Solo in base all’umore del momento ho pensato di scegliere qualcosa di molto classico per il post musicale di questo sabato… E alla fine ho scelto quasi a caso: il concerto per violino e orchestra n. 1 di Niccolò Paganini, composto (probabilmente) tra il 1817 e il 1818. Questa esecuzione della Detroit Symphony Orchestra, diretta da Jader Bignamini e con il violino di Augustin Hadelich, non è male:
Facciamo che sia un modo di prepararsi al 240-esimo anniversario dalla nascita di Paganini, nato il 27 ottobre 1782.
L’archivio del ottobre 2022
Vi è sicuramente capitato di leggere che il 19 ottobre Vladimir Putin ha firmato un decreto sulla introduzione della legge marziale nelle quattro «nuove regioni annesse» e dello «stato di allerta» di vario grado nelle regioni russe…
Per me l’evento più interessante è lo stato di allerta perché è solo la seconda volta che Putin concede – in tutto il periodo del proprio regno – una libertà di azione ai governatori delle regioni russe. Precedentemente, si è sempre impegnato nel ridurre quella libertà, facendo solo una eccezione nel 2020 durante la prima ondata del Covid-19: in quella occasione si era improvvisamente chiuso in una delle proprie residenze dicendo di agire in base alle singole situazioni locali. Nel caso della pandemia quel modo di fare poteva anche avere un senso. Ma non si capisce perché i governatori debbano prendersi tutta la «libertà» (che in realtà è sempre una responsabilità) di stabilire il grado dello stato di allerta nella propria regione per attuare al meglio i piani bellici di Putin.
Se volete capire un po’ meglio cosa intendo, seguite pure il link e leggete la spiegazione ben schematizzata del provvedimento firmato da Putin.
Immaginate una situazione apparentemente terrificante: sul vostro computer portatile si rompe il hard disk…
In realtà è solo una situazione spiacevole, ma assolutamente non tragica. Infatti, una persona normale…
1) fa regolarmente il backup di tutti i file;
2) sa che il hard disk può essere facilmente sostituito.
Dato che mi è già capitato di scrivere del primo punto, oggi mi concentro sul secondo.
Il problema del hard disk può essere atteso. Per esempio, perché il computer è diventato inspiegabilmente lento o incapace di elaborare le richieste più impegnative (si impalla quando deve trasferire o salvare dei file pesanti); oppure è lo stesso computer ad avvisare dei problemi con il hard disk attraverso un messaggio specifico (ed è normale, il ciclo di vita dei hard disk non è infinito). Il guasto del hard disk può anche avvenire a sorpresa: per esempio, se il computer cade.
Ma, in ogni caso, il hard disk è una delle poche parti di un notebook non saldate alla scheda madre, quindi può essere sostituito con la facilità tipica alla stessa azione su un desktop (dove tutto il hardware si assembla come un giocattolo della Lego).
Di conseguenza, tutto il lavoro di riparazione del notebook consisterà in tre passaggi:
1) la sostituzione fisica del hard disk (andate sul vostro e-commerce preferito e comprate il disco con le caratteristiche adatte al modello del vostro computer. Sicuramente sarà da 2.5″, i migliori in assoluto – sia HDD che SSD – sono quelli della serie Black della WD; le altre caratteristiche dipendono, come ho già scritto, dal computer concreto);
2) il recupero del sistema operativo (se utilizzate il Windows, scaricate gratuitamente lo strumento di installazione dal sito della Microsoft e poi create una USB di installazione utilizzando la licenza del Windows che c’era sul hard disk rotto: tutte le istruzioni pratiche si trovano sempre sulla pagina segnalata del sito della Microsoft, mentre la chiave di licenza è scritta sul lungo adesivo colorato che trovate sul lato inferiore del computer);
3) il recupero dei file e dei programmi che avevate sul hard disk rotto (i file si recuperano da uno dei backup che avete fatto, mentre i programmi si scaricano o si installano dai supporti fisici in base al modo in cui li avete ottenuti).
