L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Le previsioni del RAND

Gli esperti del think tank statunitense RAND Corporation Raphael S. Cohen e Gian Gentile ritengono che l’offensiva ucraina del 2023 sia più simile allo sbarco alleato in Normandia nel 1944 che alla Prima guerra mondiale. E, sviluppando l’analogia, non escludono che l’esercito ucraino possa realizzare il suo «sfondamento in Normandia» nelle prossime settimane.
Per quanto mi piacciano queste previsioni, per quanto mi piacerebbe crederci, vorrei comunque che queste cose non venissero pubblicate (se fosse possibile, addirittura le vieterei).
Tutto ciò che fa sperare in una rapida vittoria dell’Ucraina in questa guerra danneggia prima di tutto l’Ucraina, perché porta la popolazione che si difende a una serie di aspettative insoddisfatte, che di conseguenza possono portare all’irritazione e alla perdita di ogni speranza di un lieto fine. È meglio prepararsi a una guerra molto lunga e poi gioire di ogni singolo successo.


Lukashenko “scherza”

Una settimana fa Alexander Lukashenko ha raccontato a Putin che egli (Lukashenko) era «in tensione» con i combattenti della PMC Wagner schierati in Bielorussia, perché quelli volevano «andare a fare un giro a Varsavia». Mentre ieri lo stesso Lukashenko ha definito la propria dichiarazione di prima come uno scherzo.
Perché all’improvviso, senza un apparente motivo, avrebbe deciso di rinunciare all’opportunità di continuare a presentarsi come un eroico «spartano» sulla strada dei «cattivi» (realmente cattivi)?
Naturalmente non lo so, ma posso supporre che qualcuno abbia fatto intendere a Lukashenko che si stava preparando un attacco a uno Stato membro della NATO dal territorio del suo Stato e addirittura nelle condizioni del pieno possesso delle informazioni necessarie da parte sua. Qualcuno gli ha ricordato cosa potrebbe accadere a un Paese che lascia passare o invia degli «escursionisti» armati a «fare un giro» sul territorio della NATO. Lukashenko ha dunque avuto paura: sa che il grande vicino orientale ha già abbastanza problemi militari, quindi potrebbe non essere in grado di proteggerlo.
Ha avuto paura e ha pubblicamente rovesciato il proprio discorso: «in realtà non sapevo nulla, stavo solo scherzando». Insomma, ha «salvato» la propria faccia ben nota e riconoscibile da tempo.
Non so se questo lo possa aiutare.


Possiamo paragonare?

Possiamo paragonare, per esempio, i tempi di Putler con quelli di Stalin? Intendo dire non tecnicamente, ma legalmente. In Russia non è ancora vietato. Anche se io non avrei comunque rispetato quel divieto…
Quindi, prendiamo il seguente criterio di confronto: i dati quantitativi ufficiali sui crimini di ognuno dei regimi.
I dati ufficiali dell’epoca di Stalin non erano pubblici e in parte sono classificati segreti pure oggi. Gli storici e gli archivisti si sono stancati da tempo di lottare per la libertà di accesso e aspettano semplicemente l’arrivo dei tempi migliori.
I dati ufficiali dell’epoca di Putler sono talvolta «trapelati» grazie alla «collaborazione» di giornalisti veri e funzionari corrotti, e talvolta pubblicati dai funzionari stessi del regime. Ad esempio, Maria Lvova-Belova, ricercata dalla Corte penale internazionale dell’Aia assieme a Putler, ha annunciato ieri la pubblicazione sul sito ufficiale dell’Ombudsman presidenziale russo di un rapporto secondo il quale, nel febbraio 2022, la Federazione Russa «ha accolto circa 4,8 milioni di residenti dell’Ucraina e delle repubbliche del Donbass, di cui più di 700.000 sono bambini». Tra le altre cose, il rapporto afferma che circa 1500 orfani ucraini della «DNR» e della «LNR» sono stati portati in Russia: successivamente, 288 bambini della «DNR» e 92 bambini della «LNR» sono stati affidati a famiglie adottive russe.
In generale, ci sono stati grandi progressi. I complici di Putler sono più generosi sia con gli storici che con i giornalisti. E, naturalmente, con i propri futuri giudici.
Ma questa cosa mi sorprende.


Colpire prima i vertici

Continuo, in un certo senso, il post di ieri
Esattamente 70 anni fa, il 27 luglio 1953, è formalmente finita la guerra di Corea. Si potrebbe scrivere molte cose sull’argomento, ma oggi preferisco non rubare il lavoro agli storici e concentrarmi su un piccolo aspetto estetico.
Come molto probabilmente sapete, i vertici militari della Corea del Nord – che al di fuori dai messaggi della propaganda statale non fanno una guerra da settant’anni! – sono super-decorati, come se avessero sconfitto la NATO almeno dieci volte:

Come si fa, nella eventualità di uno scontro armato, a sconfiggere l’esercito nordcoreano comandato da gente apparentemente così eroica ed esperta? Facile: Continuare la lettura di questo post »


