Non escludo che le prime puntate della notizia vi siano capitate già tempo fa, ma io l’ho scoperta solo ieri sera.
Alcuni anni fa l’esercito belga aveva smesso di utilizzare 50 carri armati Leopard 1 e li aveva accantonati in un deposito nella città di Tournay. Lo Stato belga non aveva l’intenzione di consegnare quei carri armati all’Ucraina perché la loro (ri)messa in servizio si era rivelata troppo costosa. I 50 carri erano stati venduti alla azienda OIP Systems a 15 mila euro l’uno (appena 750.000 euro per 50 carri armati? niente male!) e poi rivenduti a uno Stato anonimo che li sta riparando e attrezzando con le armi più moderne. I primi esemplari già pronti stanno per partire verso l’Ucraina via Germania e Italia…
N.B.: prendete la lista dei principali produttori delle armi al mondo e provate a immaginare chi di loro possa inviare i carri via Germania e Italia; ricordatevi che per ora solo la Germania, il Danimarca e i Paesi Bassi hanno annunciato che consegneranno all’Ucraina i carri armati Leopard 1 acquistati dall’industria.
Ma la cosa più curiosa è che Business AM scrive che il Belgio avrebbe venduto i carri armati a un prezzo così basso perché l’esercito belga non aveva abbastanza hangar per ospitare le attrezzature dismesse (quindi i carri armati sono stati venduti a prezzi di dumping). Direi che è un ottimo modo di aiutare a costo zero l’Ucraina che combatte. E quando scrivo «a costo zero», non intendo assolutamente di fare una critica, anzi: con un po’ di fantasia – anche quando è mascherata da qualche giustificazione strana, probabilmente indirizzata ai contribuenti nazionali – tutti gli Stati possono dare il loro utile aiuto. Basta che ne trovino la voglia.
L’archivio del tag «ucraina»
Gli Stati Uniti hanno approvato la spedizione del primo lotto di carri armati Abrams all’Ucraina: dovrebbero arrivare all’inizio dell’autunno. Lo ha riferito la CNN citando Doug Bush, il capo del dipartimento acquisti dell’esercito americano. Sembrerebbe una bella notizia, ma in totale Washington prevede di fornire a Kiev 31 carri armati Abrams: una quantità che costituirebbe un battaglione di carri armati ucraino.
Dopo oltre un anno e mezzo di guerra potrebbe sembrare strana la non-comprensione del fatto che le quantità omeopatiche degli armamenti non possono avvicinare la fine della suddetta guerra: nel migliore dei casi possono solo allontanarla. Ma, ovviamente, capisco che gli USA hanno la giustificatissima paura di essere attaccati vigliaccamente dal Canada o dal Messico, dunque non possono rimanere senza le armi…
Probabilmente alcuni di voi si ricordano che a novembre del 2022 il Parlamento europeo aveva riconosciuto la Russia come Stato sponsor del terrorismo. È altrettanto probabile che poche persone, anche nel Parlamento europeo, si sono accorte che quel riconoscimento non è più attuale può essere dimenticato.
Io, per esempio, ci ho impiegato alcuni giorni a comprendere e poi formulare in parole più logiche che emotive la constatazione di una realtà: lo Stato russo è pienamente entrato nel ruolo del terrorista internazionale. Non più dello sponsor, ma proprio del terrorista.
Ovviamente, sapete che i terroristi fanno non le guerre, ma ben altro. Per esempio, prendono in ostaggio delle persone deboli per chiedere qualcosa a quelle persone forti che sono già abbastanza moralmente evolute da aiutare i deboli. Che ne so: prendiamo in ostaggio gli studenti di una scuola per pretendere la scarcerazione di uno dei nostri leader, prendiamo in ostaggio i passeggeri di un aereo per lasciarci andare in America Latina, etc. etc.. Se non soddisfate le nostre richieste, ammazziamo tutti.
Lo Stato russo ha di fatto preso in ostaggio gli Stati più poveri dell’Africa e dell’Asia. Se non vede soddisfatte le proprie richieste, fa morire di fame le popolazioni di quegli Stati: continuando a sabotare l’"accordo del grano" e a bombardare quella infrastruttura portuale ucraina che serve alla fornitura del grano ucraino agli acquirenti internazionali. Certo, il grano ucraino non andava – almeno nella maggior parte dei casi – agli Stati più poveri, ma a quegli Stati (come a tutti gli altri) non importa da dove arriva il grano: a loro importa il fatto che con la diminuzione dell’offerta sul mercato globale crescono i prezzi (è uno dei principi base che spiegano alla prima lezione di economia in qualsiasi università o addirittura scuola superiore). Ecco: lo Stato russo nelle ultime settimane sta facendo il possibile per diminuire l’offerta del grano sul mercato globale. Lo fa perché sa che molti Stati occidentali si sentono in dovere di aiutare le popolazioni affamate degli Stati poveri. Lo fa perché spera che quegli Stati responsabili inizino a fare la pressione sulla Ucraina al fine di farla arrendere.
Spero che i dirigenti degli Stati occidentali lo capiscano. Che non si mettano a trattare con un terrorista.
La più semplice delle reazioni corrette sarebbe quella di fornire più arme contraerei alla Ucraina. Non si tratta nemmeno delle armi offensive… Anche se servirebbero pure quelle.
Molto probabilmente sapete già dei «droni marittimi» ucraini che sono stati «testati» con successo nell’attacco contro il ponte di Crimea e ora iniziano a essere usati – pare – anche contro le navi russe.
Ecco, il video domenicale di oggi è un breve ma interessante servizio della CNN su quei nuovi strumenti:
Forse avete già visto pure il video, ma io ho comunque preferito conservarlo in un posto sicuro.
