Nel frattempo fanno una commissione

La Reuters scrive: nel corso del vertice dell’Aia, i rappresentanti di 34 Paesi europei hanno firmato un accordo per la creazione di una commissione speciale incaricata di risarcire i danni causati all’Ucraina dall’aggressione russa. Il nuovo organo avrà sede nei Paesi Bassi. L’obiettivo della commissione è stabilire l’ammontare effettivo dei danni che, in ultima analisi, dovranno essere risarciti dalla Russia.
L’impressione che fa tale notizia è un po’ strana. Da una parte, sembra che i leader europei non sanno dove e come prendere i soldi per ricostruire l’Ucraina, ma nel frattempo creano la commissione: la classica soluzione burocratica per fare finta di fare qualcosa.
Dall’altra parte, almeno ora si può sperare che elaborino dei meccanismi e piani chiari e prevedibili. Già in questa fase della guerra, lontana dalla fine e, di conseguenza, dalla fase della ricostruzione si può facilmente ipotizzare che siano necessari migliaia di miliardi di euro per ricostruire tutte le città, le industrie e le zone agricole distrutte (spesso completamente) dall’esercito russo. Non si capisce dove e in quanto tempo possano essere trovati quei soldi.
E, soprattutto, bisogna decidere se utilizzare i soldi trovabili in breve tempo per iniziare la ricostruzione o per acquistare le armi necessarie almeno per la non-sconfitta della Ucraina in guerra. Spero che la nuova commissione elabori degli argomenti seri anche in questo ambito.


Si sono svegliati

I ministri degli Esteri degli Stati-membri dell’UE hanno approvato nuove sanzioni contro lo Stato russo. Sono stati colpiti 14 individui e aziende. Nella lista figura anche il Movimento internazionale russofilo, una rete di filiali nazionali (circa 77) e regionali con sede centrale a Mosca (perché appartiene al Ministero degli Esteri russo), che riunisce politici filo-Cremlino, leader di organizzazioni filorusse, propagandisti ed euroscettici. Gli autori della lista di sanzioni accusano il Movimento russofilo internazionale di «diffondere narrazioni destabilizzanti in tutto il mondo».
Io mi sarei stupito per una decisione così tardiva di includere nella lista delle sanzioni il suddetto «Movimento», ma c’è un piccolo dettaglio: fino a ieri sera e non so bene da quanti anni, non mi ricordavo proprio della sua esistenza. Presumo che sia una di quelle organizzazioni tipiche russe (e prima sovietiche) impegnate prevalentemente nella distribuzione di soldi statali – tra i propri membri e tra i personaggi esteri da comprare – e non nella propaganda vera e propria: per quest’ultima esistono i mezzi come il media «Russia Today» o i «giornalisti» stranieri sponsorizzati. Ma, guardando il sito del «Movimento» (fatto malissimo perché sembra costruiti più per i lettori di lingua russa che per tutti gli altri), ho pensato la decisione dell’UE sia comunque giusta: meno fonti del male ci sono e meglio.
Comunque, potevano accorgersene anche un po’ prima: è una organizzazione che non si nasconde.


Le belle notizie continuano

Sono passati quasi quattro anni (mi viene da aggiungere «appena»), e l’UE ha finalmente modificato la norma che obbligava i Paesi-membri a rinnovare all’unanimità le sanzioni contro lo Stato russo ogni sei mesi. A causa di quella vecchia norma, ora modificata, i servi di Putin – Orbán e Fico – creavano continuamente problemi durante le votazioni sul congelamento dei beni statali russi. Non mi è molto chiaro cosa abbia impedito di farlo prima per togliere a quei due la grande possibilità di ricattare l’Europa e l’Ucraina, ma è meglio tardi che mai.
Orbán e Fico, ovviamente, ora protestano perché vedono svanire una comodissima fonte di reddito che ritenevano fisso, ma le persone normali possono festeggiare.
Trovo bello e utile iniziare una nuova settimana lavorativa con un motivo straordinario per i festeggiamenti, ahahaha


Libere 123 persone

Ieri in Bielorussia sono stati liberati 123 prigionieri politici, tra cui i leader delle proteste del 2020 (cioè delle proteste per il non riconoscimento della vittoria della Tikhanoskaya alle elezioni presidenziali). Alexander Lukashenko ha preso questa decisione nell’ambito degli accordi con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e su sua richiesta, «in relazione alla revoca delle sanzioni illegali contro l’industria del potassio». Io, semplicemente, sono contento per questa notizia.

