La seconda cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale è: nemmeno la persona più ignorante nelle questioni della diplomazia avrebbe erroneamente fatto una merdata del genere davanti ai giornalisti. Di conseguenza, è logico presumere che si siano messi d’accordo in anticipo di «umiliare» Zelensky davanti alle telecamere. Ovviamente, Zelensky non poteva accettare un accordo del genere, dunque si sono messi d’accordo quelli della parte americana. Male, ora (ora?) sappiamo che per almeno quattro anni lo Stato più potente del mondo sarà guidato dalla gente così.
Ah, no: la prima cosa che mi viene in mente relativamente a questa scena nello Studio Ovale non è pubblicabile.
A questo punto si potrebbe aggiungere, in sintesi, che gli USA si sono volontariamente ritirati dalla loro posizione di dominio mondiale. Si dovrà risolvere i problemi senza di loro (quindi no, gli ultra-sinistrosi non devono festeggiare), ma questo è un grosso argomento a parte.
Un giorno stavo cercando qualche interpretazione interessante della opera lirica barocca «Dido and Aeneas» del compositore inglese Henry Purcell (1659–1695). Quasi per caso mi sono accorto, tra i vari video, di questa singola scena «Witches Scene» tratta dall’opera e interpretata in un modo molto… insolito:
A quel punto sono andato a cercare la versione completa di questa interpretazione della «Dido and Aeneas» e l’ho trovata facilmente. Si tratta della partecipazione dell’ensemble «L’Arpeggiata» di Christina Pluhar al Festival Oude Muziek Utrecht, avvenuta il 5 settembre 2015.
A tratti è un po’ pop, ma in generale va studiata.
… non è sulle pessime notizie di ieri: su quelle ci devo ancora ragionare bene e «filtrare» il discorso.
Intanto, vi segnalo più una visione che una lettura: le immagini che il fotografo ucraino Yevhen Maloletka (AP) ha scattato ai difensori della Ucraina tornati al fronte anche dopo gravi ferite, comprese le amputazioni.
Anche loro «non vogliono la pace»?
L’Ucraina e gli USA hanno concordato, pare, il testo finale di un accordo quadro sulle risorse naturali. E Zelensky sta addirittura per andare a Washington per firmare qualcosa.
Del testo stesso dell’accordo, però, io non ho capito nulla. Tutto mi sembra non sufficientemente definito o sostituito da riferimenti a qualcosa che ancora non esiste o che non si vede ai comuni mortali. Forse ho questa impressione perché, a causa della mia deformazione professionale, leggo a modo mio tutto ciò che viene presentato come un accordo o un contratto. Chi deve cosa a chi? Chi ottiene cosa in cambio? Chi presenta quali garanzie? Se qualcuno non esegue qualcosa, cosa succede? Come se ne esce da questo accordo? (per i meno esperti: l’ultima domanda è la più importante a cui prestare attenzione in qualsiasi contratto / accordo).
E una domanda a parte, ma sempre molto importante: che relazione ha tutto questo con la fine della guerra in Ucraina? In qualche modo è emerso che Trump è riuscito a sostituire l’argomento della fine della guerra con quello dei minerali e, in questo modo, a fare un altro regalo a Putin. Cioè, tutti hanno già iniziato a dimenticare la questione della fine della guerra in 24 ore (stanno discutendo la questione puramente economica dei metalli delle terre rare) e hanno smesso di rompere a Trump con la relativa domanda, mentre Trump stesso sembra ottenere qualcosa dall’Ucraina, e Putin può continuare la sua guerra.
Indipendentemente da ciò che dice Zelensky – secondo cui l’attuale versione dell’accordo sembra migliore di quelle precedenti – l’Ucraina finisce comunque per essere la parte abbandonata. O, almeno, questa è l’impressione che ho…
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia tentata visita a Dubino del 24 dicembre 2024.
La suddetta visita è stata la continuazione del tentativo di capire se la zona di partenza dei sentieri verso la bella Val Codera nasconde qualcosa di altrettanto bello e interessante. La risposta sintetica alla domanda di ricerca è sempre la stessa: no.
Dato che Vladimir Zelensky, per qualche «strano» motivo, non vuole firmare un accordo di cessione totale sui metalli delle terre rare con gli USA, Putin ha prodotto una proposta geniale: la Russia è pronta a collaborare sui metalli delle terre rare con partner stranieri. Questo è ciò che ha detto al giornalista televisivo russo [di quelli particolarmente graditi, ovviamente] Pavel Zarubin:
Siamo pronti ad attrarre partner stranieri nei cosiddetti nuovi territori, i nostri territori storici, che sono tornati alla Federazione Russa. Anche lì ci sono alcune riserve [di risorse di terre rare]. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner, compresi quelli americani.
