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La musica del sabato

Il gruppo rock statunitense Steely Dan era interessante da tutti i punti di vista – prima di tutto quello musicale e quello dei contenuti – ma, purtroppo, era durato poco: meno di dieci anni, dal 1971 al 1981. In un certo senso è normale: il mix necessario delle risorse artistiche e delle forze morali di una persona normale non è infinito. Allo stesso tempo, è anche positivo che abbiano smesso presto: smesso senza torturare il pubblico e loro stessi con le ripetizioni e/o le canzoni di scarsa qualità fatte tanto per fare qualcosa (come succede ancora adesso ad alcuni vecchi gruppi famosi).
Quindi oggi vorrei ricordare i Steely Dan con due loro grandi canzoni. Sicuramente le hanno sentito anche le persone che non sanno alcunché del gruppo.
La prima canzone dei Steely Dan scelta per oggi è la «Do It Again» (dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):

E la seconda canzone dei Steely Dan di oggi è la «Reeling In the Years» (sempre dall’album «Can’t Buy a Thrill» del 1972):

Nel 1993 i due fondatori del gruppo originale sarebbero tornati a registrare e suonare in qualità del duo, ma con lo stesso nome del gruppo. Non mi sembra che abbiano fatto qualcosa di particolare.


La musica del sabato

In settima c’è stato il primo giorno formale della primavera (del quale si sono accorte solo le persone chiuse nei bunker), quindi è arrivato il momento di postare nella mia rubrica musicale un nuovo episodio delle «Quattro stagioni di Buenos Aires» di Ástor Piazzolla. Ovviamente, si tratta di «Primavera porteña».
Prima di tutto inserisco l’interpretazione originale dell’autore:

Ma la mia vera grande scoperta della quale sono enormemente contento è questa interpretazione della Royal Concertgebouw Orchestra diretta dal solista Liviu Prunaru:

Il secondo video sarà un punto di partenza per alcuni approfondimenti da parte mia…


La musica del sabato

Mi sono ricordato che tempo fa mi ero promesso di postare la versione «originale» (quella per pianoforte e non per la chitarra classica che mi piace altrettanto se suonata bene) della pièce per pianoforte «Asturias» del compositore spagnolo Isaac Albéniz. Me ne sono ricordato e sono subito andato a cercare quealche sua bella interpretazione. Quella del pianista Luis Fernando Pérez potrebbe andare benissimo:

E, visto che ci siamo, posto anche la pièce «Iberia»: sempre di Isaac Albéniz e sempre suonata da Luis Fernando Pérez:

Sono tra le composizioni che mi danno un po’ di buon umore.


La musica del sabato

Per un motivo che interessa poco alle grandi masse, nei giorni scorsi mi sono ricordato del vecchio gruppo statunitense WAR. Dopo aver scoperto che tale gruppo esiste ancora (è stato formato nel 1969, ma della formazione originale rimane ormai solo una persona), ho pensato che almeno una volta posso anche dedicare a esso un post della mia rubrica musicale.
Quali sono le canzoni più note degli WAR? Per esempio, la «Low Rider» (dall’album «Why Can’t We Be Friends?» del 1975):

Oppure, sempre per esempio, è famosa la canzone «The Cisco Kid» (dall’album «The World Is a Ghetto» del 1972):

Per rispettare la tradizione e non stancare troppo la gente, non metto più di due canzoni. Probabilmente, sarete capaci di trovarne altre, se vorrete.


La musica del sabato

Un giorno stavo cercando qualche interpretazione interessante della opera lirica barocca «Dido and Aeneas» del compositore inglese Henry Purcell (1659–1695). Quasi per caso mi sono accorto, tra i vari video, di questa singola scena «Witches Scene» tratta dall’opera e interpretata in un modo molto… insolito:

A quel punto sono andato a cercare la versione completa di questa interpretazione della «Dido and Aeneas» e l’ho trovata facilmente. Si tratta della partecipazione dell’ensemble «L’Arpeggiata» di Christina Pluhar al Festival Oude Muziek Utrecht, avvenuta il 5 settembre 2015.

A tratti è un po’ pop, ma in generale va studiata.