Il secondo e il terzo passaggio sono quelli che richiedono più tempo. Il primo passaggio è l’unico a richiedere dei soldi e un po’ di manualità. E dato che ci sono, ora vi faccio vedere cosa potrebbe aspettarvi. Continuare la lettura di questo post »
Per fortuna, non tutto dipende dalle tendenze politiche del momento.
Il Dipartimento di Giustizia degli USA comunica che in Italia è stato arretato, su richiesta degli USA, Artem Uss, il figlio del governatore della regione russa di Krasnojarsk Aleksandr Uss. Un altro personaggio coinvolto nel «caso Uss», Yury Orekhov, è stato arrestato in Germania. Le autorità statunitensi chiederanno l’estradizione di entrambi negli USA. Secondo l’accusa, Uss e Orekhov avrebbero acquistato – attraverso una società di comodo tedesca da loro creata, la Nord-Deutsche Industrieanlagenbau GmbH (NDA GmbH) – delle tecnologie statunitensi utilizzate nella produzione degli armamenti. Le tecnologie in questione sarebbero poi state vendute alla Russia, anche a una azienda colpita dalle sanzioni occidentali. Alcune delle tecnologie ottenute attraverso tale schema sono state trovate negli armamenti russi abbandonati sul campo di battaglia in Ucraina.
Purtroppo, l’estradizione dei due accusati potrebbe invece diventare una questione politica, il cui esito mostrerà il vero rapporto di due Governi europei con la guerra in corso. Presterei un po’ di attenzione a questo test pratico.
Nel frattempo, devo constatare che al momento della scrittura del presente post i media italiani stavano ignorando quasi totalmente l’argomento. E coloro che ne hanno scritto non hanno azzeccato la foto di Artem Uss, che in realtà sarebbe questa:
So che pure in Italia alcune persone sostengono la tesi in base alla quale le guerre si finiscono con la negazione del sostegno alla vittima della aggressione. Io, per ora, ho abbastanza salute mentale per sostenere l’esatto contrario, quindi spero che Uss e Orekhov – come pure altri personaggi del genere – abbiano presto l’occasione di visitare gli USA.
Considerando quanti miliardi di dollari sono stati spesi solo negli ultimi vent’anni dallo Stato russo per l’esercito e quanti dei mezzi – nel senso largo del termine – acquistati con quei soldi sono già stati utilizzati nella guerra in Ucraina, non possiamo non sorprenderci della povertà dell’esercito russo. Infatti, anche da uno studio superficiale delle foto in arrivo dalle zone della guerra possiamo scoprire delle cose assurde. Per esempio, possiamo vedere delle reti riempite di pietre e appese ai lati dei carri armati nella speranza di salvare in tal modo il mezzo dai Javelin:
Oppure delle griglie artigianali con dei sacchi di sabbia messi sopra: Continuare la lettura di questo post »
Negli ultimi quattro giorni in Norvegia sei russi sono stati arrestati per aver «fotografato oggetti proibiti». Immaginando abbastanza bene il generale grado della libertà di fotografia in Europa, posso contare tutte le categorie di oggetti proibiti da fotografare su un dito della mano sinistra: i luoghi militari. Tra parentesi: (tutto il resto può essere fotografato, ma in alcuni casi non è possibile pubblicare il risultato senza un motivo particolare: per esempio, quando si tratta di qualcosa che riguarda la privacy di altre persone). Inoltre, non si potrebbe, per esempio, entrare in un archivio statale e fotografare dei documenti segreti, ma qualora il fotografo venisse «beccato», il motivo principale del suo arresto non sarebbe il semplice fatto dello scatto di fotografie. E poi, qualora un privato o una azienda decidesse di vietare la fotografia di alcuna proprietà, ci vorrebbe molto tempo per passare dalla violazione del divieto a un ipotetico arresto; l’arresto non sarebbe comunque legato in via principale allo scatto di fotografie.
