L’archivio della rubrica «Cultura»

La musica del sabato

Nel 1930 due amici universitari della Indiana University Bloomington – anche se ormai laureati da un po’ – Hoagy Carmichael e Stuart Gorrell scrissero la famosa canzone «Georgia on My Mind». Carmichael suonò, a una festa dove entrambi furono presenti, la melodia da poco composta, mentre Gorrell decise a quel punto di scriverne le parole. Dopo una notte di lavoro congiunto, la canzone fu pronta. Per Carmichael si trattò solo di una delle tante canzoni jazz famose composte nel corso della carriera musicale; per Gorrell, invece, si trattò dell’unico testo di una canzone scritto (o, per lo meno, reso pubblico) nella vita (divenne un banchiere impegnato solo nel proprio ambito professionale originale).
Quell’unica canzone nata dalla collaborazione dei due amici – la «Georgia on My Mind», appunto, – non solo divenne famosa, ma ha anche conservato la propria popolarità nel corso dei decenni. Il nome Georgia può essere interpretato in due modi diversi – come il nome dello Stato americano e come un nome femminile –, ma il 24 aprile 1979 la canzone è diventata pure l’inno ufficiale dello Stato americano di Georgia…
Però nel contesto di questo post musicale sono principalmente interessato a mostrare in quali modi la canzone è stata interpretata dai vari musicisti bravi e famosi. Ovviamente, non posto tutte le interpretazioni esistenti (sono diverse decine), ma solo quelle che mi hanno incuriosito maggiormente in questo momento storico (si tratta dunque di una scelta dettata dall’umore e dal momento).
Inizierei dalla interpretazione della «Georgia on My Mind» registrata dall’autore stesso – Hoagy Carmichael con la sua Orchestra – e pubblicata il 6 gennaio 1931:

E ora passiamo alle interpretazioni registrate dagli altri musicisti nei decenni seguenti. Poco più di un mese fa mi era già capitato di postare quella più famosa di tutte, registrata da Ray Charles nel 1960, dunque ora metto l’interpretazione di un altro grande del jazz: Louis Armstrong (registrata nel 1957):

Una interpretazione interessante, non esattamente in stile jazz ma di un altro grande cantante: James Brown (pubblicata nel 1970):

Ma la «Georgia on My Mind» è stata cantata anche dalle donne. Ecco l’interpretazione di una grande voce jazz femminile: Ella Fitzgerald (pubblicata nel 1962):

In qualità del Bonus Track (perché il post sta diventando un po’ lungo per i miei standard) aggiungo una interpretazione Continuare la lettura di questo post »


La musica del sabato

Questa settimana – il martedì 2 luglio – c’è stato un altro anniversario importante nel mondo della musica: il compositore austriaco Christoph Willibald Ritter von Gluck «avrebbe compiuto» 310 anni. Ovviamente, non potevo non sfruttare l’occasione per ricordare nella mia rubrica musicale uno dei più grandi compositori della storia.
Come sicuramente sapete, Gluck fu particolarmente attivo nella composizione delle opere liriche. Grazie alla sua grandezza riconosciuta già nel corso della vita, al nome di Gluck è associata la riforma dell’opera seria e della tragedia lirica francese nella seconda metà del XVIII secolo. Le opere di Gluck stesso non sono state ugualmente popolari in tutte le epoche storiche, mentre le sue idee hanno determinato lo sviluppo del teatro dell’opera nel corso del tempo.
In ogni caso, per il post musicale di oggi mi sembrava logico selezionare una opera lirica di Gluck e non una delle sue rare composizioni sinfoniche. Allo stesso tempo, mi sembrava poco pratico postare qualcosa di particolarmente lungo… E allora ho scelto l’opera da un atto «L’arbre enchanté, ou Le tuteur dupé»: una opera comica, il cui libretto si basa su uno dei racconti del «Decamerone» di Boccaccio.

Questa opera fu per la prima volta rappresentata il 3 ottobre 1759 a Vienna, mentre la versione del video è la rappresentazione del 30 agosto 1989 al Teatro Principal della città spagnola di San Sebastián.


