The Financial Times scrive che venerdì, durante l’incontro a porte chiuse alla Casa Bianca, Trump ha «rimproverato» Zelensky con urla e parolacce: lo ha avvertito che Putin, se lo volesse, potrebbe «distruggere» l’Ucraina e ha insistito che Zelensky cedesse il Donbass alla Russia. Secondo un funzionario europeo a conoscenza dei dettagli dell’incontro, la retorica di Trump ha in gran parte ripreso le tesi ben note di Putin.
Già da questa breve sintesi della notizia possiamo capire definitivamente che Trump non sa assolutamente nulla della guerra in Ucraina alla quale vuole tanto porre fine (ovviamente entro 24 ore, le quali inizieranno dopo le ennesime due settimane). Perché se sapesse qualcosa di questa guerra, si renderebbe conto dell’assurdità dell’affermazione secondo cui «Putin, se lo volesse, distruggerebbe l’Ucraina». Putin vuole distruggere l’Ucraina (e non solo essa), ma il suo esercito impiega mesi (e talvolta anni) di tempo, oltre a enormi risorse umane e materiali, per conquistare un singolo villaggio ucraino o una singola piccola città.
Trump potrebbe distruggere l’esercito di Putin semplicemente fornendo armi alle forze armate ucraine e dando un magico calcio motivazionale alla NATO, ma per qualche strano motivo non vuole farlo. Invece di diventare il vincitore dell’attuale male mondiale, preferisce essere un consumatore costante di tutta quella merda che Putin gli rifila nelle conversazioni telefoniche e personali. Ormai alla età avanzata che ha, ha fatto una scelta di vita assurda.
L’archivio del Ottobre 2025
Dopo quanto è successo al Louvre, posso svelare un semplicissimo «trucco» che avevo scoperto ancora ai tempi studenteschi…

Per portare un qualsiasi oggetto fuori da un qualsiasi luogo di cultura (museo, biblioteca etc.), non è necessario staccare l’allarme, rovinare la segnaletica antitaccheggio, sparare le guardie o indossare un cappello invisibile. Basta prendere l’oggetto e metterlo fuori dalla finestra: per qualche stranissimo motivo tutti i sistemi di sicurezza sono progettati solo contro i ladri onesti / sfigati che utilizzano per i loro spostamenti esclusivamente le porte. Non so perché, ma è così: la sicurezza è sempre progettata dalla gente estremamente ingenua.
Ovviamente, non ho mai utilizzato questo trucco (ma solo testato per scopi teorici, riportando poi l’oggetto al suo posto).
Ovviamente, non vi invito a utilizzare questo trucco.
Ovviamente, invito tutti gli addetti alla sicurezza a tenerne conto.
La ricetta geniale del Segretario Generale della NATO Mark Rutte: per mostrare la propria forza, bisogna lasciare il più grande delinquente internazionale di oggi a fare tutto quello che vuole.
Voi ci sareste mai arrivati a una idea del genere?
Certo che no, non ci è arrivato nemmeno Trump!
A volte mi capita una situazione un po’ fastidiosa: dalle profondità della mia memoria emerge qualche canzone – non necessariamente tanto bella o interessante – e continua a girare nella testa finché non la ascolto almeno una volta nel senso vero del termine. Così, per esempio, nei giorni scorsi la mia testa è stata aggredita dalla canzone «’74–’75 » del gruppo statunitense The Connells.
Questa canzone, facente parte dell’album «Ring» del 1993, è diventata la canzone più famosa del gruppo in Europa e si è pure meritata una pagina sulla Wikipedia.
