Molto probabilmente ne avete già letto qualcosa o, come minimo, ne avete sentito parlare. Ma non potevo non consigliarvi una lettura importante e interessante: «Kremlin-Linked Group Arranged Payments to European Politicians to Support Russia’s Annexation of Crimea».
Si tratta dei risultati di una inchiesta giornalistica – condotta da OCCRP, IRPI, «Important stories» e Profil – sui pagamenti fatti dallo Stato russo ai politici nazionali e regionali europee per la promozione delle iniziative volte alla cancellazione delle sanzioni europee dovute alla annessione della Crimea. A giudicare dalle somme pagate per le varie azioni, pare che molto spesso le iniziative stesse erano considerate più importanti dei loro risultati finali: probabilmente perché almeno in una fase iniziale si intendeva fornire un po’ di materia prima alla propaganda esterna e interna («guardate: i politici europei discutono dell’abrogazione delle sanzioni!»). Ma questa supposizione non rende i fatti meno importanti, meno gravi e meno interessanti.
E poi, a prendere i soldi sono stati anche alcuni politici italiani: essendo dei corrotti onesti, hanno fatto il possibile per offrire un buon servizio in cambio.
P.S.: concludo con una domanda che c’entra poco con l’argomento, è solo una mia curiosità personale: 15 o 20 mila euro non saranno delle somme un po’ ridicole per la vendita della propria reputazione professionale politica? Dato che si tratta mettere a rischio tutta la propria vita pubblica costruita in chissà quanti anni o decenni… Per uno come me sarebbero delle somme importanti, ma non mi trovo nemmeno in una posizione simile a quella di quei politici.
L’archivio del tag «crimea»
Come sapete già benissimo anche voi, il regalo degli ucraini per il 70-esimo compleanno di Putin è arrivato con un giorno di ritardo:
Un altro video da una prospettiva diversa:
In sostanza, è esploso un tir carico, secondo le dichiarazioni ufficiali, di «nastro in plastica per gli imballaggi dei bancali». L’esplosione è avvenuta pochissimi minuti dopo le 6 della mattina dell’8 ottobre sulla carreggiata automobilistica in direzione Crimea; a causa della esplosione sono crollate tre arcate. Inoltre, a causa della esplosione si sono incendiate delle cisterne sulla parte ferroviaria del ponte (il ponte è fatto di quattro parti separate: una automobilistica e una ferroviaria per ogni direzione). Non si capisce se i controlli del tir all’entrata sul ponte siano stati realmente eseguiti secondo la procedura prestabilita:
La situazione sul ponte nel pomeriggio di ieri ripresa da diverse persone da prospettive diverse:
Beh, quello che conta è il pensiero, non il prezzo o la tempistica perfetta del regalo. Anche gli ucraini sapevano benissimo quanto ci tiene Putin alla Crimea e al ponte…
P.S.: il video finale di questo post riccamente illustrato sarà utile, alle persone che non conoscono il russo, prevalentemente per individuare il punto esatto della esplosione.
Tutti hanno sicuramente già visto i vari mix dei video delle esplosioni all’aeroporto militare in Crimea (avvenuti il 9 agosto). Io ne posto solo uno per ricordarmi il grande evento: visto che le autorità ucraine non si attribuiscono il merito delle esplosioni (non sono stati loro o non vogliono riconoscerlo per non mettere a rischio le forniture delle armi dagli USA? boh…), possiamo presumere che anche in questa guerra esistono veramente i partigiani. Bisogna solo vedere se a provocare le esplosioni siano stati quelli ucraini o quelli russi-anti-Putin.
Sono quasi totalmente disinteressato al calcio (come a tutti gli altri sport di squadra e al 99,99999% dello sport professionale), ma non potevo ignorare questa notizia: l’Unione calcistica russa ha presentato ieri una nota di protesta all’UEFA per la nuova uniforme della squadra nazionale ucraina. Sul petto delle nuove magliette, infatti, è tracciato il contorno della penisola di Crimea unito al resto del territorio ucraino. E secondo la posizione ufficiale del calcio professionale russo, questa sarebbe la politicizzazione dello sport…
OK, non si tratta proprio di una notizia sportiva.