La musica del sabato

Circa due settimane fa ho per caso sentito una nuova «invenzione» del chitarrista australiano Tommy Emmanuel: la versione acustica della canzone «Somewhere Over the Rainbow»:

Dopo averla ascoltata, ho pensato: perché non mi è ancora capitato di postare qualcosa di Tommy Emmanuel nella rubrica musicale? Per esempio, qualcuno dei suoi brani più famosi, tipo «Angelina»…

Mentre il secondo… ah, no, era già il secondo brano di oggi. Penso che siano sufficienti questi due per stimolare lo studio più approfondito della musica di Tommy Emmanuel.
Mentre voi vi organizzate, io scelgo la data del prossimo post musicale da dedicargli, ahahaha


Dopo avere pubblicato dei post sulla recente visita di Putin in Corea del Nord, mi sono ricordato – in realtà, con un piccolo aiuto esterno – di non avervi mai segnalato un bel documentario su quello Stato estremamente chiuso: anche se ci vai da turista, riesci a vedere solo le cose che ti mostrano le guide facenti parte di chissà quali servizi.
In realtà, una cosa del genere poteva capitare al regista documentarista russo Vitaly Mansky…
Un disclaimer importante. Mansky è un grande rappresentante della sua professione e una persona normale da tutti i punti di vista, quindi non temete di beccarvi un servo dello Stato russo nella sua versione attuale: si tratta proprio del caso opposto.
Ecco: nel 2015 è uscito il documentario di Vitaly Mansky «Under the Sun». Il film è stato realizzato con l’assistenza e sotto il controllo delle autorità nordcoreane, che si aspettavano che il film presentasse l’immagine propagandistica di una famiglia nordcoreana felice. La parte nordcoreana ha preparato in anticipo un copione di propaganda, che comprendeva una storia fittizia sulla famiglia da filmare. Il materiale girato è stato esaminato quotidianamente dalle autorità di censura per garantire che non ci fossero delle scene indesiderate; alla famiglia ripresa è stato severamente vietato di parlare con la troupe. Tuttavia, il regista continuò a filmare segretamente le scene tra una ripresa ufficiale e l’altra, registrando ciò che accadeva su una seconda scheda di memoria di cui le autorità di censura non erano a conoscenza. Inoltre, Mansky riuscì a filmare segretamente qualcosa al di fuori dei set ufficiali del film. Nella versione finale del film, con 26 minuti in più rispetto al concordato, il regista inserì i suoi commenti critici.
Il risultato è stato dunque l’esatto opposto di quanto sperato dalle autorità nordcoreane.

Non so perché il tipo che ha caricato il film su YouTube abbia dato quel titolo al video. Ma a noi interessa il film stesso.


La musica del sabato

La Sinfonia n. 1 in Do maggiore, composta da Georges Bizet appena diciasettenne nell’autunno del 1855, è a volte soprannominata «giovanile». A differenza delle opere realmente giovanili – in generale e non in relazione a Bizet –, l’esistenza di tale sinfonia non fu mai in alcun modo pubblicizzata dall’autore: nemmeno nella corrispondenza privata. Di conseguenza, non fu nemmeno eseguita durante la sua vita. Il manoscritto, in sostanza, fu trovato tra le carte del compositore (che nel frattempo cambiarono più volte il proprietario) solo all’inizio degli anni ’30 del XX secolo. La prima esecuzione pubblica, poi, è avvenuta il 26 febbraio 1935: quasi ottant’anni dopo la composizione e sessanta dopo la morte di Bizet. In quella occasione era stata proclamata un capolavoro giovanile.

Ecco, io spero che si stacchi, prima o poi, la parola «giovanile».


La musica del sabato

Nelle ultime settimane (o mesi? non mi ricordo più bene) la Georgia è comparsa nei media occidentali per dei motivi tristi e/o stupidi. È iniziato tutto con le vicende legate alla approvazione della prima delle leggi copiate dalla Russia putiniana, mentre ora siamo passati al fatto che la squadra nazionale di Georgia è arrivata per la prima volta nella storia alla fase finale degli Europei di calcio.
Fortunatamente, io posso pareggiare con qualcosa di bello: dedico il post musicale odierno al compositore georgiano Zacharia Paliashvili (1871–1933).
Paliashvili, considerato il più grande rappresentante della musica classica georgiana, è noto prevalentemente per la composizione delle opere liriche e, in una misura minore, per la raccolta e la registrazione delle oltre trecento canzoni popolari georgiane. Le musiche tratte da due sue opere liriche più note – «Daisi» e «Abesalom e Eteri» – sono state utilizzate, nel 2004, per la composizione dell’inno nazionale georgiano.

Qualsiasi opera lirica (non necessariamente una di quelle di Zacharia Paliashvili), anche se molto bella, è solitamente troppo lunga per essere portata in blog (almeno secondo me). Di conseguenza, ho pensato di aggiungere, in qualità del secondo video musicale di oggi, «il meglio di Paliashvili»: così, probabilmente, vi fate una idea generale del compositore…

E io, probabilmente, un giorno tornerò ancora a Zacharia Paliashvili.