La musica del sabato

Il gruppo musicale Yes è – per me – un gruppo-non-gruppo: ha cambiato talmente tante volte la formazione (di quella iniziale da anni non rimane nemmeno una persona) e alcuni aspetti stilistici, che non ha senso parlare del loro stile musicale o altre particolarità artistiche. Infatti, l’evoluzione della loro musica (o, eventualmente, la mancata evoluzione, come succede con tanti altri gruppi anche/altrettanto famosi) non è un progresso artistico di un gruppo di persone concrete – un fenomeno che sarebbe stato interessante seguire – ma una condizione imposta dagli avvenimenti esterni.
Direi quindi che Yes è una vecchia «orchestra rock» (esiste dal 1968 e, effettivamente, spesso utilizza anche gli strumenti della musica classica), che a volte produce qualcosa di abbastanza interessante. Di conseguenza, potrei anche postare qualche loro brano…
Inizio con un loro «vecchio classico», la canzone «Owner of a Lonely Heart» (dal loro album «90125» del 1983):

E poi aggiungo qualcosa di relativamente recente… Per esempio, la «Owner Of A Lonely Heart» (Live At The Apollo) del 2016:

Non so se tornerò agli Yes in futuro, ma, in ogni caso, per ora va bene così.


La musica del sabato

Ho pensato – forse non per la prima volta nella vita – che si potrebbe utilizzare anche i pretesti stupidi per scegliere la buona musica nella mia rubrica del sabato. Perché è il risultato che ci interessa!
Ed ecco ho selezionato due serenate di Wolfgang Amadeus Mozart ahahaha…
La prima che ho scelto è quella più largamente nota (soprattutto per la sua prima parte): la Serenata № 13 in sol maggiore, chiamata «Piccola serenata notturna» («Eine kleine Nachtmusik»), composta nel 1787.

La seconda serenata di Mozart che ho scelto per oggi è la Serenata per orchestra № 7 in Re maggiore, composta nel 1776 (è chiamata anche «Serenata Haffner» perché commissionata dall’amico del compositore Sigmund Haffner il Giovane per i festeggiamenti del matrimonio di sua sorella Marie Elisabeth).

Bene, forse sono riuscito anche in questa missione di selezione.


La musica del sabato

Così, senza un motivo e senza una inutile introduzione, oggi posto due esempi di Chet Atkins «televisivo».
Inizio con il brano «The Entertainer» registrato nel 1975:

Il secondo brano «Mr. Sandman» di oggi è registrato nel 1954:

Bonus sociologico: è curioso osservare come si reagiva (o si riteneva necessario reagire) alla musica decenni fa.


La musica del sabato

Mi ero messo a preparare il post musicale del sabato in un momento in cui il mio umore era un po’ in stile Edvard Grieg. E allora ho deciso di postare due delle sue suite sinfoniche composte nel 1875 per la rappresentazione teatrale del drama «Per Gynt». Probabilmente sono le due suite più note di tutta la serie, ma sono sempre belle, non è male ricordare della loro esistenza.
Inizio con la suite «Nell’antro del re della montagna», un bel esempio del heavy metal norvegese del XIX secolo (sì, anche da quelle parti hanno delle lunghe tradizioni culturali ahahahaha):

E poi aggiungo la suite «Il mattino», comporta sempre per il drama «Per Gynt». Questa potrebbe sembrarvi più tradizionale.

Bene, spero che migliorino l’umore almeno di qualcuno di voi.


La musica del sabato

In generale, il senso dei «duelli» di chitarre non mi è tanto chiaro: ognuno dei musicisti bravi che vivono (o hanno vissuto) su questo pianeta ha (o ha avuto) delle proprie particolarità che possono piacere o non piacere a chi ascolta (e ha dei propri gusti musicali), ma non possono avere un «valore contabile» superiore o inferiore alle particolarità altrui. Si tratta di arte e non di scienza o ingegneria.
Solo un aspetto dei «duelli» può essere definito interessante: la possibilità di sentire insieme dei musicisti che altrimenti non lo avrebbero mai fatto. Quindi ora condivido con voi uno di quei duelli che per puro caso mi sono capitati sullo schermo e mi sono piaciuti: «Surprising guitar duel!!~Joe Bonamassa, Tommy Emmanuel & Josh Smith».

Dei tra personaggi coinvolti, solo uno non mi è piaciuto.