L’archivio della rubrica «Internet»

Il “più veloce e sicuro”

I ricercatori della società di sicurezza informatica Infoblox, che hanno collaborato con l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), riferiscono che il browser Universe Browser, pubblicizzato come «il più veloce» e che promette protezione dalle fughe di dati, in realtà reindirizza tutto il traffico internet attraverso server in Cina e installa segretamente programmi che funzionano in background. Il browser è collegato a siti cinesi di casinò online e, presumibilmente, è stato scaricato milioni di volte dagli utenti.
Si tratta certamente di una scoperta interessante, ma dalla ricerca non mi è chiaro un fatto fondamentale, senza il quale leggere il resto del testo diventa un’attività assolutamente priva di senso. Voglio dire: come hanno fatto i ricercatori del Infoblox e dell’UNODC a venire a conoscenza dell’esistenza del browser «più veloce» e protetto Universe Browser? Io, per esempio, non ne ho mai sentito parlare in vita mia e mi sembra di non averlo mai incontrato in nessuna statistica online: né nei dati di traffico del mio sito, né nelle varie classifiche dei browser. Se questo browser è veramente così sconosciuto, perché preoccuparsi della sua sicurezza a un livello così alto?
O forse viene utilizzato solo in Asia? Altrimenti, quei «milioni di utenti» sarebbero apparsi in qualche modo all’orizzonte delle mie conoscenze digitali…
E voi, cari lettori, utilizzate solo software di provenienza nota o consigliato da persone competenti. Non fatevi ingannare dalla pubblicità del tipo «noi ci definiamo da soli i migliori».


Finalmente una notizia ottimista

I ricercatori dell’Università del Michigan e dell’Università della California a Davis hanno analizzato la cronologia dei browser di 954 persone per tre mesi e sono giunti alla conclusione che le persone utilizzano l’intelligenza artificiale molto meno spesso di quanto si pensi: in media, i servizi di AI rappresentano solo l’1% dell’attività web degli studenti e lo 0,44% dell’attività degli utenti dell’internet comuni. La maggior parte delle persone non utilizza quasi mai l’intelligenza artificiale, mentre solo un piccolo gruppo di utenti mostra un’attività elevata. L’AI è utilizzata più attivamente dalle persone con i cosiddetti tratti oscuri della personalità: machiavellismo, narcisismo e psicopatia.
Un gruppo di 954 persone non è molto grande, ma voi provate comunque a osservare il vostro rapporto con l’AI, non si sa mai. Io conosco alcune persone che si rivolgono al ChatGPT per qualsiasi cosa, anche per le domande più semplici, e ora ho un po’ paura di loro.
Io, personalmente, uso l’AI abbastanza attivamente, ma non come sostituto delle «tradizionali» fonti di informazione online: nel 90% dei casi gli affido lavori noiosi o compiti che non sono in grado di svolgere con le proprie forze (per esempio, non so disegnare, ma ho regolarmente bisogno di illustrazioni originali di vario tipo). Quindi mi sento solo una persona normalmente pigra.


L’AI più adatto

Oggi, con una singola e semplice immagine, vi semplifico notevolmente la vita lavorativa e, se ce l’avete ancora, pure quella accademica. Ecco la lista di 72 servizi AI per qualsiasi attività: chatbot, generazione di immagini e video, scrittura, presentazioni, ricerca, codifica e altro ancora:

Scommetto che la maggioranza delle persone «normali» utilizza al massimo tre o quattro AI più noti della lista appena riportata. Ma l’AI è uno strumento. Lo strumento deve essere adeguato al lavoro che si intende fare.


