So da tempo che Vladimir Putin è pazzo, sempre più pazzo. Ma non potevo immaginare che la situazione fosse così così grave. Anche la persona più malata ha, di solito, una propria logica e una certa dose di pragmatismo: due cose che possono essere molto strane e per nulla condivisibili, ma sono sempre presenti.
A questo punto devo aggiungere: quasi sempre. Perché nella mente di Putin sono assenti.
Era difficile (quasi impossibile) credere che anche la persona più malata potesse iniziare – nel pieno XXI secolo – una invasione militare in stile di quasi cento anni fa: con dei pretesti falsi e con gli obiettivi imperiali. Ma è successo, nonostante il fatto che apparisse poco probabile fino a ieri. Credere nella ragione è troppo facile e, allo stesso tempo, porta alle grandi delusioni.
Ora non so cosa fare e cosa scrivere.
Chiedere scusa agli ucraini? Ma loro non ne hanno bisogno anche perché conoscono la differenza tra i russi (e la Russia) e il regime di Putin.
Spiegare agli europei la stessa differenza tra i russi (e la Russia) e il regime di Putin? Coloro che non l’hanno capita fino a oggi, non la capiranno nemmeno leggendo i miei testi deboli.
Proporre soluzioni e sanzioni o fare previsioni sul futuro? Non ha alcun senso pratico: la situazione creatasi può (e molto probabilmente deve) essere risolta solo dall’interno, con e forze proprie. E ci vorrà moltissimo tempo.
L’unica cosa che posso fare ora è aggiungere la mia voce ad altre singole – ma, vi assicuro, numerose – voci dei miei connazionali. Io dico: disapprovo questa guerra, disapprovo la politica di Putin.
P.S.: non voglio sprecare il tempo dei miei lettori per spiegare delle grosse banalità, quindi non mi metto a raccontarvi, di nuovo, che nessuno conosce il reale grado di sostegno di Putin tra la popolazione russa. Tutte le elezioni e i sondaggi degli ultimi 23 anni sono stati truccati.
L’archivio del 2022 год
Una volta Emir Kusturica era un bravo regista che girava dei film interessanti. È da un po’ di anni che non realizza qualcosa di realmente valido, ma questo, in un certo senso, è normale: a tutti gli artisti capitano delle fasi negative nella vita.
Ieri, però, ho letto che Kusturica ha accettato l’invito del ministro della difesa russo Sergej Šojgu di diventare il regista principale del Teatro dell’Esercito russo. Quel teatro è una istituzione culturale con quasi cento di storia, in passato ha conosciuto dei periodi buoni e ha avuto qualche bravo attore. Non sono del tutto sicuro che qualcuno dei non russi lo sappia… Ma non riesco a immaginare quale sostanza bisogna avere oggi al posto del cervello per accettare un incarico del genere proprio nel periodo storico corrente. Evidentemente si tratta di un acquisto (sì, proprio un acquisto) del governo russo utile nell’ottica della propaganda internazionale.
A questo punto avrei potuto dire che Emir Kusturica ha accettato il ruolo di un utile idi… Ma io non sono un leniniano, quindi evito, ahahahaha
Dato che, come al solito, nessuno sta capendo un bel niente della situazione creatasi sul confine russo-ucraino, provo a regalarvi qualche altro principio utile per la comprensione.
Ho già scritto più volte che Vladimir Putin è più un tattico che uno stratega; ora possiamo osservare facilmente una grande dimostrazione di questo principio: negli ultimi due mesi ha fatto avvicinare le truppe al confine con l’Ucraina, ha fatto un ultimatum alla NATO e poi si è accorto (a sorpresa per lui, a quanto pare) che l’ultimatum non ha funzionato (in sostanza, la NATO si è rifiutata di ritirarsi dall’Europa). Di conseguenza, Putin si è improvvisamente accorto di non avere una uscita facile dalla situazione creatasi. Ritirando le truppe e l’ultimatum e facendo finta che non sia successo nulla si toglie ogni possibilità di organizzare altre minacce belliche e di porre altri ultimatum. Capisce – forse – che la prossima volta non sarà più credibile.
A questo punto, il prossimo passo più logico sarebbe, purtroppo, la vera invasione militare della Ucraina, ma io continuo a pensare (e raramente ho voluto/sperato di avere ragione tanto come questa volta) che per Putin sia una scelta troppo forte. Non gli piacciono le scelte che comportino delle responsabilità dirette, nette e forti.
