L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Una osservazione sorprendente

Sicuramente tutti i miei lettori minimamente connessi con il mondo reale sanno che a partire da oggi la validità del cosiddetto «Green Pass» è ridotta a 6 mesi. La tutela della salute propria (è uno di quei casi in cui conviene essere egoisti) e degli altri è importante quanto la libertà di spostamento, quindi pure io sono andato – nel tardo pomeriggio di domenica – a ottenere la mia terza dose (il booster). Non ho ancora visto una posizione univoca degli scienziati circa il periodo reale di funzionamento delle prime dosi (a volte mi sembra che a promuovere la vaccinazione frequente siano prevalentemente i produttori dei vaccini stessi), ma la terza dose male non fa (anzi!), quindi sono andato tranquillo. La terza dose del Pfizer – con il quale ci conosciamo già – ha già prodotto lo stesso effetto percepibile di prima: un leggero dolore alla spalla. Ma non è di questo che volevo scrivere.
Mi ha sorpreso tantissimo il vuoto quasi totale al «mio» centro vaccinale (abbastanza grande): una volta compilato il solito questionario, mi sono trovato in una fila con 2 (due!) persone davanti. Considerati la vicina scadenza burocratica, il giorno libero (domenica) per molti lavoratori e una certa paura collettiva del virus, sono rimasto molto sorpreso… Ma si sono già vaccinati tutti? Oppure la maggioranza di coloro che volevano farlo si sono contagiati prima? Boh.
Però dalle conversazioni dei medici e infermieri sentite per caso, ho capito che verso la fine della giornata a loro erano avanzate un po’ di dosi di Pfizer e di Moderna. Di conseguenza, chi non è riuscito a prenotare la vaccinazione per una data vicina, può provare a presentarsi anche senza al centro più vicino verso fine giornata. Potrebbe andarvi bene!

Vaccinatevi, vaccinatevi, vaccinatevi che mi sono rotto tutto di questa pandemia.


Immagino la gioia

Nella città inglese di Brighton and Hove è stata approvata una legge locale che impone, per la costruzione di nuovi edifici di oltre cinque metri di altezza, l’utilizzo dei mattoni speciali per la nidificazione delle api solitarie.
Più o meno tutti sanno che le api che vivono in grandi alveari: queste sono le cosiddette api sociali. Ma poi esistono anche delle api solitarie: in realtà sono la maggioranza, quasi 250 delle 270 specie che vivono nel Regno Unito. Pure le api solitarie sono considerate importanti impollinatori di piante e la loro scomparsa potrebbe causare dei gravi danni all’ecosistema locale. E, tra l’altro, si sostiene che le api solitarie spesso si stabiliscono nelle crepe delle vecchie murature. Ma i nuovi edifici moderni vengono costruiti senza delle cavità utili per gli insetti, quindi le api solitarie soffrono. I mattoni per le api imposti dalla nuova legge sono uguali ai mattoni normali, ma hanno dei buchi: le api potranno arrampicarsi e viveri dentro.

Il consigliere comunale Robert Nemeth, l’ideatore della suddetta legge, spera che i nuovi mattoni contribuiscano alla conservazione della biodiversità. Ma io immagino già quanto gli saranno grati gli elettori umani residenti nei nuovi palazzi, ahahaha…


Le strane fantasie britanniche

Il Ministero degli Esteri britannico sostiene che la Russia starebbe sviluppando un piano per portare al potere in Ucraina dei leader pro-Russia. E lo fa pubblicando una lista di quattro nomi
Non elenco e non commento quei nomi non solo perché non direbbero alcunché a un italiano medio, ma anche perché, indipendentemente dalle dichiarazioni degli alti funzionari russi, si tratta dei nomi un po’ strani. Sono nomi delle persone che a prima vista sembrano scelte quasi a caso perché negli ultimi anni non si sono distinti – almeno sul campo pubblico – per alcun legame serio e/o indubbiamente «positivo» con la Russia.
L’ipotesi del tentativo di instaurare, in qualche modo, un governo pro-russo in Ucraina sembra logica e può essere analizzata, ma in essa possono essere inseriti tanti altri nomi non meno probabili: come se fossero delle lettere latine indicanti una infinità delle possibili variabili.
In questo preciso momento mi sembra comunque più utile e interessante seguire il conflitto politico-militare tra la Russia e NATO riguardante, in parte, il futuro dell’Ucraina.


