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La musica del sabato

Il nome del compositore russo Alexander Zhurbin non sempre si associa – in Russia e negli USA (dove passa una parte considerevole del suo tempo a partire dal 1991) – alla musica classica. In entrambi gli Stati, infatti, si ricordano prima di tutto i suoi musical. Il pubblico russo un po’ più informato potrebbe anche ricordarsi delle sue musiche per i film e le canzoni leggere.
Avere una visione così limitata di un personaggio della cultura interessante non è però tanto bello. Zhurbin ha una istruzione musicale classica e ha scritto anche la musica classica nel corso di tutta la propria vita professionale, anche se le sue fonti del reddito – necessarie a tutti, anche ai compositori – si trovano in altri generi musicali. Quindi con il post musicale di oggi pubblicizzo non solo il compositore (che molti dei miei lettori potrebbero non conoscere), ma pure il suo impegno nella musica seria.
Inizierei a farlo con la Sinfonia № 2 «Giocosa», scritta da Zhurbin nel 1970 all’età di 25 anni. In essa si sentono diversi rimandi alle tendenze della musica classica tedesca della seconda metà del XVII secolo, ma – nonostante una apparente originalità non elevatissima – è una composizione bella da ascoltare. Ma nemmeno particolarmente impegnativa…


La musica del sabato

Pochissimi artisti nella storia sono riusciti a riconquistare la popolarità precedentemente persa o notevolmente diminuita. La maggioranza degli artisti di ogni genere passati di moda, purtroppo, nel migliore dei casi tenta di continuare per tutta la vita su quell’unica strada che una volta li aveva portati alla fortuna.
Una delle fortunate – e abbastanza rare – eccezioni è la cantante statunitense Brenda Lee.
La prima fase della grande popolarità di Brenda Lee corrisponde al periodo tra la fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ’60, quando la cantante si afferma nei generi rock ’n roll e rockabilly. La seconda fase, invece, è quella degli anni ’70–’80, quando Brenda Lee realizza una svolta abbastanza improvvisa verso il country. Alcune persone, a volte anche quelle un po’ più informate della media, sono addirittura convinte che ci siano stati alcuni anni di pausa tra le due fasi tanto diverse. In realtà, però, quel brevissimo momento di passaggio stilistico è stato semplicemente contrassegnato – oltre alle questioni familiari – da uno sfortunato (meno male!) tentativo di frenare il calo della popolarità diventando un po’ più pop. Ed è bellissimo costatare che la seconda fase è stata decisamente più duratura e caratterizzata dalle opere musicali spesso ancora più interessanti.
Per il post di oggi ho selezionato due canzoni di Brenda Lee che rappresentano entrambi i grandi periodi della sua attività musicale.
La prima canzone scelta è «All Alone Am I» (dall’album «All Alone Am I» del 1963):

Mentre la seconda è «Rock On Baby» (dall’album «Now» del 1974):


La musica del sabato

Nella storia della musica classica possiamo ricordare diversi compositori che hanno trovato l’ispirazione nella cultura popolare senza scivolare nel così provincialismo per la qualità delle opere culturali. I primi esempi che potrebbero venire in mente a una persona media sono George Gershwin, Michail GlinkaManuel de Falla
L’elenco dei nomi può essere continuato anche con quello del compositore norvegese Edvard Grieg. L’influenza della cultura norvegese non si percepisce sempre allo stesso modo e nella stessa misura nelle sue composizioni, quindi si potrebbe scriverne diversi trattati… Io risolvo il caso postando solo una composizione, una delle più famose di Grieg: il Concerto per pianoforte e orchestra in La minore (scritto nel 1868 durante il soggiorno in Danimarca). Si tratta dell’unico concerto completato di Grieg.
Oggi ascoltiamo la versione della London Symphony Orchestra diretta da André Previn e con Arthur Rubinstein al pianoforte.


La musica del sabato

Non so se capita anche a voi, qualche volta, di sentire alla radio qualche canzone interessante, promettersi di cercarla una volta arrivati a casa e dimenticarsi puntualmente di farlo per anni. Oppure solo io soffro questa strana forma di idiozia? È molto probabile…
In ogni caso, devo constatare che il tempo record trascorso tra il momento del primo interessamento e la ricerca avvenuta nella mia storia musicale personale appartiene alla [più] famosa canzone della scozzese Amy Macdonald. Per la prima volta l’avevo sentita alla radio più di dieci anni fa, in molte occasioni mi era capitato di risentirla e solo alla fine di ottobre del 2020 mi sono finalmente ricordato di cercarla con un pezzo del testo rimasto nella memoria.
Per non perderla più, ho deciso di programmarla per la prima data disponibile della mia rubrica musicale.
Molto probabilmente qualcuno ha già capito che si tratta della canzone «This Is The Life» (dal primo album della cantante: «Life In A Beautiful Light» del 2007):

Purtroppo, ho notato che gli album più recenti di Amy Macdonald si distinguono per una correzione digitale della voce troppo evidente, rendendo quest’ultima innaturale e difficilmente ascoltabile (almeno per me). Scegliere la seconda canzone del post non è dunque stato facile.
Ma alla fine ho selezionato la canzone «Your Time Will Come» (dall’album «A Curious Thing» del 2010)

Ma forse proverò a studiare la Macdonald un po’ meglio. Al massimo mi toccherà a considerarla l’autrice di una sola canzone…


