L’archivio del tag «ucraina»

Musk fa il figo

Ieri, il 9 marzo, Elon Musk ha scritto su X:

I literally challenged Putin to one on one physical combat over Ukraine and my Starlink system is the backbone of the Ukrainian army. Their entire front line would collapse if I turned it off. What I am sickened by is years of slaughter in a stalemate that Ukraine will inevitably lose. Anyone who really cares, really thinks and really understands wants the meat grinder to stop.

Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski gli ha risposto:

Starlinks for Ukraine are paid for by the Polish Digitization Ministry at the cost of about $50 million per year. The ethics of threatening the victim of aggression apart, if SpaceX proves to be an unreliable provider we will be forced to look for other suppliers.

Non so se sia il caso di fare i complimenti a Musk che fa il figo basandosi sulle difficoltà della vittima di una aggressione.
Però si può ricordare che Starlink è, per essendo importantissimo per il coordinamento dell’esercito ucraino, non è l’unico sistema di connessione utilizzato. Di conseguenza, c’è una debole speranza di riuscire a dare una piccola lezione almeno a Musk: l’eventuale disattivazione di Starlink sul territorio ucraino (anche se per ora si dice che non è in programma) che non lascia l’esercito ucraino senza l’internet. «Veramente, non sei così indispensabile».
Ma non il momento di fare i fighi.


I colloqui segreti con i candidati

Politico scrive che quattro collaboratori di alto livello di Donald Trump (i loro nomi non sono stati resi noti) hanno avuto dei colloqui segreti con alcuni dei principali avversari politici di Vladimir Zelensky: la leader del partito «Batkovshina» Yuliya Tymoshenko, e il leader di «Solidarietà Europea» Petro Poroshenko. Lo scopo dei colloqui è quello di discutere se sia possibile indire e condurre rapidamente le elezioni presidenziali in Ucraina.
È chiaro che Poroshenko nutre, parlando in termini molto diplomatici, un «forte rancore» nei confronti di Zelensky (ed è reciproco, per quanto capisco la politica interna ucraina), anche se non tanto quanto Trump. Ma non è ancora chiaro cosa si possa discutere esattamente della legalità e della possibilità tecnica di tenere le elezioni presidenziali in Ucraina nell’attuale momento di incertezza, nemmeno con i leader dei partiti di opposizione più rappresentati nella Rada (non penso che sia stata discussa l’opzione di un colpo di Stato seguito da elezioni).
Se si discutesse con i certi Medvedchuk e Yanukovych che ora si nascondono nelle dacie statali russe, sarebbe stata una notizia. Ma con i politici seri, al massimo, si può parlare di cosa faranno in caso di una ipotetica vittoria alle elezioni che si faranno non si bene quando e come. Per ora mi sembra che le cose stiano così…


I colloqui ancora in programma

I consiglieri dei presidenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina (Mike Waltz e Andriy Yermak) affermano che i rappresentanti di Washington e Kiev stanno discutendo la data, il luogo e i partecipanti ai colloqui sulla fine della guerra.
La notizia è di per sé positiva, dimostra i grandi successi della diplomazia ucraina e fa sperare in un futuro non troppo buio.
Come speranza «intermedia», posso indicare il fatto che gli stessi rappresentanti riusciranno a concordare di non includere entrambi i Presidenti nell’insieme dei partecipanti: senza il loro «dialogo» emotivo, potremmo ottenere qualcosa di cui discutere senza sbattere la testa contro il muro.


Zelensky e gli USA

Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato sui propri account sui social che il suo Paese è pronto a firmare un accordo sui minerali con gli USA «in qualsiasi momento e in qualsiasi formato conveniente»:

Consideriamo questo accordo come un passo verso il rafforzamento della sicurezza e di garanzie di sicurezza affidabili, e spero sinceramente che funzionerà in modo efficace.

