Che rumore sospetto

Alla fine di novembre tra le mie mani è finito un computer portatile Asus F556U con circa quattro anni di servizio, accompagnato dal messaggio «facci quello che vuoi». Indipendentemente da ciò che voglio esattamente fare con ogni computer concreto che mi arriva, il mio rapporto con ogni singolo computer usato inizia con una reinstallazione completa del sistema operativo (cioè quella che comprende la cancellazione tutto ciò che si è accumulato sul computer durante il periodo di utilizzo).
Ma già all’inizio della reinstallazione sull’Asus appena menzionato ho notato che il portatile emetteva un ronzio molto forte e sospetto. Però la pulizia della ventola è il secondo passo fisso nel mio rapporto con ogni computer usato che mi arriva, quindi non mi ero preoccupato in un modo particolare…
Ma subito dopo aver staccato il coperchio inferiore del case (chi è il genio alternativo che ha pensato di nascondere una delle viti sotto un «piede» di gomma incollato?) mi sono venute in mente molte parole forti:

Sì, provate a guardare la ventola e la presa d’aria.
A quel punto ho anche iniziato a pensare a cosa sarebbe stato più facile: rimuovere la ventola e soffiarla via con una pompa o sostituirla subito con una nuova? Ma il gruppo della ventola su questo modello è rimovibile solo insieme al massiccio pezzo di rame (attraversa il telaio in plastica dentro al quale si trova la ventola) che sembra essere in qualche modo fissato al processore (quel quadrato chiaro sulla destra, non si capisce se i due pezzi sono stati uniti con la colla o con la schiuma). A meno che non sia assolutamente necessario, non mi piace toccare i processori dei portatili – a differenza di quelli dei desktop dove il rischio di un errore fatale è molto più basso – quindi ho deciso di pulire la ventola lasciandola al suo posto.

Un risultato apparentemente ammissibile è stato raggiuto con cinque cotton fioc, una graffetta, uno spillo, i polmoni di un fumatore esperto, trenta minuti di tempo. Ho deciso di non raschiare i residui di gomma (vedete la striscia nera in alto?).

Ho rimontato il notebook e l’ho acceso. Il brutto ronzio è scomparso. Evviva!
La morale di questo post è semplice. I computer portatili, ovviamente, sono stati inventati per essere utilizzati ovunque, non solo in laboratorio scientifico perfettamente pulito… Ma, se è possibile, non usateli come una aspirapolvere in stanze particolarmente polverose! O almeno pulite il loro interno con una certa periodicità.


Gli archivi “pubblicati”

Nonostante tutte le spiegazioni più o meno ragionevoli, quando questi rettangoli vengono presentati come un «archivio pubblicato», a me viene da ridere. Tanto.

Intanto, l’Associated Press scrive che almeno 16 file sono spariti, senza preavviso né spiegazioni, dall’archivio dei documenti del caso Jeffrey Epstein meno di 24 ore dopo la loro pubblicazione sul sito web del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Tra i file scomparsi c’è una serie di immagini dei cassetti della scrivania di Epstein, in cui sono visibili delle fotografie analogiche. In una delle immagini (file EFTA00000468) si vedono due vecchie fotografie di Donald Trump, che si trovano nell’angolo inferiore sinistro del cassetto: in una il futuro presidente degli Stati Uniti è ritratto con sua moglie Melania, nella seconda in compagnia di quattro ragazze. Ebbene, il file EFTA00000468 è tornato a essere pubblico, ma è accessibile solo con link diretto e non attraverso la ricerca nell’archivio. Niente di interessante dal punto di vista del contenuto…


Diffondere la parola di Donald

È giunto il momento di un video prenatalizio! Bisogno postare qualcosa di sacro…
Per esempio, potrei mettere una video-testimonianza della bibbia presidenziale. Quella bibbia che ci ricorda: santo Donald non solo ha posto fine a otto guerre, ma ha anche assistito alla nascita di un famoso personaggio fiabesco. Ce lo racconta lui stesso in formato grafico, testuale e audio:

Forse siete ancora in tempo per comprare questo capolavoro prima di Natale!