Quindi la scelta, a quanto pare, sia stata quella di riformulare la provocazione. Ora non sarebbe più la Russia a minacciare l’invasione dell’Ucraina. Ora la Russia sarebbe minacciata dall’Ucraina. Se vi sembra una battuta, devo farvi auguri: siete più in contatto con la realtà di Putin. Egli, nel frattempo, sta cercando di invertire la situazione. Gli Stati stanno facendo rientrare i propri cittadini dall’Ucraina? No, ora sarebbe l’Occidente ad attaccare e la Russia starebbe evacuando la popolazione civile. La ragione concreta? I missili che arriverebbero dal territorio ucraino anche fino ai posti di controllo del confine. Tra parentesi: (non importa che arrivino dal territorio ucraino controllato dalla Russia; non importa che l’Ucraina è accusata delle provocazioni proprio in quel preciso momento quando le truppe russe sono concentrate vicino ai confini). Insomma, si sta cercando di imitare le reali azioni dell’Occidente, spacciandole per la propria iniziativa. Il problema sta nel fatto che l’unica azione della leadership americana – l’esempio più rilevante – è stata quella di spostare l’ambasciata americana da Kiev a Leopoli. Mentre la Russia sta spostando, senza preavviso, senza un piano e senza alcuna idea precisa della data di rientro, migliaia di donne, bambini e anziani verso le località russe quasi non attrezzate. Prelevati e spostati come se fossero degli schiavi. Boh…
In questo contesto, il riconoscimento della «indipendenza» delle due regioni ucraine è solo un logico passaggio, una legalizzazione della guerra non dichiarata che era in corso dal 2014. E, per ora, è l’unica alternativa (l’unica praticabile per Putin, ovviamente) a una nuova guerra vera. Voglio vedere se si accontenti di questa «conquista». Ma sono sicuro che ci saranno delle sanzioni da parte degli USA e dell’Europa, anche se la Russia non dovesse collocare le truppe sui territori riconosciuti indipendenti.
L’azienda britannica Dyson (nota al largo pubblico prevalentemente per gli aspirapolvere, asciugamani e ventilatori) ha pubblicato i risultati della propria ricerca annuale sulla polvere. Nell’ambito di quella ricerca vengono costantemente studiate le abitudini delle persone legate alle pulizie delle proprie abitazioni.
In particolare, la Dyson ha rilevato che nel 2021 il 95% degli intervistati ha fatto le pulizie con la stessa o maggiore frequenza dell’anno precedente, ma il 44% è motivato a fare le pulizie solo se lo sporco e/o la polvere in casa sono visibili a occhio nudo. Nella ricerca annuale precedente la seconda risposta era stata data solo dal 33% degli intervistati. Fino a questo punto non vedo alcunché di interessante (in effetti, la gente passa molto più tempo a casa), tranne il fatto che avrei potuto aspettarmi una percentuale sensibilmente più alta.
I risultati più strani sono altri: nella ricerca si pone una certa attenzione sul fatto che il 72% non usa l’aspirapolvere per i materassi e il 90% non la usa per le finestre.
Per me sono dei «risultati» strani perché non riesco a immaginare una persona mentalmente sana che decida di disfare il letto per pulire il materasso con l’aspirapolvere. Come fa la polvere a raggiungere il materasso sempre coperto da più strati di tessuto? Non diventerà più sporco di prima dopo il passaggio con l’aspirapolvere? Boh…
Non riesco a immaginare nemmeno una persona mentalmente sana che possa proporre una domanda del genere agli intervistati, ma gli interessi economici del produttore degli aspirapolvere qualcosa spiegano.
All’inizio di febbraio era comparso su internet uno dei video meno comprensibili di sempre con Arnold Schwarzenegger Zeus che preleva un bicchiere palesemente vuoto in una caffetteria.