Secondo Zelensky, il suo incontro di venerdì con Donald Trump a Washington «non è andato come previsto» e ha aggiunto che vorrebbe che «le future cooperazione e comunicazione fossero costruttive».
Tutte le parole appena citate potrebbero sembrare strane e quasi fuori luogo. In parte perché nel corso dell’incontro di venerdì sembrava che Zelensky si stesse trattenendo a fatica per non dare un pugno in faccia a Trump (anche se entrambi avrebbero potuto fare qualche sforzo per far andare quella conversazione in un modo migliore). E in parte perché sembra troppo evidente l’intenzione di Trump di non iniziare i tentativi veri di far avvicinare la fine della guerra (non sa come farlo, quindi scarica tutta la colpa su Zelensky).
Mentre in realtà Zelensky si sta riprendendo e sta tornando a comprendere che senza l’aiuto americano la posizione bellica ucraina difficilmente potrà cambiare in meglio. Gli USA hanno gli armamenti adatti, i soldi e la capacità politico-burocratica di aiutare: a differenza dell’Europa, dove in misura varia mancano tutti questi elementi. Quindi Trump può essere infinitamente antipatico a livello politico e personale, ma senza di lui non si va avanti. Purtroppo, bisogna convivere con questa triste realtà per almeno quattro anni (meno un mese).


Il summit sulla Ucraina

Del summit londinese di ieri dedicato alla difesa della Ucraina due punti finali su quattro sembrano quasi ridicoli e uno quasi impossibile ma necessario.
Lo stanziamento, da parte degli inglesi, dei 1,6 miliardi di sterline per l’acquisto di più di cinquemila missili di difesa aerea è la manifestazione dello stesso problema degli ultimi tre anni. Si è deciso di dare un altro mezzo di difesa, il quale è capace solo di mantenere la situazione bellica attuale.
Il rafforzamento della pressione economica sulla Russia fa realmente ridere: la maggioranza delle sanzioni adottate fino a oggi (soprattutto dall’UE) non creano problemi allo Stato russo perché, in sostanza, vengono concepite dai burocrati non interessati al risultato. La situazione può cambiare per il solo volere del summit? Per ora dubito: a meno che leader mondiali non si siano spaventati tanto da affidare lo studio delle possibili sanzioni future agli esperti seri.
Il punto impossibile ma necessario, invece, è: Starmer ha sottolineato che qualsiasi accordo richiederà il sostegno degli Stati Uniti. Effettivamente, gli USA hanno due cose: 1) le armi realmente necessarie e 2) la forza necessaria per effettuare la pressione su Putin (bisogna solo far venire la voglia, ma nella situazione corrente non so proprio come si possa fare).


La lettura del sabato…

… non è sulle pessime notizie di ieri: su quelle ci devo ancora ragionare bene e «filtrare» il discorso.
Intanto, vi segnalo più una visione che una lettura: le immagini che il fotografo ucraino Yevhen Maloletka (AP) ha scattato ai difensori della Ucraina tornati al fronte anche dopo gravi ferite, comprese le amputazioni.

Anche loro «non vogliono la pace»?


Una variante dell’accordo

L’Ucraina e gli USA hanno concordato, pare, il testo finale di un accordo quadro sulle risorse naturali. E Zelensky sta addirittura per andare a Washington per firmare qualcosa.
Del testo stesso dell’accordo, però, io non ho capito nulla. Tutto mi sembra non sufficientemente definito o sostituito da riferimenti a qualcosa che ancora non esiste o che non si vede ai comuni mortali. Forse ho questa impressione perché, a causa della mia deformazione professionale, leggo a modo mio tutto ciò che viene presentato come un accordo o un contratto. Chi deve cosa a chi? Chi ottiene cosa in cambio? Chi presenta quali garanzie? Se qualcuno non esegue qualcosa, cosa succede? Come se ne esce da questo accordo? (per i meno esperti: l’ultima domanda è la più importante a cui prestare attenzione in qualsiasi contratto / accordo).
E una domanda a parte, ma sempre molto importante: che relazione ha tutto questo con la fine della guerra in Ucraina? In qualche modo è emerso che Trump è riuscito a sostituire l’argomento della fine della guerra con quello dei minerali e, in questo modo, a fare un altro regalo a Putin. Cioè, tutti hanno già iniziato a dimenticare la questione della fine della guerra in 24 ore (stanno discutendo la questione puramente economica dei metalli delle terre rare) e hanno smesso di rompere a Trump con la relativa domanda, mentre Trump stesso sembra ottenere qualcosa dall’Ucraina, e Putin può continuare la sua guerra.
Indipendentemente da ciò che dice Zelensky – secondo cui l’attuale versione dell’accordo sembra migliore di quelle precedenti – l’Ucraina finisce comunque per essere la parte abbandonata. O, almeno, questa è l’impressione che ho…


