Ieri il Seimas (parlamento) lituano ha deciso di denunciare la Convenzione di Ottawa sulla messa al bando delle mine antiuomo. Un totale di 107 parlamentari ha votato a favore del ritiro dalla Convenzione, tre si sono astenuti e non ci sono stati voti contrari. Il ritiro della Lituania dalla Convenzione richiedeva l’approvazione di almeno 85 deputati.
Avete un tentativo per indovinare il motivo di tale misura palesemente di carattere difensivo…
Il motivo o il reale promotore della misura? È quasi la stessa cosa, potete indovinare entrambi.
Io, intanto, per l’ennesima volta devo constatare che il reale promotore si è meritato il titolo di una delle persone più influenti al mondo: come vediamo, si può benissimo essere molto influenti anche in negativo. Ma la cosa più curiosa è che quel promotore proprio oggi festeggia la vittoria in una grande guerra di portata mondiale: uno degli slogan storici di questa festa è «mai più», che viene arricchito sempre di nuovi «curiosi» significati.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
La Commissione europea ha presentato una bozza del «road map» per porre fine alle importazioni di energia russa nell’UE:
The roadmap will see a gradual removal of Russian oil, gas and nuclear energy from the EU markets in a coordinated and secure manner as the EU transitions to clean energy.
A parte, forse, il tema dell’abbandono del gas russo, tutto in questa notizia è negativamente fantastico.
Lasciamo che gli altri Stati acquistino sempre più petrolio e uranio russo: ai prezzi che possono imporre a Putin (il quale, avendo ora meno acquirenti, venderà a chiunque in qualsiasi quantità). Questa misura ha solo un senso autoterapeutico, ma non quello economico: non vogliamo essere degli sponsor diretti della guerra.
Mentre la stessa Commissione europea ha l’intenzione di passare all’energia pulita in breve tempo: anche se il recentissimo incidente in Spagna, Portogallo e Francia dovrebbe aver mostrato anche alle menti «verdi» da ricovero che l’UE ha troppa fretta in questo campo. Ma gli euroburocrati non sono bravi a reagire e a trarre conclusioni rapidamente. Per loro, «rapidamente» non significa solo cinque giorni, ma anche tre anni.
Anche se, in generale, la ricerca dell’indipendenza da un vicino violento è una cosa giusta. Ma le cose giuste devono essere ben pianificate.
Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…
Ieri tutti scrivevano dei risultati negativamente impressionanti dei primi cento giorni del secondo mandato presidenziale di Trump, ma lui ha finalmente deciso di fornire beni e dati militari alla Ucraina (non solo nuovi lotti, ma anche quelli già stanziati dal Congresso ai tempi di Biden). Si tratta delle forniture in cambio di denaro, non come aiuti, ma questo è già qualcosa, qualcosa di molto positivo.
Prima di tutto, a me (come, spero, a tutti coloro che tifano per l’Ucraina) non dispiace assolutamente a dire grazie a Trump anche mille volte. L’importante è il risultato.
In secondo luogo, dobbiamo congratularci con l’Ucraina per un ottimo accordo concluso con il «maestro degli accordi» Trump. Perché l’accordo sullo sviluppo di 57 tipi di minerali è un accordo sullo sviluppo di ciò che si trova nel sottosuolo ucraino in quantità sconosciute (non sono state condotte ricerche serie per alcune decenni), in territori non sempre fisicamente accessibili (per motivi ben noti) e in luoghi che spesso sono gravemente danneggiati (in tutti i sensi possibili) a causa di tre anni di guerra. Quindi anche la parte ucraina è stata bravissima.
Ora possiamo solo sperare che tutto vada bene e che l’imprevedibile Trump non faccia nuovi scherzi…
L’altro ieri, il 29 aprile, Donald Trump ha parlato in un comizio in Michigan dedicato ai suoi primi 100 giorni da Presidente e ha dichiarato che questo periodo è stato «the most successful first 100 days of any administration in the history of our country».
Ed è vero: ha reso il Canada e la Groenlandia 51-esimo e 52-esimo Stati degli USA (o forse no?), ha vinto la «guerra dei dazi» (o ha iniziato subito a ridurla perché tutti lo mandavano a fan…?), ha messo fine alla guerra in Ucraina in 24 ore (o ha solo cercato di farlo bloccando gli aiuti alla Ucraina?) e, naturalmente, ha reso di nuovo grande l’economia statunitense:
Ah, no: mi sa che l’ultima cosa che non l’ho indovinata, visto che il grafico mostra il primo trimestre di recessione dell’economia statunitense in quattro anni…
Ma posso dire con certezza che Trump farà in tempo a combinare tante cose altrettanto grandi! Sarà in grado di fare molto di più, bisogna solo non disturbarlo e aspettare.
Allo stesso tempo, non voglio assolutamente augurargli un buon lavoro e tanti successi nel percorso sopra descritto, nemmeno nella giornata di festa tematica di oggi.
La Corte di giustizia dell’UE ha stabilito che il sistema del «passaporto d’oro» (cittadinanza in cambio di investimenti) di Malta viola il diritto dell’UE. Malta deve ora abbandonare il sistema di cittadinanza in cambio di investimenti nella sua forma attuale o affrontare una multa. Il governo maltese ha annunciato che «le implicazioni legali di questa sentenza sono studiate in dettaglio per allineare il quadro normativo sulla cittadinanza ai principi enunciati nella sentenza».
