Lo scrivo ora, prima che mi sia dimenticato di farlo o che sia passato troppo tempo: ieri pomeriggio mi è capitato di partecipare a un workshop di alcuni ricercatori di statistica della mia Facoltà… Capisco che già la notizia della mia partecipazione a un evento del genere risulta, per alcuni di voi, una bella barzelletta, ma sono appena all’inizio di un racconto che in realtà riguarda degli argomenti seri…
Volevo raccontarvi di avere appreso, nel corso del suddetto workshop, una serie di informazioni interessanti. Per esempio, oggi potrei condividere con tutti coloro che si ricordano ancora della pandemia del Covid-19 il link di una sezione del sito del laboratorio di ricerca «spsTREND». Il gruppo svolge delle ricerche anche quantitative con dei risultati a volte curiosi e non scontati. Così, studiando il malessere psicofisiologico durante la pandemia in Italia il gruppo ha scoperto che con un grado di coinvolgimento personale basso le donne hanno reagito al fenomeno della pandemia in modo «più pesante» degli uomini (questo dato sembra confermare alcuni stereotipi). Mentre con il crescere del grado di coinvolgimento personale (quando tra i familiari si scopre un positivo, un ricoverato o, il grado massimo, un deceduto) la «pesantezza» della reazione maschile raggiunge presto quella femminile. Allo stesso modo, i giovani tra i 18 e i 39 anni risultano «spensierati» finché va tutto bene, ma vanno velocemente «in panico» come le persone più anziane quando vengono a sapere di un positivo, un ricoverato o, il grado massimo, un deceduto in famiglia… Le persone della fascia d’età più elevata (tra quelle impostate dal gruppo di ricerca), invece, quasi non cambiano la propria reazione con crescere della gravità della situazione.
Insomma, è ricerca interessante, lo sono pure alcune altre. Sarebbe curioso applicare lo stesso metodo di ricerca anche ad altri fenomeni del periodo storico corrente.
L’archivio del Novembre 2022
Riprendendo l’argomento di ieri, posso constatare che non solo a Vladimir Putin piace fare delle battute tanto divertenti. Pure tanti alti funzionari dello Stato russo si distinguono per delle tendenze simili (non è un fenomeno sorprendente: sono stati selezionati anche in base alle loro capacità intellettuali e spesso cercano di seguire il buon esempio del capo).
Questa volta condivido con i lettori un interessante esempio appreso ieri. Valentina Matvienko – la Presidente del Consiglio Federale (la Camera alta del parlamento russo) – ha cercato migliorare un po’ lo spirito lavorativo durante un incontro con i rappresentanti del Ministero dei Trasporti:
Oggi ho letto una barzelletta su internet: il padre di cinque bambini erroneamente convocato nell’ambito della mobilitazione si è rifiutato categoricamente di lasciare la zona della Operazione Militare Speciale.
Si sostiene che il pubblico non avrebbe apprezzato: in aula si sono osservate zero risate.
P.S.: molto probabilmente vi mancava anche un piccolo dettaglio interessante: Valentina Matvienko è nata – e ha passato i primi 18 anni della propria vita – in Ucraina.
La maggioranza degli italiani probabilmente non lo sa, ma ogni qualvolta Vladimir Putin tenti di fare una battuta, qualche membro del Comitato Nobel considera l’opzione di attribuire un premio speciale per l’umorismo a Filippo di Edimburgo. Allo stesso tempo, a volte non si riesce a capire se Putin stia scherzando oppure dicendo sul serio: questa caratteristica, invece, nelle condizioni di normalità avrebbe potuto essere considerata la prova del livello massimo dell’umorismo.
Oggi, studiando un breve e relativamente semplice esempio, proviamo a capire la reale inclinazione di Putin alle battute di qualità.
Ieri, l’1 novembre 2022, Putin ha chiesto alla Ucraina di garantire la sicurezza della flotta russa del Mar Nero in cambio delle esportazioni di grano.
Abbiamo capito bene che in base allo schema proposto la flotta russa continua a fare quello che fa, mentre l’Ucraina deve garantire la sua sicurezza?
A questo punto, mentre voi state cercando di valutare la battuta, chiederei alla regia di mandare in onda l’audio delle risate.
Probabilmente vi ricordate che il 21 settembre in Russia è iniziata la «mobilitazione parziale» della popolazione per la guerra putiniana in Ucraina. In quella data Putin aveva firmato un decreto presidenziale sull’inizio, appunto, della mobilitazione.
Probabilmente avente letto – ieri o oggi – che il 31 ottobre Putin ha annunciato la fine della «mobilitazione parziale» e ha ammesso di non sapere che serva o meno un decreto presidenziale sulla fine, appunto, della mobilitazione.
Lascerei «in bianco» il campo della data in cui Putin dirà «non ho mai dichiarato finita la mobilitazione, quindi non stupitevi che di fatto stia continuando». La mia unica certezza – quasi assoluta – consiste nel fatto che la gente continui a ricevere (prevalentemente in provincia) le convocazioni dal Ministero della «Difesa» russo proprio come sta accadendo ora: già il 28 ottobre il Ministero aveva dichiarato di avere raggiunto gli obbiettivi quantitativi della mobilitazione prefissati, ma le convocazioni hanno continuato ad arrivare anche il 31.