L’archivio del 2022 год

La musica del sabato

Una delle canzoni più famose del gruppo Mountain è la «Mississippi Queen», nata dall’unione delle musiche e dei testi scritti in un primo momento – precedente alla creazione del gruppo – separatamente dal batterista Corky Laing e dal chitarrista Leslie West. La canzone era arrivata alla posizione 21 della Billboard Hot 100; fa parte dell’album «Climbing!» (del 1970) dei Mountain.

Successivamente, tantissimi gruppi e cantanti hanno pubblicato le proprie interpretazioni di questa canzone. Alcuni di loro sono riusciti a produrre delle versioni interessanti. Per esempio, Ozzy Osbourne ha incluso la propria versione della «Mississippi Queen» nell’album delle reinterpretazioni delle famose canzoni dei vari gruppi degli anni ’60 e ’70 del XX secolo «Under Cover» (uscito nel 2005). Direi che è venuta una canzone di Osbourne stilisticamente riconoscibile.

Un’altra versione della «Mississippi Queen» che potrei proporre è quella del gruppo rock statunitense Ministry: nel 2008 avevano incluso la propria interpretazione nell’album «Cover Up» (anche esso composto interamente dalle cover). In particolare, questa sembra una versione classificabile come «rock modernizzato»: non saprei inventare una definizione che renda meglio la mia idea…

E poi esistono tante altre versioni che non pubblico solo perché non voglio farvi stancare. I melomani più resistenti e/o interessati possono fare delle ricerche in proprio.


Da non mi ricordo più quanti anni (ma, secondo me, da più di quindici) in Russia circolano le voci sui presunti rapporti stretti di Vladimir Putin con la ex sportiva Alina Kabaeva. A me non piace commentare le voci, soprattutto quando si tratta delle voci di questo tipo.
Ma a partire dal 2014 sulla base di queste voci – definisco in questo modo tutte le informazioni non verificabili – alcuni Stati e organizzazioni occidentali adottano le sanzioni anche contro Alina Kabaeva. Di conseguenza, ho dovuto fare lo sforzo di non evitare almeno quegli articoli dedicati a Kabaeva che sono pubblicati dalle redazioni e/o autori notoriamente attendibili. Ed ecco che oggi è arrivato il momento di condividere con i lettori italiani una di quelle pubblicazioni. Lo faccio perché essa riassume le indagini e le osservazioni su alcune «strane coincidenze» che non rientrano, secondo me, nella categoria peggiore delle voci.


L’antiterrorismo bielorusso

A partire da oggi in Bielorussia è stato introdotto il cosiddetto «regime di operazioni antiterrorismo»: secondo il Ministero degli Esteri bielorusso tale misura è necessaria a causa delle «provocazioni» pianificate da «alcuni Stati vicini». Le presunte provocazioni, secondo il ministro (il quale, ovviamente, sta solo trasmettendo le idee del proprio capo), «comporterebbero l’occupazione di alcune parti del territorio bielorusso».
Dopo avere letto la notizia, ho provato a ricordarmi chi ci sia – di così terrificante e aggressivo – lungo i confini bielorussi. Per quanto mi sforzassi, non sono proprio riuscito a ricordarmi alcun candidato realistico… E voi avreste qualche idea in merito?
Io, per esempio, mi sono ricordato solo delle esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse «Union resolve – 2022» che si erano tenute dal 10 al 20 febbraio di quest’anno. Tali esercitazioni si erano svolte sul territorio bielorusso. Uno dei dettagli più interessanti di quelle esercitazioni consiste nel fatto che le truppe russe non sono mai rientrate alla base. Non sono tornate non perché i bielorussi le abbiano usate come «materiale di studio pratico». Semplicemente, una parte di esse è andata in territorio ucraino, mentre l’altra parte è rimasta in territorio bielorusso per qualche motivo sconosciuto. È così che quelli che sono rimasti in qualche modo sembrano, più di tutti gli altri candidati, dei potenziali terroristi-provocatori.
Attendo quindi, con un interesse enorme, l’inizio della fase attiva della operazione antiterroristica bielorussa, ahahahaha


Le “alleanze”