Shoigu in Nord Corea

Il Ministero della «difesa» russo comunica che il ministro Sergei Shoigu è arrivato in Corea del Nord alla guida di una delegazione ministeriale per «partecipare agli eventi cerimoniali dedicati al 70° anniversario della vittoria del popolo coreano nella guerra patriottica di liberazione del 1950–1953».
Potrebbe sembrare una mossa politica abbastanza ridicola (anche se a volte diventa faticoso continuare a ridere delle scelte dei gerarchi russi), mentre in realtà si tratta di un viaggio molto logico. Infatti, l’esercito russo ha molto da imparare dsa quello nordcoreano (potete ridere per la seconda volta). Ha da imparare non solo nell’ambito di (ri)armarsi nelle condizioni delle sanzioni internazionali, ma anche nel raccontare al mondo delle vittorie inesistenti. Probabilmente vi ricordate, che secondo la propaganda nordcoreana gli USA sono già stati sconfitti e distrutti più di una volta dal glorioso esercito nordcoreano, mentre i generali nordcoreani sono decorati come se avessero vinto tutte le guerre della storia mondiale.
Insomma, l’esercito nordcoreno detiene delle conoscenze molto utili allo Stato russo attuale. Bisogna imparare e copiare…


L’inverno sta arrivando

La società statale ucraina Energoatom ha dichiarato che l’unità di potenza n. 4 della centrale nucleare di Zaporizhzhya, controllata dalle truppe russe, è stata messa in stato di «arresto a caldo» il 24 luglio.

Tali azioni costituiscono una grave violazione dei requisiti della licenza di esercizio dell’impianto nucleare. Ora il funzionamento dell’unità di potenza n. 4 della ZAES deve avvenire esclusivamente in stato di «arresto a freddo».

Energoatom ha poi sottolineato i rischi per la sicurezza nucleare e delle radiazioni causati dal fatto che le apparecchiature dell’unità di potenza n. 4 sono rimaste inattive per lungo tempo e non sono state sottoposte a manutenzione o riparazione.
Generalmente non mi piacciono gli allarmismi inutili, ma, allo stesso tempo, ormai conosco (come, immagino, anche voi) le capacità mentali di prende le decisioni dalla parte russa nell’ambito della guerra in corso. Dunque, sono portato a prendere sul serio gli avvertimenti ucraini di cui sopra.


L’obiettivo raggiunto?

Al 513-simo giorno di guerra l’esercito russo ha «finalmente» «raggiunto» uno dei numerosi e più volte mutati «obiettivi» della  «operazione militare speciale»  guerra in Ucraina: ha colpito i satanisti che ostacolavano la vita religiosa degli ortodossi!

Sì, il 22 luglio ha colpito, tra le altre cose, anche la cattedrale di Odessa.

Anche se le autorità russe hanno già detto che il «merito» è della difesa antimissilistica ucraina.

Beh, quella cattedrale era già stata distrutta nel 1936 dai comunisti e poi ricostruita nei primi 2000 dagli ucraini del XXI secolo.

La ricostruiranno ancora, dopo avere sistemato le cose di importanza più vitale.


La lettura del sabato

In questi giorni ne avete sicuramente letto qualcosa, ma io aggiungo comunque il link a un testo potenzialmente utile: quello dedicato all’aspetto tecnico dell’attacco al ponte di Crimea il 17 luglio. Si tenta di capire con quali mezzi sia stato esattamente attaccato il ponte e quali mezzi del genere possano essere a disposizione dell’Ucraina.
In effetti, la guerra dovrà, prima o poi, manifestarsi nuovamente in un modo attivo anche sul mare. Non solo per colpire il famoso ponte.


Le sanzioni contro Tinkov annullate

Ho letto che le autorità britanniche hanno annullato le sanzioni personali imposte a Oleg Tinkov. Questa decisione è giusta e buona (nonostante tutte le stranezze personali e le ragioni non del tutto ovvie delle sue azioni, Tinkov ha comunque condannato la guerra in Ucraina), ma, purtroppo, è finora unica. Sembra che abbia avuto più importanza la sua lunga amicizia con Richard Branson che la tanto attesa presa di coscienza da parte degli Stati europei della necessità di lasciare il folle Putin senza dei sostenitori ricchi sul territorio russo.
Ci sono molte altre verità apparentemente ovvie che devono essere spiegate a lungo e duramente ai politici occidentali. Purtroppo, mi sembra sempre più importante e promettente che spiegare qualcosa alla maggioranza dei russi.


L’ipotesi dell’arresto

La Russia ha fatto intendere che l’eventuale arresto in Sudafrica di Putin in caso della sua partecipazione al vertice del BRICS (in agosto) equivarrebbe a una dichiarazione di guerra. Lo ha dichiarato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa nella sua testimonianza scritta in tribunale, citata dal media locale Independent Online. Ramaphosa ha inoltre dichiarato di aver avviato le consultazioni in materia con la Corte penale internazionale.
A questo punto un lettore medio potrebbe chiedersi: la Russia che da quasi un anno e mezzo non sta riuscendo a ottenere dei particolari successi militari in Ucraina è in grado (e intenzionata) di dichiarare un’altra guerra in una terra così lontana? La risposta mi sembra evidente. Dovrebbe essere evidente anche a Putin (ammesso che abbia ancora conservato una capacità minima di ragionare) e, forse, ai vertici del Sudafrica.
Quindi per il momento vedo due opzioni. O il Cremlino collettivo sta tentando un bluff, o la protezione degli interessi statali russi sul continente africano sarà nuovamente protetta dalla Wagner.
A proposito: Prigozhin che fine ha fatto? E che piani per il futuro ha?