Anche se capisco che in Bielorussia di Lukashenko – come nella Russia di Putin – le scorte dei prigionieri politici si rinnovano molto facilmente in base alle necessità del momento. A volte sono una merce di scambio buona.


La musica del sabato

Non so perché, ma questa volta la parte musicale del mio cervello si è fissata sull’idea di dover postare qualche canzone «mondana» del compositore inglese Henry Purcell. Sento che mi conviene accontentarla, altrimenti non mi fa pensare ad altre cose ahahaha
La prima canzone che ho selezionato per questo post è la «Fly swift, ye hours» del 1692 (Z 369):

Invece la seconda canzone di Purcell che ho selezionato per questo post è la «Beware, poor Shepherds» del 1684 (Z 361):

Ma ne ha composte tante, quindi in futuro posso tornare più volte sull’argomento per scegliere ancora meglio…


La lettura del sabato

«Mediazona» continua a pubblicare, in collaborazione con il servizio russo della BBC e un team di volontari, un elenco nominativo aggiornato dei militari russi deceduti. L’elenco viene redatto sulla base di fonti pubbliche e verificabili, quali post sui social media pubblicati da parenti, notizie riportate dai media locali e dichiarazioni delle autorità regionali. Ovviamente, l’elenco non è esaustivo, poiché non tutti i decessi vengono resi pubblici.
Ma a noi interessa la statistica, la tendenza. Ci interessa ancora di più quando si tenta di parlare o di non parlare della cessazione dei combattimenti.


L’ultimo tordo è volato via

O come si dice?.. Insomma, uno degli ultimi cervelli rallentati che non avevano ancora imparato a usare i portafogli crittografici ero io. Ma da alcuni giorni non lo sono più: finalmente ho capito tutte le funzionalità minime necessarie del Binance! (No, non avevo e non ho bisogno di trasferire grandi somme attraverso la barriera delle sanzioni anti-guerra, mentre quelle piccole o medie possono essere facilmente trasferite con altri metodi; inoltre non ho intenzione di giocare sulle borse di criptovalute).
E con Binance in realtà è tutto molto più semplice di quanto sembri ad alcuni dei miei amici, conoscenti e parenti non molto esperti di computer (o semplicemente anziani). In circa un mese di pigro / rilassato navigare serale nei numerosi menu, ho capito quasi tutto e ho chiarito i dettagli rimanenti con l’aiuto dell’AI. Avrei potuto, naturalmente, fare il contrario, ma per ottenere proprio la comprensione (e non le informazioni) è importante prima lavorare con la propria testa, senza suggerimenti  dalla fine del manuale.
L’unica procedura che mi ha fatto ricordare molte parole brutte è stata la verifica iniziale dell’identità. Ma, fortunatamente, la mia tenacia e la varietà di opzioni disponibili mi hanno aiutato a superare anche l’incapacità del sito di credere fin da subito all’esistenza del mio indirizzo fisico (e di leggerlo nei documenti).
Se ci sono riuscito io, ci riuscirete anche voi.
P.S.: però c’è una cosa che non ho capito su Binance. Perché non permette di copiare i codici QR con gli indirizzi dei portafogli? Nella vita reale sono spesso molto utili per raccogliere donazioni (una cosa molto popolare su Internet). Quindi bisogna generarli da soli tramite servizi esterni. Per i bitcoin il risultato è questo:

Mentre, per esempio, per l’USDT (TRC 20) il risultato è questo:

Per il resto, Binance è uno strumento normale, che si può usare.


Il monumento a un americano

The Insider riferisce che nella scuola n. 115 di Donetsk sono stati inaugurati monumenti dedicati a due partecipanti alla «operazione militare speciale»: il caporale Ivan Kokovin e il soldato semplice Michael Gloss (nella foto, il suo monumento è a destra). Kokovin ha partecipato all’assalto alla città, mentre non sono state fornite precisazioni su Gloss.

