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Il motivo della guerra aggiornato

Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…


Ora, come molto probabilmente sapete, la partecipazione dei militari nordcoreani alla guerra in Ucraina è ufficialmente riconosciuta anche dalla Russia e dalla Corea del Nord.
Di conseguenza, su internet hanno iniziato a comparire i primi video sull’addestramento dei soldati nordcoreani da parte degli istruttori russi. Anche se non riuscirete a capire le parole – pronunciate o scritte – provate a immaginare quanto sono «forti» i militari ai quali vengono insegnate le cose mostrate.

Anche se in una certa misura lo si poteva immaginare anche dal modo in cui vengono impegnati in Ucraina…


Almeno un accordo c’è

Ieri tutti scrivevano dei risultati negativamente impressionanti dei primi cento giorni del secondo mandato presidenziale di Trump, ma lui ha finalmente deciso di fornire beni e dati militari alla Ucraina (non solo nuovi lotti, ma anche quelli già stanziati dal Congresso ai tempi di Biden). Si tratta delle forniture in cambio di denaro, non come aiuti, ma questo è già qualcosa, qualcosa di molto positivo.
Prima di tutto, a me (come, spero, a tutti coloro che tifano per l’Ucraina) non dispiace assolutamente a dire grazie a Trump anche mille volte. L’importante è il risultato.
In secondo luogo, dobbiamo congratularci con l’Ucraina per un ottimo accordo concluso con il «maestro degli accordi» Trump. Perché l’accordo sullo sviluppo di 57 tipi di minerali è un accordo sullo sviluppo di ciò che si trova nel sottosuolo ucraino in quantità sconosciute (non sono state condotte ricerche serie per alcune decenni), in territori non sempre fisicamente accessibili (per motivi ben noti) e in luoghi che spesso sono gravemente danneggiati (in tutti i sensi possibili) a causa di tre anni di guerra. Quindi anche la parte ucraina è stata bravissima.
Ora possiamo solo sperare che tutto vada bene e che l’imprevedibile Trump non faccia nuovi scherzi…


Una nuova proposta di tregua

Ho scoperto che il Cremlino sta per dichiarare, «per motivi umanitari», un cessate il fuoco in onore dell’80° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale: dalla mezzanotte dell’8 maggio alla mezzanotte dell’11 maggio. E, con tanto umorismo, invita l’Ucraina a «seguire l’esempio» e a cessare anch’essa le ostilità.
Ridere delle persone ipocrite non è una impresa nobile: la suddetta «tregua» sarà ovviamente «rispettata» quanto la recente tregua di Pasqua. Lo capiscono benissimo soprattutto in Ucraina.
È molto più interessante ricordare le voci sui sogni di Putin di concludere la guerra militare speciale entro l’anniversario della Vittoria del 9 maggio 2022, quando non si trattava di una ricorrenza «tonda», ma solo di un anniversario semplice… Oppure osservare la ennesima ondata delle scritte «Possiamo ripetere» (riferita alla vittoria nella Seconda guerra mondiale) sulle auto che girano per le città russe: stanno ripetendo da più di tre anni, ma, in primo luogo, stanno ripetendo le azioni dell’allora nemico (che è noto da tempo) e, in secondo luogo, già da un periodo di tempo superiore ai tre anni (ci hanno impiegato 262 giorni solo per liberare una parte della regione di Kursk dall’esercito ucraino, e anche dopo la liberazione ufficiale ammettono di non averla liberata del tutto). E qualcuno andrà sicuramente in giro con quegli adesivi sulle macchine e senza pensare al contesto!
Se per tutto questo tempo gli ucraini non fossero stati uccisi in guerra e come risultato della guerra, proprio i malati mentali di cui poco sopra sarebbero ancora degni di essere derisi.


La lettura del sabato

L’articolo proposto per questo sabato è, in realtà, un tentativo di indovinare il significato delle idee di Donald Trump con le carte…
Con le mappe geografiche però. Con le carte geografiche della Ucraina e della guerra che è in corso sul suo territorio. Viene mostrato quali territori proporrebbe Trump – se sapesse di cosa sta parlando, ovviamente – di regalare alla Russia sotto forma di uno «scambio».
Ma non mi metto a riassumere il testo e/o raccontare le mappe. Siete capaci di seguire il link e fare tutto il necessario per la comprensione dei contenuti.


