Lo scorso fine settimana, la polizia della Repubblica Sudafricana ha arrestato almeno cinque persone sospettate di collaborare con la Russia e di reclutare residenti locali nelle file delle forze armate russe. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg e dal quotidiano locale Times Live, una delle persone arrestate è una conduttrice radiofonica dell’emittente statale SAfm e copresidente dell’Associazione dei giornalisti dei Paesi BRICS. Gli arresti sono avvenuti dopo che a metà novembre l’agenzia Bloomberg aveva riferito del reclutamento nell’esercito russo di circa 20 cittadini sudafricani e del Botswana con la partecipazione della figlia dell’ex presidente sudafricano Duduzi Zuma-Sambudla. Secondo l’agenzia, è stato loro offerto un lavoro come guardie del corpo per il nuovo partito dell’ex leader sudafricano Jacob Zuma, per il quale era necessario seguire un addestramento in Russia. Una volta lì, al gruppo di uomini è stato chiesto di firmare dei documenti in russo, che si sono rivelati essere contratti di servizio nelle forze armate russe.
Potrebbe sembrare una semplice notizia proveniente dalle terre lontanissime e, dunque, poco interessante per la maggioranza degli europei. In realtà, però, è una notizia interessante per tutti coloro che non solo seguono l’andamento della guerra in Ucraina (è inutile precisare perché l’esercito russo sta raccogliendo i futuri cadaveri in giro per il mondo), ma hanno pure qualche illusione o incomprensione circa l’utilità reale del BRICS. Ebbene, pur essendo una organizzazione pensata prevalentemente per obiettivi economici, è spesso spacciata dallo Stato russo come una organizzazione costruita attorno alla Russia e «comandata» da quest’ultima. Però sulla pratica gli Stati del BRICS si rifiutano di essere i fornitori dei mercenari per la guerra tanto importante per Putin. E non l’unico indicatore della non-leadership russa.
A volte, molto raramente, nel resto mi capita qualche moneta diversa da quelle dell’euro. In alcuni casi estremi capitano pure le vecchie lire…

… e ogni volta mi arrabbio tantissimo perché non mi capitano mai le monete con le quali potrei completare la mia collezione!
P.S.: le persone poco esperte della numismatica potrebbero pensare che le monete della lira abbiano avuto poche varianti. Ma in realtà non è proprio così: anche se escludiamo le lire della Città di Vaticano, a me mancano 23 monete su 46 cognate in tutto il periodo dal 1946 al 1999. Infatti, le monete di alcune taglie hanno avuto due o tre varianti del design nel corso della storia (quelle che vanno da 1 a 100 lire), mentre alcune altre (quelle da 100, 200 e 500 lire) hanno avuto diverse varianti commemorative. La moneta da 1000 lire, poi, ha avuto una versione con la mappa dell’Europa sbagliata (io questa ce l’ho già).
Ma non so se mi conviene, in questa sede, entrare troppo in dettaglio: non vorrei complicarmi da solo il già difficile compito della ricerca degli esemplari mancanti (i concorrenti ben informati non devono aumentare! ahahaha).
P.P.S.: buona giornata della numismatica a tutti coloro che la festeggiano oggi.
Garri Kasparov è un tipo che spesso si emoziona tanto anche quando dice delle cose abbastanza scontate (purtroppo, mettendosi a parlare di politica dice prevalentemente quelle), ma a volte si può anche ascoltarlo:
Forse, se ripetiamo la stessa cosa qualche milione di volte, finalmente la sentiranno le persone giuste.
I 12 «Études d’exécution transcendante» di Franz Liszt sono probabilmente le composizioni che riassumono al meglio l’immagine «popolare» del suo stile. Ma non tutta la varietà del suo stile che in realtà / secondo me c’è.
Ma sono sicuramente da ascoltare.
Purtroppo, questa nuova profondità raggiunta dalla «giustizia» russa nella sua caduta non mi sorprende. Ma suscita altre forti emozioni.
Mi riferisco alla sentenza di cui avrete probabilmente già sentito parlare, ma della quale ora potreste (ancora una volta?) leggere in dettaglio: il tribunale militare distrettuale meridionale ha condannato all’ergastolo gli imputati nel caso dell’attentato terroristico sul ponte di Crimea (nella mia terminologia, un normale episodio della guerra in corso, avvenuto l’8 ottobre 2022). Secondo l’accusa, alcuni uomini d’affari, un agricoltore e un camionista – otto persone in totale – hanno aiutato i servizi segreti ucraini a far esplodere un camion carico di esplosivo sul ponte (costruito dalla Russia dopo l’annessione della Crimea). Nessuno dei condannati ha ammesso la propria colpevolezza. Gli imputati hanno sostenuto di aver semplicemente svolto il loro lavoro abituale e di non essere stati a conoscenza dell’esplosivo nascosto nel carico del camion. È noto che si sono presentati spontaneamente alla polizia. L’indagine non ha stabilito che fossero a conoscenza dell’imminente esplosione del ponte. Il fatto che le forze dell’ordine ucraine abbiano utilizzato gli imputati alla cieca è stato riferito dallo stesso capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina Vasily Malyuk.
Ma sono stati condannati loro e non, per esempio, coloro che avrebbero dovuto impedire tali atti «terroristici». A quanto pare, quelle persone si sono già riabilitate combattendo i «terroristi» adolescenti sui social network.
Se Trump e suoi collaboratori-ammiratori non hanno capito un tubo nemmeno della guerra in Ucraina, non si capisce perché debbano capire qualcosa di tutte le altre cose di questo mondo. Per esempio…
Reuters scrive che l’amministrazione Trump sta cercando di attirare Alexander Lukashenko dalla propria parte e di indebolire i legami della Bielorussia con la Russia, revocando le sanzioni in anticipo e in cambio del rilascio di prigionieri politici bielorussi. Ora la Casa Bianca sta negoziando con Minsk il rilascio di oltre cento prigionieri politici. L’agenzia lo ha appreso da tre fonti che sono al corrente della situazione.
Ebbene, attirare Lukashenko dalla propria parte è attualmente impossibile perché egli è attento solo ai propri interessi personali. Formalmente è il presidente della Bielorussia, ma praticamente si sente il suo proprietario. Per rimanere in tale ruolo deve garantire una certa sopravvivenza economica del proprio Stato e la sicurezza fisica personale. Ciò si ottiene rendendosi utile a due vicini (vicini dal punto di vista geografico) che politicamente si trovano agli estremi opposti: la Russia e l’UE. Se l’Occidente lo attirerà dalla propria parte, Lukashenko perderà gli aiuti finanziari, il petrolio super scontato e la garanzia della non-aggressione da parte della Russia. Se, invece, sarà attirato completamente dalla parte di Putin, non potrà più rivendere molto vantaggiosamente alla Russia tutti quei beni che gli arrivano dell’UE (e che sono non accessibili direttamente alla Russia a causa delle snzioni).
Di conseguenza, non gli conviene essere attirato.
Ma l’attuale amministrazione statunitense non ha capito un tubo.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Erve del 6 agosto 2025.
È un paese menzionato su tantissimi siti specializzati come un punto di partenza ottimale per le camminate in montagna nella zona del Resegone. Ma nessun autore racconta se in questo paese ci sia qualcosa di interessante oltre ai parcheggi automobilistici. Meno male che ci sono io a correggere tale ingiustizia!