La madre di Michael Gloss, Julian Gallina, ricopre la carica di vicedirettrice della CIA, mentre il padre, Larry Gloss, veterano della Marina degli Stati Uniti, è a capo della Security Information Systems, una società che sviluppa software, anche per il Pentagono. Michael Gloss è entrato nell’esercito russo nel 2023 dopo diversi mesi di viaggi. Come stabilito dai giornalisti di «Important Stories», ha lasciato gli Stati Uniti non più tardi dell’inverno del 2023, abbandonando gli studi universitari. Inizialmente ha vissuto in Italia, poi si è recato in Israele, da dove è stato espulso. Successivamente ha trascorso alcuni mesi in Turchia. Secondo i giornalisti, nel 2023 ha firmato un contratto con il Ministero della «Difesa» russo e successivamente si è ritrovato al fronte come membro delle forze aviotrasportate russe.
Immagino quanto siano «felici» ora i genitori di Michael Gloss: le «gesta» del loro figlio dalla parte del male sono ora ricordate non solo dagli archivi dei media, ma anche da una grande statua di bronzo. Un solo pensiero dovrebbe confortarli: tutti questi monumenti agli invasori, agli assassini, agli stupratori e ai saccheggiatori saranno abbattuti non appena sarà ripristinato il normale ordine delle cose. E nessuno farà un processo – purtroppo o per fortuna – ai soldati semplici uccisi, qualunque sia l’esito della guerra.


Di nuovo fa il portavoce di Putin

Trump ha recentemente ribadito il suo sostegno all’idea delle elezioni presidenziali in Ucraina. Rispondendo a una domanda di una giornalista di Politico, ha dichiarato:

Yeah. I think so. It’s been a long time. It’s, uh … hasn’t been doing particularly well. Yeah, I think it’s time. I think it’s an important time to hold an election. They’re using war not to hold an election, but, uh, I would think the Ukrainian people would … should have that choice. And maybe Zelenskyy would win. I don’t know who would win. But they haven’t had an election in a long time. You know, they talk about a democracy, but it gets to a point where it’s not a democracy anymore.

Tutti tranne Trump hanno già imparato in quattro anni che, secondo la legge ucraina adottata ancora prima dell’arrivo di Zelensky in politica, durante lo stato di guerra le elezioni, comprese quelle presidenziali e parlamentari, vengono sospese. Lo stato di guerra è stato dichiarato in Ucraina nel febbraio 2022 dopo l’invasione delle truppe russe e viene regolarmente prorogato. Inoltre, tutte le persone capaci di ragionare comprendono che in condizioni di guerra è impossibile tenere elezioni trasparenti nei territori occupati e garantire la partecipazione al voto a tutti gli ucraini che sono fuggiti in massa dalla guerra: il valore politico e democratico di tali elezioni sarebbe molto basso.
Non posso affermare con certezza che Trump non sappia e non capisca tutto questo. Però vedo che ha ripetuto pubblicamente, ancora una volta, uno dei principali desideri di Putin: rimuovere dalla politica ucraina Zelensky, che sarebbe secondo Putin «illegittimo». In realtà, la guerra di Putin non è stata iniziata per i territori e non per difendere qualcuno o qualcosa, ma contro l’attuale sistema politico occidentale, che gli è estraneo. E lui personalmente non sopporta Zelensky, contro il quale sta combattendo.
E Trump ha deciso ancora una volta di aiutarlo. Putin, purtroppo.


Chi pagherà?

Le autorità francesi, sostenendo l’idea di concedere all’Ucraina un credito di riparazione, si oppongono allo schema che prevede l’utilizzo dei beni russi depositati nelle banche commerciali. E, di conseguenza, si rifiutano di rivelare i nomi delle banche francesi in cui sono depositati 18 miliardi di euro appartenenti al governo russo.
Allo stesso tempo, da quanto ho letto e sentito, sembra che ci sia una certa pressione sulla Belgio, dove sono depositati complessivamente 192 miliardi di euro (la maggior parte dei quali presso il depositario Euroclear). Questo perché c’è l’idea di utilizzare per il credito il denaro della Banca Centrale della Federazione Russa «proveniente» da Euroclear. Le autorità belghe si oppongono all’utilizzo degli stessi beni, poiché temono, logicamente, che se le sanzioni contro la Russia venissero revocate e questa richiedesse la restituzione dei propri beni, il Belgio dovrebbe restituirli attingendo alle proprie risorse (oltre a perdere la fiducia della comunità internazionale).
Tutta questa storia significa solo una cosa: molti politici responsabili vogliono aiutare l’Ucraina, ma non riescono a mettersi d’accordo su chi pagherà per questo aiuto. Tutti vogliono che sia qualcun altro a pagare: se non gli Stati Uniti, allora qualcun altro.
Con questo atteggiamento, possono incontrarsi e discutere all’infinito. E questo mi rattrista molto.