Putin propone un affare

Dato che Vladimir Zelensky, per qualche «strano» motivo, non vuole firmare un accordo di cessione totale sui metalli delle terre rare con gli USA, Putin ha prodotto una proposta geniale: la Russia è pronta a collaborare sui metalli delle terre rare con partner stranieri. Questo è ciò che ha detto al giornalista televisivo russo [di quelli particolarmente graditi, ovviamente] Pavel Zarubin:

Siamo pronti ad attrarre partner stranieri nei cosiddetti nuovi territori, i nostri territori storici, che sono tornati alla Federazione Russa. Anche lì ci sono alcune riserve [di risorse di terre rare]. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner, compresi quelli americani.

Tradotto nel linguaggio umano da quello putiniano: la Federazione Russa è pronta a collaborare per estrarre metalli di terre rare nei territori che ha bombardato per tre anni, densamente saturato di campi minati e di bombe e missili inesplosi, allagato, riempito di cadaveri umani e animali, etc.. È inutile ipotizzare se i Putin sappia tutto questo: sono certo che non lo sappia (i consiglieri non lo scrivono nei loro rapporti e i registi non lo raccontano nei film «eroici» di guerra). Ed è inutile chiedersi se Trump lo ringrazierà per essersi offerto di fare il lavoro sporco «sul campo».
Semplicemente, la «collaborazione» sulla pratica si rivelerà o una grande occasione di appropriarsi una notevole quantità dei fondi statali stanziati, o una scusa per portare via tutto quello che non è ancora stato portato via dai «nuovi territori» nel corso dei tre anni di guerra. O, molto probabilmente, entrambe le cose insieme.


