Perché scrivere della guerra in Israele se tutti capiscono già tutto? Certo, alcuni fanno finta di non capire, ma non ho voglia di rivolgermi a loro. Mi limito dunque a supporre (avrei scritto «sperare», ma sarebbe forse in qualche modo irrispettoso nei confronti degli uccisi e catturati) che questa prova — anche se, pare, una delle più difficili della storia — venga superata da Israele secondo un piano storicamente tradizionale. Andrà tutto più o meno così:
Fase 1: Hamas e i suoi complici di vari Stati attaccano Israele da più parti e per un breve periodo ottengono pure qualche successo militare. I Paesi islamici civilmente meno sviluppati si mettono a festeggiare pubblicamente e rumorosamente e predicono l’imminente fine dei «sionisti»; i Paesi occidentali esprimono sostegno all’Israele e progettano di aiutarlo a breve.
Fase 2. L’esercito israeliano raduna le forze, inizia a valutare la situazione e a sviluppare i primi piani; Hamas e i suoi complici, di conseguenza, iniziano a prendere i primi calci nelle parti sensibili. I Paesi islamici ricominciano ad aumentare le accuse contro l’Israele per le sue «atrocità». I Paesi occidentali iniziano a chiedere a Israele di moderarsi.
Fase 3. Dopo qualche altro giorno, i terroristi si rendono conto di essere completamente fottuti e iniziano a lamentarsi molto rumorosamente. I Paesi islamici e quelli occidentali più avanzati si riuniscono nel condannare l’Israele e nel chiedere la fine dello «sterminio immotivato del popolo palestinese esclusivamente pacifico». Gli utili idioti da tutto il mondo iniziano a postare foto e video «di palestinesi che soffrono per mano di Israele».
Fase 4: L’Israele è a un passo dalla vittoria, ma la Casa Bianca consiglia in un modo motivato e insistente di fermarsi a quanto è già stato ottenuto. I terroristi sono salvi e possono iniziare a rifornirsi di nuovi razzi, a scavare nuovi tunnel, a costruire monopattini da combattimento e qualsiasi altra cosa che venga a loro in mente questa volta.
Fase 1. Vedere l’inizio del piano.
Per fortuna la maggioranza delle persone ha poche occasioni nella vita (almeno, spero che tutti ne abbiano meno bisogno possibile) per poter apprezzare l’importanza di gesti di sostegno apparentemente piccoli, ma in realtà fatti al momento giusto e con uno certo stile da una persona che a sua volta si trova in una situazione abbastanza particolare. Tra le occasioni capitate a me, posso ricordare pubblicamente le parole di un collega palestinese: nei primissimi giorni della guerra in Ucraina mi ha fatto capire, con la tipica diplomazia orientale, quanto bene capisce lo stato mentale del cittadino di uno Stato che ha iniziato una guerra di m…
Tra le occasioni visibili a tutti, ora posso ricordare le bandiere israeliane esposte a Kiev:
Tutti sono liberi a inventare cosa volevo dire con questo post.
Il Servizio Stampa delle Forze di Difesa Israeliane chiede di non diffondere le immagini di coloro che sono stati uccisi e catturati da Hamas perché si tratta di familiari di qualcuno. È una logica comprensibile, come tante altre logiche secondo le quali non andrebbero mostrate le vittime delle guerre e del terrorismo. Ma, allo stesso tempo, ogni volta mi chiedo: come si fa a trasmettere l’idea che le guerre e il terrorismo sono brutte cose se non facciamo vedere i loro effetti?
Chissà quanti altri personaggi e gruppi in giro per il mondo hanno deciso che ora, mentre l’Occidente è concentrato sulla guerra in Ucraina, si possa tentare di fare qualcosa di «straordinario».
Si sta avvicinando un importante anniversario musicale: il martedì 10 ottobre ci sarà il 210-mo compleanno di Giuseppe Verdi. Ovviamente, non potevo ignorare tale evento nella mia rubrica musicale…
Nella ricerca di qualcosa di adatto all’occasione, ho prima di tutto pensato al duetto (sostenuto dal coro) «Libiamo ne’ lieti calici» dall’opera «La traviata»: secondo me va benissimo per la festa di riconoscimento dei meriti del compositore.
E poi ho pensato che sarebbe bello aggiungere qualche aria famosa scelta a caso, per il semplice motivo della sua esistenza. Per esempio, potrebbe essere «D’amor sull’ali rosee» dall’opera «Il Trovatore»:
C’è chi dice che non si fanno gli auguri (e non si festeggia) in anticipo perché questo porterebbe la sfortuna. Ma a Verdi, ormai, quale sfortuna posso portare? Ho pure contribuito – seppure per ora non ce ne sia alcun bisogno – alla conservazione della sua memoria… Dunque spero di avere anticipato bene i festeggiamenti.
L’articolo che consiglio ai miei lettori questo sabato è il riassunto – aggiornato al 5 ottobre – della statistica sui procedimenti penali contro le persone coinvolte nel sabotaggio ferroviario in Russia. I cittadini accusati sono (di solito) quelle persone che tentano di ostacolare il trasporto del materiale militare russo verso il confine con l’Ucraina danneggiando, appunto, l’infrastruttura ferroviaria. Sfortunatamente, non tutti riescono nella loro impresa. Sfortunatamente, spesso vengono identificati e fermati. Fortunatamente, esistono e continuano ad agire.
Per iniziare a comprendere l’entità del fenomeno, leggete l’articolo.
Sul social X di Elon Musk stanno accadendo delle cose molto divertenti. Per esempio: il 29 giugno 2023 l’utente Pekka Kallioniemi ha pubblicato il post che riporto di seguito. La foto del post mostra Musk con Naila Asker-zadeh, una presentatrice e propagandista televisiva russa.
