L’archivio del tag «politica»

Il nuovo sindako di Helsinki

A volte in questo mondo succedono delle cose che vanno contro ogni tendenza, contro logica degli eventi. Per esempio: il trentaduenne Daniel Sazonov, membro del Partito della Coalizione finlandese (il quale ha vinto le elezioni locali) sta per diventare il sindaco della capitale Helsinki.
Nato a Helsinki nel 1993, Sazonov è figlio di Ingermanlander (un gruppo sub-etnico di finlandesi) rimpatriati in Finlandia all’inizio degli anni ’90 dall’URSS. All’età di nove anni ha ottenuto la cittadinanza finlandese insieme alla madre e ha rinunciato alla cittadinanza russa. Ha conseguito un master in legge presso l’Università di Helsinki e ha prestato servizio militare nelle forze armate finlandesi. Nel 2015 Sazonov è diventato membro del comitato per l’istruzione, nel 2017 è stato eletto nel Consiglio comunale di Helsinki e nel 2021 vicesindaco di Helsinki per gli affari sociali e la salute.
In tanti altri angoli del mondo sarebbe stato sospettato (per la gioia della propaganda statale russa) un potenziale agente ed escluso da tanti processi (purtroppo è nota la tendenza dei servizi «segreti» russi di ingaggiare gli ex connazionali), ma almeno questa volta non è successo. Anzi, non è successo in uno degli Stati che sentono maggiormente la minaccia di uno Stato vicino diretto da un folle. Insomma, è un evento epocale che non potevo non farvi notare.
Complimenti e buon lavoro a Daniel Sazonov!


La visione del sabato

Anche questo sabato l’articolo che segnalo è più una visione che una lettura. Ed è dedicato a ciò che succede durante la guerra nei luoghi di estrazione delle risorse naturali – chiamiamole con questo nome comune – ucraine che Donald Trump dichiara di voler mettere sotto il controllo statunitense «in cambio» degli aiuti.

Se, dopo la visione delle immagini, pure a voi – non adetti ai lavori nei settori citati – dovesse venire in mente la domanda «ma che cosa è questa roba?», pensate alle domande che verranno in mente ai tecnici e manager americani.


The Economist ha troppa fretta

L’altro ieri, il 30 marzo, The Economist ha riferito che Zelensky avrebbe convocato una riunione per dare istruzioni alla sua squadra di organizzare le elezioni dopo il cessate il fuoco completo, che (secondo le stime degli Stati Uniti) potrebbe arrivare alla fine di aprile. La rivista ha ragionevolmente osservato che la cancellazione della legge marziale è un primo passo necessario per avviare il processo elettorale. Inoltre, la legge ucraina richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale e quindi la prima possibilità di tenere le elezioni sarebbe all’inizio di luglio.
Ieri, invece, il capo della fazione parlamentare del partito di Zelensky «Servo del Popolo» Davit Arahamiya ha dichiarato che il Presidente ucraino Vladimir Zelensky non ha tenuto alcuna riunione in materia della preparazione alle elezioni.
Effettivamente, la «notizia» de The Economist mi era sembrata totalmente fuori dalla realtà non solo per i motivi puramente tecnici (e) legali, ma anche perché l’instaurazione di una tregua nella guerra è un obiettivo attualmente per nulla realistico (o troppo ottimistico?). Prima di tutto perché non è tra gli obiettivi di Putin, della vera causa della guerra.
Quanto sono fortunato a non reagire a ogni fantasia che viene pubblicata in giro, ahahaha


Trump è “molto arrabbiato”