Tradotto nel linguaggio umano da quello putiniano: la Federazione Russa è pronta a collaborare per estrarre metalli di terre rare nei territori che ha bombardato per tre anni, densamente saturato di campi minati e di bombe e missili inesplosi, allagato, riempito di cadaveri umani e animali, etc.. È inutile ipotizzare se i Putin sappia tutto questo: sono certo che non lo sappia (i consiglieri non lo scrivono nei loro rapporti e i registi non lo raccontano nei film «eroici» di guerra). Ed è inutile chiedersi se Trump lo ringrazierà per essersi offerto di fare il lavoro sporco «sul campo».
Semplicemente, la «collaborazione» sulla pratica si rivelerà o una grande occasione di appropriarsi una notevole quantità dei fondi statali stanziati, o una scusa per portare via tutto quello che non è ancora stato portato via dai «nuovi territori» nel corso dei tre anni di guerra. O, molto probabilmente, entrambe le cose insieme.
Al Cremlino di Mosca la domenica 23 febbraio (la Festa del difensore della patria) Putin ha consegnato le onorificenze statali ai dipendenti del Ministero della Difesa e della Rosgvardia e, come ho scoperto ieri, durante la cerimonia ha detto: «È così che è stato il destino, è così che Dio ha voluto, se posso dirlo: a voi e a me è stata affidata una missione così difficile ma onorevole, la missione di proteggere la Russia».
Stava parlando della professione militare in generale o della guerra militare speciale? Beh, dato che ha citato sé stesso e le persone che hanno scelto la loro professione in modo indipendente dalle forze esterne, e lo ha fatto in un momento storico ben determinato, è chiaro che stava parlando proprio della guerra. La quale, secondo la nuova versione di Putin, è «voluta da Dio»: non ha ancora scaricato la responsabilità su un personaggio supremo, ma lo ha già chiamato come testimone. Perché? Non perché il personaggio folcloristico che ha in mente avrebbe delle qualità necessarie per volere una guerra, ma perché i sacerdoti dei quali si fida tanto (e con i quali, come raccontano, si consulta prima di ogni decisione importante) gli hanno detto che è possibile farlo.
Anche se ho un dubbio: avrà già fatto dichiarazioni del genere in passato? Non saprei perché cerco di ascoltarlo meno possibile.
Ma, in ogni caso, mi chiedo: cos’altro vuole quel personaggio immaginario? Di questi tempi mi preoccuperei…
Ebbene (in realtà, male), oggi è il terzo anniversario dell’inizio della grande guerra in Ucraina. Esattamente tre anni fa, il 24 febbraio 2022 alle ore 5:00 circa di Kiev, è iniziata l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Prima di allora, la Russia aveva annesso la Crimea nel 2014, violando non solo gli accordi internazionali, ma anche il Memorandum di Budapest firmato dalla Russia, in base al quale l’Ucraina aveva trasferito alla Russia tutte le proprie armi nucleari presenti sul suo territorio in cambio di garanzie sulla sua integrità territoriale. Tale integrità era garantita da Russia, Regno Unito e Stati Uniti (sì: formalmente è garantita ancora ora, al terzo anniversario, ma noi vediamo in cosa «si esprime» sulla pratica quella garanzia). Noi sappiamo che quando la Russia ha annesso la Crimea, il Regno Unito e gli Stati Uniti non avevano fatto nulla per impedirlo (contrariamente al memorandum firmato), ma avevano preferito convincere l’allora leadership della Ucraina a non dare l’inizio a un conflitto militare.
Coe passo successivo, Putin aveva organizzato una guerra nelle regioni di Donetsk e Lugansk: una guerra condotta dai vari criminali russi e ucraini, emarginati e militari che secondo le dichiarazioni del Cremlino non avevano alcun legame con lo Stato russo, ma che erano stati, in realtà, riforniti di soldi e armi dalla Russia. E l’Occidente aveva di nuovo fatto finta di non vedere, anche se tutti sapevano esattamente cosa stava accadendo e per il volere di chi.
Putin poteva non attaccare l’Ucraina dopo tutto questo? Non era sicuro che l’Occidente avrebbe di nuovo ignorato tutto, proprio come aveva già fatto con la guerra russa con la Georgia, l’annessione della Crimea e la guerra a Donetsk-Lugansk? Ovviamente, non poteva non sentirsi libero di attaccare! E, in effetti, ha attaccato il 24 febbraio 2022.
