Citare le pubblicazioni della agenzia Bloomberg è una cattivissima abitudine (perché i suoi autori inventano troppe cose con il solo obiettivo di attirare le visite), ma alcuni argomenti trattati sono comunque meritevoli di attenzione (possibilmente con l’approfondimento su altre fonti).
Ieri, per esempio, la Bloomberg ha scritto che l’UE rischia di non prorogare le sanzioni contro la Federazione russa perché il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán si rifiuta di firmare la loro estensione. Diversi diplomatici avrebbero dichiarato che al momento non esiste un «piano B» per prolungare la validità delle restrizioni se Orban continuasse a bloccarle.
Se fosse vero, si tratterrebbe di una situazione abbastanza brutta: prima di tutto perché se le sanzioni non saranno prorogate anche per un breve periodo di tempo, la Federazione Russa potrà ritirare dall’Europa i fondi sequestrati. Più o meno il 100% degli economisti di cui opinione mi fido dice che lo Stato russo ha abbastanza risorse economiche per continuare il tipo di guerra che osserviamo ora per altri anni, ma farlo, in sostanza, a spese della popolazione interna che avrà sempre più tasse, più inflazione e meno servizi. La domanda, dunque, non cambia: perché aiutare un regime internazionalmente pericoloso a evitare i problemi economici e rinviare le tensioni interne?
E, ovviamente, possiamo esprimere, per l’ennesima volta, la gioia per il fatto che l’UE è organizzata in modo da poter essere bloccata e messa a rischio da parte di un solo cretino comprato da Putin.
L’archivio del tag «politica»
Questa donna deve realmente avere qualche superpotere speciale innato o qualche antico artefatto magico che le permetta di sopportare tutti i giorni il ruolo eroico di moglie di Donald Trump… Io, personalmente, scommetto che Melania avvicina qualcosa alla faccia (non la mano ahahaha) ogni mattina.
E ora passiamo ora alle cose più serie. Continuare la lettura di questo post »
Auguri a tutti noi: da ieri ufficialmente viviamo in un mondo con un nuovo-vecchio Presidente statunitense. È un politico giovane — ha appena 78 anni invece degli 82 del suo predecessore — ma conosciamo già le sue caratteristiche principali: per esempio, sappiamo che è imprevedibile, che particolarmente spesso non intende o non si ricorda di fare quello che dice e che continua a essere convinto di poter lavorare come se le altre Istituzioni non esistessero. Allo stesso tempo, non sappiamo quanto peggio sarebbe stata, se eletta, la sua concorrente alle elezioni presidenziali: di caratteristiche non ne aveva proprio, quindi, molto probabilmente, avrebbe continuato la politica del non fare alcunché già adottata dal predecessore.
Auguri a noi anche per un altro motivo: il Presidente precedente a quello insediatosi ieri ha deciso che non può e non deve essere superato nemmeno da quello nuovo. Ha deciso che il suo nemico politico non deve essere unico a essere ricordato come un personaggio «strano» (utilizziamo tale termine neutrale per evitare la censura ahahaha) e nell’ultimo giorno di lavoro ha firmato questo bellissimo documento:
Insomma, se qualcuno pensa ancora che il corso delle cose abbia preso una brutta direzione, diciamoglielo: si è svegliato un po’ tardi.
L’altro ieri, l’11 gennaio, il partito populista di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) ha adottato il proprio manifesto elettorale durante la conferenza nella città di Riese, in Sassonia. Tra le altre cose, i delegati si sono rifiutati di condannare nel documento adottato l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. La proposta di includere tale clausola nel manifesto elettorale è stata avanzata da Albrecht Glaser, uno dei fondatori del partito. La maggioranza dei delegati (69%) ha votato contro.
La co-fondatrice del partito e la capolista nelle prossime elezioni Alice Weidel ha dichiarato al congresso che il partito è favorevole al ritorno dei gasdotti Nord Stream.