La musica del sabato

Poche settimane fa mi è capitato di vedere su YouTube un video musicale da effetti un po’ contraddittori sul mio umore: intendo il brano «Summertime» cantato da Joanne Shaw Taylor e suonato da lei e Joe Bonamassa. Da una parte, questa performance live mi è piaciuta, perché Bonamassa non mi delude mai: suona bene e non cerca di togliere spazio e attenzione a che meno bravo e meno famoso di lui. Dall’altra parte, Taylor non mi ha impressionato per niente (si esibisce e registra dal 2002, ma a me non è mai capitato di sentirla prima del 2025): non dico che sia scarsa, ma non posso nemmeno dire che in questo specifico caso sia riuscita a produrre qualcosa di eccezionale e capace di provarmi emozioni forti. È un po’ come la Coca-Cola dalla quale sono uscite tutte le bollicine:

Ma per non parlare troppo male di una musicista che quasi non conosco, preferisco parlare bene della canzone. Come sicuramente sapete, la «Summertime» è una aria composta a dicembre 1933 dal compositore George Gershwin per la sua opera «Porgy and Bess». La prima a cantare e registrare questa aria / canzone era stata la cantante Abbie Mitchell (al pianoforte c’era il compositore, George Gershwin appunto):

Nel corso dei decenni successivi la «Summertime» è stata cantata e registrata da tantissimi cantanti e gruppi: pare che sia stata superata la quota dei 3000… Io aggiungo qualcuna delle interpretazioni più famose, iniziando da quella di Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald (del 1957):

Poi aggiungo l’interpretazione della «Summertime» di Miles Davis (del 1958):

E poi ci vuole qualche interpretazione più moderna, vicina ai giorni nostri… Per esempio, quella di Melody Gardot (del 2010):

Ma è impossibile postare tutte le interpretazioni interessanti, sono tantissime. Posso solo interrompermi qui…


La lettura del sabato

Guardiamo il calendario: quest’anno Putin sembra aver deciso di non tenere il discorso annuale davanti alle camere riunite del Parlamento (anche se continua ad essere obbligato a farlo ogni anno secondo la sua stessa Costituzione). In compenso, ieri ha tenuto l’ennesima «Linea diretta», uno spettacolo in cui tradizionalmente risponde per diverse ore alle domande dei «giornalisti» e dei «cittadini comuni» e regala a pochi fortunati nuovi gabinetti in cortile, scope e altre cose belle.
Le persone normali non guardano, non ascoltano e non leggono nemmeno questa esibizione da circo, mentre i giornalisti sono costretti a farlo: è il loro lavoro. E appositamente per noi, persone comuni e normali, i veri giornalisti hanno fatto un breve riassunto della «Linea diretta 2025» e hanno commentato tutte le bugie che Putin ha pronunciato nel suo corso: ecco la parte uno e la parte due. In sostanza, si tratta di un breve riassunto delle stronzate che ha raccontato nel corso del 2025.
Quindi, se vi interessa, leggete pure.


La capacità di azzeccare gli accordi

La Reuters riporta: il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la più grande vendita di armi mai fatta alla Repubblica Cinese (Taiwan) per un valore di 11,1 miliardi di dollari. La fornitura comprende 82 sistemi missilistici altamente mobili HIMARS e 420 sistemi missilistici tattici ATACMS per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari, 60 obici semoventi e attrezzature correlate per lo stesso importo, droni da ricognizione Altius e componenti per un altro tipo di UAV per un valore di 1 miliardo di dollari, nonché sistemi missilistici anticarro portatili Javelin e TOW per un valore di oltre 700 milioni di dollari, pezzi di ricambio per elicotteri per un valore di 96 milioni di dollari e kit per l’ammodernamento dei missili Harpoon per un valore di 91 milioni di dollari. Potete facilmente trovare voi stessi informazioni più dettagliate.
Da parte mia, vorrei solo sottolineare che tutto ciò mi sembra corretto, ragionevole e in linea con i timori realistici per il destino di Taiwan. Ma sorge spontanea una domanda banale: perché il noto amante degli accordi (deal) non cerca di concludere un accordo simile con l’UE? In quest’ultimo caso, infatti, l’importo potrebbe essere più alto e il desiderio dell’acquirente è stato dichiarato da tempo… Spera forse in un accordo più vantaggioso con Putin? Ma Putin vuole non solo comprare, ma anche vendere, e non ha moltissimi soldi a disposizione.
Il grande amante degli accordi da qualche parte ha sbagliato di nuovo.


Chissà a cosa servono

Le forze navali svedesi hanno confermato la presenza di guardie armate sulle navi della «flotta ombra» russa (quella che trasporta il petrolio russo che formalmente sarebbe colpito dalle sanzioni). Secondo quanto riportato dal canale televisivo SVT, i militari riferiscono che sulle petroliere sono stati avvistati uomini armati, presumibilmente appartenenti a società di sicurezza private. Inoltre, in base a quanto detto un rappresentante della Marina svedese, la Russia ha rafforzato la propria presenza militare nel Mar Baltico. «La presenza navale russa è diventata più costante e visibile in gran parte del Mar Baltico. La flotta russa è periodicamente presente in varie zone del Mar Baltico e del Golfo di Finlandia, e sembra che operi in una certa misura a sostegno di questa ‘flotta ombra’».
Sarebbe interessante capire, prima di tutto, a cosa servono quegli uomini armati delle società di sicurezza private. A difendersi dai pirati somali o a opporsi agli arresti delle navi? Provate a indovinare l’opzione più probabile…
Ma è un po’ come ingaggiare una guardia del corpo per opporsi all’eventuale arresto: tecnicamente lo puoi fare, mentre legalmente peggiori la propria situazione nel caso dell’uso della forza. Voglio proprio vedere il primo caso della entrata in azione di quelle guardie: il precedente politico e legale sarà un interessantissimo caso di studio!


