Una nuova specie del verme piatto – appartenente ai Humbertium della sottofamiglia Bipalium («vermi-martello») – è probabilmente arrivata in Europa dall’Asia. Questi vermi si riconoscono dalla testa piatta, da una lunghezza ridotta (circa tre centimetri) e dal colore nero uniforme. Sono dei predatori (si nutrono di lombrichi e di molluschi) e sono già stati notati in diverse zone dell’Italia e della Francia.
Jean-Lou Justine – un professore al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi – ha deciso di attribuire al suddetto verme il nome Humbertium covidum per ricordare le numerose vittime del Covid-19 in tutto il mondo.
Non so voi, ma io non invidio le vittime del Covid-19 nemmeno questa volta…
L’archivio del 2022 год
Il 14 febbraio è indubbiamente una data tragica nella storia della umanità. Infatti, proprio il 14 febbraio:
– Valentino da Terni è stato decapitato (273);
– a Strasburgo vengono uccisi due mila ebrei sospetti di diffondere la peste nera (1349);
– il capitano James Cook viene ferito mortalmente dai nativi sulle Isole Sandwich (1779);
– l’incendio sulla fregata britannica Ajax uccide circa trecento persone (1807);
– scoppia la Guerra del Pacifico (1879);
– il futuro presidente statunitense Theodore Roosevelt perde, lo stesso giorno, la madre e la moglie (1884);
– gli amici di Al Capone sterminano, con l’uso delle armi da fuoco, la banda di Bugs Moran (1929);
– a causa della caduta dell’aereo Douglas DC-6 della compagnia aerea statunitense National Airlines nel Golfo del Messico muoiono 46 persone (1953);
– a Kabul gli estremisti musulmani rapiscono l’ambasciatore statunitense Adolph Dubs, il quale viene ucciso durante il tentativo di liberarlo (1979);
– a Teheran i manifestanti invadono l’ambasciata statunitense (1979);
– l’ayatollah Khomeyni invita tutti i musulmani a uccidere lo scrittore Salman Rushdie (1989);
– in conseguenza a un terremoto in El Salvador muoiono 254 persone (2001);
– muore la pecora Dolly (2003);
– nel crollo di un parco acquatico di Mosca muoiono 28 persone rimangono ferite più di cento (2004);
– in California viene fondato lo strumento diabolico mangiatempo chiamato YouTube (2005);
etc..
In segno di lutto tutti dovrebbero astenersi, nella data odierna, dalla diffusione di immagini e frasi cariche di stupidità e scarso gusto estetico.
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 29) è dedicato ai vari modi di impostare le password per gli articoli e per le pagine pubblicati con il WordPress.
Il paragrafo sarà utile, in varie sue parti, agli autori dei contenuti pubblicati, ai redattori e agli amministratori dei siti e, sicuramente, a tutti i programmatori che si occupano della manutenzione dei suddetti siti.
https://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo29/
Il video-blogger Handy Geng di Hong Kong ha pubblicato – in realtà ancora a novembre – un video sulla realizzazione di un pianoforte verticale multifunzione. Lo strumento, letteralmente, è in grado di dare da mangiare a chi lo suona o ascolta.
Sembra che per la «guida» dello strumento si utilizzino i suoi pedali: certo, in tal modo si limita la componente sonora, ma non possiamo aspettarci troppo da un prototipo, ahahaha
Tra il 1831 e il 1842 Frédéric Chopin compose, tra le altre cose, quattro ballate per pianoforte. In questo caso, però, il termine ballata è un po’ ingannevole perché utilizzato da Chopin nel senso di un interludio di balletto o pezzo di danza, equivalente alla ballata italiana dei secoli XIII–XV.
Le quattro composizioni, ognuna a una parte, nonostante il nome comune sono totalmente indipendenti l’una dall’altra e sono considerate tra le più difficili del repertorio pianistico standard. Allo stesso tempo, le quattro ballate vengono spesso eseguite nei concerti e sono state registrate tantissime volte.
Considerata la loro lunghezza limitata, ho pensato che sia possibile pubblicarle tutte in un unico post musicale. In specifico questo caso tutte le ballate vengono suonate dal pianista polacco Krystian Zimerman.
La ballata «№ 1» – ор. 23, in sol minore (1831–1835):
La ballata «№ 2» – op. 38, in fa maggiore (1836–1839):
La ballata «№ 3» – op. 47, in la bemolle maggiore (1840–1841):
La ballata «№ 4» – op. 52, in fa minore (1842–1843):
Ho scelto queste esecuzioni, ma ce ne sono tante altre non meno belle…
Ilya Stallone, un artista di San Pietroburgo, ha ridisegnato i logo di alcune note aziende in stile medioevale. Alcune di quelle opere sono effettivamente curiose.
