Il Dipartimento della Difesa statunitense ha comunicato, quali materiali bellici sono già stati forniti all’esercito ucrano dall’inizio della guerra:
— Oltre 1400 sistemi antiaerei Stinger;
— Oltre 6500 sistemi anti-corazza Javelin;
— Oltre 20.000 altri sistemi anti-corazza;
— Oltre 700 sistemi aerei tattici senza pilota Switchblade;
— 108 obici da 155 mm e oltre 220.000 proiettili d’artiglieria da 155 mm;
— 90 veicoli tattici per il traino degli obici da 155 mm;
— 15 veicoli tattici per il recupero delle attrezzature;
— Sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità e munizioni;
— 20 elicotteri Mi-17;
— Centinaia di veicoli blindati multiuso ad alta mobilità;
— 200 veicoli corazzati M113;
— Oltre 7000 armi leggere;
— Oltre 50.000.000 di munizioni per armi leggere;
— 75.000 set di armature ed elmetti;
— 121 sistemi aerei tattici senza pilota Phoenix Ghost;
— Sistemi missilistici a guida laser;
— Sistemi aerei senza pilota Puma;
— Navi da difesa costiera senza equipaggio;
— 22 radar di contro artiglieria;
— Quattro radar di contro-mortificazione;
— Quattro radar di sorveglianza aerea;
— Munizioni antiuomo M18A1 Claymore;
— Esplosivi C-4 e attrezzature di demolizione per la rimozione degli ostacoli;
— Sistemi di comunicazione tattici sicuri;
— Dispositivi di visione notturna, sistemi di immagini termiche, ottiche e telemetri laser;
— Servizi commerciali di immagini satellitari;
— Dispositivi di protezione per lo smaltimento di ordigni esplosivi;
— Attrezzature di protezione chimica, biologica, radiologica e nucleare;
— Forniture mediche, compresi i kit di pronto soccorso;
— Apparecchiature di disturbo elettronico;
— Attrezzature da campo e parti di ricambio.
In generale, direi che si tratta di una buona fonte non solo diretta, ma anche comodamente sintetica. Quindi tutte le persone interessate all’argomento la possono seguire senza un particolare impegno.
L’archivio del tag «guerra»
È strano da scrivere, ma è un dato di fatto: anche nel 2022 in Ucraina si è concluso un anno scolastico. Pure a giugno 2022 in Ucraina molti ormai ex scolari si sono diplomati.
È stato un anno scolastico abbastanza particolare per tutti. Non proprio tutti hanno trovato le forze per iniziare già ora a materializzare i ricordi di questo periodo della propria vita.
Qualche giorno fa ho saputo delle foto-ricordo di questa classe dei diplomati di una delle scuole di Černihiv (una città nel nord della Ucraina) e ora le faccio vedere a voi:
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Non molto tempo fa – il 31 maggio – Mario Draghi aveva dichiarato che quasi tutti gli Stati-membri più grandi dell’UE sarebbero contrari all’idea di concedere alla Ucraina dello status del candidato alla Unione europea. Dal punto di vista puramente politico, era una situazione comprensibile: la prospettiva di avere uno nuovo Stato-membro grande ma povero significa perdere una parte dei seggi nel Parlamento europeo e/o dei flussi finanziari europei (perché gli Stati-membri attualmente considerati poveri diventeranno relativamente ricchi).
Ieri, però, in occasione della visita di Draghi, Macron, Scholz e Iohannis a Kiev abbiamo scoperto che almeno i quattro Stati-membri da loro rappresentati sarebbero favorevoli allo status del candidato per l’Ucraina. La contraddizione è, secondo me, solo apparente. Infatti, il «cambio dell’idea» potrebbe essere il risultato di una classica trattativa diplomatica. Francia e Germania (prima di tutto loro) sulla pratica non si sono dimostrati tanto disponibili a fornire gli aiuti militari alla Ucraina. Potrebbero avere tantissimi motivi interni per tenere tale comportamento (anche se di fatto in questo modo stanno contribuendo al prolungamento del conflitto), ma allo stesso tempo devono dimostrare di sostenere in qualche modo lo Stato aggredito. Di conseguenza, per bilanciare gli aiuti militari mancati si sono «arresi» all’ipotesi dello status del candidato.
Quello status sarà sicuramente utile alla Ucraina durante il processo della ricostruzione (almeno perché ci sarà un migliore controllo sull’uso dei fondi), ma a essa bisogna anche arrivarci. Quindi nonostante tutto bisogna cercare nuovi modi di non far abituare i vertici europei alla situazione di guerra. La percezione di impunità e di successo sentita da Putin porterà, prima o poi, alle nuove guerre in Europa.
Il modellista lituano Tomas Upckas ha creato – a maggio – un diorama di miniature raffiguranti i soldati russi che saccheggiano gli appartamenti degli ucraini. In particolare, il diorama mostra cosa fanno i militari russi nelle case degli ucraini: saccheggiano, bevono, buttano tutto per terra, rubano pure i caloriferi e i water, defecano… Le foto delle miniature sono visibili anche sull’account Facebook di Upckas.