Nel frattempo fanno una commissione

La Reuters scrive: nel corso del vertice dell’Aia, i rappresentanti di 34 Paesi europei hanno firmato un accordo per la creazione di una commissione speciale incaricata di risarcire i danni causati all’Ucraina dall’aggressione russa. Il nuovo organo avrà sede nei Paesi Bassi. L’obiettivo della commissione è stabilire l’ammontare effettivo dei danni che, in ultima analisi, dovranno essere risarciti dalla Russia.
L’impressione che fa tale notizia è un po’ strana. Da una parte, sembra che i leader europei non sanno dove e come prendere i soldi per ricostruire l’Ucraina, ma nel frattempo creano la commissione: la classica soluzione burocratica per fare finta di fare qualcosa.
Dall’altra parte, almeno ora si può sperare che elaborino dei meccanismi e piani chiari e prevedibili. Già in questa fase della guerra, lontana dalla fine e, di conseguenza, dalla fase della ricostruzione si può facilmente ipotizzare che siano necessari migliaia di miliardi di euro per ricostruire tutte le città, le industrie e le zone agricole distrutte (spesso completamente) dall’esercito russo. Non si capisce dove e in quanto tempo possano essere trovati quei soldi.
E, soprattutto, bisogna decidere se utilizzare i soldi trovabili in breve tempo per iniziare la ricostruzione o per acquistare le armi necessarie almeno per la non-sconfitta della Ucraina in guerra. Spero che la nuova commissione elabori degli argomenti seri anche in questo ambito.


Si sono svegliati

I ministri degli Esteri degli Stati-membri dell’UE hanno approvato nuove sanzioni contro lo Stato russo. Sono stati colpiti 14 individui e aziende. Nella lista figura anche il Movimento internazionale russofilo, una rete di filiali nazionali (circa 77) e regionali con sede centrale a Mosca (perché appartiene al Ministero degli Esteri russo), che riunisce politici filo-Cremlino, leader di organizzazioni filorusse, propagandisti ed euroscettici. Gli autori della lista di sanzioni accusano il Movimento russofilo internazionale di «diffondere narrazioni destabilizzanti in tutto il mondo».
Io mi sarei stupito per una decisione così tardiva di includere nella lista delle sanzioni il suddetto «Movimento», ma c’è un piccolo dettaglio: fino a ieri sera e non so bene da quanti anni, non mi ricordavo proprio della sua esistenza. Presumo che sia una di quelle organizzazioni tipiche russe (e prima sovietiche) impegnate prevalentemente nella distribuzione di soldi statali – tra i propri membri e tra i personaggi esteri da comprare – e non nella propaganda vera e propria: per quest’ultima esistono i mezzi come il media «Russia Today» o i «giornalisti» stranieri sponsorizzati. Ma, guardando il sito del «Movimento» (fatto malissimo perché sembra costruiti più per i lettori di lingua russa che per tutti gli altri), ho pensato la decisione dell’UE sia comunque giusta: meno fonti del male ci sono e meglio.
Comunque, potevano accorgersene anche un po’ prima: è una organizzazione che non si nasconde.


Le belle notizie continuano

Sono passati quasi quattro anni (mi viene da aggiungere «appena»), e l’UE ha finalmente modificato la norma che obbligava i Paesi-membri a rinnovare all’unanimità le sanzioni contro lo Stato russo ogni sei mesi. A causa di quella vecchia norma, ora modificata, i servi di Putin – Orbán e Fico – creavano continuamente problemi durante le votazioni sul congelamento dei beni statali russi. Non mi è molto chiaro cosa abbia impedito di farlo prima per togliere a quei due la grande possibilità di ricattare l’Europa e l’Ucraina, ma è meglio tardi che mai.
Orbán e Fico, ovviamente, ora protestano perché vedono svanire una comodissima fonte di reddito che ritenevano fisso, ma le persone normali possono festeggiare.
Trovo bello e utile iniziare una nuova settimana lavorativa con un motivo straordinario per i festeggiamenti, ahahaha