L’indirizzo preciso

La storia è di quasi sei anni fa, ma io l’ho scoperta solo pochi giorni fa: tre turisti hanno voluto ringraziare per l’ospitalità una famiglia islandese e hanno quindi inviato una lettera da Reykjavik. Non si ricordavano l’indirizzo postale della fattoria di quella famiglia, ma si ricordavano bene la sua collocazione geografica. Quindi sulla busta al posto dell’indirizzo hanno disegnato la mappa:

Mi incuriosiscono tanto le persone che non sono capaci di cercare delle informazioni elementari su internet (nemmeno un indirizzo approssimativo!), ma, probabilmente, questi tre turisti volevano solo fare uno scherzo simpatico. Sicuramente ci sono riusciti. Mentre il postino è riuscito a consegnare la lettera ai destinatari.
Aggiungo anche la foto della casa dei destinatari della lettera:

Spero che non abbiano iniziato a ricevere troppe buste con la replica di quella mappa (a meno che non siano interessati a qualche forma di collezionismo). Mentre voi, volendo, potete andare su Google Maps, scegliere qualche altra abitazione isolata – non necessariamente quella del presente post – per provare a inviare una lettera cartacea in un modo analogo. I pretesti possibili sono tantissimi: per esempio, fare gli auguri per qualche festa largamente celebrata.


L’energia nevosa

Perché tutti parlano della energia solare e nessuno parla della energia nevosa? Boh…

E, soprattutto, perché l’entusiasmo popolare è ancora tanto alto da oscurare i limiti di quella solare in certe zone geografiche?
Ah, no: l’entusiasmo non è solo popolare. Ai dirigenti dell’UE era bastata una sola estate con tanto sole e vento per dimenticare che la quantità del vento e delle giornate soleggiate varia di anno in anno (ma pure nei periodi più brevi), decidere dunque di poter non rinnovare le scorte del gas (inducendo quindi gli ex fornitori a dedicarsi ad altri mercati), e, di conseguenza, trovarsi – a grandissima sorpresa – nella situazione di dover affrontare il prezzo di oltre mille euro per mille metri cubi del gas…


L’impopolarità del populismo

Oltre alle ricerche sospette sul livello della povertà nel mondo, nello stesso mondo si pubblicano anche delle ricerche alle quali si vuole tanto credere. Per esempio: nella ricerca della Bennett Institute for Public Policy (della Cambridge University) si sostiene che i partiti (e i politici) populisti di tutto il mondo hanno perso nel grado del sostegno durante la pandemia del Covid-19.
Gli autori della ricerca hanno raccolto e studiato le opinioni politiche di più di mezzo milione di persone di 109 Stati dall’inizio del 2020 (non tantissimi, ma nemmeno pochi). E hanno scoperto che il sostegno ai partiti populisti in tutto il mondo è sceso in media di 10 punti percentuali nel periodo indicato. Invece l’approvazione delle azioni dei governi centristi nel contrasto della pandemia alla fine del 2020 era in media di 16 punti percentuali superiore all’approvazione delle azioni nello stesso campo intraprese dei governi populisti. Inoltre, in tutto il mondo è aumentata la fiducia nelle istituzioni tecnocratiche e negli esperti che prendono le decisioni politiche. Già nell’estate del 2020, per esempio, il numero di persone convinte che gli esperti dovessero essere autorizzati a prendere le decisioni in base al loro parere professionale era già aumentato di 14 punti percentuali in Europa e di 8 punti negli Stati Uniti.
Beh, i risultati di questa ricerca potranno essere verificati in giro di pochi anni. Dobbiamo solo «fare lo sforzo» di arrivarci per vedere tutto con i propri occhi, ahahaha


