Nel 1980 Grover Washington Jr. e Bill Withers avevano registrato la canzone «Just The Two of Us»: sicuramente l’avete sentita più volte nella vita.
Esistono numerose altre interpretazioni della suddetta canzone. Nelle scorse settimane ho pure scoperto una interpretazione tailandese:
Interessante…
Dato che non dobbiamo assolutamente illuderci sulla [veloce] utilità pratica dei colloqui di questa settimana, per questo finesettimana vi segnalo una serie di testi sul come lo Stato russo sta ricorrendo sempre più spesso ai cittadini dell’Asia centrale per rifornire le proprie forze umane esaurite nella guerra in Ucraina.
Nei giorni scorsi mi capitato di leggere e di sentire che per Putin è tecnicamente più facile continuare la guerra a ogni costo che metterla in pausa per poi riprenderla. È una tesi logica e per ora viene confermata dalla pratica.
In settimana il Politico ha scritto che la Casa Bianca sta considerando Budapest come sede per i negoziati di pace tra Putin e Zelensky. Non si sa e quando quei negoziati avverranno (pure nello stesso articolo scrivono che da parte russa i funzionari stanno, come potevamo immaginare anche da soli, intenzionalmente prendendo tempo) e se potranno portare a qualche risultato, ma ora non importa.
In questo momento dobbiamo chiederci: da dove è spuntata fuori Budapest, da dove l’hanno tirata fuori? La mia prima – e, per ora, unica ipotesi: probabilmente è un riferimento al memorandum di Budapest del 1994, in cui gli USA e l’UK si erano impegnati a garantire l’integrità territoriale della Ucraina (che in cambio si era impegnata di cedere tutte le armi nucleari e non solo quelle alla Russia). Ora noi, come pure gli USA e l’UK, sappiamo bene quanto valgono le loro garanzie: valgono zero, sono inutili. Ma, probabilmente, quest’anno qualcuno ha pensato di ripetere la «bella» figura.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Ubiale del 2 maggio 2025.
Il paese in sé non ha alcunché di eccezionale, dunque l’obiettivo principale del mio racconto su di esso è quello di spiegare perché è importante conoscere la differenza tra Ubiale e Ubiale Clanezzo.
Un bel giorno mi sono deciso di comprare un piccolo treppiede per lo smartphone. Avendo poi trasformato la decisione in azione, ora posso condividere la preziosa esperienza fatta con voi.
Un treppiede del genere mi serviva non per scopi fotografici (gli smartphone moderni non ne hanno bisogno dal punto di vista tecnico), ma per l’utilizzo dello smartphone in qualità di una webcam: infatti, le webcam dei computer (soprattutto quelle incorporate) quasi sempre trasmettono una qualità dell’immagine inferiore a quella delle fotocamere degli smartphone, mentre tenere a lungo il telefono in mano o cercare di appoggiarlo a qualcosa in modo stabile è scomodo. Di conseguenza, mi sono messo alla ricerca di qualcosa di comodo, economico e, possibilmente, multifunzionale.
Non avevo una idea chiara sulla comodità perché fino a questo momento non avevo mai avuto a che fare con i treppiedi per telefoni. Capivo solo che ci doveva essere la possibilità di ruotare il telefono a qualsiasi angolo su due assi: non si sa mai dove potrei doverlo posizionare.
Il prezzo conveniente, alla fine, è stato ottenuto non solo grazie ai filtri di ricerca appropriati, ma anche aspettando gli sconti di marzo su AliExpress.
La multifunzionalità, in base alle mie idee iniziali, doveva essere rappresentata dalla possibilità di utilizzare il treppiede anche come bastone per selfie. No, io non faccio mai i selfie, ma a volte mi capita di dover fotografare qualcosa che si trova in una posizione molto scomoda: avvicinare il telefono con un bastone lungo sarebbe stata una buona soluzione.
Dopo alcune ricerche e riflessioni non particolarmente lunghe, ho acquistato questo «abibas» SO3-S per 4,30 euro con spedizione gratuita.
Non sono stato io a sgualcire e strappare la scatola: è arrivata così in un comune sacchetto postale di plastica, insieme ad altri Continuare la lettura di questo post »
Cosa si potrebbe dire dell’incontro tra Trump e Zelensky di ieri?
The Wall Street Journal, per esempio, scrive che le parole di ringraziamento di Zelensky a Trump sono state pronunciate «circa dieci volte» (evidentemente perché alla fine di febbraio era stato accusato di essere ingrato).
Noi stessi vediamo, sulle varie immagini, che Zelensky ha soddisfatto la richiesta della Casa Bianca sull’abito: si è messo una giacca finta (comunque in stile militare) e una camicia nera (di più non poteva fare perché è sempre il Presidente di uno Stato aggredito).
I vari leader europei (quelli seri) si sono presentati all’incontro per sostenere Zelensky.
Trump a un certo punto ha interrotto l’incontro per telefonare a Putin…
… e poi ha annunciato un incontro tra Zelensky e Putin «entro due settimane».