L’aspetto interessante è che la Corte di giustizia dell’UE è stata interpellata (nel 2023) in materia dalla Commissione europea. Cioè, né al momento del ricorso, né in seguito, a nessuno della Commissione europea è venuto in mente che il rilascio di passaporti per gli investimenti – anche a prescindere dalle particolarità nazionali di questa procedura – è quasi l’unico strumento europeo già esistente per attirare i ricchi insieme ai loro capitali fuori dalle economie dei vicini violenti (indovinate chi intendo in primo luogo). Ma invece di sviluppare e approfondire l’argomento e di affinarlo per i compiti specifici del momento storico, la Commissione europea ha deciso di tagliarlo completamente. Tagliarlo, e continuare invece a discutere di come non comprare quel petrolio, senza il quale l’economia mondiale non ha ancora imparato a fare a meno.
Geniale! È il quarto anno che le persone intelligenti stanno spiegando che incoraggiare la fuga dei capitali è la via più corretta…
Ho scoperto che il Cremlino sta per dichiarare, «per motivi umanitari», un cessate il fuoco in onore dell’80° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale: dalla mezzanotte dell’8 maggio alla mezzanotte dell’11 maggio. E, con tanto umorismo, invita l’Ucraina a «seguire l’esempio» e a cessare anch’essa le ostilità.
Ridere delle persone ipocrite non è una impresa nobile: la suddetta «tregua» sarà ovviamente «rispettata» quanto la recente tregua di Pasqua. Lo capiscono benissimo soprattutto in Ucraina.
È molto più interessante ricordare le voci sui sogni di Putin di concludere la guerra militare speciale entro l’anniversario della Vittoria del 9 maggio 2022, quando non si trattava di una ricorrenza «tonda», ma solo di un anniversario semplice… Oppure osservare la ennesima ondata delle scritte «Possiamo ripetere» (riferita alla vittoria nella Seconda guerra mondiale) sulle auto che girano per le città russe: stanno ripetendo da più di tre anni, ma, in primo luogo, stanno ripetendo le azioni dell’allora nemico (che è noto da tempo) e, in secondo luogo, già da un periodo di tempo superiore ai tre anni (ci hanno impiegato 262 giorni solo per liberare una parte della regione di Kursk dall’esercito ucraino, e anche dopo la liberazione ufficiale ammettono di non averla liberata del tutto). E qualcuno andrà sicuramente in giro con quegli adesivi sulle macchine e senza pensare al contesto!
Se per tutto questo tempo gli ucraini non fossero stati uccisi in guerra e come risultato della guerra, proprio i malati mentali di cui poco sopra sarebbero ancora degni di essere derisi.
Lo avranno già notato in tanti (forse in tantissimi), ma è un fatto che voglio «salvare» sul mio blog pure io.
Meno di due mesi fa Donald Trump si era lamentato per il fatto che Vladimir Zelensky si sarebbe presentato all’incontro alla Casa Bianca (il 28 febbraio 2025) con gli abiti «inadeguati». Anche se si conosce bene la posizione di Zelensky: vuole evitare l’abbigliamento chiaramente civile finché è in corso la guerra.
Ma il sabato 26 aprile 2025 Donald Trump si era presentato così al funerale di Papa Francesco:
Sono abituato a indicare anche il contesto, quindi lo faccio pure ora:
Io stesso non sono un grande fan (entro certi limiti, ovviamente) dei vari dress code tradizionali, ma almeno non rimprovero le persone simili a me, ahahaha
Allo stesso tempo, non penso che sia il caso di deridere una delle tante scelte di Trump fatte più per stupidità che per intenzione (sa che in pochissimi potranno rimproverarlo per qualcosa). Volevo solo sottolineare un fatto curioso…
P.S.: secondo il mio testamento — ancora da scrivere — il mio inevitabile funerale dovrà essere o super segreto (anche a livello informativo) o un evento più allegro possibile. Lascerò la scelta tra le due opzioni a che se ne dovrà occupare.
L’articolo proposto per questo sabato è, in realtà, un tentativo di indovinare il significato delle idee di Donald Trump con le carte…
Con le mappe geografiche però. Con le carte geografiche della Ucraina e della guerra che è in corso sul suo territorio. Viene mostrato quali territori proporrebbe Trump – se sapesse di cosa sta parlando, ovviamente – di regalare alla Russia sotto forma di uno «scambio».
Ma non mi metto a riassumere il testo e/o raccontare le mappe. Siete capaci di seguire il link e fare tutto il necessario per la comprensione dei contenuti.
Trump ha condannato il massiccio attacco dell’esercito russo di ieri alla Ucraina, compresa la città di Kiev:
I am not happy with the Russian strikes on KYIV. Not necessary, and very bad timing. Vladimir, STOP! 5000 soldiers a week are dying. Lets get the Peace Deal DONE!
Mi chiedo se Zelensky e Biden siano ancora secondo lui colpevoli dell’inizio della guerra. E se sia Zelensky a non volere che finisca?
In realtà, è interessante ma non importante. Ciò che è importante è: molto probabilmente è impossibile offendere seriamente Trump: quando egli finalmente capirà tutto di Putin (prima o poi dovrà farlo, nonostante le capacità limitate), semplicemente passerà a qualche questione più semplice e veloce da «risolvere». Gli è già successo molte volte fare in questo modo. Ma non sarà in grado di offendersi nello stile di Putin, tipo: «Non mi rispetti, quindi ora ti rovino tutta la tua misera esistenza». Il suo livello di cultura è notoriamente basso, ma è comunque basso secondo i criteri americani. Purtroppo, in questo particolare momento storico è da considerare una cosa negativa.