Una nuova proposta di tregua

Ho scoperto che il Cremlino sta per dichiarare, «per motivi umanitari», un cessate il fuoco in onore dell’80° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale: dalla mezzanotte dell’8 maggio alla mezzanotte dell’11 maggio. E, con tanto umorismo, invita l’Ucraina a «seguire l’esempio» e a cessare anch’essa le ostilità.
Ridere delle persone ipocrite non è una impresa nobile: la suddetta «tregua» sarà ovviamente «rispettata» quanto la recente tregua di Pasqua. Lo capiscono benissimo soprattutto in Ucraina.
È molto più interessante ricordare le voci sui sogni di Putin di concludere la guerra militare speciale entro l’anniversario della Vittoria del 9 maggio 2022, quando non si trattava di una ricorrenza «tonda», ma solo di un anniversario semplice… Oppure osservare la ennesima ondata delle scritte «Possiamo ripetere» (riferita alla vittoria nella Seconda guerra mondiale) sulle auto che girano per le città russe: stanno ripetendo da più di tre anni, ma, in primo luogo, stanno ripetendo le azioni dell’allora nemico (che è noto da tempo) e, in secondo luogo, già da un periodo di tempo superiore ai tre anni (ci hanno impiegato 262 giorni solo per liberare una parte della regione di Kursk dall’esercito ucraino, e anche dopo la liberazione ufficiale ammettono di non averla liberata del tutto). E qualcuno andrà sicuramente in giro con quegli adesivi sulle macchine e senza pensare al contesto!
Se per tutto questo tempo gli ucraini non fossero stati uccisi in guerra e come risultato della guerra, proprio i malati mentali di cui poco sopra sarebbero ancora degni di essere derisi.


Ha un abito scuro?

Lo avranno già notato in tanti (forse in tantissimi), ma è un fatto che voglio «salvare» sul mio blog pure io.
Meno di due mesi fa Donald Trump si era lamentato per il fatto che Vladimir Zelensky si sarebbe presentato all’incontro alla Casa Bianca (il 28 febbraio 2025) con gli abiti «inadeguati». Anche se si conosce bene la posizione di Zelensky: vuole evitare l’abbigliamento chiaramente civile finché è in corso la guerra.

Ma il sabato 26 aprile 2025 Donald Trump si era presentato così al funerale di Papa Francesco:

Sono abituato a indicare anche il contesto, quindi lo faccio pure ora:

Io stesso non sono un grande fan (entro certi limiti, ovviamente) dei vari dress code tradizionali, ma almeno non rimprovero le persone simili a me, ahahaha
Allo stesso tempo, non penso che sia il caso di deridere una delle tante scelte di Trump fatte più per stupidità che per intenzione (sa che in pochissimi potranno rimproverarlo per qualcosa). Volevo solo sottolineare un fatto curioso…
P.S.: secondo il mio testamento — ancora da scrivere — il mio inevitabile funerale dovrà essere o super segreto (anche a livello informativo) o un evento più allegro possibile. Lascerò la scelta tra le due opzioni a che se ne dovrà occupare.


Il primo video su YouTube

Il giovedì scorso – 24 aprile 2025 – il primo video caricato su YouTube ha compiuto 20 anni. Eccolo qui:

A essere inquadrato è il cofondatore di YouTube Jawed Karim che si trova allo zoo di San Diego.
Potevo saltare uno degli anniversari più importanti della storia dell’internet? Non potevo, certo che non potevo!
E non posso non notare che nemmeno l’anniversario non ha aggiunto molte visualizzazioni a questo video storico: ne aveva solo 357 milioni al momento in cui stavo preparando questo post.


La musica del sabato

Christopher Cross è un cantautore americano che ha vinto un Oscar, un Golden Globe e cinque Grammy Awards nei primi due anni della propria carriera musicale. Infatti, è noto soprattutto per il suo album di debutto «Christopher Cross» (del 1980) premiato con quattro Grammy: «Scoperta dell’anno», «Album dell’anno», «Disco dell’anno» e «Canzone dell’anno». Nel 2007, la rivista Entertainment Weekly ha descritto l’assegnazione del premio al «texano sovrappeso dalla voce fragile» come una delle decisioni più discutibili della storia del Grammy.
Boh, di decisioni molto discutibili – anche negli anni più recenti – al Grammy ce ne sono state tante. Allo stesso tempo, Christopher Cross stilisticamente mi sembra molto più vicino al pop che al rock (per me è una cosa negativa), dunque in una buona misura capisco e condivido la lamentela degli autori della Entertainment Weekly. Però quello di Cross è un «pop di qualità», quindi almeno le sue canzoni più note possono anche inserite nella mia rubrica musicale…
In qualità della prima canzone di Christopher Cross metterei la «Sailing» con la quale era iniziato il suo breve successo:

La seconda canzone di oggi è la «Arthur’s Theme» (facente parte della colonna sonora del film «Arthur» del 1981):

Bene, così abbiamo ricordato un altro personaggio che ha avuto i suoi cinque nanosecondi di gloria musicale.


