Provate a confrontare due interpretazioni de «Il pastor se torna aprile» di Nicola Porpora (un noto compositore italiano del XVIII secolo, se qualcuno non lo sapesse).
La prima versione è cantata da Franco Fagioli:
La seconda versione è cantata da Delphine Galou:
A me l’aprile piace solo in alcune occasioni…
L’archivio della rubrica «Cultura»
Il gruppo rock statunitense Steely Dan era interessante da tutti i punti di vista – prima di tutto quello musicale e quello dei contenuti – ma, purtroppo, era durato poco: meno di dieci anni, dal 1971 al 1981. In un certo senso è normale: il mix necessario delle risorse artistiche e delle forze morali di una persona normale non è infinito. Allo stesso tempo, è anche positivo che abbiano smesso presto: smesso senza torturare il pubblico e loro stessi con le ripetizioni e/o le canzoni di scarsa qualità fatte tanto per fare qualcosa (come succede ancora adesso ad alcuni vecchi gruppi famosi).
Quindi oggi vorrei ricordare i Steely Dan con due loro grandi canzoni. Sicuramente le hanno sentito anche le persone che non sanno alcunché del gruppo.
La prima canzone dei Steely Dan scelta per oggi è la «Do It Again» (dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):
E la seconda canzone dei Steely Dan di oggi è la «Reeling In the Years» (sempre dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):
Nel 1993 i due fondatori del gruppo originale sarebbero tornati a registrare e suonare in qualità del duo, ma con lo stesso nome del gruppo. Non mi sembra che abbiano fatto qualcosa di particolare.
In settima c’è stato il primo giorno formale della primavera (del quale si sono accorte solo le persone chiuse nei bunker), quindi è arrivato il momento di postare nella mia rubrica musicale un nuovo episodio delle «Quattro stagioni di Buenos Aires» di Ástor Piazzolla. Ovviamente, si tratta di «Primavera porteña».
Prima di tutto inserisco l’interpretazione originale dell’autore:
Ma la mia vera grande scoperta della quale sono enormemente contento è questa interpretazione della Royal Concertgebouw Orchestra diretta dal solista Liviu Prunaru:
Il secondo video sarà un punto di partenza per alcuni approfondimenti da parte mia…
Mi sono ricordato che tempo fa mi ero promesso di postare la versione «originale» (quella per pianoforte e non per la chitarra classica che mi piace altrettanto se suonata bene) della pièce per pianoforte «Asturias» del compositore spagnolo Isaac Albéniz. Me ne sono ricordato e sono subito andato a cercare quealche sua bella interpretazione. Quella del pianista Luis Fernando Pérez potrebbe andare benissimo:
E, visto che ci siamo, posto anche la pièce «Iberia»: sempre di Isaac Albéniz e sempre suonata da Luis Fernando Pérez:
Sono tra le composizioni che mi danno un po’ di buon umore.
Per un motivo che interessa poco alle grandi masse, nei giorni scorsi mi sono ricordato del vecchio gruppo statunitense WAR. Dopo aver scoperto che tale gruppo esiste ancora (è stato formato nel 1969, ma della formazione originale rimane ormai solo una persona), ho pensato che almeno una volta posso anche dedicare a esso un post della mia rubrica musicale.
Quali sono le canzoni più note degli WAR? Per esempio, la «Low Rider» (dall’album «Why Can’t We Be Friends?» del 1975):
Oppure, sempre per esempio, è famosa la canzone «The Cisco Kid» (dall’album «The World Is a Ghetto» del 1972):
Per rispettare la tradizione e non stancare troppo la gente, non metto più di due canzoni. Probabilmente, sarete capaci di trovarne altre, se vorrete.
Dopo aver letto della cerimonia degli «Oscar» 2025 mi sono sentito in dovere di rivelare una informazione socialmente utile, una informazione che potrebbe salvare un po’ di salute mentale e prezioso tempo vitale a molte persone appassionate del cinema.
Ebbene, il film «Anora» è un film quasi del tutto idiota su russi in gran parte stereotipati negli USA. In più sembra un film artigianale concepito e realizzato all’inizio degli anni ’90 da gente che non si capisce come c’entra con il mondo del cinema.
