L’archivio del tag «politica»

Tikhanovsky liberato

Una notizia che rischia – ingiustamente – di perdersi in mezzo a quelle globali: l’altro ieri in Bielorussia sono stati rilasciati 14 prigionieri politici, tra i quali anche l’attivista della opposizione Sergei Tikhanovsky, marito della ex candidata alle presidenziali 2020 Svetlana Tikhanovskaya.

È successo non perché Lukashenko è improvvisamente è diventato più buono, ma solo perché lo ha chiesto Keith Kellogg (l’inviato speciale di Trump) in visita a Minsk.

Certi personaggi non cambiano.
In questo caso non intendevo Trump e la sua squadra.


La lettura del sabato

È arrivato il fine settimana e quindi io sono arrivato a leggere l’"inchiesta" di «Important Stories» sui presunti legami del Telegram con il FSB. Sono sicuro che avete almeno sentito parlare di questo testo.
Secondo la mia impressione personale, l’indagine si è rivelata piuttosto fiacca e poco convincente. Nel senso che avevamo motivi per sospettare del Telegram in generale e di Pavel Durov in particolare anche prima di questa pubblicazione, mentre la nuova indagine non aggiunge nulla di nuovo ai nostri sospetti. Non conferma, non confuta e non fornisce nuovi fatti importanti. Non risponde nemmeno alla domanda più semplice e logica: «perché il FSB è così pigro e scarso nell’utilizzare questa fonte di informazioni?» (gli avvocati russi dicono da tempo che la utilizza contro le proprie vittime russe, ma io non osservo un vero uso di massa).
«Important Stories» è un media buono e serio, mentre Pavel Durov potrebbe effettivamente avere dei legami con il FSB. Ma tutto questo non può essere detto sulla base del testo menzionato sopra.
Ma voi, comunque, leggete l’articolo per essere più informati.
P.S.: ovunque viviate e qualsiasi cosa facciate in questa vita, siate mentalmente preparati al fatto che qualsiasi vostra corrispondenza (in qualsiasi messenger) possa prima o poi finire nelle mani altrui.


Per chi ama le scommesse

La Bloomberg sostiene che il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent e l’ex funzionario della Federal Reserve (Fed) Kevin Warsh fanno parte di una «piccola lista» di candidati alla guida della Fed.
Pur non fidandomi delle «rivelazioni» della Bloomberg, direi che sono pronto a scommettere qualche miliardo di dollari sulla candidatura di Bessent. Infatti, secondo me negli occhi di Trump (il presunto contenuto della testa non può essere nemmeno ipotizzato) Bessent ha il grande merito di avere fatto a botte con il nuovo nemico Musk.
La certezza di un arricchimento facile non mi fa tanto felice solo perché capisco quanto è brutta quella logica di scelta per la sorte di uno degli Stati più grandi al mondo.


Chi era Andriy Portnov

Se anche a voi è capitato di sentire qualcosa della uccisione – avvenuta in Spagna il 21 maggio – del giurista ucraino Andriy Portnov (ex deputato della Verkhovna Rada e collaboratore del presidente Viktor Yanukovych), potete seguire questo link per capire un po’ meglio chi fosse e per quali motivo era un personaggio noto in una certa area dell’ex URSS.
Segnalo quell’articolo anche perché i media occidentali, molto spesso, sono costretti loro stessi ad andare a scoprire il significato della notizia solo nel momento in cui è nata. Per loro è normale perché l’argomento non rientra nell’insieme dei loro interessi quotidiani, ma, allo stesso tempo, i tempi tecnici ridotti non consentono di approfondire come si deve…


Il nuovo sindako di Helsinki

A volte in questo mondo succedono delle cose che vanno contro ogni tendenza, contro logica degli eventi. Per esempio: il trentaduenne Daniel Sazonov, membro del Partito della Coalizione finlandese (il quale ha vinto le elezioni locali) sta per diventare il sindaco della capitale Helsinki.
Nato a Helsinki nel 1993, Sazonov è figlio di Ingermanlander (un gruppo sub-etnico di finlandesi) rimpatriati in Finlandia all’inizio degli anni ’90 dall’URSS. All’età di nove anni ha ottenuto la cittadinanza finlandese insieme alla madre e ha rinunciato alla cittadinanza russa. Ha conseguito un master in legge presso l’Università di Helsinki e ha prestato servizio militare nelle forze armate finlandesi. Nel 2015 Sazonov è diventato membro del comitato per l’istruzione, nel 2017 è stato eletto nel Consiglio comunale di Helsinki e nel 2021 vicesindaco di Helsinki per gli affari sociali e la salute.
In tanti altri angoli del mondo sarebbe stato sospettato (per la gioia della propaganda statale russa) un potenziale agente ed escluso da tanti processi (purtroppo è nota la tendenza dei servizi «segreti» russi di ingaggiare gli ex connazionali), ma almeno questa volta non è successo. Anzi, non è successo in uno degli Stati che sentono maggiormente la minaccia di uno Stato vicino diretto da un folle. Insomma, è un evento epocale che non potevo non farvi notare.
Complimenti e buon lavoro a Daniel Sazonov!


