Ieri il Seimas (parlamento) lituano ha deciso di denunciare la Convenzione di Ottawa sulla messa al bando delle mine antiuomo. Un totale di 107 parlamentari ha votato a favore del ritiro dalla Convenzione, tre si sono astenuti e non ci sono stati voti contrari. Il ritiro della Lituania dalla Convenzione richiedeva l’approvazione di almeno 85 deputati.
Avete un tentativo per indovinare il motivo di tale misura palesemente di carattere difensivo…
Il motivo o il reale promotore della misura? È quasi la stessa cosa, potete indovinare entrambi.
Io, intanto, per l’ennesima volta devo constatare che il reale promotore si è meritato il titolo di una delle persone più influenti al mondo: come vediamo, si può benissimo essere molto influenti anche in negativo. Ma la cosa più curiosa è che quel promotore proprio oggi festeggia la vittoria in una grande guerra di portata mondiale: uno degli slogan storici di questa festa è «mai più», che viene arricchito sempre di nuovi «curiosi» significati.
L’archivio del Maggio 2025
Per puro caso ho scoperto che il 28 aprile di ogni anno – ma solo a partire dal 2022 – si celebra la Giornata mondiale del motorismo storico. Tale Giornata viene promossa dalla Fédèration Internationale des Véhicules Anciens (FIVA), l’organizzazione mondiale che tutela e promuove i veicoli storici, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione dei veicoli storici e del loro valore culturale e tecnologico. La data della Giornata coincide con quella della fondazione della FIVA nel 1966.
Mentre io approfitto della occasione per studiare le preferenze dei visitatori di questo sito sui colori delle automobili (non solo quelle d’epoca, ma in generale). Nella vita passata mi chiamavo Henry Ford e dicevo: «Any customer can have a car painted any color that he wants, so long as it is black». Nella vita presente, però, sono molto meno categorico (e non devo nemmeno promuovere la vernice automobilistica che si asciuga più velocemente delle altre), dunque lascio la parola a voi:

Chi vuole il 30 con la lode può provare a indovinare il mio colore delle auto preferito.
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.
Come probabilmente sapete, il 9 maggio a Mosca si deve svolgere la ormai tradizionale «parata della Vittoria» (vittoria nella Seconda guerra mondiale). Si tratta di un evento che nell’epoca putiniana è diventato – non ultimamente, ma quasi dall’inizio della sua permanenza al potere – una delle componenti della militarizzazione della festa della vittoria e, allo stesso tempo, l’occasione di invitare a Mosca tanti leader politici mondiali per mostrare il grand peso internazionale (reale o immaginario) di Putin stesso. Negli ultimi anni i leader degli Stati normali o non accettano l’invito (per dei motivi che conosciamo benissimo) o non vengono invitati dallo Stato russo (in parte per gli stessi motivi).
Quest’anno, per l’80-mo anniversario della vittoria e la relativa parata, sono stati invitati i leader di ben 29 Stati: non tutti riconosciuti internazionalmente come tali e, soprattutto, non proprio tutti in qualche modo associabili con la vittoria nella Seconda guerra mondiale.
La cosa che ci potrebbe interessare già ora è il destino di alcuni di quei 29 inviti.
L’aereo del presidente serbo Aleksandar Vucic ieri aveva effettuato un atterraggio di emergenza a Baku a causa delle restrizioni di volo imposte negli aeroporti di Mosca in conseguenza agli attacchi dei droni ucraini e della attivazione sistemi di difesa aerea russi (ma dopo qualche ora è riuscito ad arrivare).
L’Estonia ha rifiutato di far entrare l’aereo del primo ministro slovacco Robert Fitzo diretto a Mosca nel proprio spazio aereo (è una situazione tecnicamente risolvibile, ma fastidiosa per Putin e Fitzo).
Il presidente azero Ilham Aliyev non volerà a Mosca: deve partecipare agli eventi interni dedicati a Heydar Aliyev (suo padre ed ex presidente azero), ma in realtà sappiamo che è arrabbiato con la Russia per l’abbattimento dell’aereo civile di Azerbaijan Airlines a dicembre.
Il premier indiano Narendra Modi, come potete immaginare, ha la scusa di avere altro da fare (ma per uno dei leader del BRICS è solo un pretesto, perché lui non partecipa direttamente ai combattimenti).
Chi resta dei personaggi rilevanti? Resta Lula, il quale non sembra proprio un fan della politica internazionale putiniana, quindi evidentemente ci va solo perché spera di sfruttare la situazione corrente dello Stato russo strappare qualche affare vantaggioso. E Xi Jinping, che ci va più o meno per gli stessi motivi… Ma cosa c’entrano entrambi con la vittoria nella Seconda guerra mondiale?
Sicuramente ci saranno ulteriori sviluppi – interessanti – della situazione.
