Ieri Vladimir Zelensky ha firmato un decreto con il quale nomina la nuova ambasciatrice ucraina negli USA. l’ambasciatrice uscente è Oksana Makarova.

L’ambasciatrice nuova è Olga Stefanishina.

Della sostituzione della ambasciatrice ucraina negli USA si parlava già da qualche settimana e, se mi ricordo bene, da un po’ di tempo si faceva proprio il nome di Ologa Stefanishina. Si tratta di un argomento altamente diplomatico, dunque pure io, ora, cerco di essere diplomatico.
Ma cosa scrivo? Cerco di essere diplomatico per non essere accusato di tanti peccati moderni!
Vi dico così: da settimane si diceva che la sostituzione della ambasciatrice è una azione altamente diplomatica di Zelensky. Lo è perché l’obiettivo del Presidente è quello di avere negli USA una persona con la quale Trump – con tutte le sue particolarità che conosciamo – sarebbe più contento di conversare e trovare le soluzioni utili per l’Ucraina.
Sono stato abbastanza diplomatico per farvi capire la situazione senza violare le regole sociali moderne? Nella diplomazia, soprattutto quando la situazione globale è difficile, si usano tanti mezzi.
L’ultima osservazione si riferisce alla azione di Zelensky.
P.S.: so che siete delle brave persone e non mi avete capito esageratamente male.
L’archivio del tag «ucraina»
Giovedì Donald Trump aveva scritto sul proprio Truth Social:
It is very hard, if not impossible, to win a war without attacking an invaders country. It’s like a great team in sports that has a fantastic defense, but is not allowed to play offense. There is no chance of winning! It is like that with Ukraine and Russia. Crooked and grossly incompetent Joe Biden would not let Ukraine FIGHT BACK, only DEFEND. How did that work out? Regardless, this is a war that would have NEVER happened if I were President — ZERO CHANCE. Interesting times ahead!!! President DJT
Ho visto tante persone che hanno interpretato quelle parole nel senso più ottimistico: forse ora alla Ucraina sarà permesso di colpire il territorio russo senza limiti e/o le verranno fornite più armi?
E invece no: un rappresentante anonimo della Casa Bianca ha precisato ai giornalisti che Trump avrebbe fatto capire alla Ucraina che essa dovrà accettare l’accordo alle condizioni della Russia. Quindi è la stessa situazione di prima: Trump sta continuando a fare il rappresentante fedele degli interessi di Putin.
Ma un miglioramento della situazione generale c’è: la gente non reagisce più a ogni stronzata che spara Trump e continua a fare il proprio lavoro.
In settimana il Politico ha scritto che la Casa Bianca sta considerando Budapest come sede per i negoziati di pace tra Putin e Zelensky. Non si sa e quando quei negoziati avverranno (pure nello stesso articolo scrivono che da parte russa i funzionari stanno, come potevamo immaginare anche da soli, intenzionalmente prendendo tempo) e se potranno portare a qualche risultato, ma ora non importa.
In questo momento dobbiamo chiederci: da dove è spuntata fuori Budapest, da dove l’hanno tirata fuori? La mia prima – e, per ora, unica ipotesi: probabilmente è un riferimento al memorandum di Budapest del 1994, in cui gli USA e l’UK si erano impegnati a garantire l’integrità territoriale della Ucraina (che in cambio si era impegnata di cedere tutte le armi nucleari e non solo quelle alla Russia). Ora noi, come pure gli USA e l’UK, sappiamo bene quanto valgono le loro garanzie: valgono zero, sono inutili. Ma, probabilmente, quest’anno qualcuno ha pensato di ripetere la «bella» figura.
La foto migliore dell’incontro in Alaska è quella dove il criminale di Cremlino sta raccontando – palesemente con successo – un’altra porzione di stronzate al credulone della Casa Bianca:

La migliore caricatura, poi, è questa:

Nel frattempo, secondo le informazioni trapelate dai media, dopo l’incontro con Putin, Trump avrebbe cercato di promuovere – nei colloqui telefonici con Zelensky e con i leader europei – l’idea dello scambio di territori ucraini proposta da Putin, con la quale lui stesso sarebbe d’accordo.
Lo scambio di territori dovrebbe consistere, secondo la proposta di Putin, nel trasferimento da parte dell’Ucraina alla Russia dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk che la Russia non controlla (insieme alle città, alle fortificazioni militari e, soprattutto, alla popolazione che vi risiede che vi risiede), in cambio della generosa rinuncia da parte della Russia a rivendicare i territori delle regioni di Zaporizhia e Kherson, che sempre essa non controlla. In altre parole, Putin ha proposto di cedergli ciò che non gli appartiene in cambio di ciò che non gli appartiene ancora di più.
Zelensky – che sorpresa – ha rifiutato.
Trump è molto indignato e irritato da tale intransigenza.
Questo è ciò che lui e Putin chiamano „l’arte di concludere accordi“.
Ma vedo che nelle teste di un grande numero di europei questa follia non trova posto. Non capiscono che si tratta di uno „scambio“ di qualcosa che non è di Putin con qualcosa che è ancora meno di Putin…
… mi sta già facendo male tutto, ma non riesco a smettere! Ascoltate questo genio e ricordatevi che il 15 agosto dovrebbe incontrarsi con un suo grande concorrente:
Non riuscite a seguire il modo trumpista di costruire le frasi? Allora, per aiutarvi, faccio un riassunto: «I russi avrebbero potuto raggiungere Kiev in quattro ore se avessero preso l’autostrada. Ma un generale russo „geniale“ ha deciso di attraversare la campagna».
Molto probabilmente Donald intendeva il «highway» M01 che nei primi giorni della guerra si presentava così:
Male, vado a riprendermi un po’…
Si può segnalare due articoli di fila sullo stesso argomento? Penso di sì: non conosco alcuna legge, umana o della natura, che me lo vieti.
E allora il testo segnalato oggi è una intervista sugli avvenimenti – già verificatisi e quelli ipotizzabili – legati alla strana scelta di Zelensky di tentare a mettere sotto il proprio controllo gli organi nazionali anti-corruzione. È vero che la nuova legge sulla indipendenza di quegli organi è stata già approvata il 31 luglio (perché Zelensky ha reagito prontamente alle proteste), ma la sua celta di prima rimane comunque molto strana: sicuramente resterà come una macchia nella sua biografia politica per sempre (o quasi), nonostante tutti i suoi meriti passati e futuri.
È incredibile, ma la Presidente della Camera alta del «parlamento» russo (Consiglio Federale) Valentina Matvienko — una delle principali complici di Putin — è arrivata ieri a Ginevra per la Conferenza Mondiale dei Presidenti del Parlamento. Sarei molto curioso di scoprire chi di preciso l’abbia invitata e perché la Svizzera abbia deciso di dare un podio a dei criminali.
Nel frattempo, scopriamo che Valentina Matvienko e la sua delegazione sono arrivati a Ginevra per gli eventi organizzati dall’Unione interparlamentare, che si terranno dal 28 al 30 luglio. La discussione alla quale è già intervenuta Matvienko si intitola «Un mondo in fermento: la cooperazione parlamentare e l’approccio multilaterale alla soluzione dei problemi per la pace, la giustizia e la prosperità per tutti».
In particolare, dal palco ha ripetuto le solite stronzate della propaganda statale russa sulla difesa della popolazione di lingua russa nell’est della Ucraina (è stata addirittura applaudita, ma immagino che tra il pubblico ci fossero altri rappresentanti dello Stato russo).
E allora io ricordo che le statistiche su ciò che stava accadendo nel Donbas prima della attuale fase della guerra sono facilmente disponibili. Quanti civili sono morti lì, ad esempio, nel 2021, quando i «maledetti ucraini bombardavano continuamente i civili»? Secondo le statistiche dell’ONU e dell’OSCE, nel 2021 ci sono state 25 morti tra i civili, il numero più basso rispetto agli anni precedenti del conflitto, e oltre la metà di queste morti erano dovute a mine e ordigni inesplosi.