Il gruppo The Connells, invece, non è mai stato particolarmente famoso: nemmeno negli USA. Dal momento della propria formazione nel 1984 al 2001 ha registrato 8 album in studio e poi, a partire dal 2001, ha quasi azzerato la propria attività, ma formalmente non si è sciolto, a volte fa ancora qualche concerto singolo in giro… Mi sono dunque trovato un po’ in difficoltà nello scegliere la seconda canzone del gruppo per il post. Ma alla fine ho inventato un criterio: prendo una canzone dal loro primo album («Darker Days» del 1985) per la quale è stato realizzato il loro primo video musicale (sembra amatoriale). Ecco, dunque, la canzone «Hats Off»:
Meno male che non si erano arresi all’inizio della propria attività musicale, quando vedevano che la popolarità non arriva: altrimenti non avrebbero registrato nemmeno quella unica loro hit con la quale ho aperto il post odierno. E meno male che dopo anni di successi moderati hanno saputo inventarsi qualche altra attività per la propria vita.
Su «Important stories» è uscito un interessante articolo su come la guerra militare speciale in Ucraina «curi» la mente dei personaggi che hanno volontariamente firmato un contratto con il Ministero della «Difesa» russo e sono andati a combattere. E su come, una volta «guariti», disertano dal fronte, a volte anche due volte.
L’articolo è interessante non solo come parte della cronaca di questa guerra cretina, ma anche perché mostra che l’espressione «meglio tardi che mai» a volte assume forme realmente estreme.
I ricercatori dell’Università del Michigan e dell’Università della California a Davis hanno analizzato la cronologia dei browser di 954 persone per tre mesi e sono giunti alla conclusione che le persone utilizzano l’intelligenza artificiale molto meno spesso di quanto si pensi: in media, i servizi di AI rappresentano solo l’1% dell’attività web degli studenti e lo 0,44% dell’attività degli utenti dell’internet comuni. La maggior parte delle persone non utilizza quasi mai l’intelligenza artificiale, mentre solo un piccolo gruppo di utenti mostra un’attività elevata. L’AI è utilizzata più attivamente dalle persone con i cosiddetti tratti oscuri della personalità: machiavellismo, narcisismo e psicopatia.
Un gruppo di 954 persone non è molto grande, ma voi provate comunque a osservare il vostro rapporto con l’AI, non si sa mai. Io conosco alcune persone che si rivolgono al ChatGPT per qualsiasi cosa, anche per le domande più semplici, e ora ho un po’ paura di loro.
Io, personalmente, uso l’AI abbastanza attivamente, ma non come sostituto delle «tradizionali» fonti di informazione online: nel 90% dei casi gli affido lavori noiosi o compiti che non sono in grado di svolgere con le proprie forze (per esempio, non so disegnare, ma ho regolarmente bisogno di illustrazioni originali di vario tipo). Quindi mi sento solo una persona normalmente pigra.
Ieri il presidente ad interim della Siria Ahmed al-Sharaa è arrivato a Mosca – per la prima volta da quando è salito al potere – ed è stato accolto al Cremlino da Putin. Nel corso dell’incontro Putin, tra le altre cose, ha dichiarato:
Nel corso di molti decenni si sono instaurati rapporti speciali tra i nostri Paesi.
Le fonti della Reuters, da parte loro, hanno precedentemente riferito che il presidente siriano intende chiedere, durante l’incontro, l’estradizione dell’ex leader della repubblica Bashar al-Assad che ora si nasconde a Mosca.
In effetti, per oltre dieci anni quei rapporti speciali tra i due Stati sono consistiti anche nella partecipazione dell’esercito russo nella guerra interna siriana: dalla parte di Bashar al-Assad e contro le forze che ora Ahmed al-Sharaa rappresenta. Ora Putin potrebbe anche tentare di instaurare un rapporto speciale con il nuovo Presidente siriano, ma questo non significa che intende interrompere il rapporto speciale con il Presidente vecchio. Finché Bashar al-Assad ha abbastanza risorse finanziarie per convincere Putin di non consegnarlo alla Siria attuale, sarà al sicuro. E potrà sperare che qualcuno dei due personaggi che si sono incontrati ieri a Mosca finisca prima dei suoi soldi.