La Commissione europea ha presentato una bozza del «road map» per porre fine alle importazioni di energia russa nell’UE:
The roadmap will see a gradual removal of Russian oil, gas and nuclear energy from the EU markets in a coordinated and secure manner as the EU transitions to clean energy.
A parte, forse, il tema dell’abbandono del gas russo, tutto in questa notizia è negativamente fantastico.
Lasciamo che gli altri Stati acquistino sempre più petrolio e uranio russo: ai prezzi che possono imporre a Putin (il quale, avendo ora meno acquirenti, venderà a chiunque in qualsiasi quantità). Questa misura ha solo un senso autoterapeutico, ma non quello economico: non vogliamo essere degli sponsor diretti della guerra.
Mentre la stessa Commissione europea ha l’intenzione di passare all’energia pulita in breve tempo: anche se il recentissimo incidente in Spagna, Portogallo e Francia dovrebbe aver mostrato anche alle menti «verdi» da ricovero che l’UE ha troppa fretta in questo campo. Ma gli euroburocrati non sono bravi a reagire e a trarre conclusioni rapidamente. Per loro, «rapidamente» non significa solo cinque giorni, ma anche tre anni.
Anche se, in generale, la ricerca dell’indipendenza da un vicino violento è una cosa giusta. Ma le cose giuste devono essere ben pianificate.
Da ieri, 5 maggio 2025, Skype ha cessato la propria esistenza per decisione della Microsoft (che lo aveva acquistato nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari) dopo 22 anni di vita.
Ho solo una domanda in relazione a questa notizia: almeno qualcuno su questo pianeta ha sentito il peso di questa perdita? Lo chiedo perché io, per esempio, non uso più Skype da circa dieci anni, da quando è diventato una schifezza scomoda e malfunzionante. Attualmente uso cinque video messenger molto più comodi e moderni (tra i quali lo stesso Teams), a seconda delle preferenze dei miei contatti fissi o occasionali.
E, naturalmente, mi congratulo con Skype per la fine della sua agonia e con la Microsoft per la sua incapacità di supportare e sviluppare uno dei servizi un tempo più popolari al mondo.
Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…
Ora, come molto probabilmente sapete, la partecipazione dei militari nordcoreani alla guerra in Ucraina è ufficialmente riconosciuta anche dalla Russia e dalla Corea del Nord.
Di conseguenza, su internet hanno iniziato a comparire i primi video sull’addestramento dei soldati nordcoreani da parte degli istruttori russi. Anche se non riuscirete a capire le parole – pronunciate o scritte – provate a immaginare quanto sono «forti» i militari ai quali vengono insegnate le cose mostrate.
Anche se in una certa misura lo si poteva immaginare anche dal modo in cui vengono impegnati in Ucraina…
Uno dei motivi per i quali il compositore classico giapponese Sadao Bekku non è mai comparso nella mia rubrica musicale è la quasi totale assenza delle sue composizioni su YouTube. Ma qualcosa si trova… Per esempio, la sinfonia n. 3 «Primavera» (composta nel 1985):
Si sente che è un compositore da cinema, amante del vecchio stile americano? Secondo me si sente chiaramente. Effettivamente, ha composto musiche per diversi film.
Anche in Russia c’è chi sta preparando le vacanze al mare per l’estate 2025, in una certa misura è normale, quotidiano. Ancora più persone, però, stanno considerando – come al solito, usando il cervello in una maniera alternativa alla normale – le vacanze in Crimea. Ma lo fanno per dei motivi ai quali un non russo potrebbe non pensarci.
Di conseguenza, l’articolo che segnalo questo sabato è dedicato proprio all’argomento dichiarato sopra…
Ieri tutti scrivevano dei risultati negativamente impressionanti dei primi cento giorni del secondo mandato presidenziale di Trump, ma lui ha finalmente deciso di fornire beni e dati militari alla Ucraina (non solo nuovi lotti, ma anche quelli già stanziati dal Congresso ai tempi di Biden). Si tratta delle forniture in cambio di denaro, non come aiuti, ma questo è già qualcosa, qualcosa di molto positivo.
Prima di tutto, a me (come, spero, a tutti coloro che tifano per l’Ucraina) non dispiace assolutamente a dire grazie a Trump anche mille volte. L’importante è il risultato.
In secondo luogo, dobbiamo congratularci con l’Ucraina per un ottimo accordo concluso con il «maestro degli accordi» Trump. Perché l’accordo sullo sviluppo di 57 tipi di minerali è un accordo sullo sviluppo di ciò che si trova nel sottosuolo ucraino in quantità sconosciute (non sono state condotte ricerche serie per alcune decenni), in territori non sempre fisicamente accessibili (per motivi ben noti) e in luoghi che spesso sono gravemente danneggiati (in tutti i sensi possibili) a causa di tre anni di guerra. Quindi anche la parte ucraina è stata bravissima.
Ora possiamo solo sperare che tutto vada bene e che l’imprevedibile Trump non faccia nuovi scherzi…