La lettura del sabato

L’articolo proposto per questo sabato è, in realtà, un tentativo di indovinare il significato delle idee di Donald Trump con le carte…
Con le mappe geografiche però. Con le carte geografiche della Ucraina e della guerra che è in corso sul suo territorio. Viene mostrato quali territori proporrebbe Trump – se sapesse di cosa sta parlando, ovviamente – di regalare alla Russia sotto forma di uno «scambio».
Ma non mi metto a riassumere il testo e/o raccontare le mappe. Siete capaci di seguire il link e fare tutto il necessario per la comprensione dei contenuti.


Trump non è contento

Trump ha condannato il massiccio attacco dell’esercito russo di ieri alla Ucraina, compresa la città di Kiev:

I am not happy with the Russian strikes on KYIV. Not necessary, and very bad timing. Vladimir, STOP! 5000 soldiers a week are dying. Lets get the Peace Deal DONE!

Mi chiedo se Zelensky e Biden siano ancora secondo lui colpevoli dell’inizio della guerra. E se sia Zelensky a non volere che finisca?
In realtà, è interessante ma non importante. Ciò che è importante è: molto probabilmente è impossibile offendere seriamente Trump: quando egli finalmente capirà tutto di Putin (prima o poi dovrà farlo, nonostante le capacità limitate), semplicemente passerà a qualche questione più semplice e veloce da «risolvere». Gli è già successo molte volte fare in questo modo. Ma non sarà in grado di offendersi nello stile di Putin, tipo: «Non mi rispetti, quindi ora ti rovino tutta la tua misera esistenza». Il suo livello di cultura è notoriamente basso, ma è comunque basso secondo i criteri americani. Purtroppo, in questo particolare momento storico è da considerare una cosa negativa.


La cartella sbagliata

Il 17 aprile, in occasione di un incontro a Parigi con i rappresentanti ucraini ed europei, la delegazione statunitense guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio aveva presentato il proprio piano per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Il piano sarebbe stato «valido» fino al 23 aprile, i suoi punti principali sarebbero i seguenti:
– gli Stati Uniti riconoscono la Crimea come russa;
– tutti i territori occupati dall’esercito russo a partire dal febbraio 2022, ad eccezione di una piccola parte della regione di Kharkiv, rimangono sotto il controllo russo, ma senza il riconoscimento internazionale dell’annessione; ciò include la maggior parte della regione di Luhansk e parti delle regioni di Donetsk, Zaporizhzhya e Kherson;
– la promessa che l’Ucraina non diventerà membro della NATO; la sua adesione all’Unione Europea rimane una questione aperta;
– la revoca di tutte le sanzioni imposte alla Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina orientale nel 2014;
– l’intensificazione delle relazioni economiche tra gli Stati Uniti e la Russia;
– un gruppo di Paesi europei garantisce la sicurezza dell’Ucraina; le garanzie statunitensi non sono menzionate;
– assistenza alla ricostruzione postbellica dell’Ucraina (non viene specificato con quali fondi);
– la centrale nucleare di Zaporizhzhya rimarrà all’Ucraina, ma sotto la gestione degli Stati Uniti, e fornirà elettricità sia all’Ucraina che alla Russia;
– l’Ucraina firmerà un accordo sui «minerali» con gli Stati Uniti.
In sintesi: in base questo piano – a quanto pare, resterà solo sulla carta – l’Ucraina dovrebbe arrendersi, Putin dovrebbe ottenere tutto quello che vuole in questo momento storico, gli USA non hanno alcun impegno ma prendono tutto quello possono dalla Ucraina, mentre la sfigata Europa deve garantire tutto a tutti.
A questo punto io ho solo due domande.
La domanda retorica: l’Ucraina avrebbe accettato un piano del genere? (Non chiedo se esiste almeno una persona convinta della risposta positiva).
La domanda letteraria: in quale città è stato scritto questo piano? Secondo me è stato scritto a Mosca e poi portato a uno degli incontri tra la delegazione americana e la delegazione russa: al termine dell’incontro i rappresentati delle due parti hanno preso dal tavolo le cartelle sbagliate e ora spacciano il loro contenuto per il proprio avendo paura di ammettere lo sbaglio… Si potrebbe scriverne un bel racconto di fantascienza politica!