All’epoca della pubblicazione il post non aveva provocato una reazione particolare tra il pubblico. Dopo che Musk ha pubblicato un pessimo meme con Zelensky, Pekka ha ripostato il proprio tweet e quest’ultimo è diventato virale: ora ha oltre 25 milioni di visualizzazioni.
A quel punto Pekka e i suoi follower hanno iniziato a osservare con stupore delle strane avventure dei like a questo post: da un lato aumentavano rapidamente, ma dall’altro si perdevano costantemente da qualche parte in decine di migliaia, come se andassero a farsi un giro da qualche parte.
Qui potete seguire in tempo reale le avventure dei like del suddetto post e come vengono gradualmente cancellati.
È noto da tempo che se Musk mette un like o un commento sotto un post su X, quel tweet riceve un’enorme priorità nell’algoritmo: viene mostrato a decine di milioni di persone.
Ovviamente Musk non poteva apprezzare il tweet di Pekka, ma noi dobbiamo essere fiduciosi: questo non ha alcuna correlazione con il fatto che il tweet di Pekka periodicamente perde decine di migliaia di like. Evidentemente, l’algoritmo di X è leggermente guasto. Sappiamo benissimo che Musk è un grandissimo difensore della libertà di parola di Musk.
All’inizio di settembre avevo creato un sondaggio sulla posizione del vostro banco scolastico (molto probabilmente ex). Ora, invece, sarebbe altrettanto interessante fare un sondaggio analogo tra gli studenti universitari, non importa se ex o attuali.

Io, personalmente, mi ricordo di avere scelto la mia fila preferita verso la metà del secondo anno.
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.
Nel corso della conferenza stampa dedicata all’annuncio dei vincitori del premio Nobel per la chimica, al Segretario generale dell’Accademia delle Scienze reale svedese Hans Ellegren è stato chiesto: cosa ha guidato l’Accademia delle Scienze nell’assegnare il premio a uno scienziato russo: in particolare, vista la guerra in corso in Ucraina.
Hans Ellegren, considerate la sua professione e la situazione in cui è stata posta la domanda, non poteva certo chiedere alla giornalista cosa la abbia guidato nel fare le domande cretine. Io, invece, ho la grande fortuna di poterlo chiedere. Ho pure la fortuna di poter rispondere alle proprie domande.
Posso dunque ricordare che le scoperte scientifiche – come pure tutti i risultati intermedi delle ricerche e i rami abbandonati delle singole ricerche – contribuiscono allo sviluppo del pianeta intero. Non importa da chi siano stati fatti: indipendentemente dalla cittadinanza, luogo di nascita e/o di residenza, il colore dei capelli, il numero delle scarpe, le preferenze politiche etc. etc., i risultati scientifici «funzionano» sempre allo stesso modo.
In particolare, Alexei Ekimov – il fisico russo premiato ieri con il Nobel per la chimica – dal 1999 vive e lavora negli USA, non ha condotto le proprie ricerche appositamente per lo Stato russo, non si è espresso a favore della guerra in Ucraina. Di conseguenza, non si capisce perché il suo contributo al bene globale debba essere ignorato solo a causa del suo luogo di nascita. Vale anche per altre migliaia di scienziati russi che negli ultimi mesi stanno avendo dei problemi burocratici per colpa delle persone che il quoziente di intelligenza negativo come il giornalista di cui sopra.
La Russia potrebbe prepararsi a testare il missile da crociera intercontinentale a propulsione nucleare chiamato «Burevestnik». E, in ogni caso, chissà quante volte lo ha già testato: pare più di una, ma ora non importa. Ora è importante capire almeno due principi di base.
Prima di tutto bisogna capire che finché qualcuno (spoiler: si chiama Putin) non dice «ce l’abbiamo», il missile non funziona proprio. E quando dirà «ce l’abbiamo», non significherà che il missile funziona come si deve. Potrebbe significare che «vola» a una distanza più o meno lunga nella direzione più o meno simile a quella prevista: purtroppo al giorno d’oggi il livello di molti rami della ingegneria russa è quello (e viene aggravato dalla corruzione che fa sparire i fondi per lo sviluppo e la costruzione degli esemplari da testare).
In secondo luogo, anche se i lavori sul missile dovessero arrivare alla loro logica conclusione, non è assolutamente detto che il missile venga utilizzato. Purtroppo, in Occidente non tutti hanno ancora capito che la tattica dei vertici attuali della Russia (di Putin prima di tutto) è quella di minacciare a parole gli europei e gli americani. Quando vedono che la controparte ha paura (della bomba atomica, del nuovo missile, di qualsiasi altra cosa), si sentono liberi di fare qualsiasi cosa: fare la guerra in Cecenia, fare la guerra con la Georgia, annettere la Crimea, fare la guerra in Donbass, abbattere un aereo civile, fare la guerra in Ucraina, etc. Ma quando – purtroppo raramente – la controparte mostra la forza, si impauriscono loro. Io continuo a sperare che in Europa e negli USA finalmente lo capiscano e inizino ad agire di conseguenza.
Ecco, iniziate a digerire i due principi di cui sopra. E poi speriamo.
Elon Musk sta facendo tutto il possibile per convincermi di essere scemo. Ieri, per esempio, ha pubblicato questo tweet (oppure ora si chiamano iksate?):
(pubblico lo screenshot perché le pubblicazioni online spesso spariscono, soprattutto da Twitter da X)
Secondo me potrebbe smettere di sprecare le forze. Mi sono convinto. O quasi…