Mark Milley – il capo dello Stato Maggiore congiunto delle Forze Armate degli Stati Uniti – ha comunicato che il 15 gennaio quasi cinquecento militari ucraini hanno iniziato un addestramento avanzato al combattimento in Germania. L’addestramento avviene nell’ambito di un programma specifico degli USA, dovrebbe durare da cinque a otto settimane e, tra le altre cose, dovrebbe essere mirato al migliorare utilizzo dei sistemi di difesa aerea Patriot.
Di fronte a una notizia come quella appena riportata, nella mia testa iniziano a combattere due personalità diverse: una che si innervosisce ogni qualvolta si intravede l’ombra di una dietrologia e una che, essendo molto ottimista (oppure pessimista, in base al caso concreto), tenta di leggere le notizie in un modo estensivo. In particolare, la seconda personalità sta tentando di interpretare la notizia nel senso che gli USA si siano finalmente decisi fornire più armi moderne e serie alla Ucraina. Dove la parola «più» si intende sia nel quantitativo che quello qualitativo. Ma, ovviamente, «per ora non possono divulgare tutto».
In ogni caso, si osserva una buona tendenza. Si è finalmente giunti – forse – alla conclusione che questa guerra non può essere vinta semplicemente aspettando il crollo del regime putiniano.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Visto che pure in Occidente si scrive e si parla spesso della compagnia privata militare russa Wagner (chissà perché?), è interessante scoprire e comunicare ai miei lettori alcuni dei suoi «risultati».
Cominciamo dal fatto che, ufficialmente, il numero totale di detenuti «sottratti al controllo del Servizio Penitenziario Federale russo» è di 38.244. Tradotto in linguaggio umano: il proprietario della Wagner Prigozhin è riuscito ad arruolare quella quantità dei detenuti, promettendo a loro la libertà, la cancellazione delle condanne, i soldi e la bella vita.
Ma poi leggiamo che al 1° gennaio 2023 ben 29.543 persone arruolate nelle fila della Wagner sono state «cancellate dagli elenchi». Tradotto in linguaggio umano: uccise, ferite, disperse e catturate dagli ucraini.
Le persone amnistiate a termine di 6 mesi di «lavoro» sui campi di battaglia: 106 (0,28% del totale).
Quindi le perdite sono del 77%.
A questo punto è interessante aggiungere che il nuovo «manuale» per i media statali e filo-statali russi non raccomanda più di nominare Wagner. Probabilmente perché Prigozhin aveva detto, mesi fa, che «o combattono i detenuti o combattono i vostri figli»… I detenuti di Prigozhin stanno per finire.
Concludo il post statistico di oggi con le foto di alcuni cartelli pubblicitari, avvistati in diverse città provinciali russe, che invitano ad arruolarsi nella «orchestra W»:
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L’articolo – breve – segnalato per questo sabato è solo uno dei tanti tentativi di capire come, perché e con quale fondatezza la propaganda putiniana stia cercando di comunicare al mondo di ottenere dei «successi» militari in Ucraina. U tentativo fatto sull’esempio della cittadina ucraina di Soledar, la conquista della quale, in ogni caso, sarebbe stato un po’ difficile da spacciare per un risultato importante.
Intanto nelle città ucraine hanno iniziato a comparire le cosiddette «Yurte dell’Indistruttibilità»: la prima è stata aperta il 6 gennaio a Bucha, la seconda ieri nel Parco Shevchenko di Kiev. In entrambi i casi si tratta di una abitazione mobile – in sostanza una grossa tenda – usata da molti popoli nomadi asiatici: mongoli, kazaki e kirghisi etc. In Ucraina tali yurte vengono installate come luoghi in cui scaldarsi, bere tè e ricaricare i gadget in caso di interruzione della corrente elettrica in città. Le tende vengono costruite dai volontari della diaspora kazaka locale; ufficialmente, le yurte rimarranno aperte fino alla fine delle gelate invernali.
Sono ovviamente contento per l’impegno dei kazaki, ma l’aspetto ancora più curioso è la posizione ufficiale del governo russo in merito. Secondo la dichiarazione della portavoce del Ministero degli Esteri, infatti, si tratterebbe di un atto di inimicizia del Kazakistan nei confronti della Russia che metterebbe a rischio il rapporto tra i due Stati… Ed ecco che abbiamo avuto una nuova conferma del fatto che la guerra putiniana ha per l’obbiettivo principale la battaglia contro la popolazione civile ucraina.
Concludo con alcune altre immagini: Continuare la lettura di questo post »
Lo Stato di Niue, nel Pacifico, ha emesso una moneta commemorativa d’argento da 5 dollari neozelandesi chiamata l’"Azovstal Warrior«.
Sulla moneta è presente il dipinto «Mariupol Azovstal» dell’artista Maxim Palenko che raffigura un soldato della guarnigione di Mariupol in armatura.
La moneta è stata cognata in 333 esemplari, il valore di mercato di un esemplare è di 279,9 euro.
Abbastanza prevedibilmente, anche in Occidente in tanti hanno iniziato a discutere della ennesima «notizia»: il generale Aleksandr Lapin, già capo del Distretto militare centrale, è stato nominato capo dello Stato maggiore delle forze di terra delle Forze armate russe.
A questo punto ricordo che bisogna distinguere i due tipi del «perché» che nella maggioranza delle lingue occidentali suonano, purtroppo, allo stesso modo: 1) a quale scopo e 2) per quale motivo.
Se ci chiediamo «per quale motivo» è stato nominato Lapin, stiamo solo perdendo tempo. Le decisioni militari devono essere formalmente firmate da qualcuno, non importa molto da chi. Qualsiasi generale disposto a dimostrarsi inferocito contro l’Ucraina può andare bene per il Comandante supremo delle forze armate russe.
