L’altro ieri, il 27 novembre, Putin è arrivato con una visita di Stato in Kazakistan. Quel giorno aveva avuto un colloquio con il presidente kazako Kasym-Jomart Tokayev ad Astana, mentre ieri ha partecipato al vertice della OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) ad Astana.
Ebbene, il 27 novembre su uno schermo pubblicitario del centro di Astana (vicino al Teatro dell’Opera) è stata proiettata la bandiera della Ucraina al posto di quella russa. Il Ministero degli Interni del Kazakistan ha annunciato l’apertura di un procedimento penale per l’«incidente», lo schermo è stato presto spento e nella mattinata di giovedì 28 novembre non era ancora stato rimesso in funzione.
Io non so e non posso indovinare se l’«incidente» sia stato l’azione di una persona singola e indipendente oppure inventata da qualche funzionario: in una zona del genere di una città del genere sono possibili entrambe le opzioni. Ma, in ogni caso, il fatto mi diverte molto. Da una parte, il Presidente kazako Takayev non si è mai mostrato infinitamente grato a Putin per l’aiuto militare a gennaio 2022 durante le proteste di massa locali e non ha fretta di sostenerlo nella guerra contro l’Ucraina (politicamente è molto più vicino alla Cina). Dall’altra parte, in Kazakistan, oltre ai cittadini locali non proprio contenti per l’esistenza di un vicino come la Russia di oggi, vivono e lavorano tantissimi russi che per motivi politici si sono trasferiti dopo l’inizio della guerra.
Insomma, Putin ha fatto una delle proprie rare visite internazionali in un ambiente che difficilmente poteva dimostrarsi particolarmente amichevole nei suoi confronti. Non mi dispiace assolutamente che sia successo proprio così.
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