“But we loathe real war”

Da un bel po’ di anni non gioco più a giochi per computer (in parte perché ho perso l’interesse e in parte perché ho paura di sprecare troppo tempo trovandone qualcuno che mi possa piacere). In più, mi ricordo che non mi erano mai piaciuti i cosiddetti shooting games: preferivo i giochi di strategia. Di conseguenza, capisco poco e solo in teoria in cosa consiste il famoso gioco «World of Tanks». Però ho letto con una certa soddisfazione che l’azienda Wargaming – lo sviluppatore dei giochi online «World of Tanks» e «World of Warships» – ha annunciato di lanciare un evento di beneficenza (dal 18 ottobre al 1 novembre) in cui donerà i proventi delle vendite dei set di gioco per aiutare l’Ucraina. Non è la prima volta che organizzano una cosa e del genere e, sicuramente, ne organizzeranno ancora.
Però vedo qualcosa di incredibilmente giusto nel fatto che i produttori dei giochi che per tematica principale hanno la guerra (sicuramente la Wargaming non è l’unica al mondo, inoltre esistono i giochi fisici) partecipino attivamente e pubblicamente al sostegno della Ucraina in guerra. Da una parte è un messaggio educativo a molti lettori, dall’altra parte è un messaggio a tutti quegli ignoranti che attribuiscono ai giochi e ai film la colpa dell’aumento della violenza nel mondo (si dimenticano, per esempio, che pure in Europa fino a poco più di cento anni fa la gente andava ad assistere alle esecuzioni della pena di morte).


ATACMS arrivati (a tutti in modi diversi)

Da ieri sappiamo ufficialmente che l’esercito ucraino ha i missili ATACMS, quelli chiesti agli USA già all’inizio della invasione russa.
Secondo The Wall Street Journal, qualche giorno fa gli USA hanno finalmente fornito – segretamente – all’Ucraina un primo piccolo lotto di missili con una gittata di circa 160 chilometri. La versione dei missili fornita è dotata di munizioni a grappolo.
Proprio alcuni di quei missili sono stati utilizzati contro i campi di aviazione di Lugansk (regione Donbass) e Berdiansk (regione Zaporizhzhya) controllati dalle truppe russe. Le perdite russe solo a Berdiansk sarebbero:
– 9 elicotteri;
– equipaggiamento speciale;
– lanciamissili per la difesa aerea;
– deposito di munizioni;
– piste di atterraggio danneggiate;
– decine di uccisi e feriti.
Bene, direi: almeno in una guerra possiamo sperare in progressi positivi e visibili.


Tre risoluzioni

I membri del Consiglio europeo ci hanno messo un po’ di tempo, ma alla fine sono riusciti a fare lo sforzo mentale necessario per orientarsi nella situazione. Il 15 ottobre, otto giorno dopo l’inizio della guerra, hanno diffuso una dichiarazione con la quale condannano il terrorismo di Hamas: meglio tardi che mai. Certo, non è detto che non ricomincino a finanziarlo alla prima occasione utile «per motivi umanitari», ma per ora bisogna riconoscere che hanno fatto un passo verso la parte del bene.
«In compenso», per ora mi sembra un po’ difficile che si svegli l’ONU o qualcuna delle sue singole strutture. Una risoluzione è stata proposta dai rappresentanti della Russia, ma essa non menzionava in alcun modo Hamas (una organizzazione amica della Russia) e conteneva solo discorsi sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi: il Consiglio di sicurezza non ha appoggiato la bozza della risoluzione e il rappresentante russo Nebenzya ha gridato a lungo allo «spregevole blocco delle tentate soluzioni».
Sorprendentemente, si sono svegliati prima del previsto i vari deficienti su Facebook. Sanno che l’Israele, dopo il massacro dei suoi cittadini da parte di Hamas, vuole finalmente eliminare Hamas da questo mondo e sanno che Hamas si è trincerato nella Striscia di Gaza utilizzano i civili come uno scudo umano, ma accusano di crimini l’Israele che a) chiede ai residenti della Striscia di andarsene per non essere danneggiati nell’operazione contro Hamas e b) ricorda la grande verità della impossibilità delle guerre senza vittime. Probabilmente, da cittadini buoni e responsabili, gli israeliani dovevano continuare a farsi uccidere all’infinito… Boh.
Vedo che più o meno tutto continua come al solito.