La visione del sabato

Anche questo sabato l’articolo che segnalo è più una visione che una lettura. Ed è dedicato a ciò che succede durante la guerra nei luoghi di estrazione delle risorse naturali – chiamiamole con questo nome comune – ucraine che Donald Trump dichiara di voler mettere sotto il controllo statunitense «in cambio» degli aiuti.

Se, dopo la visione delle immagini, pure a voi – non adetti ai lavori nei settori citati – dovesse venire in mente la domanda «ma che cosa è questa roba?», pensate alle domande che verranno in mente ai tecnici e manager americani.


The Economist ha troppa fretta

L’altro ieri, il 30 marzo, The Economist ha riferito che Zelensky avrebbe convocato una riunione per dare istruzioni alla sua squadra di organizzare le elezioni dopo il cessate il fuoco completo, che (secondo le stime degli Stati Uniti) potrebbe arrivare alla fine di aprile. La rivista ha ragionevolmente osservato che la cancellazione della legge marziale è un primo passo necessario per avviare il processo elettorale. Inoltre, la legge ucraina richiede almeno 60 giorni per la campagna elettorale e quindi la prima possibilità di tenere le elezioni sarebbe all’inizio di luglio.
Ieri, invece, il capo della fazione parlamentare del partito di Zelensky «Servo del Popolo» Davit Arahamiya ha dichiarato che il Presidente ucraino Vladimir Zelensky non ha tenuto alcuna riunione in materia della preparazione alle elezioni.
Effettivamente, la «notizia» de The Economist mi era sembrata totalmente fuori dalla realtà non solo per i motivi puramente tecnici (e) legali, ma anche perché l’instaurazione di una tregua nella guerra è un obiettivo attualmente per nulla realistico (o troppo ottimistico?). Prima di tutto perché non è tra gli obiettivi di Putin, della vera causa della guerra.
Quanto sono fortunato a non reagire a ogni fantasia che viene pubblicata in giro, ahahaha


Trump è “molto arrabbiato”

La giornalista Kristen Welker ha raccontato, in una diretta a NBC News, che Donald Trump nel corso di una conversazione con lei avrebbe detto di essere «molto arrabbiato» con Vladimir Putin (il quale ha messo in dubbio la legittimità di Vladimir Zelensky) e avrebbe minacciato di imporre dazi secondari sul petrolio russo durante una conversazione con lei.
Almeno in questo specifico caso ci credo facilmente che la reazione di Trump al comportamento di Putin sia proprio quella della rabbia: si è già abituato che tutti in qualche modo cercano di accontentarlo. Ancora più facilmente ci credo quando si dice della sua ipotetica intenzione di introdurre le sanzioni secondarie: si tratta più o meno della stessa logica dei dazi (quanto sia funzionante e utile è un’altra questione).
Allo stesso tempo, sono contento per il fatto che Trump continui a scoprire ciò che è evidente più o meno a tutti gli altri: la pace o la tregua in Ucraina non sono tra gli obiettivi primari di Putin. Di conseguenza, Trump sta trattando con un personaggio che ha gli obiettivi completamente diversi dai suoi. In queste condizioni è possibile arrivare al risultato sperato? Ovviamente no.
Ma quello che mi diverte maggiormente è il comportamento miope di Putin, il quale per l’ennesima volta ha dimostrato di essere un tattico e non uno stratega. Pensava di ingannare un tipo impulsivo come Trump? Pensava di poterlo fare almeno per un periodo di tempo non tanto breve? Triplo ahahaha! È ovvio che prima o poi dovrà affrontare le conseguenze: sarebbe interessante vedere quali.
Tra poco vedremo come è realmente Trump arrabbiato, ahahaha


L’autocritica di Orbán

Solo ieri sera ho appreso che sabato mattina Viktor Orbán ha cambiato il nome in «nazione ungherese» e ha avanzato ben 12 pretese all’UE:

Alcune delle pretese non mi sono del tutto chiare: probabilmente costituiscono l’effetto di una serata del venerdì andata particolarmente bene.
Allo stesso tempo, capisco benissimo che senza avere subito (o è meglio dire ricevuto?) in prima persona il problema indicato nel punto 8 (dalla Russia), lo stesso Orbán non avrebbe mai scritto il punto 12. E allora facciamo i migliori complimenti a questo personaggio che chiede di essere cacciato dall’UE!


Sì, precisiamo il giorno

Un po’ mi dispiace che pure Keith Kellogg – la persona apparentemente più seria di tutta la squadra alla quale ora appartiene – è costretto a fare le battute in stile Trump:

Ma capisco che senza l’uso del genere in pubblico della propria lingua con Trump non si lavora.
Ehm, ma è proprio necessario lavorare con Trump?
P.S.: e io prometto di lanciare un social network nuovo in 24 ore.