E quante persone sono morte nel Donbas quando sono arrivati i «liberatori» armati russi? Dall’inizio della invasione su larga scala da parte, iniziata il 24 febbraio 2022, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha registrato almeno 13.580 morti e 34.115 feriti tra i civili in tutta l’Ucraina (al 30 giugno 2025).
Per quanto riguarda le regioni di Donetsk e Luhansk (Donbas), quelle più colpite: all’inizio di giugno 2023, le Nazioni Unite hanno registrato almeno 2964 civili morti e 3683 civili feriti nel Donbas. Mentre gli attivisti internazionali per i diritti umani hanno contato, a dicembre 2022, un totale di circa 3978 morti e 5452 feriti nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Di conseguenza, almeno tre o quattro mila civili sono stati uccisi e diverse altre migliaia sono rimaste ferite nel Donbas tra il febbraio 2022 e la metà del 2023. Questi numeri riflettono solo i casi confermati. Il numero reale è molto probabilmente più alto a causa delle difficoltà di accesso alle aree occupate e al fronte.
Valentina Matvienko, intanto, parla della pace e della difesa dei civili a Ginevra.
Difficilmente qualcuno ne dubitava, ma Reuters ha avuto le conferme del fatto che era stato proprio Elon Musk a ordinare la disattivazione del servizio satellitare Starlink quando l’Ucraina aveva lanciato l’offensiva nel settembre del 2022.
Ovviamente non possiamo sapere come si sarebbe svolta quella offensiva e a quali risultati avrebbe portato, ma possiamo essere certi del fatto che la decisione di Musk aveva avuto una influenza negativo sull’andamento della operazione. Questa guerra è diventata una guerra praticamente di posizionamento lunga già più di tre anni anche grazie a Musk.
Ricordiamocelo. Anche la prossima volta che lui mostrerà la propria insoddisfazione per il prolungarsi eccessivo dei combattimenti.
Nonostante tre anni e mezzo di lettura quasi ininterrotta di notizie sulla guerra e sulla Ucraina, a quanto pare non comprendo ancora abbastanza bene alcuni dettagli della politica ucraina. Perché già da alcuni giorni mi chiedo: perché Zelensky si è sparato a un piede ha attaccato attaccando due Enti anticorruzione, e per di più in un momento così inopportuno?
Continuo ad approfondire la questione, e auguro a voi di fare lo stesso.
E mentre lo faccio, mi rallegro di due cose. In primo luogo, il fatto che in Ucraina ci siano cittadini che, anche in condizioni di guerra e con tutti i pericoli che questa comporta, sono pronti a partecipare attivamente alla vita politica. In secondo luogo, mi rallegro del fatto che Zelensky abbia reagito prontamente alle proteste e abbia iniziato a correggere la situazione che lui stesso ha creato (alcuni Capi di Stato delle zone geografiche confinanti con l’Ucraina non sono in grado di farlo).
L’Ucraina è viva, e che rimanga tale.
Il comandante in capo delle forze armate ucraine Alexander Syrsky, in una intervista rilasciata ieri a The Washington Post, ha invitato gli USA e l’Europa a fornire all’esercito ucraino missili a lungo raggio e a consentirne l’uso contro la Russia. L’obiettivo è quello di rallentare la produzione di armi russe, attaccando gli stabilimenti russi che producono missili e droni.
Non so cosa ne pensino gli esperti militari, ma dal punto di vista puramente logico la richiesta di Syrsky è perfettamente in linea con l’obiettivo globale di costringere Putin a negoziare a condizioni non tanto vantaggiose per lui. Per esclusione: se per vincere con mezzi militari sono necessari sforzi e investimenti finanziari troppo grandi e, allo stesso tempo, non è possibile privare completamente Putin dei soldi per la guerra (a breve termine è sicuramente impossibile, pure l’economia sovietica non era crollata in un solo anno), allora non resta che creargli problemi reali con le armi. Problemi tali che diverse persone gridino – come lo aveva fatto il capo di un gruppo militare da nome musicale – davanti alle telecamere: «Vladimir, dove sono i proiettili, ***** ***?»
Spero che si riesca a spiegarlo ai politici americani e europei.



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