Trump ha fatto un nuovo ultimo avvertimento a Putin. Se non dovesse funzionare nemmeno questa volta nemmeno questa volta…
Secondo Trump, ci si deve aspettare l’introduzione di «dazi secondari» contro la Russia se non si raggiunge un accordo di pace con l’Ucraina entro 50 giorni. L’entità di questi «dazi secondari» potrebbe raggiungere il 100%, ha aggiunto Trump.
50 giorni sono già meglio. In precedenza, Trump aspettava ogni quindici giorni per vedere se Putin voleva la pace.
Il 27 aprile Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 19 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 28 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Mi aspettavo una nuova dichiarazione entro il 12 giugno, ma non si era verificata.
Il 14 luglio, invece, ha deciso di recuperare e ha concesso 50 giorni al posto dei 14. La prossima volta, suppongo, si dovrebbero concedere 100 giorni.
Prima o poi dovrà anche scoprire se Putin vuole veramente la pace, vero?
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Questo finesettimana ho fatto due piccole scoperte relative alla propaganda statale russa: una positiva e una curiosa (non so se chiamarla anche negativa o positiva).
La scoperta positiva: almeno nell’Occidente quella propaganda non arriva a tutti.
La scoperta curiosa: con le opere della propaganda statale russa si potrebbe provare a far divertire la gente.
Ho fatto le suddette due scoperte raccontando di come quella propaganda aveva tentato di sfruttare una delle esibizioni della cantante Beyoncé all’insaputa di quest’ultima… No, non sono assolutamente un fan, ma la notizia è arrivata pure sul mio schermo: al suo concerto del 7 luglio Beyoncé aveva utilizzato dei vestiti dedicati ai colori della bandiera statunitense, mentre alcuni operatori della propaganda statale russa hanno sostenuto che questo era stato dedicato alla bandiera russa:

Alcuni hanno pure scritto che il pubblico aveva cantato l’inno russo…
Di certa gente dovrebbero occuparsi gli specialisti vestiti di bianco. A voi, invece, chiedo: secondo voi è più improbabile che Beyoncé si ricordi come è fatta la bandiera russa o che il suo pubblico abbia la capacità e la voglia di cantare l’inno russo?
Boh…
L’articolo segnalato nella edizione odierna della ormai tradizionale rubrica collega in un unico schema Putin, Orban, l’UE, il petrolio e tutti quelli che sanno guadagnare con tutte le parole appena elencate. È uno schema che in una certa misura condizionava la vita europea prima della guerra, lo condiziona ora e per chissà quanto tempo condizionerà ancora.
A volte è bello consigliare degli articoli di portata un po’ più grande del solito.
La Reuters scrive che gli USA hanno ripreso le consegne di alcune armi alla Ucraina: proiettili d’artiglieria da 155 mm e missili a guida precisa noti come GMLRS, utilizzati nei lanciarazzi multipli HIMARS. Non è chiaro perché l’ultima spedizione abbia incluso solo proiettili e razzi per lanciarazzi multipli; non è noto se sia stata presa la decisione di riprendere le consegne di altre armi.
In compenso, ieri ho sentito una curiosa interpretazione della pausa nelle forniture americane del materiale bellico alla Ucraina: dopo l’intervento-lampo in Iran – non c’è bisogno di precisare – Trump avrebbe detto Pete Hegseth di fare l’inventario dei materiali disponibili, mentre quel personaggio, con il suo grado di intelligenza e preparazione che purtroppo conosciamo, si è inventato il modo più cretino di farlo. «Non facciamo uscire nulla finché non finiamo a contare». E, in più, lo avrebbe fatto senza informare Trump stesso (che infatti si era dimostrato incapace di commentare la situazione). La cosa più preoccupante: l’ipotesi mi sembra credibile e realistica.
La ripresa delle forniture alla Ucraina, seppure modeste, è comunque una cosa positiva.
Ieri l’agenzia russa Rosaviatsia ha rilasciato alla russa Nordwind Airlines il permesso di volare sulla rotta Mosca-Pyongyang, ha riferito l’Associazione degli operatori turistici della Russia. In base alla autorizzazione, la compagnia aerea potrà effettuare voli fino a due volte a settimana (mentre a giugno è stato istituito un treno diretto da Mosca a Pyongyang: il viaggio di andata dura nove giorni).
Lasciando da parte la questione politica (troppo evidente e dunque banale), è curioso notare che l’autorizzazione è stata data solo alla compagnia russa. Significa che pure nelle condizioni delle sanzioni internazionali (che non permettono prendere in leasing gli aerei nuovi o acquistare legalmente i pezzi di ricambio per quelli disponibili) si preferisce far volare le persone (per ora non andiamo a vedere quali) con una compagnia russa e non quella nordcoreana.
Qualcuno di voi avrebbe fatto una scelta diversa? Ahahaha
Times of Malta e OCCRP rivelano: il direttore dello staff della Casa Bianca Sergio Gor, 38 anni, è nato in Uzbekistan, nell’Unione Sovietica e ha «nascosto» le proprie origini. E ci è stato a Mosca per due volte: nel 2017 e nel 2018.
In particolare, Sergio Gor è nato il 30 novembre 1986 a Tashkent. Secondo i giornalisti, Gor ha vissuto a Malta per almeno cinque anni durante la sua infanzia. In particolare, dal 1996 al 1999 ha studiato in una scuola cattolica per ragazzi nella città di Vittoriosa. In seguito (non è specificato quando), la famiglia di Gor è emigrata negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza.