Le giuste violazioni

Il Ministero della «Difesa» russo ha dichiarato che le munizioni sono esplose ieri sul territorio di un’unità militare nella regione di Vladimir (in questo caso è il nome di una città ahaha) a causa di un incendio: si sarebbe verificata una violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi.
Ebbene, in questi casi è importante ricordare che le violazioni non sono sempre involontarie. Non sono sempre delle semplici sviste o, per esempio, delle manifestazioni di incompetenza. Anzi, potrebbe essere qualcosa di opposto. Per esempio: l’utilizzo dei droni nella estrema prossimità di una unità militare altrui è una perfetta «violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi». Oppure: l’avere gettato un mozzicone in un posto non consentito. O qualcos’altro del genere. Ma in quanti potranno dire che si tratta di una violazione negativa? Solo i rappresentanti del Ministero della «Difesa» russo.


Le miniere rifiutate

Le società russe «Impex-Don» e «Trade House Donskie Ugli», che un anno fa avevano affittato 15 miniere di carbone nelle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk, hanno rinunciato a 9 di esse, ha riferito il giornale russo RBC. Secondo il giornale, le suddette miniere si sono rivelate non redditizie agli attuali prezzi mondiali del carbone e ai costi di gestione elevati: saranno dunque restituite alle autorità delle repubbliche autoproclamate per la successiva liquidazione.
Quale è stato il mio primo pensiero dopo la lettura di questa notizia? Ovviamente quello relativo alle idee non ancora abbandonate da Donald Trump di appropriarsi più o meno di tutte le risorse naturali ucraine. Certo, sappiamo già benissimo che per lui le dichiarazioni populiste contano molto di più dei risultati reali delle azioni, ma mi diverto comunque a immaginarlo sentirsi spiegare anche questo aspetto della vita reale…
Ovviamente, questo non significa che tutte le miniere ucraine non siano redditizie. Significa che devono non solo «contenere» le risorse attualmente richieste in una quantità maggiore dal mercato, ma anche essere recuperabili a costi sostenibili per le aziende private. Mi risulta che negli USA delle risorse naturali si occupano solo le aziende private.


La tregua di Pasqua

Come vi ricordate, sabato Putin aveva annunciato la cosiddetta «tregua di Pasqua» sul fronte ucraino: dalle 18:00 del 19 aprile alle 00:00 del 21 aprile. Dire che poteva benissimo evitare tutta la guerra è una scontata, banale. La ripetizione delle banalità ci interessa poco, vediamo invece i dettagli più importanti della realtà.
Ieri Vladimir Zelensky ha dichiarato che le truppe russe hanno bombardato le forze ucraine 387 volte tra le 18:00 del 19 aprile e la mezzanotte del 20 aprile. Ha aggiunto che dall’inizio della suddetta «tregua di Pasqua», l’esercito russo ha effettuato 19 assalti e utilizzato 290 droni.
Allo stesso tempo, secondo il Ministero della «Difesa» russo nella notte del 20 aprile l’esercito ucraino avrebbe bombardato l’esercito russo 444 volte e ha effettuato 900 attacchi con i droni.
Non posso dire quanto siano reali i numeri riportati, ma l’importante è capire due principi. In primo luogo, un certo numero di attacchi c’è sicuramente stato: lo sappiamo dalle notizie certe. In secondo luogo, gli attacchi non potevano non avvenire: nemmeno se Putin fosse stato realmente interessato alla «tregua di Pasqua». Infatti, su una linea del fronte lunga quasi due mila chilometri è un po’ difficile controllare le azioni di ogni singolo idiota che ha la mente alterata dalla guerra; qualunque cosa faccia l’idiota, dall’altra parte ovviamente arriva la risposta.
Putin non poteva non immaginarlo, quindi la sua idea della «tregua di Pasqua» è ancora più stupida di quanto poteva sembrare in un primo momento. E, allo stesso tempo, non è interessante (e non ha molto senso) cercare di indovinare se quella tregua sia stata violata appositamente o meno. Non poteva non essere violata.