Curiose anche quando il personaggio centrale sembra un po’ triste o angosciato…
… o, addirittura, spaventato da qualche scena terrificante appena vista…
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Presumo – o spero? sì, spero – che tutti abbiano già letto il rapporto dei ricercatori della Johns Hopkins University sugli effetti reali dei vari lockdown (e misure simili) adottati negli ultimi due anni in giro per il mondo con lo scopo di contrastare la diffusione del Covid-19. Il rapporto in questione non è particolarmente lungo, ma è molto interessante…
La Johns Hopkins University è una delle più antiche e rispettate istituzioni di ricerca del mondo. È il secondo appaltatore di progetti militari e governativi negli Stati Uniti dopo il MIT e uno dei più importanti think tank del mondo sul Covid-19. Il Coronavirus Resource Centre è stato aperto alla Johns Hopkins University già nel gennaio 2020, prima ancora che la pandemia fosse ufficialmente dichiarata dalla Organizzazione Mondiale della Salute (è accaduto solo il 10 marzo 2020). E come sappiamo bene tutti, è stato proprio questo Centro della Johns Hopkins a fornire la maggior parte di quei rapporti che abbiamo letto sui media mondiali sulle statistiche del coronavirus. Quindi di chi dovremmo fidarci se non di questa università?
Nel rapporto pubblicato – il 2 febbraio 2022 – troviamo diverse affermazioni interessanti, alcune delle quali erano già state ipotizzate tempo fa dalle persone dotate di una buona logica e capaci di analizzare il mondo circostante. Ma ora, nelle migliori tradizioni del mondo accademico, ripetiamo alcuni concetti fondamentali traendoli da una fonte scientifica pubblicata, quindi dal suddetto rapporto della Johns Hopkins University. In particolare, i ricercatori hanno formulato quanto segue:
1) La meta-analisi ha portato alla conclusione che i lockdown (o restrizioni sostanzialmente simili) hanno avuto poco o nessun impatto sulla salute pubblica, ma hanno causato enormi costi economici e sociali negli Stati dove sono state adottati.
2) Di conseguenza, le politiche di quarantena / isolamento / chiusure sono ingiustificate e dovrebbero essere respinte come strumento di politica pandemica.
3) I lockdown hanno ridotto la mortalità per il Covid-19 del 2,9%. Ma in alcuni casi l’autoisolamento delle persone può avere causato danni e aumentato la mortalità. Infatti, l’autoisolamento forzato può lasciare una persona malata circondata dalla sua famiglia, dove il malato rischia di trasmettere una carica virale più alta ai suoi familiari, causando una malattia più grave.
4) La limitazione delle riunioni può avere di fatto aumentato la mortalità per il Covid-19: l’accesso limitato delle persone alle aree aperte sicure – come le spiagge e i parchi – così come le restrizioni alle riunioni, ha spinto le persone a incontrarsi in ambienti chiusi molto meno sicuri.
5) Una misura sanitaria positiva, secondo gli autori del rapporto, è stata la chiusura delle attività sociali secondarie e non essenziali. Questa ha ridotto la mortalità del 10,6%. Tuttavia, questo effetto sarebbe dovuto principalmente alla chiusura dei bar.
6) I ricercatori hanno anche sottolineato i danni delle conseguenze non volute dell’isolamento delle persone, come l’aumento della disoccupazione, la riduzione della qualità della istruzione, l’aumento della incidenza della violenza domestica e l’aumento delle morti per overdose delle droghe e dell’alcol.
Questi sono i punti che attirano più attenzione nel corso della prima lettura. Ma voi leggete tutto il rapporto: sicuramente scoprirete dei dettagli e argomentazioni approfondite che potrebbero interessarvi.
A questo punto io, il sottoscritto, posso fare una domanda retorica: qualche politico riconoscerà mai di avere sbagliato, per esempio, a introdurre i lockdown e le varie zone colorate? La risposta non retorica: ovviamente no. Allo stesso modo, nessuno riconoscerà di avere criticato ingiustamente il modo svedese di affrontare la pandemia del Covid. Il Governo svedese si era infatti sempre comportato come se avesse previsto il rapporto della JHU con due anni di anticipo: e la Svezia si trova ora alla 57-esima posizione della «classifica» per la mortalità per il Covid-19.
Ma almeno possiamo sperare nella istituzione – o in una proclamazione informale? – della Giornata mondiale di liberazione dal lockdown. La data è ovvia: il 2 febbraio.