Se ci chiediamo invece «a quale scopo» è stato nominato Lapin, la domanda è già più interessante. Infatti, le persone più attente si ricordano che in precedenza il generale Aleksandr Lapin era stato fortemente criticato da alcune figure politiche russe (tipo Ramzan Kadyrov) per i risultati scarsi raggiunti durante la guerra in Ucraina. Ebbene, proprio l’essere l’oggetto della critica è uno degli scopi per i quali Lapin ha ricevuto una nuova nomina. In tale «missione» si è dimostrato molto «forte» e indispensabile.
Ogni altra analisi più elaborata e fantasiosa della nuova nomina mi sembra per ora assolutamente inutile.
Vladimir Putin ha ordinato – «seguendo l’appello» del patriarca Kirill – al Ministro della «Difesa» Sergey Shoigu di dichiarare un cessate il fuoco in Ucraina per 36 ore. In base all’ordine di Putin, le truppe russe dovrebbero cessare il fuoco nel giorno del Natale ortodosso, più precisamente dalle 12:00 del 6 gennaio alle 24:00 del 7 gennaio 2023 (l’ora di Mosca). Il cessate il fuoco deve essere in vigore «lungo l’intera linea di contatto» in Ucraina.
L’ufficio presidenziale ucraino ha definito l’appello del patriarca Kyrill «una cinica trappola e un elemento di propaganda». L’ordine di Putin, invece, è stato commentato dalla presidenza ucraina con le parole «Si tenga la sua ipocrisia».
Da una parte, capisco benissimo la diffidenza dei vertici ucraini: loro, come pure la maggioranza dei russi (e, presumo, degli abitanti del nostro pianeta), sanno bene quanto vale la parola di Putin. Dall’altra parte, non posso non ricordare almeno ai miei lettori che Putin è un perfetto mistico religioso. Lo è nel senso che è convinto – a giudicare dal suo comportamento ormai pluridecennale – che essere un credente significhi rispettare i rituali visivi religiosi. Nell’insieme di quei rituali rientrano le cose del tipo: stare in chiesa con una candela e uno sguardo «umile» durante una festività religiosa, fare qualche pellegrinaggio in qualche «luogo sacro», tenere qualche conversazione con «le persone di grande fede», toccare qualche «reliquia» e «chiederle» qualcosa, spaccarsi la fronte facendo gli inchini a qualche pezzo di legno colorato icona etc. etc. Ecco, per Putin l’essere credente consiste in quelle cose. E solo in quelle.
Di conseguenza, non sono ancora del tutto sicuro che nel suo ordine del cessare il fuoco ci sia l’ipocrisia: potrebbe essere realmente intenzionato a fare quella pausa di 36 ore.
Allo stesso tempo, sono abbastanza sicuro del fatto che l’esercito ucraino non sia disposto a fare delle pause nella liberazione dei territori occupati. E dubito che Putin sia una grande autorità per alcuni di quei personaggi che ha già mandato sul territorio ucraino.
Per «apprezzare» meglio il giudizio ufficioso russo «è stata colpa loro, hanno usato in massa i telefoni» in merito alla eliminazione di massa dei militari russi la notte di Capodanno a Makeevka, propongo ai lettori di eseguire i seguenti punti (sconnessi tra loro):
– provare a sostituire la notte di Capodanno con quella tra il 24 e il 25 dicembre;
– verificare se da qualche parte del mondo non esiste il concetto della «responsabilità del capo / dirigente / ufficiale / altro per le persone affidategli»;
– capire che la tradizione di mandare gli umani contro le tecnologie più evolute è modo di fare la guerra adottato in Russia da secoli, non verrà abbandonata oggi o domani.
Non so se si sia trattato della prima volta nella storia – perché non sono così attento alla cronaca – ma il 2 dicembre 2022 è stato tentato il furto di una delle opere di Banksy.
Chi non ha il tempo e/o la curiosità di leggere il breve articolo sulla notizia, riassumo molto brevemente: un matematico trentaduenne di Kiev, assieme a uno scultore di Čerkasy, è andato nella città di Gostomel, ha staccato un pezzo di muro con una delle opere «ucraine» di Banksy (giustificandosi con il presunto fatto che «lo street art è di tutti, quindi è di ognuno») e dopo l’arresto ha detto che il suo obiettivo sarebbe stato quello di salvare l’opera vendendola all’asta Sotheby’s.
Meno male che in questo periodo, a volte, non solo i gerarchi russi riescono a farmi ridere…
P.S.: si trattava della seguente opera:
Bene… No: male, con l’anno nuovo riprendo a scrivere della stessa guerra. Inizio con qualcosa di «semplice».
Sulla immagine seguente vediamo due «versioni» dello stesso edificio: la sede di un istituto tecnico-professionale di Makeevka (nella regione di Doneck) ai tempi di pace e dopo il colpo dei Himars.
I generali russi «geniali» hanno collocato nel suddetto edificio – per la notte di Capodanno – fino a 600 russi da poco mobilitati dalla regione di Saratov. Per l’esercito ucraino un obiettivo del genere – non mascherato in alcun modo e facilmente individuabile – è stato un ottimo regalo. Non hanno potuto non prenderselo. Di conseguenza, ci deve interessare molto di più nell’ottica dello studio della propaganda russa.
Come è possibile sostenere la – e credere alla – tesi che in seguito a un colpo del genere siano morti appena 63 militari russi? L’unica cosa da precisare è il numero esatto, ma non l’ordine di grandezza.