Il diorama è stato poi messo all’asta con il prezzo di partenza di 2000 euro. L’artista intende donare tutto il ricavato a sostegno della Ucraina.
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Sulla condanna a morte dei primi tre foreign fighters nella cosiddetta DNR è utile ricordare due principi basilari:
1. La DNR (come pure la LNR) è stata creata anche per questo motivo: in qualità di un territorio russo, ma allo stesso tempo formalmente non appartenente al sistema giuridico russo. Un territorio dove si può fare qualsiasi cosa.
2. Ogni prigioniero di questa guerra – condannato o meno – è una merce di scambio. «Più» il prigioniero è occidentale, più è considerato prezioso. Quindi possiamo essere relativamente tranquilli per la vita di ognuno di loro.
Al secondo principio, in particolare, è legato un concetto che dobbiamo ancora verificare – con l’esito positivo, si spera – sulla pratica: se il grado attuale di follia di Vladimir Putin fosse 9999 invece di 10.000, il suo intento sarebbe ancora quello di apparire il personaggio più civile tra tutti i «vertici» della politica russa. Di conseguenza, sarà lui a spacciarsi per il «salvatore» dei prigionieri condannati da un «tribunale» «indipendente» dalle sue volontà. Sarà quindi ancora una persona con la quale trattare, alla quale chiedere umilmente dei favori. Non si tratterebbe di una situazione bellissima, ma non so in cos’altro sperare nel caso specifico dei foreign fighters condannati.
Ogni qualvolta sentite o leggete (per esempio, sulle pagine di questo sito) che bisogna cercare di lasciare Vladimir Putin senza le risorse per continuare la guerra, molto probabilmente non riuscite a immaginare, in concreto, di quali somme debba essere privato attraverso le sanzioni.
Io, finalmente, sono pronto a fare un primo piccolo esempio pratico. Oggi scrivo molto brevemente dei costi legati all’utilizzo dei missili più «comuni».
Il costo di un razzo per il lanciarazzi BM-21 Grad (calibro è di 122 mm) è di circa mille dollari americani. In una salva un BM-21 Grad lancia 40 missili: quarantamila dollari in appena venti secondi. La precisione di questo elemento di artiglieria è molto scarsa anche perché si tratta di una macchina progettata nei primi anni ’60. In sostanza, si «spara» quasi a caso sperando di colpire qualcosa o qualcuno.
Il lanciarazzi pesante 9K57 Uragan: il calibro 220 mm, 16 razzi. Ogni razzo costa circa 12.000 dollari americani, quindi una salva costa 192.000 dollari.
Il lanciarazzi 9K58 Smerch: il calibro 300 mm. È capace di colpire a distanze molto lunghe (fino a 120 km) e danneggiare delle aree molto vaste: fino 672 mila metri quadrati. La precisione di questo sistema è dello 0,3% della distanza. La capienza è di 12 razzi, ognuno dei quali costa circa 80.000 dollari. In 40 secondi vengono quindi lanciati (e «bruciati») circa 960.000 dollari.
Un colpo di una «semplice» obice 2A65 da 152 mm costa dai 300 ai 400 dollari. Un colpo di un carro armato costa tra i 300 e i 1000 dollari. Questi sono i costi per le munizioni ordinarie, ma quelle a carica sagomata (ZBK29M o 3BK31) arrivano a costare anche 5000 dollari. Se si tratta di lanciare dei missili guidati (per esempio 3UBK20 INVAR) il costo di ogni singolo lancio è di diverse decine di migliaia di dollari. Oltre alle munizioni, poi, bisogna considerare anche le spese – altissime! – per il carburante, la manutenzione, le riparazioni, il deposito, gli stipendi dei militari e le armi stesse.
Ah, e poi ci sono i missili tattici: per esempio, il K79 Tochka che ha colpito la stazione ferroviaria di Kramatorsk. Quello costa 300.000 dollari… Etc. etc…
Ora dovrebbe essere un po’ più chiaro a cosa serve – in questo momento storico – non far guadagnare lo Stato russo con le risorse naturali.
Le avventure del tristemente noto incrociatore russo «Moskva» (eliminato dall’esercito ucraino quasi due mesi fa) continuano! Più precisamente, continuano a cambiare le notizie ufficiali diffuse dallo Stato russo circa la sorte della suddetta nave.
Non so se vi sia capitato di leggerne qualcosa, ma da quando si è saputo del naufragio del «Moskva», i genitori di molti suoi marinai stanno cercando – senza successo – di ottenere alcune risposte ufficiali e precise dallo Stato russo: i loro figli «spariti» erano sull’incrociatore al momento del naufragio? che fine hanno fatto? sono morti? salvati ma imprigionati? effettivamente dispersi?.. Lo Stato non ha mai fornito delle risposte chiare.