Per fortuna, le persone esperte mi hanno suggerito che molto probabilmente si tratta del teaser di una pubblicità girata per essere trasmessa nel corso del Super Bowl 2022. E, in effetti, così è stato:
Purtroppo, non ha pronunciato la frase attesa…
Il grande chitarrista canadese Neil Young ha suonato (e cantato) in diversi generi musicali – da solista e in diversi gruppi – e ha avuto una certa influenza su diversi gruppi, guadagnandosi pure il soprannome del «Godfather of Grunge» per avere influenzato lo stile dei Nirvana, Pearl Jam e alcuni altri… Però la sua musica più nota tra le masse è quella dei generi folk- e country-rock. Di conseguenza, anche il mio primo post musicale dedicato a Neil Young seguirà quella moda (in qualche modo devo conciliare la divulgazione con il populismo, ahahaha).
Per oggi ho pensato di selezionare due brani dall’album «Harvest» del 1972.
La prima canzone selezionata è la «Heart of Gold»:
La seconda canzone di oggi è la «Are You Ready for the Country?»:
Ecco, per oggi è andata così, ma sicuramente tornerò ancora più volte alla musica di Young.
In conclusione, dichiaro di ammirare la determinazione con la quale Neil Young ha lottato – sul territorio dove ha potuto farlo – contro la disinformazione circa il Covid-19. Almeno per lui ci sono delle cose più importanti del guadagnare soldi a ogni costo.
Lo scultore giapponese Hirotoshi Ito – preferisco scrivere i nomi nell’ordine occidentale – raccoglie le pietre sulla riva del fiume che passa vicino a casa sua e poi le trasforma in opere insolite e spesso un po’ spaventose. Ma sono sempre delle opere in un certo senso attraenti:
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Periodicamente qualcuno dei colleghi mi chiede che fine abbia fatto il ben noto e caro a molti Sci-Hub. Effettivamente, il portale cambia spesso il dominio nazionale per sfuggire a un ennesimo blocco più o meno globale. Ma nella fase attuale della esistenza del Sci-Hub lo possiamo serenamente trovare nella zona .ru.
Bene, ora che ho anticipato l’ennesima porzione delle solite domande, posso passare alle novità. Il 12 febbraio sul Sci-Hub sono state pubblicate le statistiche, secondo le quali nel database del portale sarebbero ora contenute 88.343.822 pubblicazioni scientifiche. Tale database pesa circa 100 TB e include più del 95% delle pubblicazioni di tutte le principali case editrici. Sempre secondo le stesse statistiche, il 77% delle pubblicazioni disponibili nel database sono state pubblicate tra il 1980 e il 2020 e il 36% tra il 2010 e il 2020. La maggior parte delle pubblicazioni (circa 25 milioni) appartiene all’ambito medico, poi seguono chimica, biologia, scienze umane, fisica, ingegneria, matematica, ecologia, informatica, economia e geologia.
Gli interessati possono leggere da soli tutte le statistiche, mentre io sottolineo un aspetto che non deve sfuggire. Nei piani dichiarati della creatrice del Sci-Hub rientra aggiungere la possibilità di consultare direttamente il suo database e non cercare, quindi le pubblicazioni solo con l’URL. Tenete in mente questa cosa e controllate gli aggiornamenti del sito.
N.B. del Capitan Ovvio: il presente post è stato scritto a solo scopo informativo da una persona che conosce la reale popolarità del Sci-Hub e siti simili tra i ricercatori universitari (segue un ahahaha diabolico).
In Europa più o meno tutti continuano ad aspettare l’invasione russa dell’Ucraina. Aspettarla temendola; aspettarla sperando che si eviti una nuova guerra in Europa. Io continuo a considerare quella guerra poco probabile (ho già scritto più volte che non reputo Putin capace di prendere le decisioni di questa portata), ma forse oggi conviene aggiungere alcune altre considerazioni.
1) Inizierei dall’ipotizzare il punto di vista della NATO. In questi anni Putin ha dimostrato di essere uno stratega, pensatore e politico assolutamente mediocre: può fare dichiarazioni radicali e inattese, ma non ha la capacità di raggiungere obiettivi politici. Allo stesso modo, non si è dimostrato capace di calcolare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni (non è uno stratega ma solo un tattico). Qualsiasi cosa faccia, l’effetto è sempre dannoso per lo Stato. Così è successo anche questa volta, quando gli è stato chiesto di spiegare il senso della concentrazione delle truppe russe vicino al confine con l’Ucraina: Putin ha improvvisamente cominciato a dettare gli ultimatum geopolitici alla NATO. Ed è stata una auto-fregatura colossale: approfittando del suo tono aggressivo, la NATO ha intenzionalmente alimentato una isteria sull’argomento «la Russia sta per attaccare» per fare finalmente ciò che volava fare da tempo voleva. Mancava solo un pretesto formale e presentabile per pompare l’Ucraina con le armi moderne e rafforzare le forze della NATO in Europa orientale. Quindi la retorica stupida di Putin sul «necessario» ritiro della NATO dall’Europa ha avuto l’effetto opposto: una scusa legale per la NATO per espandersi e rafforzarsi. Putin si è messo a giocare una partita troppo difficile per lui e ha ottenuto lo scacco matto in tre mosse.
2) Inoltre, possiamo provare a ipotizzare il punto di vista dei politici europei e statunitensi (in quest’ultimo caso in realtà possiamo parlare al singolare). A differenza di quanto succede in Russia e negli altri ex membri dell’URSS ora totalitari, i politici europei e americani dipendono fortemente dai loro elettori e fanno il possibile per conquistare la loro simpatia. Quindi di recente hanno scoperto un nuovo modo di conquistare dei grandi benefit politici con il minimo sforzo. Il trucco si chiama «Convincere Putin a non fare la guerra» e consiste in tre passaggi. Il primo passaggio: si afferma che Putin sta per iniziare una guerra. Poiché l’immagine internazionale di Putin è – meritatamente – quella che è, l’affermazione sembra credibile. Da questo deriva il secondo passaggio: esprimere costantemente preoccupazione, chiamare Putin e/o andare da lui ogni giorno per dei negoziati. In questa fase ogni nuovo giorno senza la guerra è presentato (o, se preferite, percepito) come una vittoria personale di quel politico occidentale che è «riuscito temporaneamente a dissuadere Putin». (In questo gioco Putin viene usato, usato come uno spaventapasseri, ma non se ne rende conto ed è contento per l’attenzione da parte dei grandi di questo mondo e orgoglioso per la propria «importanza globale»). Il secondo passaggio consiste – per il politico occidentale – nel presentarsi come un salvatore del mondo e della pace, ottenendo quindi dei bonus politici nel proprio Paese. Di conseguenza, è normale chi in tanti si sono messi ora in fila per «negoziare» con Putin: Biden, Macron, Scholz…
3) Infine, possiamo ipotizzare il punto di vista di Putin. Probabilmente Putin sta sospettando che le sue residenze siano spiate: da qualche dispositivo tecnologico o da una talpa. Quindi per scoprire con esattezza il punto della fuga delle informazioni, sfruttando le poche abilità acquisite grazie alla prima professione, si sposta da una stanza all’altra e pronuncia delle frasi diverse. Nel cesso dice: «Ordino al ministro della difesa di attaccare Kiev domani!». Nella camera da letto dice: «Voglio creare un sito di test nucleari nell’Artico!». Nel salotto dice: «ho finalmente deciso a fare una proposta di matrimonio alla regina Elisabetta!» Etc. etc… Insomma, in base alla frase diventata di dominio pubblico tenta di individuare il punto di fuga delle informazioni. A quanto pare, la cimice è nascosta nel cesso.
Pur non essendo un grandissimo esperto nelle questioni militari, avrei potuto tentare un confronto tra le dotazioni tecniche-militari russe e quelle della NATO. Ma questo, in ogni caso, è un altro argomento.
Probabilmente vi ricordate che all’inizio del 2020 Google aveva finalmente chiuso il proprio progetto malriuscito Google+. Ancora «più probabilmente» non ve ne eravate accorti: quel social network era talmente strano che le grandi masse non lo avevano mai apprezzato. La versione corporate del Google+ era comunque stata mantenuta, anche se rinominata in Google Currents.
Ebbene, nei giorni scorsi ho letto che i resti dell’ex Google+ verranno chiusi a partire dal 2023. Finalmente, direi: nemmeno le creature digitali possono essere vive a metà.
A questo punto, però, mi chiedo se qualcuno troverà mai la voglia e la capacità di creare uno strumento realmente bello e comodo per la condivisione dei contenuti seri e leggibili dal punto di vista grafico. Non mi aspetto molto da Google (che troppo spesso chiude anche i propri servizi migliori) o da Meta (che in quasi sedici anni non è riuscita a produrre qualcosa che sia almeno al livello tecnologico degli anni ’90), ma qualcuno dovrebbe anche imparare dagli errori altrui prima o poi…