbe essere pubblicato nel dicembre 2024 sulla piattaforma VK Play. I creatori affermano di voler aggiungere «elementi educativi» tratti da diverse «campagne storiche»: «Donbass» (2014), «Mariupol» (2022), «Controffensiva» (2023) e «Avdeevka» (2024).
I giocatori dovranno controllare una piccola squadra con una visuale dall’alto. «Per la soluzione visiva del gioco utilizziamo un 3D parzialmente semplificato con restrizioni sugli angoli di ripresa, che ci permette di rendere il contenuto relativamente economico e disponibile sui dispositivi mobili senza un complesso adattamento separato», ha dichiarato il produttore del gioco Alexander Tolkach.
I creatori del «Unità 22: ZOV» si sono avvalsi della consulenza dei partecipanti alla invasione dell’Ucraina.
E voi, cari lettori, ora sapete quale regalo chiedere al Babbo Natale (se, per qualche miracolo, i creatori del gioco dovessero rispettare la scadenza promessa: chi lavora per i soldi pubblici russi lo fa molto raramente). A cosa vi potrebbe servire un gioco del genere? È ovvio: per vedere se è possibile far vincere l’esercito avversario!
A gennaio 2025, poi, ricordatevi di scrivermi dei risultati (spero positivi).