Condivido le sue speranze per almeno il 50%.
The Washington Post, citando i dati delle dogane cinesi, scrive che durante l’estate del 2025 le forniture alla Russia di cavi in fibra ottica e batterie agli ioni di litio, nonché di altri componenti per l’assemblaggio di droni provenienti dalla Cina, sono aumentate notevolmente. Così, per esempio, i volumi delle forniture di cavi in fibra ottica hanno raggiunto livelli record prima a maggio (la lunghezza totale dei cavi era di circa 191 mila chilometri), poi a giugno (circa 209 mila chilometri) e ad agosto questa cifra è salita a 528 mila chilometri. In Ucraina, invece, secondo gli ultimi dati disponibili, ad agosto sono stati venduti solo 116 chilometri di cavi.
Un lettore poco attento potrebbe chiedersi se la Cina non ha paura delle sanzioni internazionali per il proprio contributo alla aggressione militare o, almeno, della scontentezza ancora più forte di Trump. In realtà, però, non è una domanda da fare. In primo luogo, perché è abbastanza inutile temere Trump: introduce e disdice le sue famose «tariffe» senza una particolare logica e indipendentemente dal comportamento dello Stato colpito. In secondo luogo, a fornire il suddetto materiale alla Russia sicuramente sono delle aziende finte: aperte appositamente per l’occasione e facilmente sostituibili in qualsiasi momento da altre aziende altrettanto finte. Quindi la Cina, per ora, ragionevolmente (purtroppo) non vede alcun motivo a non guadagnare qualcosa pure la guerra di Putin in Ucraina.
Da quanto ho capito, ieri Trump ha effettivamente dichiarato che potrebbe ricorrere non alla fornitura, ma semplicemente alla minaccia di fornire missili a lungo raggio Tomahawk alla Ucraina, per esercitare pressione su Putin e porre fine alla guerra. Ed è proprio il contenuto di questa minaccia il primo motivo per cui va presa un po’ più sul serio rispetto alle solite dichiarazioni di Trump. Sembra che non stia promettendo i missili stessi, quindi non ha senso discutere se li darà o meno alla Ucraina.
Il secondo motivo per non ridere «automaticamente» della nuova dichiarazione di Trump è quello psicologico. Sembra che ieri, per la prima volta nel corso del suo secondo mandato presidenziale, abbia visto di poter contribuire realmente alla risoluzione di una questione. E ora crederà ancora di più nelle proprie forze, affronterà con una nuova carica nuovi compiti, deciderà di fare pressione su qualcun altro in particolare. Come se qualcuno di noi non fosse mai stato motivato dai propri successi…
Insomma, c’è comunque una speranza, anche se molto debole.
Una interessante notizia culturale: la società americana Paramount interromperà la trasmissione dei canali MTV «secondari» nel Regno Unito e in diversi altri paesi europei, rimarrà disponibile solo il canale principale MTV HD.
Improvvisamente, solo dopo avere letto tale notizia, mi sono accorto che sono almeno quindici anni che non mi viene più in mente di provare a fare delle scoperte musicali (o seguire i propri gusti musicali già abbastanza stabili) con l’aiuto di un televisore. In parte, perché non ho bisogno di una immagine visiva per ascoltare la musica, in parte perché non ho tempo e voglia di aspettare che venga trasmesso qualcosa che mi piace (in mezzo a un mare di schifezze). E in parte perché so io dove andare a prendere quello che voglio ascoltare in ogni momento concreto. Diversi servizi online, poi, da qualche anno sanno propormi bene delle cose nuove che potrebbero piacermi (azzeccano sempre più spesso).
Di conseguenza, mi chiedo: ma nel 2025 chi guarda/ascolta ancora MTV? Le stesse persone con capelli bianchi e bastone che leggono i giornali cartacei tra un controllo del cantiere e una visita al supermercato alle 8 del mattino?



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