Il compositore, direttore d’orchestra e violoncellista prussiano Jacques Offenbach viene logicamente considerato un musicista francese: tutta la sua vita artistica, a partire dal periodo degli studi al conservatorio parigino, è trascorsa quasi totalmente in Francia. E, nonostante un periodo psicologicamente ed economicamente difficile tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 (del XIX secolo) – quando era sostanzialmente considerato un simpatizzante del nemico sia in Francia che in Germania – è sempre rimasto un compositore e musicista apprezzato in tutto il mondo. Lo è ancora oggi. Ancora oggi viene ricordato e riconosciuto come il fondatore e il maggior rappresentante dell’operetta francese.
L’operetta, però, è un genere troppo leggero e spensierato per i miei gusti. Inoltre, le composizioni di questo genere mi sembrano difficilmente pubblicizzabili attraverso il format che ho adottato già da tempo sul sito (anche se fino al 1858 Offenbach aveva la possibilità economica/organizzativa di pubblicare ed eseguire solo le operette da un atto). Di conseguenza, per il post musicale di oggi ho pensato di selezionare qualche sua composizione più seria. Da un certo punto di vista è meglio così: un bravo artista va ricordato anche per le sue creazioni non commerciali.
La prima composizione selezionata per oggi è la «Introduction et valse mélancolique» per violoncello e pianoforte (composta nel 1839):
La seconda composizione selezionata per oggi è la «Les Belles Américaines» (composta durante la tournée statunitense di Offenbach nel 1976):
Mi sa che è stato comunque un post un po’ leggero.
L’archivio del 12 novembre 2022
Capisco bene – e probabilmente lo avevo già scritto – che tra le numerose parole con le quali può essere descritto Vladimir Putin c’è anche il termine conservatore. Putin è un conservatore un po’ particolare: spesso mi sembra che abbia costruito nella propria mente un modello del passato fatto con gli elementi delle varie epoche sconnesse, interpretati attraverso la logica di una persona poco istruita e più interessata alla forma che al contenuto. Costruito il concetto di quel passato (in un periodo di tempo non brevissimo e già dopo l’arrivo alla Presidenza), cerca di difenderlo con tutti i mezzi disponibili. Proprio con quell’agire crea dei problemi notevoli allo Stato proprio e a quelli vicini.
Ecco, questo sabato posso segnalarvi un articolo che si collega bene con la mia visione di Putin conservatore. Perché in un certo senso mostra come un conservatore mentale si trasforma in conservatore «applicato».
La rivista The Economist ha analizzato le statistiche militari degli ultimi due secoli per mostrare come Vladimir Putin stia cercando di riportare il mondo a un passato sanguinoso. Secondo me è una lettura interessante indipendentemente dalla vostra visione di Putin.