Nei prossimi giorni (oppure ore?) vedremo se sia una notizia politica (l’uniforme ucraina rimane immutata perché l’Europa non è disposta a riconoscere l’annessione della penisola) o economica (l’uniforme cambia perché fare contenti tutti i partecipanti grossi conviene). Ma, in ogni caso, sarà una lotta interessantissima. Finalmente riuscirò a seguire un evento quasi calcistico senza entrare in conflitto con il proprio cervello…
Poco più di cinque anni fa, il 27 febbraio 2014, le forze armate russe sono entrate negli edifici istituzionali della Crimea. Esattamente cinque anni fa, il 18 marzo 2014, è stato firmato il Trattato di adesione della Crimea alla Russia. Le parti del trattato sono stati il presidente della Russia e i vertici della Crimea nominati nei giorni precedenti sotto il controllo del sopracitato esercito. A distanza di cinque anni esatti dalla annessione, si potrebbe provare a valutare i guadagni e le perdite della Russia.
Tra i guadagni potremmo elencare solo due dati quantificabili: l’accrescimento del territorio russo di 27 mila chilometri quadri (0,15% del territorio totale della Russia) e 2,2 milioni di abitanti in più. A questi dati potremmo aggiungere il miglioramento dell’umore dei patrioti celebrali (secondo i quali si sarebbe affermata la «giustizia storica») e, volendo, l’arricchimento di alcune persone che hanno saputo sfruttare l’anarchia giuridica durante la «transizione» della penisola (ma secondo alcune testimonianze anche nel corso degli ultimi cinque anni).
Qualcuno potrebbe riuscire a trovare altri guadagni minori, ma non riesco a immaginare altri guadagni di valore simile.
La Crimea è sempre stata un territorio economicamente non autonomo, dipendente dai finanziamenti da parte del Governo centrale: è stato così ai tempi dell’URSS e della Ucraina indipendente. Nemmeno dopo l’annessione da parte della Russia si è verificato alcun miracolo: non sono state trovate delle materie prime preziose, non sono arrivati eserciti di turisti ricchi. Di conseguenza, anche per la copertura delle spese correnti della penisola il Ministero delle finanze russo ha dovuto trovare 55 miliardi di rubli (più di 753 milioni di euro) solo per i nove mesi rimanenti del 2014. Negli anni successivi la somma annuale destinata alla Crimea ha sempre continuato a crescere: bisognava finanziare l’aumento degli stupendi dei dipendenti statali (erano molto più bassi della media russa), lo sviluppo delle infrastrutture sociali e urbane per portarle almeno al livello degli standard russi etc. Per il 2019 si prevede di trasferire alla Crimea 150 miliardi di rubli, mentre nel corso di tutto il periodo tra il 2015 e il 2019 l’ammontare dei sussidi dal centro dovrebbe costituire circa 580 miliardi di rubli (quasi 8 milioni di euro).
Inoltre, bisogna ricordare che alla città di Sebastopoli è stato assegnato lo status della città di importanza federale, il quale comporta l’esistenza di una sua propria Legge finanziaria. Non essendo nemmeno la Sebastopoli economicamente autonoma, è stata la destinazione dei sussidi per quasi 120 miliardi di rubli da parte del Ministero delle finanze russo. Siamo già a 700 miliardi rubli di finanziamenti diretti.
In totale, il Governo federale finanzia tra il 75 e il 77% delle spese della Crimea e il circa 60% delle spese della Sebastopoli. Una parte notevole delle tasse raccolte sul territorio della penisola rappresenta dei derivati proprio dalle somme arrivati da Mosca.
