Ho pensato – forse non per la prima volta nella vita – che si potrebbe utilizzare anche i pretesti stupidi per scegliere la buona musica nella mia rubrica del sabato. Perché è il risultato che ci interessa!
Ed ecco ho selezionato due serenate di Wolfgang Amadeus Mozart ahahaha…
La prima che ho scelto è quella più largamente nota (soprattutto per la sua prima parte): la Serenata № 13 in sol maggiore, chiamata «Piccola serenata notturna» («Eine kleine Nachtmusik»), composta nel 1787.
La seconda serenata di Mozart che ho scelto per oggi è la Serenata per orchestra № 7 in Re maggiore, composta nel 1776 (è chiamata anche «Serenata Haffner» perché commissionata dall’amico del compositore Sigmund Haffner il Giovane per i festeggiamenti del matrimonio di sua sorella Marie Elisabeth).
Bene, forse sono riuscito anche in questa missione di selezione.
L’archivio del tag «musica»
Così, senza un motivo e senza una inutile introduzione, oggi posto due esempi di Chet Atkins «televisivo».
Inizio con il brano «The Entertainer» registrato nel 1975:
Il secondo brano «Mr. Sandman» di oggi è registrato nel 1954:
Bonus sociologico: è curioso osservare come si reagiva (o si riteneva necessario reagire) alla musica decenni fa.
Mi ero messo a preparare il post musicale del sabato in un momento in cui il mio umore era un po’ in stile Edvard Grieg. E allora ho deciso di postare due delle sue suite sinfoniche composte nel 1875 per la rappresentazione teatrale del drama «Per Gynt». Probabilmente sono le due suite più note di tutta la serie, ma sono sempre belle, non è male ricordare della loro esistenza.
Inizio con la suite «Nell’antro del re della montagna», un bel esempio del heavy metal norvegese del XIX secolo (sì, anche da quelle parti hanno delle lunghe tradizioni culturali ahahahaha):
E poi aggiungo la suite «Il mattino», comporta sempre per il drama «Per Gynt». Questa potrebbe sembrarvi più tradizionale.
Bene, spero che migliorino l’umore almeno di qualcuno di voi.
In generale, il senso dei «duelli» di chitarre non mi è tanto chiaro: ognuno dei musicisti bravi che vivono (o hanno vissuto) su questo pianeta ha (o ha avuto) delle proprie particolarità che possono piacere o non piacere a chi ascolta (e ha dei propri gusti musicali), ma non possono avere un «valore contabile» superiore o inferiore alle particolarità altrui. Si tratta di arte e non di scienza o ingegneria.
Solo un aspetto dei «duelli» può essere definito interessante: la possibilità di sentire insieme dei musicisti che altrimenti non lo avrebbero mai fatto. Quindi ora condivido con voi uno di quei duelli che per puro caso mi sono capitati sullo schermo e mi sono piaciuti: «Surprising guitar duel!!~Joe Bonamassa, Tommy Emmanuel & Josh Smith».
Dei tra personaggi coinvolti, solo uno non mi è piaciuto.
La Sonata № 20 in do minor di Franz Joseph Haydn è la sua prima composizione alla quale lo stesso Haydn definì «sonata». Composta nel 1771, è dedicata alle sorelle pianiste Katharina e Marianne Auenbrugger.
Ma il musicologo americano Howard Pollack sostiene che la Sonata n. 20 fu originariamente scritta per clavicordo. Se fosse vero, il primo movimento della sonata potrebbe suonare così:
Per ora non ho trovato su YouTube una versione completa e di qualità soddisfacente della Sonata n. 20 suonata con un clavicordo. Volendo, potete cercare anche voi.
Per puro caso ho trovato una interpretazione live particolarissima della canzone «Black Night» dei Deep Purple. Il fatto è che sullo stesso palcoscenico si trovano Bruce Dickinson (Iron Maiden), Brian May (Queen), John Paul Jones (Led Zeppelin), Ian Paice (Deep Purple) e Brian Auger. Non potevo non condividerla:
In qualità del secondo video aggiungo la versione live «originale» dei Deep Purple (del 1972):
Le collaborazioni del genere a volte sono interessanti, quindi ci tornerò ancora sull’argomento.