Ma ecco che, all’inizio di giugno, la Procura della Flotta del Mar Nero ha risposto ufficialmente a una delle madri che l’unità militare 84201 (dove prestavano servizio i marinai dell’incrociatore «Moskva» affondato) è stata aggiunta alla lista dei partecipanti alla «operazione militare speciale» al fine di «assicurare la possibilità di diritti e garanzie sociali, e che l’equipaggio della nave e i suoi familiari ricevano pagamenti [previsti per legge per i famigliari dei militari russi caduti in guerra]». Nel documento non viene specificato quando, esattamente, l’unità militare sia stata aggiunta all’elenco indicato. Allo stesso tempo, Allo stesso tempo, né la Procura né il Ministero della Difesa ammettono ancora che l’incrociatore Moskva abbia mai preso parte alla guerra con l’Ucraina.
In una situazione diversa mi sarei espresso sulle capacità dei marinai russi a navigare senza alcuna nave, ma ora preferisco evitare.
Non ho avuto la possibilità di dedicare molto tempo a uno studio approfondito dell’argomento, mentre da quello veloce mi sembra di dedurre che la stampa occidentale non rispecchi bene una situazione «curiosa»: la guerra in Ucraina ha già diviso pure gli scienziati.
Infatti, la moria di massa di delfini nel Mar Nero viene interpretata in modo diverso dagli ecologisti russi da una parte e quelli ucraini ed europei dall’altra. Per quelli che lavorano in Russia o in Crimea occupata, i motivi sarebbero la diffusione di infezioni o di atti di intossicazione (in entrambi i casi non ben definiti). Per gli ecologisti ucraini e, per esempio, quelli bulgari il motivo sarebbe la guerra, quindi le esplosioni delle bombe e i sonar potenti delle navi militari russe (che incidono negativamente sulle capacità dell’orientamento dei delfini).
In una guerra tra gli umani i delfini – come tutti gli altri rappresentanti della fauna – non sono le vittime alle quali presterei l’attenzione principale, ma la storia in generale (delle due spiegazioni dello stesso fenomeno naturale) illustra bene i tipi dei due mondi che si sono scontrati nella guerra stessa. Il mondo della libertà con quello della non-libertà.
Il 29 maggio l’ucraino Oleksiy Bokoch ha pubblicato sulla propria pagina Facebook una mappa sulla quale è selezionato il territorio dell’Ucraina occupato dalla Russia nel periodo dal 2014 a oggi. La legenda della mappa indica che la superficie dei territori occupati è di 123.229 chilometri quadrati (il che equivale al poco più del 20% della superficie dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti, quindi dei 603.549 chilometri quadrati).
Bokoč ha anche aggiunto alla stessa pubblicazione le mappe di alcuni Stati europei, sui territori dei quali sono state selezionate le aree della stessa superficie dei 123.229 km2. Quindi possiamo vedere facilmente che il territorio ucraino occupato dalla Russia è pari a quasi la metà della Germania, a circa la metà dell’Italia o alla Svizzera e all’Austria messe insieme.
Bokoč ha commentato tutte queste mappe in inglese: «Per i miei amici europei! Tenete a mente questa zona dell’Ucraina occupata dalla Russia quando ascoltate le dichiarazioni dei vostri politici».
La mappa del territorio ucraino occupato è questa:
Mentre le mappe seguenti riportano il paragone di cui sopra:
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A volte le notizie diventano interessanti perché arrivano in coppia. Faccio subito un nuovo esempio.
La notizia N 1. In Estonia un uomo – con la cittadinanza estone e russa – ha cercato di inviare dei droni all’esercito russo. Nel testo della notizia non viene specificato quale tipo di droni e a quale indirizzo abbia cercato di inviarli. Ma è stato specificato che in Estonia il sostegno alla aggressione russa in Ucraina è punibile per legge, quindi il tipo è già stato arrestato: probabilmente resterà in prigione per un po’ di tempo. Anche se avrebbe avuto molto più senso estradarlo in Russia: per permettergli di vivere tra le creature mentalmente simili.
La notizia N 2. In Lituania gli spettatori del canale televisivo LaisvėsTV in quattro giorni hanno raccolto quasi sei milioni di euro per l’acquisto di un Bayraktar da donare all’Esercito ucraino. Andrius Tapinas – un giornalista del canale – dopo avere raggiunto un facile successo con la raccolta di una somma minore sempre a favore dell’Esercito ucraino, aveva pensato di poter riuscire a fare di più. Ha quindi contattato il ministro della Difesa lituano Arvydas Anušauskas: gli armamenti di certe tipologie non vengono vendute ai privati, mentre il ministro aveva accettato di avviare delle trattative con l’ambasciatore turco, il ministero della Difesa turco e il produttore di Bayraktars. Le trattative hanno avuto l’esito positivo e il 25 maggio il giornalista ha avuto il permesso del ministro ad avviare la raccolta dei fondi (alla quale hanno partecipato pure una casa di riposo lituana e alcuni cittadini russi).
Cosa apprendiamo dalla lettura di queste due notizie? Vediamo una nuova conferma del fatto che con l’inizio di questa guerra i sostenitori dei due mondi hanno iniziato a combattere tra loro anche fuori dai commenti su Facebook. Non è detto che sia un fenomeno nettamente negativo o positivo.