Come avrete già letto ieri, alla riunione dell’Assemblea generale dell’ONU, 143 Stati hanno condannato la recente annessione russa di quattro territori ucraini, 5 Stati hanno votato contro la risoluzione e 35 Stati si sono astenuti:

Non mi sorprende che i voti contrari siano quelli della Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Nicaragua e Siria.
Non mi sorprende nemmeno che tra gli astenuti ci siano la Cina e l’India (si sa che sono critici nei confronti della politica putiniana, ma allo stesso tempo cercano di sfruttare la situazione) o alcuni Stati africani (i vertici dei quali sono stati «convinti» dal ministro degli Esteri russo nei mesi scorsi).
L’unico «grande tradimento» che vedo è quello di Nauru: uno dei pochissimi staterelli che ai tempi avevano riconosciuto l’annessione della Crimea e, prima ancora, la «liberazione» della Ossezia del Sud. E suppongo che l’unica preoccupazione di Putin sia quella, e non il fatto di trovarsi – in base alla distribuzione dei voti vista sulla immagine sovrastante – in una compagnia molto dubbia.


Immaginare l’infinità

In diverse fonti ho letto che solo i bombardamenti della mattina del 10 ottobre sarebbero costati alla Russia – in termini del materiale bellico utilizzato – più di 400 milioni di dollari (pure i missili sovietici prodotti decenni fa vanno rimpiazzati con quelli di nuova produzione, quindi il prezzo di un missile degli anni ’70 può essere considerato quello con il quale viene acquistato il missile nuovo). Ma non volevo certo lamentarmi – o vantarmi – dei soldi sprecati in quel modo: gli ucraini sono costretti a subire il problema in un modo infinitamente peggiore. Volevo solo partire dal fatto che l’esercito russo ha distrutto un’altra parte della ricchezza nazionale, raggiungendo il «grandissimo» obbiettivo di colpire gli obiettivi civili in diverse città ucraine.
Prima di procedere, posto due foto. Non preoccupatevi, nell’intero contesto di questa guerra sono delle immagini molto pacifiche.
La prima foto è stata scattata il pomeriggio del 10 ottobre:

La seconda foto è stata scattata la mattina dell’11 ottobre: Continuare la lettura di questo post »


I libri testimoniano

Un interessante fenomeno socio-culturale (ma forse anche economico?) che si sta sviluppando in Russia a partire dal 24 febbraio difficilmente sarà trattato dai giornalisti occidentali prima della fine della guerra in Ucraina. Ma questo non lo rende meno interessante e, in un certo senso, meno ottimistico. E allora sarò io a anticipare i giornalisti, gli storici e i sociologi.
Gli editori e le librerie russe testimoniano che a partire dal 24 febbraio 2022 in Russia è aumentata la domanda, da parte dei lettori, dei libri di storia dedicati alla Seconda guerra mondiale in generale e alla Germania nazista in particolare. Per alcuni libri o autori (sia russi che occidentali) l’aumento della domanda può arrivare anche a diverse centinaia di percento. La seconda ondata dell’aumento della domanda è iniziata il 21 settembre: il giorno della proclamazione da parte di Putin della mobilitazione «parziale» dei civili per la guerra.
Il fenomeno in questione potrebbe sembrare, a un lettore occidentale, solo un piccolo fatto statistico. Alle persone che si orientano un po’ di più nella realtà quotidiana russa è invece evidente un’altra cosa: si tratta di una importantissima fonte per le ricerche sociologiche quantitative. Infatti, nella Russia contemporanea i sondaggi sono di fatto impossibili: la maggioranza delle persone ha paura di rispondere (o di rispondere sinceramente) alle domande riguardanti la politica (nel senso più ampio del termine) e, da sette mesi e mezzo, la guerra. Succede perché ognuno ha in mente un ragionevole dubbio: chi è la persona che mi sta facendo la domanda? È un agente in borghese? È un informatore della polizia? Se rispondo in un modo «sbagliato», dopo quanto tempo mi arrestano?
Di conseguenza, siamo costretti a studiare l’opinione dei cittadini residenti in Russia basandoci anche su una molteplicità di fonti indirette. Compreso il mercato dei libi.


