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La musica del sabato

Nel 1777 Wolfgang Amadeus Mozart compose il Concerto per oboe e orchestra in do maggiore per l’oboista bergamasco Giuseppe Ferlendis. Per qualche motivo che mi rimane ancora non del tutto compreso, l’oboe è uno dei miei strumenti a fiato preferiti. Di conseguenza, questo Concerto mi piace in un modo particolare.

Circa un anno più tardi Mozart rielaborò questo proprio concerto per adattarlo al flauto: lo fece perché il flautista olandese Ferdinand Dejean gli commissionò una serie di composizioni da concerto… E poi non pagò il compositore con pretesto che fosse, appunto, una composizione precedente adattata. In questa sede non mi metto a giudicare quello stronzo tirchio e povero di cervello. Scrivo solo che assieme alla versione originale per l’oboe, questo Concerto è tuttora una delle composizioni più suonate nei concerti di musica classica.

Non so perché non ho pubblicato per così tanto tempo la musica di Mozart!


La musica del sabato

In questi giorni ho visto, per puro caso, un video rimasterizzato di Michael Jackson dove compaiono diversi personaggi noti degli anni ’80 (tanti di loro sono noti anche ora). Per i miei gusti musicali, la canzone («Liberia Girl») non sembra qualcosa di particolare, mentre il video è oggi un po’ nostalgico.

E allora in qualità del secondo video aggiungo il «duetto» di Michael Jackson con Freddie Mercury: la canzone «There Must Be More to Life Than This».

Così, per fare un post completamente nostalgico…


La musica del sabato

Non so se lo possano dire in tanti, ma io sì: si sta avvicinando la mia festa preferita dell’anno. Sicuramente, però, più o meno per tutti si sta concludendo un altro anno abbastanza particolare. E allora concludiamolo in un modo particolare anche nella mia rubrica musicale!
Cercando di selezionare qualche composizione particolarmente emozionante, mi sono a un certo punto ricordato del Concerto grosso n. 5 del compositore inglese Charles Avison (un grande esponente del periodo del barocco e del classicismo, ma oggi spesso ingiustamente trascurato). La sua composizione che ho scelto per oggi fa parte del ciclo «12 Concerti Grossi after Scarlatti» ed è abbastanza breve, dunque ve la propongo in due interpretazioni diverse: volendo, potete scegliere subito quella che corrisponde allo vostro stato d’animo attuale.
La prima interpretazione del Concerto grosso n. 5 di Charles Avison selezionata per oggi è quella dinamica, quasi vivace, propostaci dall’Ensamble «L’Aura Soave» di Cremona:

La seconda prima interpretazione del Concerto grosso n. 5 di Charles Avison selezionata per oggi è quella un po’ melanconica e in un certo senso stilisticamente simile allo spirito invernale inglese. In questo caso è eseguita dalla Orchestra of the Age of Enlightenment londinese:

Chi le ascolta entrambe può valutare se sia solo io a sentire la differenza nella interpretazione, ahahaha
Buoni preparativi al Capodanno a tutti!


La musica del sabato

Penso che tutti – tranne forse le persone sorde dalla nascita – conoscono la canzone natalizia «Jingle Bells»: fu composta nel 1857, divenne presto popolarissima, col tempo (ma non da subito) venne associata al Natale e nei suoi quasi due secoli di storia è stata cantata da tantissimi cantanti famosi e non. È talmente ben conosciuta che mi sembra inutile dedicarne un post.
Allo stesso tempo, trovo che spesso viene ingiustamente trascurata la erede, l’«estensione» (relativamente al testo e alla musica) del vecchio classico natalizio chiamata con il nome «Jingle Bell Rock». La paternità del testo e della musica è contestata da un gruppo di musicisti i cui nomi troverete facilmente su internet: io in questa sede vi risparmio questa parte della storia per non dilungarmi sui dettagli giuridici. Ai fini del mio post musicale – che deve anche essere festivo – conta prevalentemente il fatto che la canzone «Jingle Bell Rock» è stata per la prima volta registrata da Bobby Helms nel 1957. In molti ricordano ancora il cantante proprio per l’interpretazione di questo brano:

Nei decenni successivi alla prima registrazione, anche questa canzone è diventata popolarissima tra i vari cantanti. Per esempio, è notevole l’interpretazione della grande Brenda Lee (inclusa nel suo album «Merry Christmas from Brenda Lee» del 1964):

Il noto duetto Hall & Oates nel 1983 ha fatto della canzone una versione ancora più leggera (essa non fa parte di alcun loro album in studio) e ha girato un video un po’ stupido in tipico stile degli anni ’80:

La quarta – e l’ultima per il post odierno – è l’interpretazione del grande Chet Atkins (inclusa nell’album «Christmas with Chet Atkins» del 1961). Non è diventato un brano strumentale:

Ecco, per oggi potrebbe bastare così, anche se esistono tantissime altre interpretazioni della «Jingle Bell Rock». Volendo, potete cercarle per convincervi di avere già scelto quella (o quelle) preferita.


La musica del sabato

Il lunedì 11 dicembre il compositore francese Louis-Hector Berlioz avrebbe compiuto 220 anni. Naturalmente, l’espressione avrebbe compiuto va presa tra le virgolette: grazie alla propria musica Berlioz si è guadagnato una delle migliori forme di immortalità. E, ovviamente, io non potevo non fargli gli auguri nella mia rubrica musicale… L’unico problema sta nel fatto che i regali sono stati portati da Berlioz stesso.
A partire dal 1842 Berlioz compì numerose tournée all’estero sia in qualità di compositore che in qualità di direttore d’orchestra, trovando sempre un meritato apprezzamento del pubblico. dunque, per il post musicale festivo di oggi ho pensato di selezionare due composizioni scritte da Berlioz proprio per suonarle durante i concerti.
La prima composizione scelta è la ouverture «Le Carnaval romain» («Il Carnevale romano») composta nel 1844 per grande orchestra sinfonica.

La seconda composizione di Berlioz scelta per oggi è la ouverture «Le Corsaire» («Il Corsaro») composta sempre nel 1844 e sempre per grande orchestra.

Auguri a Berlioz, ahahaha


La musica del sabato

Alla fine ho trovato pure io qualcosa di simile al coraggio per ascoltare l’«ultima canzone» dei The Beatles «Now and Then» (voce di John Lennon registrata a casa sua nel 1978, la chitarra di George Harrison registrata negli anni ’90, le parti di Paul McCartney e Ringo Star registrate circa due anni fa). Come sospettavo, non è assolutamente un capolavoro nemmeno per The Beatles: tutto la sua popolarità è dovuta solo all’effetto mediatico della pubblicazione a tanti anni di distanza dalla morte di Lennon.

Si può quasi dire che era meglio la «Free As A Bird», pubblicata nel 1995:

A questo punto ricordo ancora volta (anche se non mi ricordo se lo avevo già scritto) di non essere un grande fan dei The Beatles: per i miei gusti, loro sono sempre stati un po’ troppo pop. Dunque posso ipotizzare che a qualcuno di voi l’«ultima canzone» potrebbe anche piacere.


La musica del sabato

Il nome del gruppo statunitense Double Trouble – attivo nei generi di blues rock e rock strumentale – viene spesso nominato come un gruppo di accompagnamento del chitarrista blues Stevie Ray Vaughan. Io non sono del tutto sicuro che sia giusto nominarlo in quel modo: significherebbe sminuire la bravura e il ruolo dei musicisti che nel corso degli anni si sono impegnati quanto Vaughan e hanno contribuito a far emergere tutta la sua grandezza. Formalmente, poi, «Double Trouble» è il nome assunto dal gruppo Triple Threat dopo l’abbandono della cantante Lou Ann Barton e l’inizio della leadership di Vaughan già membro del gruppo…
Dunque, io dico che oggi posto due canzoni del gruppo Double Trouble tratte da uno dei loro album migliori: il «Soul To Soul» del 1985. Si tratta di uno dei tre album registrati nel periodo più fortunato del gruppo, quindi dei tempi quando i Double Trouble erano composti da Stevie Ray Vaughan (morto nel 1990), Tommy Shannon, Chris Layton e Reese Wynans.
La prima canzone dell’album che ho scelto per questo post è la «Ain’t Gone ’n’ Give Up on Love»:

Mentre la seconda canzone scelta è la «Empty Arms»:

È sempre soddisfacente diffondere la conoscenza di una cosa bella.