Insomma, è inutile continuare a elencare i passaggi ormai noti a tutti. L’importante è capire il principio: Zelensky capisce di essere in una situazione ancora difficile. Non può accettare il cosiddetto accordo tra Trump e Putin, ma non può nemmeno mandare Trump all’indirizzo appropriato: a causa della necessità degli aiuti. Di conseguenza, ha fatto la cosa più giusta e logica: ha cercato di essere diplomatico e di apparire disponibile ai compromessi sulle piccole cose formali e, soprattutto, di essere vago: non accettare e non negare apertamente le «proposte» impossibili di Putin.
Continuiamo ad aspettare altri incontri e a sperare in maggiori aiuti militari.
E ricordiamoci la cosa fondamentale: la fine della guerra non tra gli obiettivi di Putin.
La foto migliore dell’incontro in Alaska è quella dove il criminale di Cremlino sta raccontando – palesemente con successo – un’altra porzione di stronzate al credulone della Casa Bianca:
La migliore caricatura, poi, è questa:
Nel frattempo, secondo le informazioni trapelate dai media, dopo l’incontro con Putin, Trump avrebbe cercato di promuovere – nei colloqui telefonici con Zelensky e con i leader europei – l’idea dello scambio di territori ucraini proposta da Putin, con la quale lui stesso sarebbe d’accordo.
Lo scambio di territori dovrebbe consistere, secondo la proposta di Putin, nel trasferimento da parte dell’Ucraina alla Russia dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk che la Russia non controlla (insieme alle città, alle fortificazioni militari e, soprattutto, alla popolazione che vi risiede che vi risiede), in cambio della generosa rinuncia da parte della Russia a rivendicare i territori delle regioni di Zaporizhia e Kherson, che sempre essa non controlla. In altre parole, Putin ha proposto di cedergli ciò che non gli appartiene in cambio di ciò che non gli appartiene ancora di più.
Zelensky – che sorpresa – ha rifiutato.
Trump è molto indignato e irritato da tale intransigenza.
Questo è ciò che lui e Putin chiamano „l’arte di concludere accordi“.
Ma vedo che nelle teste di un grande numero di europei questa follia non trova posto. Non capiscono che si tratta di uno „scambio“ di qualcosa che non è di Putin con qualcosa che è ancora meno di Putin…
Ho letto – ma solo in una fonte – che il video riportato sotto è stato trasmesso più volte dalla televisione federale russa nei giorni precedenti l’incontro tra Putin e Trump. Non posso verificare il fatto della trasmissione: anche prima della guerra guardavo pochissimo la televisione. Ma non posso nemmeno non crederci, conoscendo la „creatività“ dei propagandisti statali russi.
Per coloro che non capiscono i sottotitoli in russo, preciso: nel video vengono elencati i „grandi momenti di amicizia tra la Russia e gli USA“, la scritta finale dice „Noi insieme creiamo il futuro“.
Ovviamente, si potrebbe fare un sacco di domande relative al video, ma una continua a turbarmi in un modo particolare: perché nel video un tipo (gli Stati Uniti o Trump?) balla con una tipa (la Russia o Putin?) e, secondo i creatori patriottici del video, cosa dovrebbe succedere tra i due dopo questi divertimenti comuni?
Spero che non lo abbiano mostrato a Putin…
Ho pensato di avere molti più motivi del solito per selezionare qualche composizione „estiva“ per la puntata odierna della mia rubrica musicale. E dopo alcuni ragionamenti ho scelto il poema sinfonico „Summer Night on the River“ (1911) del compositore inglese Frederick Theodore Albert Delius:
Per le persone che soffrono (come me) il caldo, poi, aggiungo la „North Country Sketches“ dello stesso compositore. Spero che aiuti almeno un po’:
Buona continuazione dell’agosto culturale a tutti, ahahaha
In Alaska si sono veramente incontrati Hitler e Roosevelt (ma no, questo è un complimento troppo grande per entrambi), un criminale e un narcisista. Di cosa e perché abbiano parlato, io ancora non l’ho capito. Ma capisco, come avevo capito già prima del loro incontro, che entrambi sono rimasti molto soddisfatti del fatto stesso dell’incontro: per ciascuno di loro è stata una mossa pubblicitaria di grandissimo valore.
È stato molto più interessante, per diversi giorni antecedenti l’incontro, leggere e ascoltare come persone intelligenti cercavano di inventare ragioni logiche per definire l’incontro in Alaska un evento che avesse almeno un qualche significato e importanza. Uno dei partecipanti non ha l’intenzione di finire la guerra, il secondo non ha l’intenzione di intraprendere azioni significative e coerenti per costringere il primo alla pace, mentre la seconda parte in guerra non era nemmeno presente all’incontro. Allora perché sprecare energie mentali per costruire concetti astratti quando ci sono argomenti molto più concreti da affrontare? Un mistero!