Ora abbiamo un altro esempio con il quale spiegare perché i partiti estremi puntano al voto dei cittadini ignoranti. Non [solo] perché alimentano l’illusione che il gas a basso costo oggi sia più importante della pace di domani (o della pace in casa del vicino), ma [anche] perché sperano che nessuno si ricordi della decisione di Putin di limitare le forniture del gas all’Europa. È che non sospetto che siano convinti della capacità delle persone di immaginare che quella decisione putiniana debba essere considerata una parte inseparabile della guerra.
Il media ucraino «Telegraf» scrive che Vladimir Zelensky ha già deciso di candidarsi per un secondo mandato presidenziale, mentre il suo ufficio sta «motivando» Valery Zaluzhny — che sembra essere più popolare tra gli elettori ucraini — offrendogli il primo posto nella lista del partito «Servo del Popolo» e il posto di Presidente nella Verkhovna Rada (Parlamento ucraino).
Non seguo la stampa ucraina (anzi, non la seguo quasi, non conosco nemmeno abbastanza la lingua), quindi all’inizio sono rimasto sorpreso da quanto ai media ucraini mancassero di argomenti per le pubblicazioni: alle elezioni, ovviamente, si dovrebbe pensare in anticipo, ma in Ucraina, per legge, il loro svolgimento dipende direttamente dalla fine delle ostilità (non si possono fare prima).
Poi mi sono reso conto che la mia sorpresa dovrebbe essere rivolta più al modo di citare la notizia che all’argomento stesso o alla posizione di Zelensky. Infatti, il compito principale di Zelensky è ora quello di continuare a essere percepito come un presidente pienamente funzionante (e che non si sta preparando a lasciare) con il quale continuare a parlare di sostegno alla Ucraina nella guerra contro l’aggressore come prima. Per quasi tre anni Zelensky ha svolto la propria funzione principale nel miglior modo possibile: ha tirato fuori gli aiuti dai rappresentanti dell’»Occidente«. Avrebbe potuto fare meglio, ma questo «meglio» non dipende da lui, bensì dai rappresentanti dell’"Occidente". E se tutti si mettono a correre a negoziare con il presunto successore, sarà l’Ucraina a perderci: finché il successore non assumerà il potere, gli aiuti arriveranno in volumi ancora più ridotti di adesso.
Potrei quindi suggerire che le intenzioni dichiarate di Zelensky di puntare a un secondo mandato non sono necessariamente legate ai suoi piani reali per il proprio futuro politico.
Ieri Mark Zuckerberg ha annunciato in un video-messaggio che la Meta Corporation abbandonerà i servizi di fact-checkers sulle proprie piattaforme (Facebook, Instagram e Threads). Secondo Zuckerberg, il sistema attuale ha «raggiunto un punto in cui ci sono troppi errori e censure». E ha aggiunto: «Semplificheremo le regole e riporteremo la libertà di espressione sulle nostre piattaforme», adottando le annotazioni degli utenti come il social network X di proprietà di Elon Musk. Inoltre, gli utenti potranno ancora segnalare i post che secondo loro violano le politiche della comunità. Questi reclami saranno presi in considerazione prima dei risultati della scansione automatica dei contenuti.
In sostanza, nonostante la gioia di Zuckerberg per la fine della politica imposta da Biden, nella politica di Facebook non cambierà un tubo: come prima, i vari servi delle varie propagande (quelle politiche e quelle sociali, quelle positive e quelle negative) potranno continuare a «segnalare» i post a loro sgraditi. Mentre i moderatori di Meta continueranno a bannare la gente o i loro singoli post senza fare lo sforzo di leggere e/o comprendere cosa sia stato realmente pubblicato. Da anni conosco questo fenomeno – diffusissimo – nel segmento «russo» del Facebook (dove si scrive tanto e seriamente di politica), ma a volte mi arriva qualche notizia anche sugli utenti che scrivono in altre lingue.
Mi resta solo ricordare le parole di Zuckerberg e osservare.