Io l’ho visto già alla fine dell’anno scorso per pura curiosità, perché mi ero chiesto cosa avessero potuto produrre nel 2014 gli americani su un argomento che nel cinema in generale sembra infinitamente fuori moda: «i russi ricchi e cattivi in America». In pratica, ho visto un film, i primi 2/3 del quale sono fatti di un caotico movimento erotico / alcolico di protagonisti per nulla interessanti e/o realistici. Solo nell’ultimo terzo del film diventa un po’ più rilevante il peso dei personaggi secondari (gli unici interessanti di tutto il film) e la trama inizia ad avere un senso (e la vera avventura). Alla fine del film, poi, c’è la ricaduta di stile: improvvisamente, gli autori avevano deciso di provare a trasformarlo in una specie di tragedia della prostituta convinta che l’adolescente con i soldi al posto del cervello l’avesse sposata per amore…
Non sono assolutamente sicuro che nessuno di voi sappia impiegare meglio 136 minuti della propria vita, quindi non vi faccio nemmeno sprecare tempo per la lettura di un lungo post dedicato a questo film (in russo ne ho scritto più in dettaglio solo perché in «Anora» compaiono alcuni attori russi famosi e realmente bravi). Certo: se mi arriva qualche richiesta esplicita, ne scrivo più in dettaglio, ma per ora mi limito a pubblicare questo avviso.
Gli Oscar-2025 hanno saputo sorprendermi!
Un giorno stavo cercando qualche interpretazione interessante della opera lirica barocca «Dido and Aeneas» del compositore inglese Henry Purcell (1659–1695). Quasi per caso mi sono accorto, tra i vari video, di questa singola scena «Witches Scene» tratta dall’opera e interpretata in un modo molto… insolito:
A quel punto sono andato a cercare la versione completa di questa interpretazione della «Dido and Aeneas» e l’ho trovata facilmente. Si tratta della partecipazione dell’ensemble «L’Arpeggiata» di Christina Pluhar al Festival Oude Muziek Utrecht, avvenuta il 5 settembre 2015.
A tratti è un po’ pop, ma in generale va studiata.
Il gruppo musicale Yes è – per me – un gruppo-non-gruppo: ha cambiato talmente tante volte la formazione (di quella iniziale da anni non rimane nemmeno una persona) e alcuni aspetti stilistici, che non ha senso parlare del loro stile musicale o altre particolarità artistiche. Infatti, l’evoluzione della loro musica (o, eventualmente, la mancata evoluzione, come succede con tanti altri gruppi anche/altrettanto famosi) non è un progresso artistico di un gruppo di persone concrete – un fenomeno che sarebbe stato interessante seguire – ma una condizione imposta dagli avvenimenti esterni.
Direi quindi che Yes è una vecchia «orchestra rock» (esiste dal 1968 e, effettivamente, spesso utilizza anche gli strumenti della musica classica), che a volte produce qualcosa di abbastanza interessante. Di conseguenza, potrei anche postare qualche loro brano…
Inizio con un loro «vecchio classico», la canzone «Owner of a Lonely Heart» (dal loro album «90125» del 1983):
E poi aggiungo qualcosa di relativamente recente… Per esempio, la «Owner Of A Lonely Heart» (Live At The Apollo) del 2016:
Non so se tornerò agli Yes in futuro, ma, in ogni caso, per ora va bene così.
Ho pensato – forse non per la prima volta nella vita – che si potrebbe utilizzare anche i pretesti stupidi per scegliere la buona musica nella mia rubrica del sabato. Perché è il risultato che ci interessa!
Ed ecco ho selezionato due serenate di Wolfgang Amadeus Mozart ahahaha…
La prima che ho scelto è quella più largamente nota (soprattutto per la sua prima parte): la Serenata № 13 in sol maggiore, chiamata «Piccola serenata notturna» («Eine kleine Nachtmusik»), composta nel 1787.
La seconda serenata di Mozart che ho scelto per oggi è la Serenata per orchestra № 7 in Re maggiore, composta nel 1776 (è chiamata anche «Serenata Haffner» perché commissionata dall’amico del compositore Sigmund Haffner il Giovane per i festeggiamenti del matrimonio di sua sorella Marie Elisabeth).
Bene, forse sono riuscito anche in questa missione di selezione.
Così, senza un motivo e senza una inutile introduzione, oggi posto due esempi di Chet Atkins «televisivo».
Inizio con il brano «The Entertainer» registrato nel 1975:
Il secondo brano «Mr. Sandman» di oggi è registrato nel 1954:
Bonus sociologico: è curioso osservare come si reagiva (o si riteneva necessario reagire) alla musica decenni fa.