Considerando quanti miliardi di dollari sono stati spesi solo negli ultimi vent’anni dallo Stato russo per l’esercito e quanti dei mezzi – nel senso largo del termine – acquistati con quei soldi sono già stati utilizzati nella guerra in Ucraina, non possiamo non sorprenderci della povertà dell’esercito russo. Infatti, anche da uno studio superficiale delle foto in arrivo dalle zone della guerra possiamo scoprire delle cose assurde. Per esempio, possiamo vedere delle reti riempite di pietre e appese ai lati dei carri armati nella speranza di salvare in tal modo il mezzo dai Javelin:
Oppure delle griglie artigianali con dei sacchi di sabbia messi sopra: Continuare la lettura di questo post »
Negli ultimi quattro giorni in Norvegia sei russi sono stati arrestati per aver «fotografato oggetti proibiti». Immaginando abbastanza bene il generale grado della libertà di fotografia in Europa, posso contare tutte le categorie di oggetti proibiti da fotografare su un dito della mano sinistra: i luoghi militari. Tra parentesi: (tutto il resto può essere fotografato, ma in alcuni casi non è possibile pubblicare il risultato senza un motivo particolare: per esempio, quando si tratta di qualcosa che riguarda la privacy di altre persone). Inoltre, non si potrebbe, per esempio, entrare in un archivio statale e fotografare dei documenti segreti, ma qualora il fotografo venisse «beccato», il motivo principale del suo arresto non sarebbe il semplice fatto dello scatto di fotografie. E poi, qualora un privato o una azienda decidesse di vietare la fotografia di alcuna proprietà, ci vorrebbe molto tempo per passare dalla violazione del divieto a un ipotetico arresto; l’arresto non sarebbe comunque legato in via principale allo scatto di fotografie.
A questo punto supponiamo che le cosiddette spie fotografiche russe siano stati arrestati per il solo fatto di aver scattato delle foto.
Allora mi chiedo: perché i fotoamatori russi sono improvvisamente diventati tanto interessati ai luoghi militari norvegesi? Stanno cercando di tracciare le future forniture delle armi all’Ucraina in un modo così primitivo? Ma nel XXI secolo questo modo di fare mi sembra un po’ obsoleto. Oppure erano impegnati nello studio dettagliato dei futuri obbiettivi di nuove «operazioni militari speciali»? Ma l’esercito ucraino sta già mettendo in serie difficoltà quello russo, quindi è meglio non pensare a quello che sarebbe capace di fare l’esercito norvegese. Oppure i mandanti dei «fotoamatori» sono realmente convinti che l’Occidente si stia preparando ad attaccare la Russia? Tale tesi non mi sembra degna di un commento.
Insomma, qualcuno sta sprecando il personale prezioso mandandolo a svolgere dei compiti palesemente inutili. Indipendentemente dal fatto che quelle persone vengano catturate o meno. A meno che, ovviamente, il compito di quei «fotografi» non sia consistito di infiltrarsi da qualche parte.
Pensavate di sapere tutte le cose principali sulla NATO? Ebbene, il sito della NATO ne sa molte più di voi. Secondo me ne più pure della NATO stessa:
Sì, avete capito bene: gli Stati colorati di verde sarebbero i partner della NATO.
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 33) è dedicato a uno dei modi possibili di pubblicare gli archivi audio online. Il metodo proposto può essere applicato facilmente anche ai file video.
Il paragrafo è stato pensato per gli sviluppatori che non hanno mai affrontato un compito del genere oppure stanno cercando una soluzione alternativa a quella già concepita. Inoltre, il paragrafo sarà utile per i proprietari dei vari archivi multimediali e dei siti web.
https://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo33/
Il breve video di oggi illustra uno dei metodi con i quali procede la tristemente nota mobilitazione in Russia: la polizia ferma gli uomini giovani davanti alle entrate della metropolitana di Mosca. A differenza di quanto succede negli alberghi, si agisce ancora senza l’uso della forza fisica.
Prima o poi riuscirò a trovare o produrre un video con tutti i metodi adottati…
Una delle canzoni più famose del gruppo Mountain è la «Mississippi Queen», nata dall’unione delle musiche e dei testi scritti in un primo momento – precedente alla creazione del gruppo – separatamente dal batterista Corky Laing e dal chitarrista Leslie West. La canzone era arrivata alla posizione 21 della Billboard Hot 100; fa parte dell’album «Climbing!» (del 1970) dei Mountain.
Successivamente, tantissimi gruppi e cantanti hanno pubblicato le proprie interpretazioni di questa canzone. Alcuni di loro sono riusciti a produrre delle versioni interessanti. Per esempio, Ozzy Osbourne ha incluso la propria versione della «Mississippi Queen» nell’album delle reinterpretazioni delle famose canzoni dei vari gruppi degli anni ’60 e ’70 del XX secolo «Under Cover» (uscito nel 2005). Direi che è venuta una canzone di Osbourne stilisticamente riconoscibile.