La lettura del sabato

È arrivato il fine settimana e quindi io sono arrivato a leggere l’"inchiesta" di «Important Stories» sui presunti legami del Telegram con il FSB. Sono sicuro che avete almeno sentito parlare di questo testo.
Secondo la mia impressione personale, l’indagine si è rivelata piuttosto fiacca e poco convincente. Nel senso che avevamo motivi per sospettare del Telegram in generale e di Pavel Durov in particolare anche prima di questa pubblicazione, mentre la nuova indagine non aggiunge nulla di nuovo ai nostri sospetti. Non conferma, non confuta e non fornisce nuovi fatti importanti. Non risponde nemmeno alla domanda più semplice e logica: «perché il FSB è così pigro e scarso nell’utilizzare questa fonte di informazioni?» (gli avvocati russi dicono da tempo che la utilizza contro le proprie vittime russe, ma io non osservo un vero uso di massa).
«Important Stories» è un media buono e serio, mentre Pavel Durov potrebbe effettivamente avere dei legami con il FSB. Ma tutto questo non può essere detto sulla base del testo menzionato sopra.
Ma voi, comunque, leggete l’articolo per essere più informati.
P.S.: ovunque viviate e qualsiasi cosa facciate in questa vita, siate mentalmente preparati al fatto che qualsiasi vostra corrispondenza (in qualsiasi messenger) possa prima o poi finire nelle mani altrui.


Ciao Skype

Da ieri, 5 maggio 2025, Skype ha cessato la propria esistenza per decisione della Microsoft (che lo aveva acquistato nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari) dopo 22 anni di vita.
Ho solo una domanda in relazione a questa notizia: almeno qualcuno su questo pianeta ha sentito il peso di questa perdita? Lo chiedo perché io, per esempio, non uso più Skype da circa dieci anni, da quando è diventato una schifezza scomoda e malfunzionante. Attualmente uso cinque video messenger molto più comodi e moderni (tra i quali lo stesso Teams), a seconda delle preferenze dei miei contatti fissi o occasionali.
E, naturalmente, mi congratulo con Skype per la fine della sua agonia e con la Microsoft per la sua incapacità di supportare e sviluppare uno dei servizi un tempo più popolari al mondo.


Il primo video su YouTube

Il giovedì scorso – 24 aprile 2025 – il primo video caricato su YouTube ha compiuto 20 anni. Eccolo qui:

A essere inquadrato è il cofondatore di YouTube Jawed Karim che si trova allo zoo di San Diego.
Potevo saltare uno degli anniversari più importanti della storia dell’internet? Non potevo, certo che non potevo!
E non posso non notare che nemmeno l’anniversario non ha aggiunto molte visualizzazioni a questo video storico: ne aveva solo 357 milioni al momento in cui stavo preparando questo post.


Inerario §38

Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 38) è dedicato al modo di inserire automaticamente i meta tag utili per il SEO nei codici delle pagine di un sito costruito con il WordPress.
Il paragrafo è stato pensato non solo per gli sviluppatori, ma anche per gli addetti al SEO non esperti in programmazione e per i semplici proprietari dei siti web particolarmente interessati nella promozione delle proprie creature online.
https://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo38/


… per non cambiare niente

Ieri Mark Zuckerberg ha annunciato in un video-messaggio che la Meta Corporation abbandonerà i servizi di fact-checkers sulle proprie piattaforme (Facebook, Instagram e Threads). Secondo Zuckerberg, il sistema attuale ha «raggiunto un punto in cui ci sono troppi errori e censure». E ha aggiunto: «Semplificheremo le regole e riporteremo la libertà di espressione sulle nostre piattaforme», adottando le annotazioni degli utenti come il social network X di proprietà di Elon Musk. Inoltre, gli utenti potranno ancora segnalare i post che secondo loro violano le politiche della comunità. Questi reclami saranno presi in considerazione prima dei risultati della scansione automatica dei contenuti.
In sostanza, nonostante la gioia di Zuckerberg per la fine della politica imposta da Biden, nella politica di Facebook non cambierà un tubo: come prima, i vari servi delle varie propagande (quelle politiche e quelle sociali, quelle positive e quelle negative) potranno continuare a «segnalare» i post a loro sgraditi. Mentre i moderatori di Meta continueranno a bannare la gente o i loro singoli post senza fare lo sforzo di leggere e/o comprendere cosa sia stato realmente pubblicato. Da anni conosco questo fenomeno – diffusissimo – nel segmento «russo» del Facebook (dove si scrive tanto e seriamente di politica), ma a volte mi arriva qualche notizia anche sugli utenti che scrivono in altre lingue.
Mi resta solo ricordare le parole di Zuckerberg e osservare.