Nessun legame tra gli eventi

Alcuni sostengono che i massicci bombardamenti russi delle città ucraine avvenuti nelle ultime due notti sarebbero delle «risposte» alla esplosione del ponte di Crimea. Se fosse vero, non possiamo non constatare una grande banalità: si tratta di un «dialogo» lungo sette mesi e mezzo.
Alcuni altri, poi, sottolineano che il generale Sergey Surovikin – il nuovo comandante delle forze armate russe sul fronte ucraino nominato l’8 ottobre – sarebbe un grande sostenitore degli attacchi agli obiettivi civili sul territorio nemico.
Purtroppo, ci troviamo in una di quelle situazioni in cui due eventi verificatisi a poca distanza temporale non dovrebbero essere legati tra loro. Nel senso che la scelta del nuovo comandante (e delle scelte tattiche presumibilmente preferite) non una conseguenza della esplosione sul ponte, ma una semplice continuazione del modo putiniano di condurre questa guerra. Infatti, abbiamo già visto in molte occasioni che l’esercito russo non vede alcun problema nel colpire gli obbiettivi palesemente civili: perché dovrebbe smettere di farlo proprio ora, quando si sente in una difficoltà ancora più grande a combattere contro l’esercito ucraino?
Capisco che l’ipotesi suona male, ma non possiamo comunque escludere il tentativo di costringere la controparte alle trattative per evitare ulteriori grandi quantità delle vittime tra i civili. Non penso proprio che funzioni. Anzi, proprio al contrario.


Happy Birthday, Mr. President

Come sapete già benissimo anche voi, il regalo degli ucraini per il 70-esimo compleanno di Putin è arrivato con un giorno di ritardo:

Un altro video da una prospettiva diversa:

In sostanza, è esploso un tir carico, secondo le dichiarazioni ufficiali, di «nastro in plastica per gli imballaggi dei bancali». L’esplosione è avvenuta pochissimi minuti dopo le 6 della mattina dell’8 ottobre sulla carreggiata automobilistica in direzione Crimea; a causa della esplosione sono crollate tre arcate. Inoltre, a causa della esplosione si sono incendiate delle cisterne sulla parte ferroviaria del ponte (il ponte è fatto di quattro parti separate: una automobilistica e una ferroviaria per ogni direzione). Non si capisce se i controlli del tir all’entrata sul ponte siano stati realmente eseguiti secondo la procedura prestabilita:

La situazione sul ponte nel pomeriggio di ieri ripresa da diverse persone da prospettive diverse:

Beh, quello che conta è il pensiero, non il prezzo o la tempistica perfetta del regalo. Anche gli ucraini sapevano benissimo quanto ci tiene Putin alla Crimea e al ponte…
P.S.: il video finale di questo post riccamente illustrato sarà utile, alle persone che non conoscono il russo, prevalentemente per individuare il punto esatto della esplosione.


La musica del sabato

Paul Hindemith è uno dei più importanti compositori tedeschi della prima metà del XX secolo. Volevo scrivere «compositori classici», ma non sono ancora del tutto convinto sulla opportunità di applicare a egli proprio di quella espressione.
Per fortuna, la classificazione e le definizioni sono quelle cose che mi interessano meno della musica. Prima di tutto, la musica deve essere bella e interessante. Paul Hindemith riusciva a rendere la propria musica bella e interessante in un modo suo: molto spesso componeva per quelle combinazioni degli strumenti classici fino a quel momento considerate insolite. Potrei utilizzare proprio questa particolarità del compositore in qualità del criterio di scelta della musica da postare.
Inizierei dunque dalla sonata per contrabasso e pianoforte (composta nel 1949):

E poi aggiungo la sonata per trombone e pianoforte (composta nel 1941):

Per me la musica di Paul Hindemith è particolare, ma interessante.


Visto che ieri Vladimir Putin ha compiuto 70 anni, la lettura consigliata per questo sabato è dedicata proprio alla sua figura, alla sua figura nel regime politico russo attuale. Apparentemente, l’articolo in questione sarebbe basato su delle voci e informazioni difficilmente verificabili, ma in realtà fornisce alcuni elementi utili per l’analisi del comportamento di Putin osservato negli ultimi giorni. In presenza di un sistema per nulla trasparente che il personaggio ha costruito in quasi ventitre anni, siamo costretti a integrare e confrontare le nostre interpretazioni della sua attività pubblica con una serie degli articoli come quello del link.