La puntata precedente della mia rubrica musicale era dedicata a una canzone natalizia. Per logica — e, soprattutto, per la mia volontà personale — la puntata odierna deve invece essere dedicata a una canzone da Capodanno.
Conosco diverse canzoni più o meno interessanti che corrispondono al semplice principio appena formulato (e ne avevo già postata qualcuna negli anni passati), ma questa volta ho voluto postare due interpretazioni della «Bringing In A Brand New Year».
Inizio con la versione originale composta da Charles Brown (fa parte del suo album «Charles Brown Sings Christmas Songs» del 1961):
E poi aggiungo l’interpretazione di B. B. King, pubblicata nel 2001:
Bene, ora ho rispettato anche la festa invernale più importante per me ahahaha
La canzone di Mariah Carey «All I Want for Christmas is You», pubblicata per la prima volta il 1° novembre 1994, è una di quelle canzoni che è impossibile non conoscere anche per le persone totalmente indifferenti – come me – alla cantante che l’aveva interpretata per prima. È una di quelle canzoni con le quali ci torturano per almeno un mese ogni inverno (assieme a «Last Christmas» e «Jingle Bells» è uno degli strumenti di tortura sonora più utilizzati) in quasi tutti i luoghi pubblici. In trent’anni di storia la canzone ha prodotto circa cento milioni di dollari di guadagni derivanti dai diritti d’autore, ha venduto decine di milioni di copie… Insomma, per riuscire a condurre una vita economicamente decente – e, magari, rimanere pure famosa – a Mariah Carey sarebbe molto probabilmente stato sufficiente pubblicare solo questa canzone e non fare più un tubo per il resto dei suoi giorni.
Nel 2022 l’autore delle canzoni Andy Stone si è svegliato – 28 anni dopo l’uscita della canzone cantata da Mariah Carey – e ha intentato una causa per violazione dei diritti d’autore presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale della Louisiana. Secondo la posizione di Stone, nel 1989 il suo gruppo Vince Vance and the Valiants aveva registrato una canzone con lo stesso titolo, che era stata trasmessa alla radio nel 1993; nello stesso periodo per quella canzone era stato realizzato un video musicale. Eccolo:
Sebbene le due canzoni suonino in modo diverso, Stone aveva chiesto 20 milioni di dollari di danni per l’utilizzo, senza il suo consenso, del nome della canzone da lui inventato. Poco dopo Stone aveva ritirato la causa… Ma il 1° novembre 2023 ha fatto nuovamente causa.
Io ho dei dubbi circa la ragionevolezza giuridica della battaglia di Andy Stone, ma umanamente lo capisco facilmente (il che non significa che mi sarei comportato allo stesso suo modo).
Bene, è giunto – da tutti i punti di vista – il momento di tornare alle «Quattro stagioni di Buenos Aires» del compositore argentino Ástor Piazzolla. Infatti, questa volta nella mia rubrica musicale è il «turno» dell’«Invierno Porteño» («Inverno a Buenos Aires») composto nel 1969.
Inizierei dalla versione live dell’autore stesso:
E poi aggiungo una sorprendente interpretazione sinfonica: quella della Nederlands Philharmonisch Orkest.
Qualsiasi musica può essere suonata bene con qualsiasi strumento (o insieme di strumenti). Non sono gli strumenti che dobbiamo ascoltare.
Nel 1961 era uscito il primo album in studio di Eddie Harris: il «Exodus to Jazz». Tra gli altri brani – ovviamente in stile jazz – quell’album conteneva anche il «Gone Home»:
Nel 1985, poi, era uscito il terzo album in studio dei Stevie Ray Vaughan and Double Trouble «Soul To Soul» (registrato ai tempi del consumo della cocaina in quantità industriali da parte di alcuni componenti del gruppo). Tra gli altri brani, questo album contiene anche l’interpretazione in stile blues della «Gone Home» di cui sopra:
Nonostante il debutto da una parte e la droga dall’altra, si tratta di due interpretazioni belle dello stesso brano. Secondo me è inutile tentare di stabilire quale delle due sia la migliore (a meno che voi non abbiate qualcosa contro uno dei due generi musicali rappresentati): ognuna di esse ha una sua bellezza.