A novembre del 2020 un nordcoreano ha rischiato seriamente la vita attraversando illegalmente il confine terrestre per scappare in Sud Corea.
La sera dell’1 gennaio del 2022 ha rischiato nuovamente la vita per rifare la stessa strada nella direzione opposta (ma questa volta, se non dovesse essere una spia nordcoreana rientrata a casa, rischia di fare una brutta fine in qualsiasi momento).
Cosa possiamo apprendere da questa notizia stranissima, direi singolare? Ben due cose.
Prima di tutto, possiamo constatare che nessuno ha più il diritto di sostenere di praticare uno sport estremo.
E poi possiamo chiederci: perché non si scrivono dei libri e non si girano dei film d’avventura sui nordcoreani che scappano in Sud Corea? Potrebbero diventare delle opere eroiche cariche di tensione, dei blockbuster veri… Oppure sono io che mi sono perso qualcosa? In ogni caso, il tipo misterioso che ha deciso volontariamente di fare il ritorno nello Stato di concentramento merita di diventare il protagonista di tante opere culturali. Purtroppo, a me manca un po’ la fantasia per dare una spiegazione realmente originale del suo gesto.
L’archivio del 2022 год
Se avessi la possibilità di svolgere delle ricerche sociologiche qualitative basate su un largo campionario, avrei iniziato da uno dei miei dubbi più grandi degli ultimi 12 mesi.
La mia domanda scientifica è: ma tutti gli italiani entusiasmati per gli show «Ciao 2020» e «Ciao 2021» usciti sul primo canale della televisione russa la notte di Capodanno 2021 e 2022 cosa potevano (o pensavano di) capirci?
Io, essendo madrelingua russo ed essendo aggiornato sulla cultura popolare russa contemporanea e quella dei decenni passati, capisco:
a) a quali canzoni russe e sovietiche è stata data una sonorità scherzosamente «italianizzata»,
b) chi sono realmente tutti i personaggi che partecipano agli show (e, quindi, perché i loro ruoli fanno ridere),
c) che diverse parole italiane fanno ridere agli spettatori russi a causa della assonanza con le parole russe (e negli show citati quelle parole vengono spesso usate per fare delle battute di un livello… ehm… abbastanza vario),
d) che in diverse scene vengono presi in giro (o almeno «citati») la tv russa e sovietica, i film russi e sovietici, la musica russa e sovietica, i meme russi e molti altri fenomeni culturali e sociali,
e) che i rappresentanti non sempre migliori della musica italiana erano ascoltati nell’URSS (ma anche ora tra le persone di una certa età non particolarmente esigenti/aggiornate) solo perché erano tra i pochi cantanti/musicisti del mondo capitalista che si poteva ascoltare legalmente; gli autori degli show e gli spettatori russi lo sanno benissimo.
Purtroppo o per fortuna, non posso fare finta di non capire tutte le cose appena elencate (come alcune altre ancora), quindi non riesco proprio a guardare quegli show con gli occhi di un italiano. E, di conseguenza, non riesco proprio a capire per quali motivi quegli show siano piaciuti tanto a molti italiani. Che cazius potevano capirci?!
Boh…
Saranno (o sarete?) contenti per il solo fatto che qualcuno all’estero si ricorda della lingua italiana? Ma in questo caso l’italiano è solo un contenitore utilizzato intenzionalmente «male» e, certamente, non per manifestare qualche sentimento verso l’Italia.
Bene, ora vado a scrivere ai miei amici sociologi. Sperando che qualcuno si interessi…
Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo (con i sottotitoli italiani). Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario – non lo sono! –, ma perché il contenuto di un discorso del genere (tra l’altro, uno dei pochi rivolti direttamente ai sudditi) è un importantissimo elemento di analisi politica.
Cosa posso dire di questo nuovo messaggio? Prima di tutto, posso dire che è stato più lungo di tutti quelli precedenti: è stato addirittura battuto il record dell’anno scorso. E poi ho notato che questa volta si è trattato di un discorso che…
a) è un po’ meno vago del solito,
b) cita dei risultati positivi raggiunti e futuri che esistono solo nella fantasia di Putin,
c) è un po’ meno militarista del solito (strano!),
d) in alcuni tratti sembra far emergere la crescente solitudine di chi parla (molto strano per un discorso preparato e controllato da chissà quante persone).
E, infine, il mistero più grande legato a ciò che non si sente ma si vede: perché in questo video è così evidente che sta indossando un giubbotto antiproiettile? Di chi aveva paura? Del cameraman che poteva nascondere un fucile dentro la videocamera? Perché nessuno ha tentato di mascherare il fatto? Boh…
Ma è inutile tentare di riassumere o commentare tutto il discorso: potete sentirlo da soli. Avrei tradotto diversamente alcune parole, ma il senso generale si capisce comunque bene:
P.S.: tutte le parole scritte nel presente post sono state utilizzate intenzionalmente.
Volevo selezionare qualche bella musica adatta per il periodo festivo in corso, e penso di esserci riuscito.
Oggi vi propongo il Concerto grosso in sol minore (fatto per la notte di Natale) di Arcangelo Corelli. Mi piace questa sua esecuzione della Orquesta Sinfónica de Galicia diretta da Ton Koopman:
E poi vi ricordo che si tratta dell’ottavo dei dodici concerti grossi del compositore: si trovano tutti facilmente su internet.
La data odierna è poco adatta alle pubblicazioni divertenti: quando ci svegliamo, dobbiamo pensare solo a riprenderci dal grande divertimento appena fatto. Quindi ripetiamo una grande verità…
Probabilmente non lo sapevate.
Oppure speravate che qualcuno fosse più fortunato di voi.
Ma, in ogni caso, non fa assolutamente male ripeterlo.
Ebbene, ho una notizia triste per voi: in tutto il mondo occidentale – e non solo per voi – il primo gennaio è una giornata inesistente.
La gente si sveglia di pomeriggio, si rende conto di non poter bere o mangiare, non sa di preciso cosa avesse fatto prima di essersi addormentata e cosa dovrebbe fare ora. Nel momento in cui le persone riacquistano una minima parte della capacità di intendere e volere, è già la sera.
Nel frattempo le vie delle città restano vuote, non succede alcunché in giro per il mondo.
In sostanza, sui libri scolastici si potrebbe tranquillamente scrivere che un anno normale ha 364 giorni. E ciò sarà vero.
In conclusione del post illuminante di oggi vorrei esprimere le mie più sincere condoglianze a tutti coloro che l’1 di gennaio sono costretti ad andare al lavoro. Nella prossima vita verrete premiati generosamente.
P.S.: oh, ma posso vedere il trailer del 2022?!