Un’altra versione della «Mississippi Queen» che potrei proporre è quella del gruppo rock statunitense Ministry: nel 2008 avevano incluso la propria interpretazione nell’album «Cover Up» (anche esso composto interamente dalle cover). In particolare, questa sembra una versione classificabile come «rock modernizzato»: non saprei inventare una definizione che renda meglio la mia idea…
E poi esistono tante altre versioni che non pubblico solo perché non voglio farvi stancare. I melomani più resistenti e/o interessati possono fare delle ricerche in proprio.
Da non mi ricordo più quanti anni (ma, secondo me, da più di quindici) in Russia circolano le voci sui presunti rapporti stretti di Vladimir Putin con la ex sportiva Alina Kabaeva. A me non piace commentare le voci, soprattutto quando si tratta delle voci di questo tipo.
Ma a partire dal 2014 sulla base di queste voci – definisco in questo modo tutte le informazioni non verificabili – alcuni Stati e organizzazioni occidentali adottano le sanzioni anche contro Alina Kabaeva. Di conseguenza, ho dovuto fare lo sforzo di non evitare almeno quegli articoli dedicati a Kabaeva che sono pubblicati dalle redazioni e/o autori notoriamente attendibili. Ed ecco che oggi è arrivato il momento di condividere con i lettori italiani una di quelle pubblicazioni. Lo faccio perché essa riassume le indagini e le osservazioni su alcune «strane coincidenze» che non rientrano, secondo me, nella categoria peggiore delle voci.
A partire da oggi in Bielorussia è stato introdotto il cosiddetto «regime di operazioni antiterrorismo»: secondo il Ministero degli Esteri bielorusso tale misura è necessaria a causa delle «provocazioni» pianificate da «alcuni Stati vicini». Le presunte provocazioni, secondo il ministro (il quale, ovviamente, sta solo trasmettendo le idee del proprio capo), «comporterebbero l’occupazione di alcune parti del territorio bielorusso».
Dopo avere letto la notizia, ho provato a ricordarmi chi ci sia – di così terrificante e aggressivo – lungo i confini bielorussi. Per quanto mi sforzassi, non sono proprio riuscito a ricordarmi alcun candidato realistico… E voi avreste qualche idea in merito?
Io, per esempio, mi sono ricordato solo delle esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse «Union resolve – 2022» che si erano tenute dal 10 al 20 febbraio di quest’anno. Tali esercitazioni si erano svolte sul territorio bielorusso. Uno dei dettagli più interessanti di quelle esercitazioni consiste nel fatto che le truppe russe non sono mai rientrate alla base. Non sono tornate non perché i bielorussi le abbiano usate come «materiale di studio pratico». Semplicemente, una parte di esse è andata in territorio ucraino, mentre l’altra parte è rimasta in territorio bielorusso per qualche motivo sconosciuto. È così che quelli che sono rimasti in qualche modo sembrano, più di tutti gli altri candidati, dei potenziali terroristi-provocatori.
Attendo quindi, con un interesse enorme, l’inizio della fase attiva della operazione antiterroristica bielorussa, ahahahaha
Come avrete già letto ieri, alla riunione dell’Assemblea generale dell’ONU, 143 Stati hanno condannato la recente annessione russa di quattro territori ucraini, 5 Stati hanno votato contro la risoluzione e 35 Stati si sono astenuti:
Non mi sorprende che i voti contrari siano quelli della Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Nicaragua e Siria.
Non mi sorprende nemmeno che tra gli astenuti ci siano la Cina e l’India (si sa che sono critici nei confronti della politica putiniana, ma allo stesso tempo cercano di sfruttare la situazione) o alcuni Stati africani (i vertici dei quali sono stati «convinti» dal ministro degli Esteri russo nei mesi scorsi).
L’unico «grande tradimento» che vedo è quello di Nauru: uno dei pochissimi staterelli che ai tempi avevano riconosciuto l’annessione della Crimea e, prima ancora, la «liberazione» della Ossezia del Sud. E suppongo che l’unica preoccupazione di Putin sia quella, e non il fatto di trovarsi – in base alla distribuzione dei voti vista sulla immagine sovrastante – in una compagnia molto dubbia.
In diverse fonti ho letto che solo i bombardamenti della mattina del 10 ottobre sarebbero costati alla Russia – in termini del materiale bellico utilizzato – più di 400 milioni di dollari (pure i missili sovietici prodotti decenni fa vanno rimpiazzati con quelli di nuova produzione, quindi il prezzo di un missile degli anni ’70 può essere considerato quello con il quale viene acquistato il missile nuovo). Ma non volevo certo lamentarmi – o vantarmi – dei soldi sprecati in quel modo: gli ucraini sono costretti a subire il problema in un modo infinitamente peggiore. Volevo solo partire dal fatto che l’esercito russo ha distrutto un’altra parte della ricchezza nazionale, raggiungendo il «grandissimo» obbiettivo di colpire gli obiettivi civili in diverse città ucraine.
Prima di procedere, posto due foto. Non preoccupatevi, nell’intero contesto di questa guerra sono delle immagini molto pacifiche.
La prima foto è stata scattata il pomeriggio del 10 ottobre:
La seconda foto è stata scattata la mattina dell’11 ottobre: Continuare la lettura di questo post »