Affermazioni sospette sulla povertà

A volte mi capita di leggere delle ricerche statistiche-economiche un po’ strane… Per esempio: la Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicherebbero alla riduzione della povertà globale) sostiene che da marzo del 2020 – quindi dall’inizio della pandemia del Covid-19 – la ricchezza delle 10 persone più ricche è aumentata di 1,3 miliardi al giorno per tutto il periodo della pandemia. Allo stesso tempo, sempre secondo la Oxfam, i redditi del 99% delle persone sono scesi e più di 160 milioni di persone sarebbero finite sotto la soglia della povertà.
Boh… Capisco che durante la pandemia qualcuno si è arricchito: lo si può spiegare abbastanza facilmente. Sempre facilmente si può capire che molte persone hanno perso almeno una parte dei loro redditi: per esempio, tutti coloro che lavoravano nel settore dei servizi alla persona (quindi chiuso o fortemente limitato per molto tempo a causa delle restrizioni medico-sanitarie); hanno poi perso il lavoro molte persone meno istruite, quelle che svolgevano i lavori manuali non praticabili da remoto.
Ma l’affermazione sul calo dei redditi del 99% delle persone mi sembra una grossa esagerazione. Infatti, in tutto il mondo c’è una notevole quantità delle persone che, pur lavorando da casa, continua a percepire lo stipendio di prima, ma spende meno rispetto al periodo pre-pandemia. Così, ogni mio lettore può provare a calcolare quante spese sosteneva prima solo per andare fisicamente al lavoro: per i mezzi di trasporto (pubblici o privati) o per i vestiti seri e di qualità. E poi, sicuramente, ora si spende meno per i viaggi di vacanza. Insomma, prima della pandemia nel corso di ogni anno solare si accumulava una somma sensibile.
Quindi mi sa che i lottatori professionali contro la povertà hanno tentato ancora una volta di manipolare l’opinione pubblica.


Le semplificazioni dei 26 senatori

Il Senato degli Stati Uniti ha pubblicato una proposta di legge, redatta da 26 senatori, sulle sanzioni da imporre alla Russia se le truppe russe dovessero invadere l’Ucraina o se il conflitto tra la Russia e l’Ucraina dovesse intensificarsi ulteriormente. Tra le misure proposte ci sono il divieto di entrare negli Stati Uniti e il congelamento dei beni statunitensi del presidente russo, del primo ministro, del ministro degli esteri e del ministro della difesa, così come dei comandanti di vari tipi di truppe e di altri individui che la Casa Bianca dovesse ritiene coinvolti in «aggressioni contro l’Ucraina». Si tratta di un documento lungo e, dicono, visto positivamente dalla Casa Bianca. Ma nonostante tutto questo, attualmente non mi sembra un documento da prendere troppo sul serio.
Prima di tutto, non è da prendere sul serio perché l’intervento diretto (apertamente dichiarato) delle truppe russe in Ucraina continua a sembrarmi poco probabile. In secondo luogo, non è detto che un documento del genere venga approvato (o, almeno, approvato nella sua redazione attuale). In terzo luogo, spero tanto che prima o poi qualcuno riesca a spiegare ai politici federali americani che il presidente russo menzionato nel documento si comporta costantemente come un bullo infantile: quando si sente sotto pressione, continua a «fare il cattivo» con una intensità maggiore di prima. Quest’ultimo punto, in particolare, complica tanto il lavoro dei politici e diplomatici costretti ad affrontare i comportamenti dei governanti russi e richiede una buona fantasia nell’inventare le sanzioni: ovviamente, qualora ci fosse l’interesse di introdurre sanzioni (o compiere qualsiasi altro tipo di azione) funzionanti e realmente mirate al raggiungimento di un obiettivo concreto e voluto. E, effettivamente, dobbiamo ammettere che nessuno ha mai sostenuto che la politica e la diplomazia siano dei mestieri facili. Non consistono certo nella sola frase imperativa «fai il bravo».


