I Mephisto-Walzer sono quattro valzer composti da Franz Liszt rispettivamente negli anni 1859–1862, 1880–1881, 1883 e 1885. I valzer n. 1 e 2 furono originariamente scritti per orchestra e solo in seguito arrangiati (da compositore stesso) per pianoforte, mentre i valzer n. 3 e 4 furono scritti subito per pianoforte. Di questi quattro valzer, il n. 1 è il più popolare e frequentemente eseguito.
Ma io ci tengo tanto a postare anche il valzer n. 1, composto tra la fine del 1880 e l’inizio del 1881, rielaborato fortemente negli anni successivi e dedicato al compositore francese Camille Saint-Saëns.
Per i Mephisto-Walzer n. 3 e 4 della serie ci sarà un’altra occasione…
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A volte mi capita di sentire nella testa l’eco lontano di qualche canzone, ma non riuscire a capire quale canzone sia… E poi passo giorni o settimane a cercare di ricordarmi quella canzone. L’ultimo (dal punto di vista cronologico) caso è stato realmente strano: ho scoperto che nella mia testa c’era l’eco della canzone «How Long Have You Been Blind» di Harry Belafonte. È strano perché io non sono proprio un fan di questo cantante.
E allora perché ho postato la suddetta canzone nella mia rubrica musicale? Perché ho scoperto che, secondo me, è molto più ascoltabile l’interpretazione di Lenny Kravitz:
In realtà, ascolto abbastanza poco pure Lenny Kravitz, ma a volte si può fare.
Visto che ieri c’era l’8 marzo, provo a scegliere la musica adatta all’occasione per la mia rubrica del sabato. Per esempio, la bagatella per pianoforte «Per Elisa» («Für Elise») di Ludwig van Beethoven che fu composta nel 1810 e scoperta solo quarant’anni dopo la morte del compositore. L’identità di «Elisa» rimane tutt’ora sconosciuta (nonostante alcune voci), mentre la composizione a ella dedicata è oggi una delle più famose di tutta la musica classica…
Aggiungo anche l’interpretazione del pianista bulgaro Georgii Cherkin accompagnato da una piccola orchestra:
Però la versione per il solo pianoforte mi piace molto di più.
Oggi ho deciso di ricordare, nella mia rubrica musicale, il lontanissimo periodo della scoperta (da parte mia) seria e sistematica della musica occidentale contemporanea (almeno per quell’epoca). Ho dunque selezionato due canzoni dei Queen…
La prima canzone scelta per oggi è la «Who Wants to Live Forever» (dall’album «A Kind of Magic» del 1986):
La seconda canzone scelta per oggi è invece la «The Show Must Go On» (dall’album «Innuendo» del 1991):
La scelta delle due canzoni non è proprio stata casuale, ma, allo stesso tempo, deve e può rimanere bella anche nel tempo.
Nella edizione odierna della mia rubrica musicale ci starà bene il «War Requiem» del compositore britannico Benjamin Britten, composto negli anni 1961–1962. Per la prima volta questo requiem fu eseguito il 30 maggio 1962 per la consacrazione della nuova Cattedrale di Coventry, ricostruita dopo essere distrutta dal bombardamento tedesco durante la Seconda guerra mondiale. Formalmente, il compositore intendeva che il tenore, il baritono e il soprano rappresentassero le tre parti in guerra: Gran Bretagna, Germania e Russia. Britten spera di utilizzare la musica e la poesia di Wilfred Owen – un soldato morto una settimana prima della fine della Prima Guerra Mondiale – per riconciliare le nazioni e salvare il mondo dalla guerra. Per fortuna o purtroppo, l’attualità di questa composizione si aggiorna nel tempo.
Ma è bella anche senza un collegamento alle questioni di attualità.
Oggi nella mia rubrica musicale metto solo una canzone. Solo una specifica, nonostante il fatto che non sia proprio del mio genere musicale preferito.
Luther Vandross con la canzone «The Impossible Dream»:
Avevo qualche altra idea, ma meno adatta per il momento corrente.
La sinfonia per contralto, tenore e orchestra «Das Lied von der Erde» («Il canto della terra») di Gustav Mahler fu composta nel 1909. Dal punto di vista cronologico, è successiva alla sinfonia № 8, ma non ha un numero perché il 9 si rivelò fatale per Beethoven e Bruckner, i compositori preferiti di Mahler. Si tratta di una forma di scaramanzia che non pregiudica assolutamente la qualità della composizione stessa:
[In questo specifico caso è diretta da un altro genio: Leonard Bernstein (nel 1972).]
Per Gustav Mahler, poi, la sinfonia «fatale» fu non la nona (che poi sì decise di comporre e numerare), ma la decima: non finì di comporre proprio quella…
Nella mia rubrica musicale Stevie Wonder mancava da un po’ di tempo… Forse anche da troppo tempo. E allora oggi rimedio: come al solito, lo faccio con due canzoni.
Prima di tutto metto la «Overjoyed» (dall’album «In Square Circle» del 1985):
E poi aggiungo la «Living for the City» (dall’album «Innervisions» del 1973):
Bene, prima o poi lo rifaccio.
Senza alcun motivo particolare, oggi ho volute postare nella mia rubrica musicale qualcosa di Claude Debussy… Il fatto che mi piaccia lo stile di questo compositore è un motivo sufficiente? Direi di sì (ma direi anche che mi piace il 99,9% della musica che ho postato in questa rubrica).
Bene, per oggi ho selezionato «Due danze per arpa e archi» – «Deux danses» («Danse sacrée» e «Danse profane») – composte nel 1904.
E non mi va di mescolarle con qualcos’altro…
Quasi esattamente sei anni fa – il 15 gennaio 2018 – è morta Dolores O’Riordan, nota alle masse prevalentemente per essere stata la voce de The Cranberries. Ma io, almeno nell’occasione di questo anniversario, ho pensato di postare nella mia rubrica musicale due canzoni tratte da un suo album da solista.
L’album scelto è il «No Baggage» del 2009 (e l’ultimo dei due registrati). Si potrebbe provare a prenderne i seguenti brani…
Prima di tutto la canzone più nota: la «The Journey»:
E poi aggiungo la canzone «Skeleton», sempre dallo stesso album:
In generale, direi che sono più abituato a sentirla con il gruppo. E l’abitudine spesso influisce sulla valutazione di qualcosa di diverso…