La giornalista Kristen Welker ha raccontato, in una diretta a NBC News, che Donald Trump nel corso di una conversazione con lei avrebbe detto di essere «molto arrabbiato» con Vladimir Putin (il quale ha messo in dubbio la legittimità di Vladimir Zelensky) e avrebbe minacciato di imporre dazi secondari sul petrolio russo durante una conversazione con lei.
Almeno in questo specifico caso ci credo facilmente che la reazione di Trump al comportamento di Putin sia proprio quella della rabbia: si è già abituato che tutti in qualche modo cercano di accontentarlo. Ancora più facilmente ci credo quando si dice della sua ipotetica intenzione di introdurre le sanzioni secondarie: si tratta più o meno della stessa logica dei dazi (quanto sia funzionante e utile è un’altra questione).
Allo stesso tempo, sono contento per il fatto che Trump continui a scoprire ciò che è evidente più o meno a tutti gli altri: la pace o la tregua in Ucraina non sono tra gli obiettivi primari di Putin. Di conseguenza, Trump sta trattando con un personaggio che ha gli obiettivi completamente diversi dai suoi. In queste condizioni è possibile arrivare al risultato sperato? Ovviamente no.
Ma quello che mi diverte maggiormente è il comportamento miope di Putin, il quale per l’ennesima volta ha dimostrato di essere un tattico e non uno stratega. Pensava di ingannare un tipo impulsivo come Trump? Pensava di poterlo fare almeno per un periodo di tempo non tanto breve? Triplo ahahaha! È ovvio che prima o poi dovrà affrontare le conseguenze: sarebbe interessante vedere quali.
Tra poco vedremo come è realmente Trump arrabbiato, ahahaha


L’autocritica di Orbán

Solo ieri sera ho appreso che sabato mattina Viktor Orbán ha cambiato il nome in «nazione ungherese» e ha avanzato ben 12 pretese all’UE:

Alcune delle pretese non mi sono del tutto chiare: probabilmente costituiscono l’effetto di una serata del venerdì andata particolarmente bene.
Allo stesso tempo, capisco benissimo che senza avere subito (o è meglio dire ricevuto?) in prima persona il problema indicato nel punto 8 (dalla Russia), lo stesso Orbán non avrebbe mai scritto il punto 12. E allora facciamo i migliori complimenti a questo personaggio che chiede di essere cacciato dall’UE!


Sì, precisiamo il giorno

Un po’ mi dispiace che pure Keith Kellogg – la persona apparentemente più seria di tutta la squadra alla quale ora appartiene – è costretto a fare le battute in stile Trump:

Ma capisco che senza l’uso del genere in pubblico della propria lingua con Trump non si lavora.
Ehm, ma è proprio necessario lavorare con Trump?
P.S.: e io prometto di lanciare un social network nuovo in 24 ore.


I colloqui segreti con i candidati

Politico scrive che quattro collaboratori di alto livello di Donald Trump (i loro nomi non sono stati resi noti) hanno avuto dei colloqui segreti con alcuni dei principali avversari politici di Vladimir Zelensky: la leader del partito «Batkovshina» Yuliya Tymoshenko, e il leader di «Solidarietà Europea» Petro Poroshenko. Lo scopo dei colloqui è quello di discutere se sia possibile indire e condurre rapidamente le elezioni presidenziali in Ucraina.
È chiaro che Poroshenko nutre, parlando in termini molto diplomatici, un «forte rancore» nei confronti di Zelensky (ed è reciproco, per quanto capisco la politica interna ucraina), anche se non tanto quanto Trump. Ma non è ancora chiaro cosa si possa discutere esattamente della legalità e della possibilità tecnica di tenere le elezioni presidenziali in Ucraina nell’attuale momento di incertezza, nemmeno con i leader dei partiti di opposizione più rappresentati nella Rada (non penso che sia stata discussa l’opzione di un colpo di Stato seguito da elezioni).
Se si discutesse con i certi Medvedchuk e Yanukovych che ora si nascondono nelle dacie statali russe, sarebbe stata una notizia. Ma con i politici seri, al massimo, si può parlare di cosa faranno in caso di una ipotetica vittoria alle elezioni che si faranno non si bene quando e come. Per ora mi sembra che le cose stiano così…


Cosa ha Trump al posto del cervello

Donald Trump ha trovato un novo modo – ancora più convincente di prima, anche se sembrava impossibile – di avere la testa piena di merda (non riesco a trovare un termine neutro e non ho voglia di cercarlo). Ecco il suo post di ieri:

Think of it, a modestly successful comedian, Volodymyr Zelenskyy, talked the United States of America into spending $350 Billion Dollars, to go into a War that couldn’t be won, that never had to start, but a War that he, without the U.S. and «TRUMP,» will never be able to settle. The United States has spent $200 Billion Dollars more than Europe, and Europe’s money is guaranteed, while the United States will get nothing back. Why didn’t Sleepy Joe Biden demand Equalization, in that this War is far more important to Europe than it is to us – We have a big, beautiful Ocean as separation. On top of this, Zelenskyy admits that half of the money we sent him is «MISSING.» He refuses to have Elections, is very low in Ukrainian Polls, and the only thing he was good at was playing Biden «like a fiddle.» A Dictator without Elections, Zelenskyy better move fast or he is not going to have a Country left. In the meantime, we are successfully negotiating an end to the War with Russia, something all admit only «TRUMP,» and the Trump Administration, can do. Biden never tried, Europe has failed to bring Peace, and Zelenskyy probably wants to keep the «gravy train» going. I love Ukraine, but Zelenskyy has done a terrible job, his Country is shattered, and MILLIONS have unnecessarily died – And so it continues…..

Zelensky ha iniziato la guerra? Per prendere 350 miliardi agli USA e non ridarli subito? Non è andato contro la Costituzione, contro la logica e contro le possibilità pratiche organizzative per fare le elezioni? Non ha consentito a Putin di imporre (proprio ora) alla Ucraina un Presidente filo-russo? Che cattivo dittatore questo Zelensky…
Ah, vediamo un po’ come è il grado di fiducia dei cittadini ucraini nei confronti di Zelensky. Il 19 febbraio 2025 l’Istituito Internazionale di Sociologia di Kiev ha pubblicato i seguenti dati (le colonne blu corrispondono a «mi fido», le colonne rosse a «non mi fido» e le colonne grigie a «non so rispondere»).

Visto che ci siamo, vediamo anche i dati Trump (da poco eletto con tanto entusiasmo):

Ops, ha il grado di approvazione più basso di Zelensky…
E con gli aiuti stanziati come siamo messi? Sono arrivati 138 miliardi di dollari dall’Europa e 119 miliardi dagli USA.
Insomma, Trump ha lo stesso rapporto con la verità (o con la realtà?) del suo amico Putin. Non è una sorpresa. E, purtroppo, in questo momento sono entrambi presidenti.

Ho solo una soluzione in mente, ma per ora non la scrivo.


I commenti di McFaul

Proprio in questi giorni della conferenza di Monaco vi ricordo che l’ex ambasciatore statunitense in Russia Michael McFaul è uno dei personaggi da seguire:

Ovviamente, da seguire nei limiti del tempo disponibile…


Orban è stato “convinto”

Fortunatamente, i ministri degli Esteri dell’UE hanno deciso di prolungare per altri sei mesi le sanzioni contro lo Stato russo dopo che l’Ungheria ha accettato di non impedirle in cambio di garanzie sulla sicurezza energetica. Il voto avrebbe potuto deragliare a causa della posizione proprio dell’Ungheria che si opponeva all’interruzione del transito del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina. Ma nel corso una riunione dei rappresentanti dell’UE, la Commissione europea si è impegnata in una dichiarazione a proseguire i colloqui con Kiev sulle forniture di gas all’Europa attraverso il sistema di gasdotti dell’Ucraina. La dichiarazione afferma inoltre che la Commissione è pronta a coinvolgere Ungheria e Slovacchia nel processo.
A questo punto sarebbe curioso scoprire in quale modo, esattamente, hanno fatto la pressione su Viktor Orban: sono sicuro al 99,99% che non si sarebbe mai accontentato delle promesse molto vaghe sulle trattative o sul suo coinvolgimento in esse (anche se quest’ultima cosa gli fa sentire un personaggio importante).
Ma anche il solo risultato intermedio raggiunto – è difficile che tra sei mesi il regime di Putin venga sostituito con qualcosa di pacifico – è già una gran bella cosa.