Il ritmo della innovazione

In teoria – quella facilmente comprensibile a tutti, ahahaha – la pandemia prolungata avrebbe dovuto apportare dei cambiamenti importanti alla nostra vita quotidiana e, in particolare, rendere quest’ultima «più digitale»: in modo da permetterci di svolgere più attività possibile a distanza.
Sulla pratica, però, la digitalizzazione della vita dimostra di essere solo un fenomeno del progresso sociale ma non proprio tecnologico. Lo possiamo dedurre, per esempio, dalla ricerca della IFI Claims Patent Services, una piattaforma di analisi dei dati sulla proprietà intellettuale che pubblica da decenni i 50 maggiori titolari di brevetti nel mercato statunitense.
Nel 2021 il numero di brevetti registrati negli USA per le tecnologie varie è diminuito del 7,5% rispetto all’anno precedente. In totale sono stati registrati 327.300 brevetti. Il 2021 è stato dunque il secondo anno consecutivo di declino, ma il calo del 2021 è stato il più grande degli ultimi dieci anni.
Il numero totale delle domande di registrazione di brevetto negli USA nel 2021 è stato di 410.000, l’1% in meno rispetto al 2020.
La maggior parte dei brevetti registrati negli USA è stata depositata da aziende locali (45,8%), seguite da quelle giapponesi (14,4%), sudcoreane (6,5%) e cinesi (6,3%). Ma solo le aziende cinesi hanno visto un aumento del 10% delle registrazioni nel 2021.
Il detentore del record di brevetti concessi è la statunitense IBM (oltre 8,6 mila), seguita dalla sudcoreana Samsung (6,4 mila), dalla giapponese Canon (3 mila), dalla taiwanese TSMC (2,8 mila), dalla cinese Huawei (2,77 mila) e dalle statunitensi Intel (2,6 mila) e Apple (2,5 mila).
Negli ultimi cinque anni, invece, le categorie in più rapida crescita nella quantità dei brevetti sono state i modelli informatici basati su modelli biologici (il tasso di crescita medio annuo tra il 2017 e il 2021 è stato del 54,5%), le innovazioni nella agricoltura (42,5%), i dispositivi elettrici per il fumo (40,5%), l’apprendimento automatico (38,6%), i computer quantistici e i sistemi informatici basati su fenomeni di meccanica quantistica (35,9%), le capacità speciali legate alla estrazione di petrolio, gas o acqua (35,6%), etc.
A questo punto la tendenza di lungo periodo mi incuriosisce ancora di più.


L’esempio di Novak Djokovic

Fino all’inizio di gennaio di quest’anno il tennista Novak Djokovic mi è stato moderatamente simpatico, sicuramente molto più simpatico della maggioranza dei suoi famosi colleghi-rivali.
Non solo fino al momento della pubblicazione di questo post, ma anche per il tempo infinito seguente, mi sono però notevolmente antipatici i no-vax. Più o meno nella stessa misura mi sono antipatiche anche le persone ignoranti e pigre che non si sforzano a individuare la fonte delle proprie paure nei confronti dei vaccini, ma ora mi concentro solo sui no-vax.
Ebbene, sono enormemente contento per il fatto che Novak Djokovic sia finalmente riuscito a essere un esempio positivo anche fuori dai campi sportivi… Logicamente, – e non è assolutamente un tentativo di offendere qualcuno – non possiamo aspettarci una grande intelligenza da uno sportivo professionista, quindi dobbiamo costatare che sia diventato un esempio positivo involontariamente. Infatti, i recenti avvenimenti della sua biografia hanno dimostrato a tutto il mondo (e forse dimostreranno ancora) che senza la vaccinazione non si torna alla vita normale.
Spero tanto che questo esempio concreto abbia già convinto qualcun altro a vaccinarsi.
Novak Djokovic, intanto, è stato liberato e ha iniziato ad allenarsi. Se dovesse veramente essere ammesso all’Australian Open 2022, io, per la prima volta nella vita, tiferò contro di lui.