Ieri The New York Times ha scritto, riferendosi alle fonti governative, che il Joe Biden avrebbe dato alla Ucraina il permesso di utilizzare i missili ATACMS a lungo raggio di cui dispone per proteggere le unità dell’esercito ucraino che partecipano alla operazione nella regione russa di Kursk. La Francia e il Regno Unito hanno prontamente seguito l’esempio e hanno autorizzato l’Ucraina a utilizzare allo stesso modo i loro missili a lungo raggio SCALP e Storm Shadow.
Purtroppo, è come al solito una notizia positiva a metà.
Perché autorizzare l’utilizzo degli ATACMS solo nella regione di Kursk mentre la logistica militare russa è diffusa su tutto il territorio statale? Come negli anni precedenti, diventa solo una misura difensiva e non di prevenzione, dunque anche di una utilità minima.
Ora saranno forniti più ATACMS? Boh… Anche se ci fosse tale possibilità tecnica, non mi sono molto chiare le intenzioni.
Ci saranno altri tipi di autorizzazione nelle prossime settimane? Non so nemmeno questo.
Gli Stati europei non vogliono fare dei nuovi passi seri prima degli USA? La risposta a questa domanda, purtroppo, è per l’ennesima volta affermativa.
In conclusione, non posso non sottolineare che l’interpretazione della mossa di Biden come un avvertimento alla Corea del Nord è veramente ridicola: per Kim Jong-un la vita dei suoi sudditi-militari vale ancora meno che la vita di un qualsiasi essere umano per Putin (anche se sembra impossibile).
Di conseguenza, dico che si tratta di una misura minima tra tutte quelle che Biden poteva prendere alla fine della propria Presidenza, in un periodo in cui è politicamente libero di fare praticamente qualsiasi cosa.
L’archivio del tag «guerra»
Più di quaranta residenti del villaggio russo di Olgovka, distretto di Korenevsky, regione di Kursk, che si trova in una zona di guerra dall’agosto 2024, hanno registrato un videomessaggio a Vladimir Putin, chiedendogli di «porre fine a questa maledetta guerra». In particolare, nel video i residenti di Olgovka raccontano – cercate di arrivarci al prossimo capoverso senza dubitare delle mie intenzioni! – che con l’inizio della offensiva dell’esercito ucraino hanno perso tutto e sono rimasti senza alloggio. Durante l’evacuazione mancano i pagamenti da parte delle autorità per affittare un alloggio, e molte persone non sono disposte ad assumere rifugiati. Secondo i residenti di Olgovka, alcuni dei loro compaesani che non sono stati evacuati sono morti o sono scomparsi. Olgovka stessa «è diventata come un film horror» e molte persone hanno paura di tornarci, e ci vorranno almeno cinque anni per ricostruire il villaggio.
Ecco, dopo avere letto tutto questo ho pronunciato – non solo mentalmente – una buona quantità di bestemmie infuocate. In sostanza, finché tutto (e non solo) quello che descrivono accadeva in Ucraina, non erano contrari alla guerra e non chiedevano di porne fine. Ma ora che è arrivata la logica risposta, si sono svegliati.
Non posso dire di essere dispiaciuto per il loro destino. Ma, allo stesso tempo, continuo a sperare che la comprensione della realtà possa in qualche modo arrivare alle larghe masse. Il risultato finale conterà molto più di quel modo. Quindi, in un certo senso, sono addirittura contento.
L’altro ieri The Washington Post ha scritto, riferendosi alle «proprie fonti», che Putin e Trump avrebbero avuto una conversazione telefonica il 7 novembre, nel corso della si è parlato anche della guerra russo-ucraina. Gli interlocutori del giornale hanno affermato che durante la conversazione il Presidente eletto degli USA ha messo in guardia Vladimir Putin da un’escalation in Ucraina.
Dmitry Peskov – il portavoce di Putin – ha da parte sua dichiarato che la telefonata in questione non ha avuto luogo.
Ebbene, le dichiarazioni di Peskov non ci interessano in quanto solitamente sono, nel migliore dei casi, di segno opposto alla realtà. L’argomento dichiarato della telefonata, invece, è molto curioso: cosa poteva intendere Trump per «una escalation in Ucraina»? Dopo tutto quello che ha fatto e sta facendo l’esercito russo in Ucraina, l’escalation può avere solo la forma di qualche arma di distruzione di massa. Quindi le presunte parole di Trump possono essere interpretate come «vai avanti così come lo stai facendo ora».
Poteva Trump dire una cosa del genere? Conoscendo il suo modo di esprimersi, direi che poteva.