Gli esperti del think tank statunitense RAND Corporation Raphael S. Cohen e Gian Gentile ritengono che l’offensiva ucraina del 2023 sia più simile allo sbarco alleato in Normandia nel 1944 che alla Prima guerra mondiale. E, sviluppando l’analogia, non escludono che l’esercito ucraino possa realizzare il suo «sfondamento in Normandia» nelle prossime settimane.
Per quanto mi piacciano queste previsioni, per quanto mi piacerebbe crederci, vorrei comunque che queste cose non venissero pubblicate (se fosse possibile, addirittura le vieterei).
Tutto ciò che fa sperare in una rapida vittoria dell’Ucraina in questa guerra danneggia prima di tutto l’Ucraina, perché porta la popolazione che si difende a una serie di aspettative insoddisfatte, che di conseguenza possono portare all’irritazione e alla perdita di ogni speranza di un lieto fine. È meglio prepararsi a una guerra molto lunga e poi gioire di ogni singolo successo.
Possiamo paragonare, per esempio, i tempi di Putler con quelli di Stalin? Intendo dire non tecnicamente, ma legalmente. In Russia non è ancora vietato. Anche se io non avrei comunque rispetato quel divieto…
Quindi, prendiamo il seguente criterio di confronto: i dati quantitativi ufficiali sui crimini di ognuno dei regimi.
I dati ufficiali dell’epoca di Stalin non erano pubblici e in parte sono classificati segreti pure oggi. Gli storici e gli archivisti si sono stancati da tempo di lottare per la libertà di accesso e aspettano semplicemente l’arrivo dei tempi migliori.
I dati ufficiali dell’epoca di Putler sono talvolta «trapelati» grazie alla «collaborazione» di giornalisti veri e funzionari corrotti, e talvolta pubblicati dai funzionari stessi del regime. Ad esempio, Maria Lvova-Belova, ricercata dalla Corte penale internazionale dell’Aia assieme a Putler, ha annunciato ieri la pubblicazione sul sito ufficiale dell’Ombudsman presidenziale russo di un rapporto secondo il quale, nel febbraio 2022, la Federazione Russa «ha accolto circa 4,8 milioni di residenti dell’Ucraina e delle repubbliche del Donbass, di cui più di 700.000 sono bambini». Tra le altre cose, il rapporto afferma che circa 1500 orfani ucraini della «DNR» e della «LNR» sono stati portati in Russia: successivamente, 288 bambini della «DNR» e 92 bambini della «LNR» sono stati affidati a famiglie adottive russe.
In generale, ci sono stati grandi progressi. I complici di Putler sono più generosi sia con gli storici che con i giornalisti. E, naturalmente, con i propri futuri giudici.
Ma questa cosa mi sorprende.
La società statale ucraina Energoatom ha dichiarato che l’unità di potenza n. 4 della centrale nucleare di Zaporizhzhya, controllata dalle truppe russe, è stata messa in stato di «arresto a caldo» il 24 luglio.
Tali azioni costituiscono una grave violazione dei requisiti della licenza di esercizio dell’impianto nucleare. Ora il funzionamento dell’unità di potenza n. 4 della ZAES deve avvenire esclusivamente in stato di «arresto a freddo».
Energoatom ha poi sottolineato i rischi per la sicurezza nucleare e delle radiazioni causati dal fatto che le apparecchiature dell’unità di potenza n. 4 sono rimaste inattive per lungo tempo e non sono state sottoposte a manutenzione o riparazione.
Generalmente non mi piacciono gli allarmismi inutili, ma, allo stesso tempo, ormai conosco (come, immagino, anche voi) le capacità mentali di prende le decisioni dalla parte russa nell’ambito della guerra in corso. Dunque, sono portato a prendere sul serio gli avvertimenti ucraini di cui sopra.
Al 513-simo giorno di guerra l’esercito russo ha «finalmente» «raggiunto» uno dei numerosi e più volte mutati «obiettivi» della «operazione militare speciale» guerra in Ucraina: ha colpito i satanisti che ostacolavano la vita religiosa degli ortodossi!
Sì, il 22 luglio ha colpito, tra le altre cose, anche la cattedrale di Odessa.
Anche se le autorità russe hanno già detto che il «merito» è della difesa antimissilistica ucraina.
Beh, quella cattedrale era già stata distrutta nel 1936 dai comunisti e poi ricostruita nei primi 2000 dagli ucraini del XXI secolo.
La ricostruiranno ancora, dopo avere sistemato le cose di importanza più vitale.
Il video domenicale di oggi illustra – molto brevemente – le conseguenze tecniche dell’ultimo attacco al ponte di Crimea (quello del 17 luglio):
Sicuramente di attacchi ce ne saranno altri: la parte ferroviaria del ponte è uno strumento di importanza rilevante per la logistica militare russa. Infatti, i mezzi militari e le munizioni vengono trasportate a lunghe distanze con i treni e non con i camion (i quali, per altro, non possono percorrere il ponte di Crimea dal giorno dell’attacco precedente, quello dell’8 ottobre 2022).
In questi giorni ne avete sicuramente letto qualcosa, ma io aggiungo comunque il link a un testo potenzialmente utile: quello dedicato all’aspetto tecnico dell’attacco al ponte di Crimea il 17 luglio. Si tenta di capire con quali mezzi sia stato esattamente attaccato il ponte e quali mezzi del genere possano essere a disposizione dell’Ucraina.
In effetti, la guerra dovrà, prima o poi, manifestarsi nuovamente in un modo attivo anche sul mare. Non solo per colpire il famoso ponte.