La musica del sabato

Ho saputo che il 22 novembre è uscito il film «Belushi»: come potete facilmente immaginare, è dedicato a quel pazzo – nel senso positivo – di John Belushi. Non ho ancora visto il film e non so quando lo farò, ma intanto…
Non sono particolarmente interessato alla televisione, quindi per me John Belushi rimane un interessante fenomeno musicale e cinematografico. Quindi il post musicale di oggi è dedicato a The Blues Brothers, il gruppo creato da John Belushi e Dan Aykroyd nel 1978. Di quel poco (relativamente) che hanno fatto in tempo a comporre prima della morte di Belushi nel 1982, per il post di oggi ho selezionato le seguenti due canzoni.
La prima è la «Hey Bartender» (dall’album «Briefcase Full of Blues» del 1978):

E la seconda è «Riot In Cell Block Number Nine» (dall’album «Made in America» del 1980):


La musica del sabato

Giacomo Puccini è un compositore talmente famoso che è inutile tentare di raccontarne qualcosa di originale. Mi sembra invece molto più sensato ricordare che oltre alle opere liriche (per le quali è meritatamente noto e apprezzato in tutto il mondo) ha scritto, durante la sua lunga carriera, anche numerose composizioni di altro genere. Vorrei dunque dedicare il mio post musicale odierno proprio a due esempi di queste ultime. La passione professionale di Puccini verso l’opera lo aveva spinto a prevedere almeno una voce umana anche nei pezzi molto più brevi, ma io, almeno per questa volta, limiterei il campo dello studio alle sole composizioni strumentali.
Inizierei con il «Piccolo Valtzer» per pianoforte composto nel 1894:

E poi metterei la «Scossa elettrica», una marcetta brillante per pianoforte, composta presumibilmente nel 1899:

Più è famoso un autore e più è utile conoscere i suoi lati artistici meno pubblicizzati.
P.S.: anche se avrei potuto aggiungere anche una piccola fantasia personale. Chissà quante volte, recandosi al (o tornando dal) Conservatorio di Milano dove aveva studiato, Giacomo Puccini era accompagnato dal suo grande amico e compagno degli studi Pietro Mascagni. Però, una delle vie che molto probabilmente avevano percorso più volte, ora porta il nome meno scontato tra i due possibili. Io, facendo quella via, a volte rifletto su questo aspetto.


La musica del sabato

La canzone «Good Golly Miss Molly» è stata in origine scritta per Little Richard e, come tante altre canzoni cantate da quest’ultimo, con gli anni è diventata un grande classico del rock. È dunque stata interpretata da moltissimi altri cantanti e gruppi. Lo stesso Little Richard ne aveva registrato due versioni: una veloce e una lenta. Io metterei la versione veloce perché Little Richard è entrato nella storia proprio con le canzoni veloci.

La versione lenta della canzone (interessante e un po’ psicodelica) che merita di essere pubblicata e ascoltata è quella dei Creedence Clearwater Revival (inclusa nel loro album «Bayou Country» del 1969):

Da ritmo apparentemente intermedio è la versione dei The Swinging Blue Jeans (registrata nel 1963):

Tra queste tre versioni c’è anche la mia preferita, ma per ora preferisco di non dire qual è.


La musica del sabato

Manuel de Falla è probabilmente il primo tra gli spagnoli a essere entrato nella famiglia dei grandi compositori europei di musica classica come un componente non inferiore agli altri. Per riuscire a farlo non ha dovuto uniformarsi ad alcuna tendenza: semplicemente, ha unito il flamenco spagnolo con la sonorità di una orchestra sinfonica. Nel corso della propria carriera musicale ha scritto delle composizioni di varie tipologie, ma io, per il post di oggi, ho voluto scegliere qualcosa che rappresenti al meglio la sua caratteristica appena menzionata.
Di conseguenza, la prima composizione scelta è la «Danza española» (dall’opera «La vida breve») suonata dalla orchestra ungherese di Budafolk (la solista è la violinista ungherese Katica Illényi). Alcune tendenze al pop di questa interpretazione sono giustificate dal fatto che si tratta pur sempre di una danza.

Mentre la seconda composizione selezionata per oggi è la «Serenata andaluza» (suonata dalla orchestra Frankfurt Radio Symphony, solista Javier Perianes):

Per oggi è così, ma molto probabilmente tornerò ancora a Manuel de Falla.


La musica del sabato

Il 23 ottobre è uscito il nuovo album di Joe Bonamassa: «Royal Tea». E dato che per me si tratta di un evento culturale importante, non posso non dedicarne un post della mia rubrica musicale.
La prima canzone del nuovo album che ho selezionato è «Why Does It Take So Long to Say Goodbye»:

E la seconda canzone tratta dallo stesso album è «A Conversation With Alice»:

Bene, almeno dal punto di vista musicale non è un anno perso.


La musica del sabato

Francesco Maria Veracini è stato un compositore e violinista italiano del XVIII secolo particolarmente apprezzato, ai suoi tempi, non solo in patria ma anche in Inghilterra. Oggi non è particolarmente noto alle larghe masse e questo è un motivo ulteriore per proporre qualche sua composizione nel mio tradizionale post del sabato sera.
Per esempio, potrei iniziare dalla Serenata in Fa maggiore per flauto e organo:

E poi aggiungere questa Sonata in Re maggiore: