Come avrete già letto ieri, alla riunione dell’Assemblea generale dell’ONU, 143 Stati hanno condannato la recente annessione russa di quattro territori ucraini, 5 Stati hanno votato contro la risoluzione e 35 Stati si sono astenuti:
Non mi sorprende che i voti contrari siano quelli della Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Nicaragua e Siria.
Non mi sorprende nemmeno che tra gli astenuti ci siano la Cina e l’India (si sa che sono critici nei confronti della politica putiniana, ma allo stesso tempo cercano di sfruttare la situazione) o alcuni Stati africani (i vertici dei quali sono stati «convinti» dal ministro degli Esteri russo nei mesi scorsi).
L’unico «grande tradimento» che vedo è quello di Nauru: uno dei pochissimi staterelli che ai tempi avevano riconosciuto l’annessione della Crimea e, prima ancora, la «liberazione» della Ossezia del Sud. E suppongo che l’unica preoccupazione di Putin sia quella, e non il fatto di trovarsi – in base alla distribuzione dei voti vista sulla immagine sovrastante – in una compagnia molto dubbia.
L’archivio del tag «onu»
Il mercoledì 29 giugno la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato il primo rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante la guerra in Ucraina. Nel documento vengono elencati i dati raccolti dal 24 febbraio al 15 maggio 2022. La maggior parte dei casi ai quali è dedicato il rapporto si è verificata in aree controllate dalle forze armate della Federazione Russa, ma ci sono stati anche casi in aree controllate dal governo ucraino.
Io non tento di riassumere il documento menzionato: le persone realmente interessate potranno leggere, facilmente, almeno le sue parti di maggiore interesse.
Per ora sottolineo solo che l’assurdità del solo tentativo di parlare dei diritti umani durante la guerra è relativa. Infatti, solo il processo di raccolta dei singoli casi concreti può aiutare, in un mondo organizzato come il nostro, a elaborare una base di prove per il/i futuro/i tribunale/i internazionale o nazionale. Le prove dei crimini di qualsiasi genere devono essere raccolte subito, finché sono «fresche»: non alterate o distrutte. Di conseguenza, possiamo constatare che l’ONU ha fatto un piccolo passo iniziale, raccogliendo una parte dei casi — sicuramente e purtroppo solo una piccola parte — sui quali verranno in futuro svolte tutte le indagini necessarie.
Potete iniziare a leggere già ora per quali fatti verranno giudicati gli esecutori e i loro mandanti (i nomi dei principali di questi ultimi vi sono già noti).
Ho appena appreso una fantastica notizia che evidenzia, meglio di tante altre, l’importanza e l’utilità dell’ONU nel mondo contemporaneo. La Wonder Woman ha perso l’incarico della ambasciatrice onoraria in seguito a una petizione, il cui testo, tra l’altro, dice:
Although the original creators may have intended Wonder Woman to represent a strong and independent „warrior“ woman with a feminist message, the reality is that the character’s current iteration is that of a large breasted, white woman of impossible proportions, scantily clad in a shimmery, thigh-baring body suit with an American flag motif and knee high boots –the epitome of a „pin-up“ girl.
Se l’ONU prima «nomina» un personaggio del genere e poi lo «licenzia» per dei motivi di tale livello intellettuale, noi possiamo tranquillamente autorizzare i Governi a sbattersene di tutte le decisioni dell’ONU.
Sabato 24 ottobre l’ONU aveva compiuto 70 anni. Attualmente è una organizzazione burocratica quasi totalmente inutile: di solito non è in grado di prendere le decisioni sugli argomenti seri. Mentre quando ci riesce, non è in grado di metterle in pratica, quindi nella maggior parte dei casi non possono nemmeno essere considerate delle decisioni.
Trovo inutile augurare all’ONU una veloce guarigione e inopportuno augurare ad essa una morte indolore. Quindi in occasione della importante data mi limito a evidenziare una storica curiosità.
Guardate l’immagine che segue. Sulla parte a sinistra c’è la foto della delegazione sovietica scattata il 12 ottobre 1960 (Nikita Chruščëv si sta preparando al suo intervento scandaloso). Sulla parte a destra, invece, c’è la foto della delegazione russa scattata il 28 settembre 2015 (Vladimir Putin si sta preparando al suo discutibile intervento). Cosa ci comunica questo collage? Ci comunica che nella Sala della Assemblea Generale c’è ancora lo stesso arredamento di 55 anni fa.
Non hanno ancora imparato ad arricchirsi sugli appalti o preferiscono lavorare più in grande?
Potrei commentare l’intervento fatto ieri da Vladimir Putin all’ONU, ma non ha senso. Non ha senso perché, in sostanza, non ha detto nulla di nuovo.
In primo luogo, ha ripetuto il suo vecchio concetto «sbagliano tutti tranne noi».
In secondo luogo, ha ripreso il vecchio concetto «non rompetemi i coglioni perché in Cecenia combatto contro il nostro comune nemico (il terrorismo islamico). Se non lo faccio sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari». Questa volta, però, la formula pronunciata è stata «non rompetemi i coglioni per la guerra in Ucraina che sono pronto a combattere il nostro comune nemico in Siria. Se non faccio, sarà peggio per tutti, quindi accettatemi alla pari».
Come conciliare l’ultimo concetto con il primo («sbagliano tutti tranne noi») e con l’appoggio a Assad? Dipende dalla fantasia degli occidentali. Nei prossimi mesi (o settimane?) vedremo i risultati.