Il lunedì 7 febbraio a Mosca si erano incontrati Vladimir Putin e Emmanuel Macron. L’obbiettivo dell’incontro era quello di discutere dello stato attuale nei rapporti tra la Russia e l’Ucraina (in molti parlano di una possibile invasione, mentre a me quest’ultima continua a non sembrare particolarmente probabile). Apparentemente, non ci sarebbero [ancora] dei risultati visibili di quell’incontro, anche se coinvolgere Putin in una conversazione seria di quasi sei ore è in realtà un grande successo.
Quindi per ora possiamo commentare solo la modalità con la quale si è svolto l’incontro «in presenza»:
Dal punto di vista diplomatico è tutto semplicissimo. Prima di tutto bisogna ricordare che ormai da quasi due anni a tutti coloro che vogliono incontrare Putin dal vivo viene imposta una quarantena di due settimane (le uniche, rarissime, eccezioni sono fatte per gli incontri con dei leader stranieri: per esempio, si potrebbe ricordare l’incontro con Xi Jinping del 4 febbraio). Allo stesso tempo, bisogna ricordare che Putin vuole fortemente essere riconosciuto come un attore della grande politica internazionale, mentre Macron vuole da tempo diventare il principale leader europeo (dato che Angela Merkel ha «finalmente» liberato tale posizione). Di conseguenza, Macron è andato serenamente a Mosca per affrontare un incontro difficile, mentre Putin lo ha «autorizzato» a non fare la quarantena. Il mega-tavolo della foto riportata è, in sostanza, un compromesso.
A me sono piaciute tanto alcune reazioni popolari a tale compromesso. La migliore, secondo me, è questa:
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Quando una forza suprema vuole fare impazzire una persona, la fa pensare alla ecologia: è una nuova legge che ho dedotto da alcune notizie lette.
Per esempio: la ministra delle finanze indiana Nirmala Sitharaman ha «inventato» un modo molto particolare di ridurre le emissioni del CO2 del 35% in tutta l’India entro il 2030 e di rispettare dunque almeno una parte degli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima. In particolare, ha inventato un modo di stimolare la produzione e l’uso delle automobili elettriche…
A questo punto conviene ricordarsi del contesto nazionale nel quale deve essere «inquadrato» il progetto della ministra. In primo luogo, bisogna ricordare che le città indiane sono molto compatte e non hanno quindi abbastanza spazi per le stazioni di ricarica delle auto elettriche (attualmente in India ci sono quasi 975 auto elettriche e solo poco più di mille stazioni). In secondo luogo, bisogna ricordare che le batterie delle auto elettriche costano tanto (non solo in India, ma in tutto il mondo): questo dettaglio determina non solo il prezzo delle auto, ma rende anche molto simili i costi per la sostituzione di una batteria rotta/invecchiata e l’acquisto di una auto elettrica nuova.
E ora torniamo all’idea della ministra: ha proposto di creare un sistema di sostituzione delle batterie scariche con quelle cariche come se fossero delle pile di un telecomando. E, soprattutto, offrire un supporto statale per l’affermazione di tale sistema: complessivamente per una somma di 6 miliardi di dollari americani. In questo modo verrebbero eliminati entrambi i problemi di cui sopra. L’obiettivo prefissato dal governo indiano è quello di arrivare alla soglia del 30% delle auto elettriche private vendute nuove entro il 2030.
Ebbene, dal punto di vista ecologico – ma non quello tecnico – il sistema proposto mi sembra di una utilità molto dubbia (per non dire che sembra una grossa m…chiata). Infatti, per combattere le emissioni del CO2 delle auto si propone di produrre il doppio (come minimo) delle batterie: quindi aumentare tutte le conseguenze ecologiche legate alla fabbricazione e al futuro smaltimento (inevitabile) delle batterie invecchiate. Questa si chiama «la genialità alternativa».
Oppure è solo l’ennesima manifestazione del trucco infantile «nascondiamo il problema da un’altra parte e facciamo finta che non esista più»?
In ogni caso, avrebbero fatto meglio a ridurre i dazi di importazione delle auto elettriche: attualmente in India sono pari al 100% del prezzo dell’auto importata.
Ahahaha, finalmente è successo: nell’ambito del cine-premio «Razzie Award» è stata creata la categoria speciale «worst performance by Bruce Willis in a 2021 movie».
Effettivamente, Bruce Willis si impegnato duramente per anni a partecipare nei film più assurdi di questo mondo. si è impegnato tanto da diventare – almeno per me e per alcuni dei miei «colleghi di idee» – un anti-criterio sicuro nella scelta dei film da vedere. Ma allo stesso tempo, non posso non riconoscere: è stato bravo ad applicare il principio «se fai una cosa, falla bene».
Quindi in un certo senso Bruce va comunque ammirato.