Oltre ai finanziamenti diretti della Crimea, esistono anche quelli indiretti. Tra questi, per esempio, le pensioni: nel 2014 c’erano circa 660 mila pensionati su tutta la penisola. A partire dalla meta del 2014 la pensione media in regione è stata portata (raddoppiata) a 11.200 rubli. Il peso dei pagamenti deve essere ora supportato dal fondo pensionistico russo, il quale non ha mai ricevuto dei contributi dagli abitanti della Crimea ucraina. Gli esperti stimano la spesa russa per le pensioni in Crimea in circa 200 miliardi di rubli.
Il nuovo totale parziale è dunque di 900 miliardi di rubli (quasi 12,4 milioni di euro). Ora dobbiamo aggiungere le spese per la costruzione del Ponte di Crimea, la ricostruzione di molte strade interurbane della Crimea, la costruzione della centrale termoelettrica (quella con le turbine della Siemens), del gasdotto e dell’elettrodotto: sono altri 600 miliardi di rubli nel periodo dal 2014 ad oggi.
Ecco, siamo arrivati a 1,5 trilioni di rubli (più di 20,5 milioni di euro). È una somma pari a 2 spese statali annue per l’istruzione. Oppure 3 per la medicina. Oppure 15 per la cultura. Oppure 357 per l’Accademia delle Scienze russa. In ogni caso, la spesa per la gestione e lo sviluppo della Crimea si effettua prevalentemente grazie all’aumento delle tariffe (luce, gas, carburante) e ai tagli degli investimenti nelle infrastrutture del resto del territorio russo.
Infine, tra i costi della annessione della Crimea possiamo contare la stagnazione della economia russa (dovuta alle sanzioni e alla fuga dei capitali). In cinque anni il PIL russo è cresciuto del 2%, mentre l’economia mondiale è cresciuta del 19%. Il reddito reale della popolazione russa nello stesso periodo è sceso dell’11%.
Potrei aggiungere anche le perdite politiche/reputazionali e demografiche (emigrazione), ma quelli sono altri argomenti grossi.
Ieri pomeriggio la squadra nazionale di calcio russa si è dimenticata di nascondere la propria capacità di giocare e lo ha fatto nella partita più importante dell’ultimo decennio (nel 2008 perse la semifinale del campionato europeo proprio contro la Spagna). Pure io — miracolo! — ho visto gli ultimi dieci minuti della partita. Ma il post di oggi è dedicato a un altro argomento.
In questi giorni il mondo si è accorto che attorno al ponte di Crimea sta continuando la battaglia dei due giganti dell’internet (ripassiamo la prima puntata).
Ebbene, il Google indica il ponte sulle proprie mappe in due lingue: in inglese e in ucraino.
Mentre il Yandex lo fa solo in russo:
Nel frattempo il presidente Putin ha assegnato ad alcuni reggimenti carristi dell’Esercito russo dei nuovi nomi che includono i nomi di alcune città ucraine.
Viviamo in un periodo storico molto curioso.
E mi sa che non diventerà noioso in breve.
Come avrete già letto, la mattina del mercoledì 16 maggio è stato aperto al traffico automobilistico il ponte sullo stretto di Kerč, quello che collega la Crimea alla Russia. Molto probabilmente avete anche visto le foto o i video con Putin alla guida del camion che per primo attraversa il ponte completato (cioè la parte automobilistica; quella ferroviaria dovrebbe essere pronta a settembre).
Ma io volevo scrivere di un altro aspetto curioso. Un noto giornalista russo ha deciso di confrontare le indicazioni stradali di Google e Yandex (il grande concorrente russo del Google), sottoponendo ai due siti la seguente domanda: come si fa ad andare in auto da Kerč (Crimea) a Taman (una cittadina russa dall’altra parte dello stretto)?