Trump non è contento

Trump ha condannato il massiccio attacco dell’esercito russo di ieri alla Ucraina, compresa la città di Kiev:

I am not happy with the Russian strikes on KYIV. Not necessary, and very bad timing. Vladimir, STOP! 5000 soldiers a week are dying. Lets get the Peace Deal DONE!

Mi chiedo se Zelensky e Biden siano ancora secondo lui colpevoli dell’inizio della guerra. E se sia Zelensky a non volere che finisca?
In realtà, è interessante ma non importante. Ciò che è importante è: molto probabilmente è impossibile offendere seriamente Trump: quando egli finalmente capirà tutto di Putin (prima o poi dovrà farlo, nonostante le capacità limitate), semplicemente passerà a qualche questione più semplice e veloce da «risolvere». Gli è già successo molte volte fare in questo modo. Ma non sarà in grado di offendersi nello stile di Putin, tipo: «Non mi rispetti, quindi ora ti rovino tutta la tua misera esistenza». Il suo livello di cultura è notoriamente basso, ma è comunque basso secondo i criteri americani. Purtroppo, in questo particolare momento storico è da considerare una cosa negativa.


La cartella sbagliata

Il 17 aprile, in occasione di un incontro a Parigi con i rappresentanti ucraini ed europei, la delegazione statunitense guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio aveva presentato il proprio piano per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Il piano sarebbe stato «valido» fino al 23 aprile, i suoi punti principali sarebbero i seguenti:
– gli Stati Uniti riconoscono la Crimea come russa;
– tutti i territori occupati dall’esercito russo a partire dal febbraio 2022, ad eccezione di una piccola parte della regione di Kharkiv, rimangono sotto il controllo russo, ma senza il riconoscimento internazionale dell’annessione; ciò include la maggior parte della regione di Luhansk e parti delle regioni di Donetsk, Zaporizhzhya e Kherson;
– la promessa che l’Ucraina non diventerà membro della NATO; la sua adesione all’Unione Europea rimane una questione aperta;
– la revoca di tutte le sanzioni imposte alla Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina orientale nel 2014;
– l’intensificazione delle relazioni economiche tra gli Stati Uniti e la Russia;
– un gruppo di Paesi europei garantisce la sicurezza dell’Ucraina; le garanzie statunitensi non sono menzionate;
– assistenza alla ricostruzione postbellica dell’Ucraina (non viene specificato con quali fondi);
– la centrale nucleare di Zaporizhzhya rimarrà all’Ucraina, ma sotto la gestione degli Stati Uniti, e fornirà elettricità sia all’Ucraina che alla Russia;
– l’Ucraina firmerà un accordo sui «minerali» con gli Stati Uniti.
In sintesi: in base questo piano – a quanto pare, resterà solo sulla carta – l’Ucraina dovrebbe arrendersi, Putin dovrebbe ottenere tutto quello che vuole in questo momento storico, gli USA non hanno alcun impegno ma prendono tutto quello possono dalla Ucraina, mentre la sfigata Europa deve garantire tutto a tutti.
A questo punto io ho solo due domande.
La domanda retorica: l’Ucraina avrebbe accettato un piano del genere? (Non chiedo se esiste almeno una persona convinta della risposta positiva).
La domanda letteraria: in quale città è stato scritto questo piano? Secondo me è stato scritto a Mosca e poi portato a uno degli incontri tra la delegazione americana e la delegazione russa: al termine dell’incontro i rappresentati delle due parti hanno preso dal tavolo le cartelle sbagliate e ora spacciano il loro contenuto per il proprio avendo paura di ammettere lo sbaglio… Si potrebbe scriverne un bel racconto di fantascienza politica!