La musica del sabato

Dopodomani, il 10 giugno, sarà il ventesimo anniversario della morte del grande Ray Charles. È, ovviamente, un pretesto abbastanza strano per ricordare un artista che meriterebbe di essere ricordato tutti i giorni, ma è sempre un pretesto. Nella mia rubrica musicale, per esempio, Ray Charles mancava da troppo tempo e, finalmente, mi sono deciso di postare altre sue canzoni. Come prima, ne ho scelte due a caso tra una infinità di quelle possibili.
La prima canzone di oggi sarà la «Georgia On My Mind»: una canzone composta nel 1930 da Hoagy Carmichael e Stuart Gorrell e interpretata, nei decenni seguenti, da tantissimi artisti. La versione di Ray Charles (inclusa nel suo album «The Genius Hits the Road» del 1960) è considerata la più famosa:

Anche la seconda canzone scelta per oggi è stata cantata da diversi cantanti famosi, ma questa volta il primo – anche dal punto di vista cronologico – è stato Ray Charles: intendo la «Unchain My Heart» (pubblicata nel 1961):

Penso che per un post commemorativo possa andare bene…


La musica del sabato

Oggi è il 220-esimo anniversario dalla nascita del compositore russo Mikhail Glinka, il quale in varia misura influenzò con il proprio lavoro artistico – nonostante una vita relativamente breve, appena 52 anni – lo stile dei principali compositori russi della seconda metà del XIX secolo e dell’inizio del XX. In sostanza, dal punto di vista cronologico fu il primo dei grandi compositori russi attualmente riconosciuti come tali. Diversamente di quanto succede a molti pionieri, Glinka stesso non è però artisticamente a tanti suoi eredi famosi. Non potevo dunque non dedicargli la puntata odierna della mia rubrica musicale.
Mi era già capitato di postare due esempi delle composizioni sinfoniche di Glinka, dunque per oggi ho provato a selezionare due sue composizioni da camera.
La prima composizione scelta è il «Trio Patetico» per clarinetto, fagotto e pianoforte, composto nel 1832 a Milano (durante il viaggio di Glinka in Italia):

La seconda composizione di Mikhail Glinka scelta per oggi è il «Gran Sestetto per pianoforte e archi», composto sempre nel 1832:

Direi che per questo compleanno possa andare bene.


La musica del sabato

Il cantante Bobby «Blue» Bland è considerato uno dei più importanti rappresentanti del blues del periodo tra gli anni ’60 e ’80 anche se, in realtà, la sua attività musicale non era limitata a un solo genere: combinava con successo il blues, il soul e il rhythm and blues. Allo stesso tempo, purtroppo, non si può dire che sia stato un cantante particolarmente popolare: iniziò a formare il proprio stile musicale individuale alla fine degli anni ’50, ormai alla soglia dei trent’anni, mentre negli anni ’60 e ’70 fu ormai «all’ombra» dei cantanti e gruppi più giovani (spesso impegnati pure nei generi musicali nuovi e più alla moda).
Fortunatamente, sappiamo che la popolarità non è un sinonimo della qualità e i problemi con la popolarità non sono dei problemi con la qualità. A Bobby «Blue» Bland la qualità musicale non è mai mancata. Di conseguenza, penso che la sua musica vada ricordata e pubblicizzata. Nell’ambito di tale missione ho pensato di selezionare, per il post musicale di oggi, due canzoni da uno degli album migliori di Bland: il «His California Album» del 1973.
La prima canzone scelta è la «This Time I’m Gone For Good»:

La seconda canzone selezionata dallo stesso album è la «Goin’ Down Slow»:

Bene. Mi sa che la prossima volta che mi viene l’idea di ricordare Bobby «Blue» Bland, scrivo di qualche sua fortunata collaborazione con dei musicisti più largamente noti.


La musica del sabato

A volte – ma più spesso di quanto un lettore medio possa ipotizzare – la mia scelta delle composizioni musicali da postare nella presente rubrica viene dettata dagli eventi che si verificano nella vita quotidiana. In ogni caso, quegli eventi prima o poi si dimenticano, mentre i post musicali rimangono.
Prima o poi si dimenticherà pure il motivo (ben preciso!) per il quale ho scelto le due composizioni di oggi.
La prima composizione di oggi è di Marcel Lucien Tournier (1879–1951), un compositore, arpista e insegnante francese… Quanti di voi erano in grado di immaginare un uomo arpista? Eppure, in questo mondo tutto è possibile! Tournier, in particolare, fu tanto affezionato al proprio strumento musicale da comporre molto per l’arpa sola o, più raramente, inserita all’interno di un ensemble da camera. Così, alla fine degli anni ’40 compose la «Ce que chante la pluie d’automne» (Op. 49):

La seconda composizione che ho scelto per oggi è del compositore italiano Ottorino Respighi (1879–1936). Conosco relativamente poco il compositore, ma conosco bene il grande personaggio che canta la «Pioggia» (che in realtà era composta da Respighi, nel 1909, per pianoforte e mezzosoprano, ma va bene anche così):

Ecco, penso che per oggi possa andare bene così. Almeno sul mio sito la pioggia viene accesa e spenta quando e come lo voglio io, ahahaha