Putin, invece, non poteva e non può ammettere che qualcuno gli abbia dato degli ordini su cosa e come fare. In generale, si sa che non gli piace essere sotto pressione. Allo stesso tempo, non sente di essere in grado di discutere pubblicamente con Trump. Di conseguenza, negherà quella telefonata in ogni caso, indipendentemente dal fatto che sia avvenuta o meno.
Ovviamente, ammesso che Trump si sia realmente dimenticato delle particolarità psicologiche di Putin.
Alcune decine dei residenti della città russa di Sudzha, costretti a lasciare la loro città a causa della nota offensiva dell’esercito ucraino (iniziata il 6 agosto), si sono riuniti nel pomeriggio del 10 novembre per una manifestazione spontanea nella piazza centrale di Kursk. Anatoly Drogan, un rappresentante dell’amministrazione della regione di Kursk, si è presentato alla folla. Ha chiesto alla gente di disperdersi e ha proposto di scrivere un appello collettivo nel centro di accoglienza pubblico.
Quando i manifestanti si sono rifiutati di farlo, il funzionario ha detto che avrebbero organizzato una «azione pubblica illegale» e ha chiesto di mostrare le persone che l’avevano organizzata. In risposta, i residenti di Sudzha, stranamente, non hanno tirato fuori i telefoni per cercare la foto di un personaggio noto, ma hanno chiesto alle Autorità di riconoscere l’esistenza di una guerra nella regione e di evacuare le persone che risiedono nella città controllata dall’esercito ucraino.
Potreste chiedermi perché scrivo di questa piccola notizia molto locale. Ebbene, lo faccio per almeno due motivi. In primo luogo, lo faccio perché sono contento di vedere che pure nella Russia contemporanea qualcuno trova ancora il coraggio di manifestare per segnalare i propri problemi: anche i partecipanti a una manifestazione del genere, pur non dicendo ancora nulla contro la guerra, rischiano di essere perseguiti penalmente.
In secondo luogo, lo faccio per mostrare che pure i funzionari statali e regionali russi fanno – non imposta se volontariamente o no, ahahaha – il possibile per aumentare la quantità dei russi contrari alla guerra o, almeno, scettici circa la appropriatezza della politica statale corrente. Non so se si possa / si debba inventarli ad agire con più intensità e determinazione, ma bisogna riconoscere, appunto, che stanno facendo il possibile.
L’articolo che vi segnalo questo sabato è abbastanza breve per l’argomento del quale parla, ma è comunque interessante: quali conseguenze avrà il ritorno di Donald Trump sull’andamento della guerra in Ucraina e quali sono i progetti in merito elaborati e presentati a Trump dai suoi consiglieri. Tali progetti, in particolare, non sono proprio recenti (alcuni sono stati resi pubblici già a luglio) e molto chiari, ma ci sono.
Capisco che la guerra in Ucraina non è tra le preoccupazioni principali del presidente eletto (almeno per ora), ma lo è per (o, almeno, lo dovrebbe essere) per gli europei. Di conseguenza, bisogna sapere a cosa prepararsi.
Andriy Kovalenko, il capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, ha dichiarato che il servizio Google Maps ha pubblicato immagini satellitari delle strutture militari ucraine dopo un aggiornamento delle mappe:
Immaginate la situazione. Google pubblica immagini aggiornate sulle mappe che mostrano il posizionamento dei nostri sistemi militari (non specificherò). Ci appelliamo a loro per risolvere il problema in fretta, ma c’è il finesettimana. Hanno altro per la testa.
Secondo Kovalenko, i rappresentanti di Google hanno però contattato le autorità ucraine dopo la reazione del pubblico alle immagini satellitari aggiornate.
Io non vado nemmeno a cercare quelle immagini pubblicate – sicuramente per sbaglio – da Google, non invito a cercarle nemmeno voi. Però utilizzo questo epic fail (che rischia di avere delle brutte conseguenze, anche se i militari russi hanno altre fonti delle informazioni) per ricordarvi uno dei principi-base degli sviluppatori: non pubblicare degli aggiornamenti importanti di venerdì (o di sera) se non sei disposto a lavorarci sopra per tutto il finesettimana (o per tutta la notte). È un principio che ho imparato ancora a scuola e mi sorprendo per il fatto che alla Google qualcuno è stato così sicuro di sé…
P.S.: so benissimo che non siete tutti degli sviluppatori, ma suppongo che il principio valga anche per molte altre professioni. Che ne so… uno il venerdì sera pubblica i dati finanziari sbagliati online, spegne il telefono e se ne va da qualche parte per il finesettimana / ponte…
L’articolo – non particolarmente lungo – che segnalo questo sabato è dedicato a un fenomeno non nuovo (per l’intera storia dell’esercito russo), ma riemerso con una nuova intensità negli ultimi mesi: i militari russi partecipanti alla Guerra in Ucraina si lamentano sempre più spesso dei comandanti che mandano a morte certa gli uomini indesiderati o li minacciano direttamente di «azzeramento». Io, essendo un civile e un oppositore della guerra in corso, non sono in realtà molto interessato al modo in cui il pianeta viene ripulito degli assassini (mi interessa di più il risultato finale). Ma trovo comunque curioso scoprire certi particolari del funzionamento «sul campo» dell’attuale esercito russo.