A questo punto supponiamo che le cosiddette spie fotografiche russe siano stati arrestati per il solo fatto di aver scattato delle foto.
Allora mi chiedo: perché i fotoamatori russi sono improvvisamente diventati tanto interessati ai luoghi militari norvegesi? Stanno cercando di tracciare le future forniture delle armi all’Ucraina in un modo così primitivo? Ma nel XXI secolo questo modo di fare mi sembra un po’ obsoleto. Oppure erano impegnati nello studio dettagliato dei futuri obbiettivi di nuove «operazioni militari speciali»? Ma l’esercito ucraino sta già mettendo in serie difficoltà quello russo, quindi è meglio non pensare a quello che sarebbe capace di fare l’esercito norvegese. Oppure i mandanti dei «fotoamatori» sono realmente convinti che l’Occidente si stia preparando ad attaccare la Russia? Tale tesi non mi sembra degna di un commento.
Insomma, qualcuno sta sprecando il personale prezioso mandandolo a svolgere dei compiti palesemente inutili. Indipendentemente dal fatto che quelle persone vengano catturate o meno. A meno che, ovviamente, il compito di quei «fotografi» non sia consistito di infiltrarsi da qualche parte.
Pensavate di sapere tutte le cose principali sulla NATO? Ebbene, il sito della NATO ne sa molte più di voi. Secondo me ne più pure della NATO stessa:
Sì, avete capito bene: gli Stati colorati di verde sarebbero i partner della NATO.
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 33) è dedicato a uno dei modi possibili di pubblicare gli archivi audio online. Il metodo proposto può essere applicato facilmente anche ai file video.
Il paragrafo è stato pensato per gli sviluppatori che non hanno mai affrontato un compito del genere oppure stanno cercando una soluzione alternativa a quella già concepita. Inoltre, il paragrafo sarà utile per i proprietari dei vari archivi multimediali e dei siti web.
https://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo33/
Il breve video di oggi illustra uno dei metodi con i quali procede la tristemente nota mobilitazione in Russia: la polizia ferma gli uomini giovani davanti alle entrate della metropolitana di Mosca. A differenza di quanto succede negli alberghi, si agisce ancora senza l’uso della forza fisica.
Prima o poi riuscirò a trovare o produrre un video con tutti i metodi adottati…
Una delle canzoni più famose del gruppo Mountain è la «Mississippi Queen», nata dall’unione delle musiche e dei testi scritti in un primo momento – precedente alla creazione del gruppo – separatamente dal batterista Corky Laing e dal chitarrista Leslie West. La canzone era arrivata alla posizione 21 della Billboard Hot 100; fa parte dell’album «Climbing!» (del 1970) dei Mountain.
Successivamente, tantissimi gruppi e cantanti hanno pubblicato le proprie interpretazioni di questa canzone. Alcuni di loro sono riusciti a produrre delle versioni interessanti. Per esempio, Ozzy Osbourne ha incluso la propria versione della «Mississippi Queen» nell’album delle reinterpretazioni delle famose canzoni dei vari gruppi degli anni ’60 e ’70 del XX secolo «Under Cover» (uscito nel 2005). Direi che è venuta una canzone di Osbourne stilisticamente riconoscibile.
Un’altra versione della «Mississippi Queen» che potrei proporre è quella del gruppo rock statunitense Ministry: nel 2008 avevano incluso la propria interpretazione nell’album «Cover Up» (anche esso composto interamente dalle cover). In particolare, questa sembra una versione classificabile come «rock modernizzato»: non saprei inventare una definizione che renda meglio la mia idea…
E poi esistono tante altre versioni che non pubblico solo perché non voglio farvi stancare. I melomani più resistenti e/o interessati possono fare delle ricerche in proprio.