Google e il regalo alle spie

Andriy Kovalenko, il capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, ha dichiarato che il servizio Google Maps ha pubblicato immagini satellitari delle strutture militari ucraine dopo un aggiornamento delle mappe:

Immaginate la situazione. Google pubblica immagini aggiornate sulle mappe che mostrano il posizionamento dei nostri sistemi militari (non specificherò). Ci appelliamo a loro per risolvere il problema in fretta, ma c’è il finesettimana. Hanno altro per la testa.

Secondo Kovalenko, i rappresentanti di Google hanno però contattato le autorità ucraine dopo la reazione del pubblico alle immagini satellitari aggiornate.
Io non vado nemmeno a cercare quelle immagini pubblicate – sicuramente per sbaglio – da Google, non invito a cercarle nemmeno voi. Però utilizzo questo epic fail (che rischia di avere delle brutte conseguenze, anche se i militari russi hanno altre fonti delle informazioni) per ricordarvi uno dei principi-base degli sviluppatori: non pubblicare degli aggiornamenti importanti di venerdì (o di sera) se non sei disposto a lavorarci sopra per tutto il finesettimana (o per tutta la notte). È un principio che ho imparato ancora a scuola e mi sorprendo per il fatto che alla Google qualcuno è stato così sicuro di sé…
P.S.: so benissimo che non siete tutti degli sviluppatori, ma suppongo che il principio valga anche per molte altre professioni. Che ne so… uno il venerdì sera pubblica i dati finanziari sbagliati online, spegne il telefono e se ne va da qualche parte per il finesettimana / ponte…


La tendenza della sostituzione

Ieri, due settimane dopo l’arresto di Pavel Durov a Parigi, il Telegram ha aggiornato la propria politica di moderazione e ha permesso agli utenti di segnalare i contenuti illegali nelle chat: lo si legge nella nuova versione del FAQ sul sito del Telegram. Ma per ora non è chiaro come si farà a moderare le chat private.
Però la cosa più importante consiste nel fatto che la nuova regola del Telegram – palesemente nata in seguito alle «conversazioni» di Durov con le Autorità francesi – si inserisce perfettamente in una tendenza tristissima ma tipica degli ultimi decenni: quella di trasferire, in via di fatto obbligatoria, ai contribuenti le funzioni che uno normale Stato dovrebbe svolgere con le tasse raccolte. Ma le tasse finiscono non si capisce dove (ma si ipotizza dove: nel cosiddetto «Stato sociale»), dunque salta fuori il principio «siete cittadini/imprese responsabili, dovete fare voi». Per esempio, le banche, i broker, gli avvocati e gli agenti immobiliari sono stati obbligati a cercare da soli i criminali finanziari e gli evasori fiscali e a consegnarli alla polizia. Le persone che vivono nella stessa zona spesso sono costretti ad auto-organizzarsi (o pagare le aziende di sorveglianza private) per proteggersi da teppisti e piccoli criminali. L’assistenza medica gratuita nei Paesi sviluppati viene di fatto sostituita – se si vuole guarire – con un’assicurazione privata. In base alle proprie circostanze di vita, ognuno può ricordarsi altri numerosi esempi…
Mentre nel contesto dell’argomento del post odierno va ricordato che i social network e i messenger devono, secondo la logica dello Stato occidentale moderno, cercare i criminali vari e portarli alla polizia. In sostanza, assumere delle persone (moderatori) che facciano il lavoro della polizia (pagata con le tasse), la quale si prenderà poi pure tutto il merito.
Fino a poco fa il Telegram di Pavel Durov era fuori da questa tendenza, ma forse sta per essere costretto a inserirsi in essa. Devo precisare che non mi sembra un evento positivo?