Non escludo che si tratti di un interesse condiviso da qualche lettore.
Spesso è importante e interessante mostrare quelle immagini della guerra che nemmeno una persona intelligente e istruita avrebbe potuto immaginare: perché ci sono degli aspetti della vita alle quali una persona abituata ai decenni della pace non pensa proprio (ed è in un certo senso normale). Per esempio: la foto sottostante illustra come si preparano i palazzi per gli uffici ucraini al terzo inverno di guerra, quindi anche al terzo inverno dei bombardamenti della infrastruttura energetica ucraina da parte dell’esercito russo.
Per il terzo inverno consecutivo si parlerà, tra tantissime altre cose, anche del fatto che a causa della guerra l’Ucraina perderà una parte significativa del proprio patrimonio arboreo: perché, appunto, la gente – indipendentemente dal fatto che viva in città o in campagna – è molto spesso costretta scaldarsi, cucinare e produrre l’acqua calda utilizzando i «metodi di una volta». In alternativa a quelli più tecnologici ma messi fuori uso dalla guerra.
Non è il problema più grave legato alla guerra, ma è sempre uno dei tantissimi problemi creati.
Nel villaggio russo Silikatny, nella regione di Ulyanovsk, il martedì 22 ottobre è stato installato un monumento ai «Veterani delle operazioni di combattimento, partecipanti alle guerre locali e ai conflitti armati» (senza specificare quali conflitti, combattimenti e guerre si intendano) con l’immagine di un soldato in uniforme militare. Alla cerimonia di apertura hanno partecipato Dmitry Grachev (un membro dell’assemblea legislativa regionale), Anna Anisimova (la sindaca del villaggio) e i parenti dei militari uccisi nella guerra in Ucraina. L’idea di installare il monumento è stata dell’organizzazione di Ulyanovsk «Svoi lyudi» («Le nostre persone»), composta da partecipanti alla guerra con l’Ucraina che hanno avuto disabilità in seguito alle ferite ricevute durante l’invasione.
Ma c’è stato un piccolo problema tecnico:
Sì, è raffigurato un militare in uniforme americana! Non se ne sono accorti subito e hanno smontato una parte del monumento solo una settimana più tardi, il 29 ottobre. Ora sembra proprio una tomba:
O lo sembrava anche prima?
Luke Pollard, il vice-ministro della Difesa del Regno Unito, ha dichiarato che 200 piloti ucraini che piloteranno gli F-16 hanno completato l’addestramento iniziale. La fase successiva sarà l’addestramento avanzato dei piloti di jet e la riqualificazione dei piloti sugli F-16 con la partecipazione dei Paesi partner.
È una notizia positiva? Sicuramente sì.
E ora proviamo a fare un piccolo (e banale) esercizio logico. Per ora l’esercito ucraino ha pochi F-16 (si sa che sono pochi, ma non si sa di preciso quanti). Istruire un pilota dell’F-16 costa sicuramente non poco, di conseguenza l’addestramento non è stato fatto senza motivo o per divertimento di entrambe le parti. Per pochi F-16 sono necessari 200 piloti? Anche se ipotizziamo che per lavorare sulla stessa macchina si daranno il cambio più persone, 200 persone sarebbero tante. Per 200 piloti sono necessari 200 aerei F-16? Molto probabilmente no, ma sicuramente ne servono molti più di «pochi». Le abilità di pilotaggio di un F-16 possono essere perse se non praticate? Sicuramente sì, come tutte le altre abilità.
Da tutto questo possiamo dedurre che sono arrivo (e a breve) tanti altri F-16 per l’Ucraina. Non si sa quali tecnologie avranno a bordo, ma sicuramente sono in arrivo.
Un’altra domanda da fare è: i soli F-16 sono sufficienti per cambiare radicalmente l’andamento della guerra? Purtroppo, la risposta è no.