Conoscendo l’attenzione della amministrazione Trump verso certi dettagli, non posso escludere che i sospetti dei giornalisti fossero fondati. Ma, allo stesso tempo, tenendo conto della età di Gor e del tempo ridotto che ha vissuto nell’URSS (in sostanza, solo da bambino che non ragiona sulla politica), posso altrettanto facilmente presumere che fosse realmente convinto del fatto che non esiste alcun legame tra la Russia e le altre ex repubbliche dell’URSS. Potrebbe anche essere sinceramente convinto di «non c’entrare nulla con la Russia» perché ci ha vissuto poco in quella zona.
Insomma, per ora mi sembra più una notizia sul contenuto del cervello di una persona che sul fatto di una infiltrazione.
Vedremo.
Il 5 luglio, a bordo dell’Air Force One, quando gli è stato chiesto se fosse sicuro di poter porre fine ai combattimenti in Ucraina, Trump ha risposto ai giornalisti:
I don’t know. I can’t tell you whether or not that’s going to happen.
Ovviamente, quella domanda giornalistica poteva avere una infinità di obiettivi tranne uno: quella di ottenere una informazione sui fatti futuri.
Ma io, non essendo Trump e non essendo stato interrogato dai giornalisti, mi autorizzo da solo a rispondere a quella domanda nel suo unico senso non previsto. Tanto, arrivare a quella risposta è facilissimo.
Lo so, non succederà. Se Trump continua così come ha agito fino a oggi, sicuramente non ci riuscirà. Perché anche in quelle rare occasioni in cui fa qualcosa di riguardante la guerra in Ucraina, fa in modo che le posizioni della Ucraina si aggravino. E, dato che l’Ucraina non intende arrendersi, possiamo dire che Trump sta facendo il possibile per prolungare la guerra.
Potremo tornare alla stessa domanda quando, per esempio, Trump decide almeno di sbloccare quegli ultimi aiuti militari che erano stati destinati alla Ucraina dal suo predecessore Biden.
Ho scoperto che la Danimarca ha introdotto il servizio di leva per le donne a partire dal 1° luglio: esse sono ora obbligate a registrarsi per il servizio militare e svolgerlo se selezionate in una speciale lotteria. I volontari di entrambi i sessi avranno la preferenza per l’arruolamento, mentre i posti rimanenti (per arrivare a 4700) saranno assegnati in una lotteria tra i coscritti, alla quale parteciperanno anche le donne. La durata del servizio di leva è stata aumentata da quattro a undici mesi; è previsto che il numero totale di persone che prestano servizio militare di leva ogni anno salga gradualmente a 6500 entro il 2033.
Questo numero di coscritti all’anno non sembra particolarmente elevato (anche con un esercito regolare di 9000 unità, come quello danese), ma nel complesso va bene. Posso solo provare a indovinare cosa verrà insegnato ai coscritti: i generali si preparano sempre per guerra passata, quindi i nuovi coscritti verranno trasformati in operatori di droni. Ma quando saranno necessari per una nuova guerra, i droni militari saranno già in grado di operare autonomamente in «sciami» (come dicono alcuni esperti militari).
Ma consiglierei comunque al resto degli europei di allenarsi a maneggiare i droni in anticipo: per assicurarsi una specialità non da campo nell’esercito ahahaha
Macron e Putin hanno parlato al telefono per la prima volta dal settembre 2022.
Mosca ha sottolineato la «natura sostanziale» della conversazione, in cui si è parlato del conflitto tra Iran e Israele e della guerra russo-ucraina. In particolare, ha dichiarato:
Parlando della situazione in Ucraina, Vladimir Putin ha ricordato che il conflitto ucraino è una conseguenza diretta della politica degli Stati occidentali, che per molti anni hanno ignorato gli interessi di sicurezza della Russia, hanno creato una testa di ponte anti-russa in Ucraina, hanno condonato le violazioni dei diritti dei residenti di lingua russa e ora perseguono una politica di prolungamento delle ostilità fornendo al regime di Kiev varie armi moderne
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Il grossetto è mio perché tra tutte le stronzate citate volevo evidenziare quella realmente importante per Putin: «lasciatemi ammazzarli tutti e vedrete che questa fase della guerra in Europa finisce presto».
Grazie a Macron che fornito un pretesto per ricordare ancora una volta questo principio.
L’ufficio stampa del Presidente francese non ha commentato ufficialmente la conversazione.
Mentre io posso commentare dicendo che nessuno può garantire che Putin si limiti alla Ucraina.
The Washington Post riferisce: l’intelligence statunitense avrebbe intercettato una conversazione telefonica tra due alti funzionari iraniani in cui si discuteva del fatto che i danni degli attacchi statunitensi erano inferiori a quelli che Teheran si aspettava.
Ma l’espressione «inferiori a quello che si aspettavano» si riferisce alla situazione della mancanza di una fuga radioattiva o integra quest’ultima? Sarebbe curioso capirlo bene perché la differenza è notevole. Da essa dipende anche il nuovo livello di «TACO» che ha raggiunto Trump pensando di poter limitarsi a un intervento singolo e proclamarsi vincitore.



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