Tre anni di guerra

Ebbene (in realtà, male), oggi è il terzo anniversario dell’inizio della grande guerra in Ucraina. Esattamente tre anni fa, il 24 febbraio 2022 alle ore 5:00 circa di Kiev, è iniziata l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Prima di allora, la Russia aveva annesso la Crimea nel 2014, violando non solo gli accordi internazionali, ma anche il Memorandum di Budapest firmato dalla Russia, in base al quale l’Ucraina aveva trasferito alla Russia tutte le proprie armi nucleari presenti sul suo territorio in cambio di garanzie sulla sua integrità territoriale. Tale integrità era garantita da Russia, Regno Unito e Stati Uniti (sì: formalmente è garantita ancora ora, al terzo anniversario, ma noi vediamo in cosa «si esprime» sulla pratica quella garanzia). Noi sappiamo che quando la Russia ha annesso la Crimea, il Regno Unito e gli Stati Uniti non avevano fatto nulla per impedirlo (contrariamente al memorandum firmato), ma avevano preferito convincere l’allora leadership della Ucraina a non dare l’inizio a un conflitto militare.
Coe passo successivo, Putin aveva organizzato una guerra nelle regioni di Donetsk e Lugansk: una guerra condotta dai vari criminali russi e ucraini, emarginati e militari che secondo le dichiarazioni del Cremlino non avevano alcun legame con lo Stato russo, ma che erano stati, in realtà, riforniti di soldi e armi dalla Russia. E l’Occidente aveva di nuovo fatto finta di non vedere, anche se tutti sapevano esattamente cosa stava accadendo e per il volere di chi.
Putin poteva non attaccare l’Ucraina dopo tutto questo? Non era sicuro che l’Occidente avrebbe di nuovo ignorato tutto, proprio come aveva già fatto con la guerra russa con la Georgia, l’annessione della Crimea e la guerra a Donetsk-Lugansk? Ovviamente, non poteva non sentirsi libero di attaccare! E, in effetti, ha attaccato il 24 febbraio 2022.
Sappiamo bene su cosa contava. Era sicuro che le sue truppe non avrebbero incontrato resistenza, che avrebbero preso Kiev in pochi giorni, che avrebbero messo lì un misero fantoccio filorusso (tipo Medvedchuk o Yanukovych). Ma su questo aspetto aveva sbagliato i calcoli. L’Ucraina ha opposto una forte resistenza, il presidente Zelensky — al quale gli americani avevano offerto una evacuazione urgente — si è rifiutato di lasciare Kiev e ha assunto il comando della difesa del Paese, per cui i piani originari di Putin sono falliti. Tuttavia, le forze di Putin avevano conquistato circa il 20% della Ucraina (compresa la zona di Donetsk-Lugansk, inizialmente di fatto occupata), dopodiché il fronte si arrestò perché nessuna delle due parti riusciva a ottenere progressi rilevanti e tutto si era ridotto a una reciproca distruzione dei militari impegnati sul fronte.
Putin non ha intenzione di fermarsi, anche se le vittime da entrambe le parti sono centinaia di migliaia, milioni di ucraini hanno perso tutto quello che avevano e sono stati costretti a fuggire dal Paese, Putin continua a distruggere le infrastrutture ucraine, anche se non può non rendersi conto che nemmeno in questo modo non otterrà nulla.
Il cosiddetto «Occidente collettivo» — l’UE, il Regno Unito e gli USA — ha attraversato le fasi in cui credeva che Putin sarebbe riuscito a conquistare l’Ucraina orientale, poi, quando ha visto che l’Ucraina stava disperatamente resistendo, ha iniziato a sostenere la vittima dell’aggressione russa, ma a un certo punto, verso la fine del primo anno di guerra, in un momento in cui l’Occidente avrebbe potuto fornire alla Ucraina tutto il necessario per una offensiva, questo sostegno è stato di fatto ridotto e alla fine è passato ai livelli di «qualcosa ogni tanto». In seguito, gli aiuti europei hanno iniziato a essere gravemente ostacolati dal solo Orban, mentre negli USA il sostegno alla Ucraina è diventato ostaggio di una continua contesa tra democratici e repubblicani (il che ha fatto sì che tale sostegno rimanesse a lungo in sospeso). E alla fine del terzo anno di guerra è spuntato il vecchio-nuovo presidente americano Trump che ha deciso di regalare velocemente l’Ucraina a Putin: solo per fare un po’ di show e apparire — a casa — un figo che risolve velocemente i problemi.
Oggi abbiamo qualche motivo di essere ottimisti? Purtroppo no. Possiamo agli ucraini di essere fermi e coraggiosi? Sì, ma questo non ha molto senso: loro hanno già dimostrato, nel corso di questi tre anni, quanto sono coraggiosi e fermi. Possiamo augurare la morte a quella unica creatura che è la causa di questa guerra completamente insensata? Nemmeno questo ha molto senso: centinaia di milioni di persone lo hanno già augurato in questi tre anni, ma il risultato «non arriva».
Rimane solo la speranza. Ma non so quanto sia realistica.


L’ambasciatore russo in UK

Nel corso della intervista registrata il 19 febbraio, la corrispondente della BBC sinceramente non capisce perché questo coglione abbia improvvisamente deciso di fingersi un idiota, come se qualcuno non sapesse chi ha iniziato la guerra in Ucraina. Mentre il tipo, dal suo punto di vista logicamente, dice che con gli americani il trucco ha finalmente funzionato: ora pure loro dicono che è stato Zelensky a iniziare la guerra e che la Russia non è l’aggressore (a meno qualche giornalista non insista particolarmente con una domanda diretta a Trump). Quindi può tranquillamente fare delle risate cretine:

P.S.: lo so, pare che attualmente ai «diplomatici» russi sia vietato sapere l’inglese – la pronuncia compresa –, ma questo è un argomento a parte.