Sappiamo bene su cosa contava. Era sicuro che le sue truppe non avrebbero incontrato resistenza, che avrebbero preso Kiev in pochi giorni, che avrebbero messo lì un misero fantoccio filorusso (tipo Medvedchuk o Yanukovych). Ma su questo aspetto aveva sbagliato i calcoli. L’Ucraina ha opposto una forte resistenza, il presidente Zelensky — al quale gli americani avevano offerto una evacuazione urgente — si è rifiutato di lasciare Kiev e ha assunto il comando della difesa del Paese, per cui i piani originari di Putin sono falliti. Tuttavia, le forze di Putin avevano conquistato circa il 20% della Ucraina (compresa la zona di Donetsk-Lugansk, inizialmente di fatto occupata), dopodiché il fronte si arrestò perché nessuna delle due parti riusciva a ottenere progressi rilevanti e tutto si era ridotto a una reciproca distruzione dei militari impegnati sul fronte.
Putin non ha intenzione di fermarsi, anche se le vittime da entrambe le parti sono centinaia di migliaia, milioni di ucraini hanno perso tutto quello che avevano e sono stati costretti a fuggire dal Paese, Putin continua a distruggere le infrastrutture ucraine, anche se non può non rendersi conto che nemmeno in questo modo non otterrà nulla.
Il cosiddetto «Occidente collettivo» — l’UE, il Regno Unito e gli USA — ha attraversato le fasi in cui credeva che Putin sarebbe riuscito a conquistare l’Ucraina orientale, poi, quando ha visto che l’Ucraina stava disperatamente resistendo, ha iniziato a sostenere la vittima dell’aggressione russa, ma a un certo punto, verso la fine del primo anno di guerra, in un momento in cui l’Occidente avrebbe potuto fornire alla Ucraina tutto il necessario per una offensiva, questo sostegno è stato di fatto ridotto e alla fine è passato ai livelli di «qualcosa ogni tanto». In seguito, gli aiuti europei hanno iniziato a essere gravemente ostacolati dal solo Orban, mentre negli USA il sostegno alla Ucraina è diventato ostaggio di una continua contesa tra democratici e repubblicani (il che ha fatto sì che tale sostegno rimanesse a lungo in sospeso). E alla fine del terzo anno di guerra è spuntato il vecchio-nuovo presidente americano Trump che ha deciso di regalare velocemente l’Ucraina a Putin: solo per fare un po’ di show e apparire — a casa — un figo che risolve velocemente i problemi.
Oggi abbiamo qualche motivo di essere ottimisti? Purtroppo no. Possiamo agli ucraini di essere fermi e coraggiosi? Sì, ma questo non ha molto senso: loro hanno già dimostrato, nel corso di questi tre anni, quanto sono coraggiosi e fermi. Possiamo augurare la morte a quella unica creatura che è la causa di questa guerra completamente insensata? Nemmeno questo ha molto senso: centinaia di milioni di persone lo hanno già augurato in questi tre anni, ma il risultato «non arriva».
Rimane solo la speranza. Ma non so quanto sia realistica.
Nel corso della intervista registrata il 19 febbraio, la corrispondente della BBC sinceramente non capisce perché questo coglione abbia improvvisamente deciso di fingersi un idiota, come se qualcuno non sapesse chi ha iniziato la guerra in Ucraina. Mentre il tipo, dal suo punto di vista logicamente, dice che con gli americani il trucco ha finalmente funzionato: ora pure loro dicono che è stato Zelensky a iniziare la guerra e che la Russia non è l’aggressore (a meno qualche giornalista non insista particolarmente con una domanda diretta a Trump). Quindi può tranquillamente fare delle risate cretine:
P.S.: lo so, pare che attualmente ai «diplomatici» russi sia vietato sapere l’inglese – la pronuncia compresa –, ma questo è un argomento a parte.
Il gruppo musicale Yes è – per me – un gruppo-non-gruppo: ha cambiato talmente tante volte la formazione (di quella iniziale da anni non rimane nemmeno una persona) e alcuni aspetti stilistici, che non ha senso parlare del loro stile musicale o altre particolarità artistiche. Infatti, l’evoluzione della loro musica (o, eventualmente, la mancata evoluzione, come succede con tanti altri gruppi anche/altrettanto famosi) non è un progresso artistico di un gruppo di persone concrete – un fenomeno che sarebbe stato interessante seguire – ma una condizione imposta dagli avvenimenti esterni.
Direi quindi che Yes è una vecchia «orchestra rock» (esiste dal 1968 e, effettivamente, spesso utilizza anche gli strumenti della musica classica), che a volte produce qualcosa di abbastanza interessante. Di conseguenza, potrei anche postare qualche loro brano…
Inizio con un loro «vecchio classico», la canzone «Owner of a Lonely Heart» (dal loro album «90125» del 1983):
E poi aggiungo qualcosa di relativamente recente… Per esempio, la «Owner Of A Lonely Heart» (Live At The Apollo) del 2016:
Non so se tornerò agli Yes in futuro, ma, in ogni caso, per ora va bene così.