A differenza di Musk

Il venerdì 13 ottobre Pavel Durov – il creatore del Telegram – ha pubblicato un post contenente le seguenti parole:

All’inizio di questa settimana, Hamas ha usato Telegram per avvertire i civili di Ashkelon di lasciare l’area prima dei loro attacchi missilistici. Chiudere il loro canale aiuterebbe a salvare vite umane o ne metterebbe in pericolo altre?

Per chi conosce il modo di operare di Hamas e/o almeno i fatti della guerra in corso, già la prima frase potrebbe sembrare molto strana: uno degli obiettivi di Hamas è sempre stato quello di colpire più civili possibile. Inoltre, i miei conoscenti residenti in Israele confermano quella cosa che per me è scontata: non sono mai stati «avvisati da Hamas» degli attacchi, quindi corrono nei rifugi per ben altri motivi. Ma controllare non fa mai male; in più volevo anche vedere con i propri occhi quel post in cui Hamas ringrazia Putin per le «parole di sostegno alla Palestina».
Ebbene, a me il canale Telegram di Hamas non si apre, al suo si vede solo la scritta «502 Bad Gateway» che nel 99,99% dei casi indica un problema sul lato server. Probabilmente – lo voglio sperare – qualcuno è riuscito a spiegare a Pavel Durov che non si collabora con i terroristi. Potevano essere stati convincenti gli investitori o altre persone, ma a me non interessa: per me conta il risultato.


Non è la libertà di quello che pensate

Le scene simili a quella del video seguente si vedono, in questi giorni, in diverse città europee. E ci mostrano la quantità delle persone che nel migliore dei casi non conoscono il significato del termine contesto.

Per i più poveri di cervello avrei potuto precisare che nel contesto di quanto sta succedendo quelle manifestazioni sono un appoggio pubblico al terrorismo, ma non serve. Dunque mi limito a sottolineare che per qualche strano motivo è ammesso sostenere solo e proprio questa parte del terrorismo che esiste sul nostro pianeta.


La musica del sabato

Non tutti lo sanno, ma ieri c’è stato il 45-esimo anniversario di una importante scoperta scientifica: l’astrofisico Brian May, assistito dal grafico Freddie Mercury, formulò la propria tesi sul perché il nostro pianeta ruoti attorno a sé stesso:

Fat bottomed girls
You make the rockin’ world go round

Le parole, contenute nella canzone «Fat Bottomed Girls» uscita il 13 ottobre 1978, non sono tuttora state smentite da alcun altro scienziato. Decidete voi se possano essere considerate un fatto scientifico:

La canzone appena postata era stata pubblicata sul lato B del singolo «Bicycle Race» e poi inserita nell’album «Jazz» (sempre dei Queen).
Ma in qualità della seconda canzone del post musicale di oggi preferisco postare la «Don’t Stop Me Now» (dallo stesso album del 1978):

Ogni tanto mi piace ricordare il gruppo grazie al quale ho iniziato ad ascoltare il rock.
P.S.: la citazione della canzone non rispecchia le preferenze del sottoscritto ahahahaha


La lettura del sabato

L’articolo segnalato per questo settimana è una piccola raccolta di testimonianze – ricevute sul posto – sull’attacco missilistico russo al villaggio ucraino di Groza il 5 ottobre. Presumo che le persone più interessate abbiano già letto e visto abbastanza dettagli «tecnicamente» bellici, dunque ora vi mancano solo le parole dirette delle persone del posto.