La musica del sabato

È da troppo tempo che nella mia rubrica musicale non compare il grande compositore norvegese Edvard Hagerup Grieg. Ma oggi rimedio postando la Sonata per violino e pianoforte in fa maggiore (op. 8) composta nel 1865.

Si tratta di una composizione quasi giovanile (Grieg la scrisse a 22 anni), appartenente al periodo iniziale della vita professionale del compositore – quando la divulgazione della cultura nazionale fu una delle sue passioni più grandi – ma comunque di un certo interesse musicale. Almeno per me.
Per postare le composizioni più note di Grieg c’è ancora abbastanza tempo. Spero.


La musica del sabato

Non so quanti dei miei lettori se ne siano accorti, ma il 20 ottobre 2023 (quasi un mese fa) è uscito il nuovo album dei The Rolling Stones: «Hackney Diamonds». Si tratta del primo album in studio con materiale originale / nuovo del gruppo dopo 18 anni e l’ultimo con il loro batterista storico Charlie Watts (morto il 24 agosto 2021). Inoltre, alla registrazione dell’album hanno partecipato alcune guest stars come, per esempio, Elton John, Paul McCartney o Stevie Wonder.
Io, personalmente, non sono un grande fan del gruppo (mi sembrano relativamente interessanti solo i loro primi due album), ma, allo stesso tempo, trovo molto positivo che i membri rimanenti dei The Rolling Stones sappiano mantenersi in forma e divertirsi con il proprio lavoro: a differenza di certi gruppi famosi che di fatto sono in crisi da qualche decennio. Nella speranza che The Rolling Stones possano essere da esempio e/o motivazione qualcuno, oggi posto due canzoni dal nuovo album.
La prima canzone che ho scelto è la «Angry»:

La seconda canzone dal nuovo album scelta per oggi è la «Mess It Up» (ed è una delle due canzoni dell’albume dove suona ancora Charlie Watts):

Ora voglio vedere se e quando riescono a fare qualcos’altro di nuovo.


La musica del sabato

Il compositore francese François Couperin – il cui 355-esimo compleanno era ieri, il 10 novembre – fu molto apprezzato in Francia e in Europa durante il maggior parte della propria carriera e nei primi anni dopo la morte, poi quasi totalmente dimenticato e riscoperto solo alla fine del XIX secolo. Si potrebbe dire che gli è andata molto bene perché il clavicembalo – lo strumento per il quale scrisse la maggioranza delle proprie composizioni – non è mai tornato a essere largamente di moda.
Allo stesso tempo, si può dire che Couperin compose in generi musicali diversi: la musica leggera per il clavicembalo (grazie alla quale ottenne la fama e la posizione di uno dei clavicembalisti di corte a Versailles), la musica da concerto per ensemble strumentale (per le feste reali) e la musica sacra per l’organo (un genere che gli fu molto vicino grazie alla istruzione ricevuta da ragazzo e ai primi lavori da musicista).
Nel presente post musicale mi concentrerei sulla musica leggera di Couperin, in quanto è stata essa a renderlo famoso tra i contemporanei e nel tempo.
La prima composizione di François Couperin che ho scelto per oggi è «Les Sentiments»:

La seconda composizione scelta per oggi è «Les rozeaux»:

Tornerò, molto probabilmente, ancora a François Couperin per pubblicizzare le sue composizioni di altri generi.
P.S.: quando ero piccolo, un mio vicino di casa aveva, tra i vari strumenti musicali, anche un clavicembalo. All’epoca mi sembrava uno strumento da suoni troppo buffi, dunque non riuscivo proprio ad apprezzarlo.