Il progetto AviVector riferisce, citando immagini satellitari, che nel parcheggio dello stabilimento aeronautico TANTK intitolato a Beriev a Taganrog sono stati distrutti (da droni ucraini) due aerei sperimentali russi: il «laser volante» A-60 e il «radar volante» di nuova generazione A-100LL.
Entrambi gli aerei erano stati costruiti sulla base del cargo Il-76MD. Lo sviluppo dell’A-60 era iniziato negli anni ’80, con l’intenzione di installare un potente cannone laser a bordo del cargo. L’aereo A-100 è stato sviluppato a partire dal 2014 come sostituto dei «radar volanti» di progettazione sovietica A-50 e A-50U.
La notizia è certamente positiva: si può congratulare l’esercito ucraino per l’ennesima missione riuscita. Allo stesso tempo, è troppo facile sopravvalutare questa notizia: entrambi gli aerei erano in fase di sviluppo da molto tempo e non si sa quando avrebbero superato tutti i test (come la maggior parte dei missili di cui ama vantarsi Putin). Di certo non sarebbero stati utilizzati in guerra contro l’Ucraina nei prossimi anni. Ma la cosa più importante non è nemmeno questa.
Ho molti dubbi sul fatto che nella Russia di Putin sarebbero riusciti a mettere in piedi la produzione di aerei sviluppati per miracolo. Come ho letto più volte, in Russia sanno produrre fusoliere, radar e cannoni di buona qualità, ma non motori aeronautici ed elettronica. E dove avrebbero preso tutto questo materiale in condizioni di sanzioni? L’elettronica si può ancora procurare in qualche modo attraverso l’"importazione grigia" (clandestina), ma i motori sono difficili da trovare anche per la produzione di singoli nuovi aerei.
In generale, mi rallegra molto di più la distruzione degli aerei militari russi che sono già in servizio militare. Così come di tutto il resto dell’equipaggiamento bellico.
È una storia veramente interessante! Su X / Twitter hanno iniziato a indicare, nel profilo, in quale Stato risiede il relativo utente. Questo ha comportato alcune rivelazioni curiose, segnalate da un popolare blogger, Dr. Eli David. Egli era principalmente interessato a tutti i tipi di gazani che soffrono la fame, il freddo e le azioni dell’esercito israeliano, ma ha anche prestato attenzione a tutti i tipi di fanatici sostenitori del MAGA e ai «nativi americani».
I risultati della sua ricerca sono sorprendenti? Ovviamente no:

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Il segretario al Tesoro degli USA Scott Bessent ha criticato il pacchetto di sanzioni che l’Unione Europea introdurrà contro la Russia a partire dall’inizio del 2026:
The Europeans told me, «Oh, we are doing our 19th sanctions package». In my mind… if you’re going to do something 19 times, you filed.
È vero che le sanzioni dell’UE, essendo elaborate prevalentemente dai burocrati, hanno uno scarso valore pratico (sono spesso ridicole, impossibili da applicare, irrilevanti per gli obiettivi che perseguono etc.). Ma poi c’è chi, invece, per l’ennesima volta presenta un «piano di pace» dettato dall’aggressore e conduce le «trattative» che mirano a introdurre degli obblighi solo per l’aggredito. Ecco, quest’ultimo forse non si chiama fallito, ma con qualche termine più pesante.



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