La maggioranza schiacciante dei miei lettori italiani non ha dei motivi di saperlo, ma il fatto è che l’Apple rimuove costantemente le app dei media anti-putiniani russi e i servizi VPN dall’App Store su richiesta delle autorità russe. Lo fa e spiega tale comportamento con la necessità di rispettare le leggi locali e con il desiderio di continuare a fornire i propri servizi nel Paese. Il 24 dicembre, in una risposta ufficiale a una richiesta di «Reporter senza frontiere» i rappresentanti della Apple hanno dichiarato che le loro azioni sono dovute sia a restrizioni legali sia all’obiettivo di «sostenere i principi democratici».
«Il mancato rispetto della legge potrebbe comportare l’impossibilità per Apple di supportare l’App Store o di distribuire contenuti in questo Paese. Il Governo statunitense incoraggia le aziende a sostenere la disponibilità di servizi di comunicazione per la popolazione russa, ritenendo che la disponibilità di questi servizi sia necessaria per sostenere i principi democratici».
Inoltre, hanno anche respinto le accuse di rimozione costante delle applicazioni VPN.
Perché vi racconto di questa storia apparentemente locale? Lo faccio prevalentemente per due motivi.
In primo luogo, grazie alla Apple ho scoperto una nuova espressione con la quale tutti possono mascherare la frase «voglio più soldi». Da oggi, chiunque può andare dal proprio cliente, dal proprio capo o dalla propria banca e dire: «voglio sostenere maggiormente i principi democratici». La controparte, se aggiornata, dovrebbe capire correttamente.
In secondo luogo, ho scoperto che i principi democratici possono essere sostenuti ostacolando la diffusione della informazione sgradita al regime di un dittatore (che pure un pazzo criminale).
Potrebbero sembrare – a prima vista – due scoperte molto ingenue, ma mica ho scritto che le grosse aziende dovrebbero imparare a pensare non solo ai soldi!
Boh…
P.S.: tutto questo non significa che non mi piacciono i prodotti tecnologici della Apple e/o che voglio spaccare il mio iPhone.
Ieri, il 22 dicembre, il primo ministro slovacco Robert Fitzo è arrivato a Mosca per incontrarsi, nella serata, con Vladimir Putin. In questo modo Fitzo è diventato il terzo leader di uno Stato-membro dell’UE a visitare Mosca dopo l’inizio della grande guerra russo-ucraina: prima di lui lo hanno fatto i primi ministri dell’Ungheria Viktor Orban e dell’Austria Karl Nehammer.
A differenza degli ultimi due menzionati, però, Fitzo non ci è andato per convinzione personale politica o per parlare di qualche problema potenzialmente risolvibile – magari a costi un po’ più alti rispetto al normale – anche senza una continuazione di rapporti con Putin. Ci è andato perché la Slovacchia è uno dei pochi Stati che continua ad acquistare gas russo fisicamente, tecnicamente non avendo altri fonti di fornitura. Il transito del gas destinato alla Slovacchia passa attraverso il territorio ucraino (via un gasdotto che ha continuato a funzionare, senza essere mai danneggiato, anche durante questi anni di guerra) e Kiev ha già detto che sarà interrotto il 31 dicembre, quando scadrà l’attuale contratto con la Russia.
A questo punto provate a ricordarvi: avete letto o sentito dei tentativi (in generale, non solo quelli seri) della Unione Europea di risolvere questo problema della Slovacchia (uno Stato-membro come tutti gli altri) e non costringere un qualsiasi suo Governo ai contatti con Putin?
Poi c’è chi si lamenta (o si stupisce) dell’antieuropeismo di certe persone e dell’opportunismo di certi Governi. Boh…
Con un solo video posso comunicare due concetti:
1) Putin è sempre più pazzo (e non penso che sia una grande notizia per le persone che non hanno dormito per tutti questi 25 anni);
2) Steve Rosenberg non solo è uno dei pochi giornalisti che si salvano alla strana BBC di oggi, ma pure in generale mi piace sempre più come giornalista.
Scusate per le immagini oscene mostrate…
La lettera di Bashar al-Assad diffusa ieri «da Mosca» è in un certo senso divertente:
Ma io sarei molto più curioso di vedere le immagini di Assad stesso. Perché in effetti, da giorni mi sto divertendo a inventare le ipotesi sul perché non lo facciano vedere (una foto di scarsissima qualità e presumibilmente fake a parte).