La risposta di Google è stata questa:
Mentre la risposta di Yandex è stata questa:
In ogni caso devo constatare una cosa. Potrebbe essere una manifestazione della schizofrenia, ma la Russia lancia verso l’Ucraina non solo i missili.
Come saprete (e come ho già scritto io tempo fa) dal 2015 è in fase di costruzione un ponte automobilistico/ferroviario che collegherà la Crimea alla Russia.
In base ai piani dei costruttori, il ponte verrà aperto al traffico automobilistico nel 2018. I treni, invece, dovrebbero iniziare a percorrerlo nel 2019.
Nel frattempo è stato deciso (su proposta pubblica di Putin) di organizzare un sondaggio per scegliere il nome del ponte. Ed ecco che oggi sul sito назовимост.рф si è attivata la votazione. Le opzioni proposte sono:
1) il Ponte di Crimea;
2) il ponte di Kerč’ (il ponte attraversa lo stretto di Kerč’);
3) il Ponte della riunificazione;
4) il Ponte della amicizia;
5) il Ponte di Tuzla (Tuzla è una isola nelle vicinanze della quale passa il ponte).
Ora che conoscete l’ordine delle opzioni, potete andare sul sito e partecipare a una votazione russa.
Se la Russia influisce, come si sostiene, sulle elezioni presidenziali statunitensi, l’Italia può influire su almeno questa votazione russa.
Ahahaha
A partire da oggi, 12 ottobre 2017, circolano in Russia due nuove banconote del rublo di taglie prima non esistenti: 200 e 2000.
L’argomento centrale del mio post odierno è la nuova banconota da 200 rubli. Infatti oggi, quasi due anni dopo la prima scelta del genere, sui soldi russi sono comparsi altri simboli della Crimea. Su un lato è raffigurato il monumento alle navi affondate (si trova a Sebastopoli):
Sull’altro lato, invece, è raffigurato il sito archeologico Chersonese Taurica:
Ovviamente la dilagante mania di affermare l’appartenenza della penisola sfigata alla Russia non poteva risparmiare i cervelli della Banca Centrale russa. Ma io, egoisticamente, spero solo di non finire colpito dalle sanzioni dopo aver tenuto in mano almeno uno di questi nuovi pezzi…
Per il solo dovere di cronaca vi faccio vedere anche la banconota da 2000 rubli. Continuare la lettura di questo post »
Il vice Ministro delle Infrastrutture ucraino Jurij Lavrenjuk ha dichiarato che il Governo ucraino sta valutando l’opzione di fare una causa alla Russia per la costruzione del ponte sullo stretto di Kerch. [Si tratta del ponte già in costruzione che dovrà collegare la penisola russa di Taman alla Crimea] A tale scopo si stanno calcolando le possibili perdite economiche di due porti ucraini – Mariupol e Berdyansk – dovute a 1) la prevista dagli costruttori chiusura dello stretto per 23 giorni tra l’agosto e settembre e 2) l’altezza del ponte che non permetterebbe alle nevi più grandi di accedere ai suddetti porti.
Leggendo questa notizia ho per l’ennesima volta capito due cose banalissime:
1) I ponti sono fatti anche per dividere: infatti, i gestori del porto di Odessa dovrebbero sperare che i problemi alla navigazione causati dal ponte siano in realtà ben più gravi.
2) La maggioranza dei politici moderni non è in grado di elaborare (o dichiarare pubblicamente) le strategie a lungo termine. Infatti, se i due porti ucraini diventassero inaccessibili per le grandi navi, quale sarebbe il porto geograficamente più vicino? Quello della Sebastopoli (in Crimea). Farsi restituire una regione da sempre economicamente sottosviluppata, ma ora arricchita a spese altrui con un ponte e un porto pù attraente dovrebbe essere il sogno di ogni politico ucraino responsabile.
La causa giudiziaria, comunque, è sempre un bel modo di mantenere l’attenzione dell’Occidente verso le proprie problematiche e, eventualmente, guadagnare un po’ di soldi.