La velocità della reazione

Il Comitato esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha annunciato la sospensione del Comitato olimpico russo fino a nuovo avviso. In particolare, ha dichiarato che il comitato russo ha violato la Carta olimpica quando ha incluso organizzazioni sportive delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhya che sono sotto la giurisdizione del Comitato Olimpico Nazionale dell’Ucraina.
Evito di ripetere per l’ennesima volta quanto poco mi interessano lo sport e le Olimpiadi. Ma trovo utile e interessante mettere in evidenza la velocità dei riflessi mentali dei membri del Comitato olimpico internazionale. In sostanza, potremmo sentirci [più] autorizzati a fare tutte le battute possibili sulle capacità «intellettuali» delle persone facenti parte del mondo dello sport: come ai vecchi tempi pre-" politically correct".


L’uso dei beni congelati

Le informazioni e i commenti sulla situazione in Israele sicuramente non vi mancano, dunque io continuo a scrivere della Ucraina che non va dimenticata (come spera Putin).
Il Bloomberg scrive, citando una dichiarazione del primo ministro belga Alexandre De Croo, che il Belgio intende trasferire, l’anno prossimo, all’Ucraina 1,7 miliardi di euro ricevuti in tasse dai beni russi congelati.
Riconosco di avere letto la suddetta notizia con una enorme gioia. Non perché alla Ucraina è stata promessa una somma impercettibile da uno Stato colpito da una guerra. Sono contento perché finalmente è stato inventato (anche se non sembra una invenzione tanto difficile da elaborare) un modo di sfruttare quelle risorse che non possono e non potranno essere destinate all’Ucraina senza una sentenza – o, molto più probabilmente, tante sentenze – giudiziarie. Infatti, non si tratta solo di una questione di competenza dei singoli Stati o dell’UE, ma dei processi giudiziari lontani nel tempo, lunghi, numerosi (dedicati a tanti «lotti» dei beni statali russi) e da risultati non sempre facilmente prevedibili. Mentre i soldi servono e serviranno molto prima.
Complimenti al Governo belga. Spero che realizzi il suo piano. E, ovviamente, spero che altri Stati seguano l’esempio belga.


Uno degli obiettivi

Il governatore della Cecenia Ramzan Kadyrov voleva fortemente costruire una moschea a nome di suo padre nel luogo più sacro: a Gerusalemme. Una moschea ricca e imponente, non peggio della Cupola della Roccia. Costruirla senza badare alle spese dei soldi pubblici con i quali viene quasi interamente (e riccamente) finanziata dallo Stato federale russo la sua Repubblica. Ci aveva provato più volte, ma aveva sempre fallito: Gerusalemme non è grandissima, dunque a Kadyrov è sempre stato detto di no. Il luogo più vicino a Gerusalemme dove a Kadyrov è stato permesso di costruire una moschea è il villaggio di Abu Ghosh, a 13 chilometri dalla città.

Ma pur avendo dovuto accettare tale luogo, Kadyrov non ha abbandonato l’idea di costruire una super-moschea: ha fatto ricoprire d’oro la cupola e costruire quattro minareti al posto del normale uno… Ha pure fatto in modo che la rispettiva via di Abu Gosh venisse intitolata a Kadyrov. La Russia mica si impoverisce.

Dei dieci milioni di dollari americani spesi per la costruzione della moschea, sei erano arrivati dalla Cecenia. La mosche era stata inaugurata a marzo 2014.
Il lunedì 9 ottobre uno dei missili del Hamas ha quasi centrato la suddetta moschea. Non so se sia una forma di riconoscenza da parte dei correligionari (Hamas tenta di scegliere gli obbiettivi degli attacchi per colpire più civili possibile) o un avvertimento da parte della loro figura mitologica suprema…

Si potrebbe a questo punto scrivere un piccolo trattato sul karma, ma il concetto proviene da un’altra religione.