Le giuste violazioni

Il Ministero della «Difesa» russo ha dichiarato che le munizioni sono esplose ieri sul territorio di un’unità militare nella regione di Vladimir (in questo caso è il nome di una città ahaha) a causa di un incendio: si sarebbe verificata una violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi.
Ebbene, in questi casi è importante ricordare che le violazioni non sono sempre involontarie. Non sono sempre delle semplici sviste o, per esempio, delle manifestazioni di incompetenza. Anzi, potrebbe essere qualcosa di opposto. Per esempio: l’utilizzo dei droni nella estrema prossimità di una unità militare altrui è una perfetta «violazione dei requisiti di sicurezza nel corso del lavoro con materiali esplosivi». Oppure: l’avere gettato un mozzicone in un posto non consentito. O qualcos’altro del genere. Ma in quanti potranno dire che si tratta di una violazione negativa? Solo i rappresentanti del Ministero della «Difesa» russo.


La tregua di Pasqua

Come vi ricordate, sabato Putin aveva annunciato la cosiddetta «tregua di Pasqua» sul fronte ucraino: dalle 18:00 del 19 aprile alle 00:00 del 21 aprile. Dire che poteva benissimo evitare tutta la guerra è una scontata, banale. La ripetizione delle banalità ci interessa poco, vediamo invece i dettagli più importanti della realtà.
Ieri Vladimir Zelensky ha dichiarato che le truppe russe hanno bombardato le forze ucraine 387 volte tra le 18:00 del 19 aprile e la mezzanotte del 20 aprile. Ha aggiunto che dall’inizio della suddetta «tregua di Pasqua», l’esercito russo ha effettuato 19 assalti e utilizzato 290 droni.
Allo stesso tempo, secondo il Ministero della «Difesa» russo nella notte del 20 aprile l’esercito ucraino avrebbe bombardato l’esercito russo 444 volte e ha effettuato 900 attacchi con i droni.
Non posso dire quanto siano reali i numeri riportati, ma l’importante è capire due principi. In primo luogo, un certo numero di attacchi c’è sicuramente stato: lo sappiamo dalle notizie certe. In secondo luogo, gli attacchi non potevano non avvenire: nemmeno se Putin fosse stato realmente interessato alla «tregua di Pasqua». Infatti, su una linea del fronte lunga quasi due mila chilometri è un po’ difficile controllare le azioni di ogni singolo idiota che ha la mente alterata dalla guerra; qualunque cosa faccia l’idiota, dall’altra parte ovviamente arriva la risposta.
Putin non poteva non immaginarlo, quindi la sua idea della «tregua di Pasqua» è ancora più stupida di quanto poteva sembrare in un primo momento. E, allo stesso tempo, non è interessante (e non ha molto senso) cercare di indovinare se quella tregua sia stata violata appositamente o meno. Non poteva non essere violata.


Una bella coppia

L’inviato speciale del Presidente degli USA Steve Witkoff ha commentato un nuovo incontro per il cessate il fuoco con la Russia su Fox News:

«Questo è il terzo incontro con lui. L’ultimo incontro è durato circa cinque ore. Due dei suoi principali consiglieri, [Yury] Ushakov e Kirill Dmitriev, erano nella stanza in quel momento. L’incontro è stato molto interessante e alla fine siamo giunti a un consenso», ha dichiarato Witkoff. «La richiesta di Putin è di avere una pace permanente. Quindi, oltre al cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta a questa domanda».

E, naturalmente, altre due richieste di Putin sono state quelle sulle «garanzie di sicurezza», cioè sull’azzeramento di fatto dell’esercito ucraino, e che alla Federazione Russa fossero regalati alcuni territori ucraini.
Complessivamente, la situazione sembra essere addirittura peggiore di quella di cui Trump si lamenta in pubblico: Putin non sta solo allungando intenzionalmente le trattative per avere la possibilità di continuare la guerra. Continua a ripetere gli stessi suoi impossibili desideri a persone che sono disposte a) a continuare ad ascoltarli senza obiezioni e b) a discutere concessioni più realistiche e reciprocamente vantaggiose di cui non si intende informare l’opinione pubblica ingenua. E la pace non interessa a nessuna delle parti negoziali.
Questa situazione potrebbe andare avanti per molto tempo. Quindi non prestate molta attenzione alle future dichiarazioni di Witkoff sulle possibilità della pace.